SANGUE SULLA BREXIT Pubblicato il 16-06-2016

 

Jo Cox

È morta la deputata laburista aggredita, Jo Cox, schierata per il no alla Brexit, assalita oggi a Birstall, vicino a Leeds, da un uomo armato che avrebbe gridato “Britain first” (la Gran Bretagna prima di tutto). Secondo la Bbc, è stata ferita con un coltello e anche con colpi d’arma da fuoco. La Cox è stata trasportata in eliambulanza all’ospedale di Leeds dove successivamente è morta.  Cox aveva 41 anni e in passato si era occupata del conflitto siriano e della questione migranti. L’uomo,  52 anni, è stato arrestato.

Il leader del Labour britannico, Jeremy Corbyn, si è detto “totalmente scioccato”.  “I pensieri di tutto il Partito Laburista sono con lei e con la sua famiglia”, ha detto Corbyn. Boris Johnson, ex sindaco di Londra, fra i maggiori esponenti euroscettici, ha definito il fatto come ”assolutamente orribile” e ha sospeso il tour sul bus della campagna referendaria Vote Leave. Anche i stenitori del ‘Remain’ hanno deciso di sospendere la campagna.

Infatti in attesa del referendum del 23 giugno sulla Brexit, le borse europee stanno perdendo terreno ormai da tempo. Montagne di soldi di capitalizzazione bruciati sul timore di una uscita traumatica dell’Inghilterra. Ma i veri contraccolpi, come dicono gli economisti, quelli più pesanti, non saranno per chi resta, la Ue nel suo complesso, ma per chi parte, il Regno Unito. In Italia lo spread tra Btp e Bund è tornato a quota 158 punti base avvicinandosi ai massimi da quasi un anno, da luglio 2015. Il rendimento del decennale italiano è all’1,55%. A Milano la borsa perde circa il 2% e l’oro, bene rifugio per eccellenza, avanza sulla scia dell’incertezza a livello globale. Le quotazioni del metallo prezioso salgono dell’1,9% a 1.313,00 dollari l’oncia.

“È morta Jo Cox – ha affermato ha affermato il segretario del PSI, Riccardo Nencini – la deputata laburista inglese accredita oggi. Un abbraccio fraterno ai suoi cari e a un partito fratello. E un urlo contro ogni fanatismo. Continua la nostra battaglia di libertà”.

“Il brutale assassinio della deputata laburista Jo Cox è un altro terribile segnale per l’Europa. Anche se si trattasse di un gesto isolato di un folle, è la conseguenza di pericolosi nazionalismi che alimentano odio e violenza, nelle a speranza di aumentare i consensi”. Lo ha detto Pia Locatelli, capogruppo del Psi e presidente dei Diritti Umani della Camera, esprimendo il cordoglio e la vicinanza dei socialisti al Partito laburista britannico.

“Il confronto politico anche molto acceso, alla vigilia di un voto elettorale o di un referendum fa parte della normale dialettica, ma quando trascende c’è sempre qualche esaltato che trasforma le parole in azioni. Diciamo no a un’Europa in cui si rischia di venire uccisi per delle idee, dove esprimersi, come in questo caso, diventa una condanna a morte”.

La sfida agli euroscettici
Ieri David Cameron ha lanciato una sfida agli euroscettici. Cameron che in un primo tempo aveva sposato il referendum per usarlo come un’arma a proprio vantaggio per chiedere più concessioni dall’Europa. Ma ora l’arma gli sta sfuggendo di mano e sempre più si rende conto che l’Europa senza l’Inghilterra continuerà ad esistere mentre per una Inghilterra fuori dall’Europa il futuro sarà  del tutto incerto. Un appello che il premier ha fatto sull’onda dei sondaggi che indicano in crescita il fronte favorevole alla campagna Leave e la loro promessa di ridurre drasticamente gli ingressi di stranieri nel Regno Unito ‘firmando’ il divorzio da Bruxelles e ricusando il principio di libera circolazione delle persone. Promessa da marinaio voto che il Regno Unito non rientra negli accordi di Schengen.

L’appello di Jean-Claude Juncker
La City, pur registrando negli ultimi giorni una crescita di timori e fibrillazioni per gli scenari da incubo prospettati (anche dal Fmi) per un eventuale dopo Brexit, sembra ancora credere a una vittoria dello status quo. Magari in extremis. Un appello per il no-Brexit è arrivato oggi dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker che ha chiesto agli “amici britannici” di non abbandonare l’Ue perché altrimenti “si aprirà un periodo di incertezza nell’Ue e nel mondo”. Ma se la Brexit dovesse materializzarsi, “l’Ue non sarebbe in pericolo di vita e il percorso di integrazione continuerebbe, anzi verrebbe aumentato”. Junker ha concluso: “Abbiamo affrontato molte crisi non ne abbiamo bisogno di un’altra”.

Il bollettino della Bce
Un’eventuale ‘Brexit’ rappresenta un rischio per la crescita dell’Eurozona. Lo dice ripetutamente la Bce nel suo bollettino, secondo cui “i rischi al ribasso sono ancora connessi all’andamento dell’economia mondiale, all’imminente referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea e ad altri rischi geopolitici”. La stessa crescita inglese “è potenzialmente limitata dall’incertezza circa il referendum”. Le ultime stime della Bce danno una crescita dell’1,6% nel 2016 e dell’1,7% nel 2017 e nel 2018. Il quantitative easing della Bce sta aiutando l’economia e un “ulteriore stimolo” dovrebbe provenire dalle misure ancora da attuare”.

Le preoccupazioni per l’Italia
La Bce nel bollettino ne ha anche per l’Italia  e per l’Unione europea che sarebbe stata troppo indulgente nei confronti del nostro paese. Nel bollettino della Bce, si legge infatti che il giudizio dell’Europa sui conti pubblici dell’Italia “non ha tenuto in considerazione, in merito alla regola sul debito, del fatto che le precedenti mancanze in materia di risanamento di bilancio rappresentassero un fattore aggravante”. “I paesi che dispongono di margini di manovra sui conti pubblici fanno bene a utilizzarli. Tuttavia, i paesi dove tale margine è ormai esaurito, devono continuare ad attuare le misure necessarie tenendo presente l’esigenza di una piena conformità al Patto, e contrastando così i rischi sulla sostenibilità del debito”. In questo modo, afferma la Bce nel suo bollettino, gli stessi paesi possono rafforzare la loro capacità di resistere a eventuali “shock futuri”. In sostanza la preoccupazione è che l’Italia non ha più spazi di manovra per assorbire “eventi drammatici” come appunto quello della Brexit. Non a caso lo spread è in aumento e i titoli bancari della borsa di Milano sono quelli più sotto pressione.

Il sondaggio
Ipsos-Mori, il più importante istituto demoscopico britannico, indicava fino a pochi giorni fa un vantaggio del fronte filo-Ue. Invece oggi, riferisce l’Evening Standard online, un nuovo sondaggio telefonico ribalta i dati e accredita allo schieramento del no all’Europa (Leave) sei punti di vantaggio su quello del sì (Remain): 53% a 47%. Un altro allarme è arrivato dalla Banca d’Inghilterra secondo la quale un voto a favore della ‘Brexit’ rischia di innescare “ripercussioni negative” sull’economia globale, e rappresenta la maggiore minaccia alla stabilità finanziaria britannica, ma potenzialmente anche a quella mondiale, con il potenziale di un “acuto” deprezzamento della sterlina.

Edoardo Gianelli

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