L’Immacolata Concezione raccontata dai grandi pittori

da radiovaticana.it

"L'immacolata concezione" del Tiepolo - RV

 

“L’immacolata concezione” del Tiepolo – RV

07/12/2016 16:00

La “donna vestita di sole”, con la luna sotto i piedi e il capo coronato di dodici stelle, la “Tutta bella”, la nuova Eva. Sono solo alcune delle immagini con le quali i pittori hanno cercato di rappresentare il tema dell’Immacolata Concezione. Il dibattito artistico ha seguito ed è stato un riflesso di quello teologico nel corso dei secoli. Anche i grandi maestri si sono confrontati con il dogma dell’Immacolata ben prima della sua proclamazione, avvenuta l’8 dicembre 1854, per volontà di Papa Pio IX. Il servizio di Eugenio Murrali:

 

E’ una storia avvincente che ha coinvolto i maggiori artisti europei nella sfida di raccontare la purezza di Maria, concepita senza peccato originale, “sine macula”. Un concetto non semplice da esprimere attraverso le immagini. Nel tardo Medioevo gli artisti, per esempio, hanno rappresentato i genitori di Maria, Gioacchino e Anna, che si incontrano alla Porta d’Oro di Gerusalemme. Nel loro abbraccio, in un’età non più feconda, viene offerta simbolicamente l’idea di un concepimento virginale, simile a quello di Cristo. Ed è uno dei primi modi, benché imperfetto, di rappresentare la grazia speciale della Madre di Gesù. Forte, poi, l’ispirazione venuta dall’Apocalisse di Giovanni: la donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e la corona di dodici stelle.

Prendendo invece le mosse da una rilettura mariana del Cantico dei Cantici, che recita “tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia” e parla della sposa nascosta come una colomba tra le fenditure delle rupi, Leonardo Da Vinci sarebbe intervenuto sul tema dell’Immacolata, con la sua celebre opera: “La vergine delle rocce”. Qui Maria nascerebbe, secondo le interpretazioni, insieme alla terra, nel cuore stesso del creato, predestinata a essere la Madre di Dio.

Il dibattito sul tema dell’Immacolata Concezione aveva visto il suo maggior rappresentante, nel XIII secolo, in Giovanni Duns Scoto, il doctor subtilis, beatificato da Giovanni Paolo II, proprio per aver aperto la strada verso il dogma. Così, il tema della disputa teologica entrò a pieno titolo nell’arte, come testimonia, tra gli altri, il dipinto cinquecentesco del Pordenone: “Disputa sull’Immacolata Concezione”, in cui si vedono dottori e santi discutere, testi alla mano, sulla questione.

Poco primo, nel Quattrocento, Sisto IV, aveva cercato di mettere fine alle continue accuse di eresia tra “macolisti” e “immacolisti”. Fu lui a istituire la Festa della Concezione, l’8 dicembre 1477, quasi quattro secoli prima del dogma, e a dedicare all’Immacolata una cappella nell’antica Basilica di San Pietro. Nel Cinquecento l’iconografia è ormai matura, il Cigoli ne dà una prova nella Cappella Paolina a Santa Maria Maggiore, mentre nel Seicento il maestro di Velázquez, Francisco Pacheco, può addirittura teorizzare: “Si deve dipingere questa Signora nel fiore della sua età, da dodici a tredici anni, bellissima bambina con begli occhi e sguardo grave, naso e bocca perfettissimi e rosate guance, i bellissimi capelli lisci, color oro. Deve dipingersi con tonaca bianca e manto blu, vestita del sole”. E anch’egli prevede serafini e altri angeli, le dodici stelle, una corona imperiale, la luna sotto i piedi. Farebbe solo a meno del dragone, se possibile. Il pittore spagnolo non faceva altro che registrare la visione pittorica dell’Immacolata Concezione che si era imposta nel tempo e che continuerà anche dopo. Esempi notevoli ne sono le opere di Velázquez, appunto, di Murillo, ma anche di Pompeo Batoni e soprattutto il capolavoro settecentesco del Tiepolo: Maria, tra gli angeli e le nubi, in una veste bianca, avvolta da panneggi celesti e ocra. Il suo volto giovane dall’espressione profonda è capace di parlare ancora oggi di grazia e di purezza.

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