Microplastiche nel lago di Bolsena

Secondo il rapporto ”Goletta Laghi” di Legambiente, sono quasi 27mila  in media le particelle presenti per chilometro quadrato 01/12/2016 – 06:38

CAPODIMONTE – Il lago di Bolsena è inquinato, interessato fortemente da tracce di micro-particelle di plastica. Questo è quanto emerge dal primo studio preliminare redatto da Legambiente sulla presenza di microplastiche nei maggiori laghi italiani.

Nei mesi di giugno e luglio di quest’anno, durante la compagna denominata ”Goletta Laghi 2016”, l’associazione ambientalista, in collaborazione con Enea, Università Ca’ Foscari e Arpa Umbria, ha analizzato le acque del lago Maggiore, d’Iseo, di Garda, di Albano, del Trasimeno e, appunto, del lago vulsino. Desolante il quadro finale che ne è venuto fuori.

Stando al rapporto, il lago di Bolsena presenta una densità di media di quasi 27mila particelle di microplastiche per chilometro quadrato. Durante i campionamenti, effettuati il 17 luglio, è stata indagata principalmente la parte meridionale del bacino, divisa nello studio in tre zone: una tra Capodimonte e Marta, un’altra tra Capodimonte e l’Isola Bisentina e l’ultima tra l’Isola Bisentina e l’Isola Martana.

L’analisi di Legambiente è stata realizzata grazie all’aiuto dell’associazione ”Lago di Bolsena”, che ha messo a disposizione una barca su cui è stata trasportata la ”Manta”, la speciale strumentazione, realizzata dall’Università Ca’ Foscari, dotata di una particolare maglia ultra fine per la rivelazione delle particelle di plastica.

Secondo la ricerca, la maggiore densità di particelle su chilometro quadrato è stata rilevata nel tratto di acque tra la costa di Capodimonte-Marta e le isole del lago.

”E’ utile sottolineare – si legge nel rapporto – che i prelievi effettuati dalla Goletta dei Laghi nel territorio di Capodimonte rilevano ormai da anni la presenza di scarichi non depurati”.

Ma che cosa si intende esattamente quando si parla di microplastiche? Nello specifico si tratta di particelle di plastica con dimensione minore a 5 millimetri: possono avere origine primaria (pellets da pre-produzione, fibre tessili o microsfere abrasive) o secondaria, se derivano dalla disgregazione di rifiuti piu? grandi da parte degli agenti fisici. Sono sempre più presenti nell’ambiente, disperse negli ecosistemi marini e terrestri, ma si tratta di un inquinamento di difficile quantificazione e impossibile da rimuovere totalmente.

Negli ultimi anni sta crescendo la consapevolezza del fatto che anche le acque dolci non sono immuni da questo problema: trasportate da corsi e scarichi, macro e microplastiche sono sempre più presenti anche nei laghi. Un’ulteriore minaccia per ecosistemi chiusi, come quello di Bolsena, che potrebbero risentire maggiormente della presenza di rifiuti e di microplastiche da cui questi spesso si originano.

Gli studi sull’incidenza delle microplastiche in ambiente lacustre in Italia sono però ancora pochi.

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