Acqua: il diritto alla vita

 di Andrea Nitta, a cura della redazione della Water Academy  August 16, 2015

L’acqua è un elemento vitale perché basilare per tutti i processi chimico – biologici degli organismi cellulari, è dunque fondamentale per la vita di tutti gli esseri viventi. Questa è la ragione per cui, ora più che mai, siamo chiamati a considerare, nessuno escluso, questo prezioso elemento “di diritto imprescindibile alla vita” e non classificarlo semplicemente come “bene”; una semplice ma fondamentale svolta del concetto che garantirebbe il diritto alla vita di tutte le genti del Pianeta Terra.

Uno degli aspetti relativi all’acqua è la sua abbondante presenza sul Pianeta Blu e la potenziale sua inesauribilità: è da sapere che l’approvvigionamento di acqua sul pianeta è derivato, e dunque deriva, anche dal Cosmo secondo come scoperto da studi recenti effettuati da diversi ricercatori.

In un dei precedenti articoli è stata indicata la scoperta fatta dalla Nasa di abbondanti quantità di acqua presenti nel nostro sistema solare e nel Cosmo.

Risulta difficile dar credito ad attuali propagande impegnate con forza ad indicarci la progressiva scarsità idrica sul Pianeta Blu, una reale minaccia per i leader mondiali, a cui occorre prendere posizioni unilaterali globali;

personalmente mi risulta innaturale dover accettare ciecamente queste affermazioni ed altre simili fatte da taluni studiosi o ricercatori che, per avallare affannosamente il concetto di un’emergenza globale relativa alla scarsità idrica su un pianeta prevalentemente costituito di acqua, invocano fantomatici e temibili cambiamenti climatici, tenendo ben nascosto però l’intervento umano volto a modificare il clima o peggio a geo-ingegnerizzare l’atmosfera per controllare anche ma non solo, lo stesso ciclo naturale dell’acqua.

Sono qui costretto ad aprire una finestra di riflessione: interferire artificialmente nell’equilibrio atmosferico e quindi climatico può scatenare sicuramente effetti collaterali catastrofici oggi aimè sempre più frequentemente citati, sarei più tentato a scrivere “evocati” o “invocati” -dai media ufficiali- come effetti collaterali che scaturirebbero a detta loro invece da cambiamenti climatici.

Effetti meteorologici classificati con alcuni specifici termini tra cui i più attuali: inseminazione idroscopica, bomba d’acqua, “riscaldamento climatico” traslato opportunatamente in… cambiamenti climatici, pericolo di siccità, dissesto idrogeologico, cicloni nelle diverse regioni –ossia in zone climaticamente temperate- o terminologie meteorologiche ancor più bizzarre tra cui: arrivo di monsoni “africani” o perturbazioni tropicali “africane” … ?!

Un ciclone o monsone che sia… non sono forse elementi che scaturiscono esclusivamente in climi tropicali?

Il sole con la sua attività ciclica può originare cambiamenti climatici sul pianeta, ma sono propenso a pensare che più che orientare l’ipotesi alla responsabilità del sole, oltre che all’irresponsabilità dell’uomo, sia da tenere in seria considerazione l’azione militare che di fatto sta manipolando insistentemente il clima per controllare tra le tante cose il ciclo dell’acqua e quindi le società; un’affermazione questa che indica la presenza e l’utilizzo di vere e proprie armi climatiche, ciò è ampiamente riscontrato anche da fonti certe tra cui generali della NATO; seppur allarmato, non mi stupisco di questa folle aberrazione umana conoscendo la natura dominatrice e perversa dell’homo sapiens e lo stato dell’arte della sue diaboliche tecnologie di morte.

Questa premessa è necessaria da parte mia perché siano comprensibili possibili scenari futuri riguardo il rapporto che potremo avere sia con l’acqua sia con l’aria e con taluni governi.

“L’acqua ha valore biologico, antropologico e sociale. In una società fortemente avanzata e civile il diritto all’acqua è un emendamento fondamentale di profondo rispetto verso la vita, la società e la famiglia”

Tornando al discorso principale e specifico al diritto all’acqua, occorre precisare che essa ha valore biologico ma anche antropologico perché genera la vita, determina l’igiene e preserva dalle malattie se adeguatamente pulita; ne consegue il parametro sociale perché favorisce il decoro individuale, l’educazione e lo stato di diritto allo star bene.

E’ necessaria qui fare un’altra riflessione importante, relativa all’uso di alcuni termini impiegati in questo argomento: è impensabile considerare l’acqua come un bene oltretutto da gestire perché… nei rispettivi termini “bene” e “gestire” è implicata la gestione di un patrimonio, tale perché implicitamente di proprietà –un bene appunto-.

“ndr – In diritto il patrimonio viene definito come l’insieme dei rapporti giuridici, aventi contenuto economico, che fanno capo ad un soggetto giuridico -il titolare- (Wikipedia)”.

La stessa gestione è affidata quindi potenzialmente ad individui giuridici, scelti da un ingiustificabile “titolare dell’acqua”, spesso estranei all’ordinamento della gestione pubblica, dunque non in grado di garantirne appunto l’accesso a prescindere. Ad oggi questa è la realtà.

Piuttosto le persone civili, intelligenti e senzienti sanno che l’accesso all’acqua va garantito in modo imprescindibile: in effetti un diritto va espressamente determinato in termini legislativi e non è alienabile dalla gestione in quanto tale  –diritto appunto- essendo che la stessa gestione sarebbe necessariamente costituita sul principio di garantire a prescindere il diritto stesso alla fruizione dell’acqua e non del servizio, qui sta l’ipocrisia di questo annoso problema.

Ci tengo a precisare che nelle diverse scelte amministrative e referendarie, paradossalmente, la tendenza involontaria è considerare l’acqua impropriamente come un bene comune e dunque un patrimonio da gestire mediante un servizio; una linea concettuale questa che a mio personale avviso rischia di non coincidere esattamente con il “diritto imprescindibile”.

Questo punto di vista spiegherebbe il perché delle politiche internazionali che in realtà non contrastano la privatizzazione della gestione dell’acqua, anzi fomentano specifiche azioni volte a sopprimere lo stato di diritto di intere comunità all’accesso gratuito all’acqua pulita. Le stesse amministrazioni appoggiano e sostengono con false propagande subliminali o fuorvianti nelle parole, la privatizzazione dell’acqua e la gestione anche partecipata di un bene da sottrarre al diritto imprescindibile, soprattutto nel caso non si possa pagare il rispettivo servizio di gestione; può essere considerato un paradosso nel nome del profitto più selvaggio ma ripeto…è la realtà dei fatti.

La sottrazione del servizio idrico a prescindere e quindi dell’acqua è un’azione malvagia perché innaturale: non è contemplata dal sistema chimico-biologico naturale, è palesemente criminale perché priverebbe ciascuno della propria igiene e salute, della propria nutrizione, del proprio decoro determinando così la persecuzione psicologica, l’annientamento della persona e quindi la rispettiva sottomissione alla schiavitù. Sottrarre l’acqua è voler distruggere la famiglia nonché evince, in chi esercita sia il potere sia l’azione di sottrarre, una selvaggia intenzione all’omicidio volontario essendo che senz’acqua la vita non può svilupparsi, dunque senz’acqua si muore in poco tempo. In altre parole è un crimine efferato contro l’umanità.

“In una società che esalta la vita, il diritto all’accesso gratuito all’acqua è un emendamento fondamentale di profondo rispetto verso la vita, la società e la famiglia”

In una società fortemente avanzata e civile, proiettata verso l’esaltazione della vita, il diritto all’accesso gratuito all’acqua è un emendamento fondamentale che, costantemente presente nella quotidianità dei suoi singoli individui, stabilirebbe un impianto legislativo profondamente rispettoso verso la vita, la società e la famiglia.

Dunque deve essere obbligatoriamente competenza esclusiva dello Stato stesso che, amministratore sovrano, deve garantire alla comunità questo diritto al fine di eliminare qualsiasi elemento di ostacolo al diritto quali ad esempio: le rispettive tasse di gestione idrica, le gestioni private o partecipate che ne limiterebbero appunto la libera e necessaria fruizione individuale e collettiva, a svantaggio di uno stato civile e sociale fondato sul decoro e sulla famiglia.

L’esempio più chiaro del fallimento delle partecipate o privatizzazioni per la gestione dei servizi idrici è dato da alcuni Paesi europei tra cui l’Inghilterra e la Francia.

In questo potrebbe venire a favore la moderna tecnologia per la gestione, trattamento e igienizzazione dell’acqua che attualmente ha diversi Know How anche di poco costo, molto avanzati nella tecnica e tali da poter favorire importati abbattimenti dei costi di gestione idrica, a beneficio esclusivo dei cittadini e delle amministrazioni nazionali o locali. È dunque una questione di mera volontà politica.

È da sapere inoltre che l’obbligo di garantire da parte di uno Stato il diritto imprescindibile all’accesso all’acqua è stato un tema già ampiamente trattato in sedi internazionali, ma ad oggi è ancora una semplice raccomandazione formulata nella risoluzione dell’ONU del 28 luglio 2010.

Dunque gli scenari che ci prospettano le diverse scelte politiche e militari, a mio personale avviso… oggi poco sagge e prive di sapienza, fanno impallidire anche i più ottimisti;

se prendiamo coscienza delle reali potenzialità intellettive e creative che ognuno di noi dispone e decidiamo di agire collettivamente in modo responsabile e concreto sin da subito, verso una visione comune e “reale” della vita  –e non raccontata-, allora sarà davvero possibile cambiare in meglio il sistema di vita di ciascuno e perché no… che un flebile suggerimento istituzionale diventi davvero, in sede governativa, un obbligo giuridico universale e civile atto a preservare pacificamente ma realmente il diritto alla vita secondo l’egida dell’acqua; sarebbe davvero un’evoluzione a portata di penna nell’importante processo di consolidamento della Pace nel mondo.

C’è acqua per tutti e in abbondanza infinita tale per cui ne va garantita la fruizione per la semplice incolumità del genere umano. A tal proposito concludo condividendo un bellissimo e pluripremiato documento: un breve corto d’animazione sui popoli e il loro diritto all’acqua: Abuella Grillo, buona visione!

di Andrea Nitta

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