Proseguono le proteste dei pescatori per i gravi danni subiti, dichiarato lo stato di emergenzaommenti
È stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale in Cile a causa dell’alga rossa tossica che ha messo in ginocchio il sud del Paese: oltre 20 milioni di pesci morti e pesanti disagi alla salute pubblica sono il bilancio della fioritura dell’alga che ha avvelenato il mare cileno, esattamente come accaduto in altre parti del mondo, Italia compresa, negli ultimi anni. Questa ‘marea rossa’ rappresenta il caso più grave mai avvenuto in tutta la storia del Paese, devastando l’industria della pesca locale, che rappresenta una fonte economica vitale per il Cile.
Il quotidiano The Guardian ha riferito che la fioritura algale si è rapidamente diffusa lungo la costa della Patagonia per centinaia di miglia, avvelenando decine di persone che hanno riscontrato numerosi sintomi, e provocando una moria su larga scala dei pesci.
Il perdurare della situazione ha esacerbato le proteste dei pescatori, che proseguono senza sosta da settimane, a cui si sono aggiunti anche gli studenti sfilati in cortei nelle principali città del Paese, dove non sono mancati scontri con le forze dell’ordine. Da anni gli ambientalisti si lamentano accusando l’industria dell’acquacoltura cilena di aver inquinato l’acqua attraverso le feci e i resti di cibo, gettati e accumulati sul fondo del mare, a cui si aggiunge la pratica di gettare in acqua anche i salmoni morti. Secondo National Geographic circa il trenta per cento dei pesci uccisi dall’alga rossa è stato portato correttamente in discarica, ma il resto è stato gettato in mare, a circa 80 miglia dall’isola di Chiloé, un’operazione che sarebbe stata autorizzata dalla Marina cilena. E c’è chi sospetta che questa azione scellerata possa aver ulteriormente accelerato la fioritura selvaggia dell’alga rossa tossica nei mari del sud.