Fare shopping in Giappone – scritto da Il Proff

In tutto il mondo la passeggiata al centro commerciale, ovviamente con la scusa di fare la spesa, e` diventata consuetudine. Tutte le volte che torno al mio paese d’origine incontro più  di frequente vecchi amici al Centro Commerciale Coop che nell’amatissima piazza di ritrovo. Oggi sono andato a far visita al più grande centro commerciale della prefettura di Nara nel centro del Giappone. Si chiama Aeon ed ovviamente ve ne sono molti altri nella prefettura ed in tutto il paese.

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La prima cosa che salta all’orecchio sono le signorine posizionate alle entrate dei vari negozi che  “raccomandano” i loro prodotti a voce alta: alcune hanno in mano volantini, altre buoni sconto del 5%, altre semplicemente strillano prezzi ed offerte. Di fronte al negozio di gelati, Baskin and Robin, è posizionata una signorina vestita da “streghetta” di halloween che fa da richiamo ai pochissimi bambini che non stessero già strattonando i genitori verso la gelateria. Qui è adorato da grandi e piccoli.

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Anche la mia bambina ha voluto un gelato. Gusto selezionato: Neon monster, mostro al neon. Una cosa quasi orribile di colori vari ma tutti con sfumature al neon. La stessa cosa si potrebbe raccontare dopo un “giretto” di una famiglia italiana in un centro commerciale di Roma o qualsiasi altra città italiana.

Da qualche giorno cerco particolari unici, caratteristici di questa cultura. Ad esempio, dal gommista, attendendo il cambio di gomme, noto come, vicino alle immancabili anime, fumetti giapponesi, e vari libri, vi siamo tre paia di occhiali da vista di diversa misura disponibili a chi ne dovesse avere bisogno. Dal benzinaio, una pila di straccetti per rifinire la pulizia del vetro. Dal meccanico, lo stesso uscire nella strada per fermare il traffico e facilitare il mio inserimento nella strada.

Seleziono due che voglio raccontarvi in dettaglio: uno di civiltà ammirata, l’altro di civiltà assorbita.

Customer service.

Un mio amico deve comprare scarpe. Subito dopo aver selezionato cosa intendesse provare, come per magia, appare un commesso che lo invita a sedere. I miei occhi non possono credere a quanto vedono: il commesso si inginocchia, toglie le vecchie scarpe, giustappone le nuove, una per volta, spendendo forse un minuto a scarpa, quasi arrivando a lucidarle. Il mio amico non era sicuro voler comprare ma quel livello di “custurmer service” lo convince a comprare le scarpe per 5.500 Yen, circa 50 Euro. All’uscita dichiara non aver mai ricevuto tante ” coccole” nel comprare scarpe. Neanche a Beverly Hills, dove abita, e dove compra le scarpe, italiane ovviamente, per 500 Euro.

Self Service.

La miriade di offerte e profumi hanno la meglio su di noi e decidiamo di mangiare dei “Soup-dumpling” . Sono buonissimi, serviti in dei contenitori di legno che li mantengono caldi. Al loro interno un misto di gelatina e carne. Col calore la gelatina si liquefà. Al primo boccone il liquido fuoriesce. Una vera prelibatezza.

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Anche questo un tipico evento in un centro commerciale con un buon ristorante.

Nel mettermi seduto avevo notato come tutti i tavoli fossero puliti. Non capivo come potesse essere, questo ristorante di “Ravioli alla minestra” e` un self service. Dopo aver ordinato si riceve un pager, quando è pronto il suono ti avverte e con quello vai a ritirare. Nessun inserviente, nessun cameriere.

Il tavolo vicino finisce di mangiare. La mamma si alza e va verso il centro e ritorna con uno straccietto per pulire. Guardo e penso. Quando anche noi finiamo, mia figlia va a prendere lo straccietto, la seguo: ve ne sono centinaia, tutti piegati con cura ed umidificati. Mia figlia torna trionfante e si dedica alla pulizia del tavolo. Guardando per dove buttarlo scopriamo un cesto, come quello dei grandi alberghi  al bordo della piscina per gli asciugamani usati.

I ravioli erano buoni ma la civiltà del self service e l’organizzazione per permettere a tutti di essere sensibili a chi viene dopo, grandiosi.

Il Giappone e` stabilmente la terza economia del mondo. Una delle culture più organizzate. Un paese esotico per quanto contraddittorio.  Ma la lezione che mia figlia ha oggi ricevuto non ha prezzo. Lo schiaffo che ho oggi ricevuto, in pieno volto, non ha prezzo.

In italia o negli Stati Uniti, quante volte avrò lasciato il bicchiere o un po’ d’acqua sul tavolo. Nei MacDonald, avrò sempre pulito il chatchup che mia figlia, inevitabilmente, mangia con le patatine impiastrando tutto intorno?

Credo mia figlia lo pulirà sempre nel futuro o, almeno, me lo farà pulire con la scusa che sono il suo papà e faccio tutto per lei.

Oggi che ho imparato a mangiare al self service in Giappone, spero esista una lista da qualche parte del mondo, dove si consigliano i migliori 100 comportamenti da tenere in ogni paese. Se solo ci fossero persone da altri paesi che ci raccontassero quanto di meglio la loro cultura ha da offrire. Se solo potessimo mandare i nostri figli in altri paesi per confrontare culture, per imparare modi di rispetto. Aspettando una vera Europa unita e sperando di continuare ad imparare propongo: perché Cafe Virtuel non ha una lista proveniente da esperienze ovunque, sempre esposta, di suggerimenti sul come comportarsi. Il mio sarebbe “pulire il tavolo del self service o chiedere uno straccietto”.

Il Proff

 

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