Boldrini: “I flussi non si fermano con i muri, serve nuova Ue”

Boldrini: "I flussi non si fermano con i muri, serve una nuova Europa"

“E’ sulle reali soluzioni che si gioca il nostro futuro, non solo come Europa, ma anche nei rapporti Nord-Sud del Mediterraneo”

“Non fermeremo, parlo soprattutto ai colleghi europei, il flusso con i fili spinati. E, se continueremo a farlo, calpesteremo i nostri valori, annullando la nostra identita’. Cosa bisogna fare, realisticamente, che vada al cuore della questione? Il flusso diminuira’ solo se nei paesi di origine si potra’ vivere in sicurezza, senza la paura di morire sotto i bombardamenti o per mano dei terroristi”. Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, in apertura del Seminario sulle migrazioni e i rifugiati – Riunione del Bureau di Presidenza dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, nella Sala della Regina a Montecitorio.
“In quel momento milioni di persone decideranno di non partire piu’ – ha proseguito – ma se noi non riusciremo ad avere sicurezza in quei paesi, e’ legittimo che si parta. Il flusso diminuira’ quando in paesi potenzialmente ricchi da cui provengono i migranti vi sara’ un vero sviluppo sociale e una maggiore ridistribuzione delle risorse: scuole accessibili a tutti, sanita’ accessibile a tutti, acqua potabile, servizi, elettricita’. Questo e’ lo sviluppo sostenibile che contribuirebbe a stabilizzare quei paesi”.
Quindi, ha aggiunto: “Su questo ci dovremmo concentrare, sulle reali soluzioni ai problemi che abbiamo di fronte. Non sulla deterrenza, senza toccare la causa che e’ alla base della grande fuga. E’ sulle reali soluzioni che si gioca il nostro futuro, non solo come Europa, ma anche nei rapporti Nord-Sud del Mediterraneo. E’ su questo che dovremo riuscire a lavorare insieme in modo costruttivo, trovando soluzioni che non dimentichino mai il rispetto dei diritti e il rispetto delle persone”. “Abbiamo dunque un interesse comune da gestire, non certo alzando muri o fili spinati – ha osservato Boldrini – cio’ e’ assolutamente inutile e sicuramente deleterio, perche’ colpisce la nostra credibilita’ col resto del mondo. Perche’ l’Europa ha sempre voluto ergersi a ‘continente dei diritti umani’, andavamo a dire agli altri come fare. Il principio del ‘non respingimento’ e’ un principio europeo. Questo ci dava credibilita’, avevamo le carte in regola per essere ascoltati. Oggi temo non sia piu’ cosi’. Si perde credibilita’ se un continente di 500 milioni di abitanti non riesce a dare una risposta condivisa. I nostri amici giordani o libanesi cosa ci dovrebbero dire, quando due piccoli Stati come i loro hanno sul loro territorio piu’ rifugiati di 28 Stati europei?”.
Secondo la presidente Boldrini, “e’ sulle migrazioni che si dovra’ ‘fare l’Europa’, ovvero la nuova Europa. Perche’ l’arrivo l’anno scorso di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini in fuga da violenze, violazione dei diritti umani e a volte dalla poverta’ ha rischiato letteralmente di distruggere il progetto europeo. In assenza di una reale politica comune d’asilo fondata sulla solidarieta’ e sulla condivisione degli oneri, molti paesi europei hanno reagito nel modo peggiore: erigendo barriere e chiudendo frontiere”.
“Non si era mai arrivati a questo punto – ha continuato – e se qualcuno mi avesse detto dieci anni fa, quando lavoravo all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che cio’ un giorno sarebbe accaduto in Europa, io avrei detto: no, non succedera’ mai. E invece e’ accaduto, perche’ non tutti gli Stati europei hanno voluto ottemperare ai propri obblighi. Ci sono Stati, pero’, che lo hanno fatto, non hanno impedito a rifugiati e migranti di fare ingresso sul proprio territorio. L’Italia – lo dico con un certo orgoglio – e’ tra i paesi che non hanno impedito ai migranti di trovare un approdo sicuro; ha voluto continuare a fare ogni sforzo per salvare centinaia di migliaia di persone in mare. Certo, il mio paese deve forse fare di piu’ e meglio per quanto riguarda l’accoglienza dei richiedenti asilo, superando la gestione emergenziale e le strutture temporanee e rafforzando piccoli progetti co-gestiti dalle autorita’ locali, nel cosiddetto Sprar, che impattano meno, favoriscono l’integrazione e tolgono linfa ai populisti che alimentano le tensioni sociali”. “Ma l’applicazione delle regole europee non e’ ‘a’ la carte’ – ha ammonito – tutti gli Stati Membri devono ovviamente rispettare gli standard d’accoglienza comuni, ma tutti devono anche attuare le decisioni prese dal Consiglio europeo, accettando la ripartizione dei richiedenti asilo”.
“La Commissione europea aveva fatto delle proposte, basate sulla condivisione delle responsabilita’ – ha ricordato – alcuni Stati membri hanno rifiutato di dare seguito agli impegni presi: addirittura, in un caso, passando la parola ai cittadini attraverso un referendum per capovolgere l’esito del Consiglio europeo. Non puo’ andare cosi’, non puo’ essere una manciata di paesi di primo arrivo e di destinazione a farsi carico dell’arrivo dei rifugiati in Europa: questa deve essere una responsabilita’ collettiva. E invece di trovare una soluzione interna all’UE, l’unica risposta comune che noi europei siamo stati capaci di dare e’ stata di fatto quella di delegare la gestione della frontiera esterna – e, dunque, del diritto d’asilo – ad uno Stato terzo, la Turchia. Uno Stato membro, peraltro, del nostro Bureau, oggi assente. E sembra siano in corso le trattative per replicare questo modello con altri paesi. Io spero che noi siamo in grado di fermarci e riflettere. Il diritto d’asilo e’ un diritto identitario dell’Unione europea. Dimostrare di non saperlo gestire all’interno sarebbe un gravissimo errore”.
“La gestione comune dell’asilo dovrebbe invece essere il progetto pilota di una maggiore integrazione europea. Il punto da cui ripartire non soltanto per quanto riguarda l’UE, ma anche per l’intera area euromediterranea” ha concluso.

22 Ottobre, 2016

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