Francigena, gli esempi (virtuosi) da seguire

Con Giubileo e “Anno dei cammini”, ci sono le occasioni giuste di sviluppo turistico

Zaino in spalla e scarpe da trekking, quanto basta per il pellegrino

di Stefano Mecorio da viterbopost.it

Il 2016 potrebbe essere l’anno delle occasioni. E le strade da percorrere, almeno ad oggi, sono principalmente due: il Giubileo straordinario voluto dal Papa (che si celebra qua dietro) e l’Anno dei cammini. Elementi diametralmente opposti, seppur strettamente collegati. Almeno qui in terra di Tuscia. E, naturalmente, l’anello di congiunzione è rappresentato dalla Francigena. Quella via che, nessuno sa perché, non rappresenta in Italia un volano turistico. Tra l’altro quel turismo bello, piacevole, e non certamente invasivo.
Comunque, qualcosa pare che si stia muovendo. “L’attenzione sulle vie storiche, culturali, di pellegrinaggio è un fattore molto importante che sta mettendo in rete Governo, Regioni, Comuni, associazioni, pubblico e privato – spiega l’Associazione europea Vie Francigene – Una svolta importante che è stata recentemente annunciata dal ministro Dario Franceschini”.
E se c’è arrivata pure la politica a capirlo, è segno che veramente si è compreso il vero valore della rotta. Ancor più in un contesto storico, quello attuale, che punta fortemente sulla sostenibilità dei viaggi, sull’autenticità dei luoghi, sulla qualità globale. “Il trend dei cammini è in grado di generare importanti flussi e creare una nuova vocazione legata all’accoglienza – proseguono – Si tratta di un progetto inclusivo, in grado di promuovere una forma di turismo sostenibile e legato al recupero della memoria, ma anche in grado di favorire lo sviluppo delle aree limitrofe al percorso”. In Spagna, tanto per non andare troppo lontano, con il Cammino di Santiago di Compostela hanno saputo costruire un vero e proprio business: culturale, religioso, turistico e quindi economico. Magari bisognerebbe saper imitare i buoni esempi.

E in zona, per tornare al fattore geografico, ci sarebbe da spaziare in ogni modo: termalismo, gastronomia, storia, laghi, mare, montagna e via dicendo.
Ma poi si fa presto a tornare coi piedi per terra. “Affinché si possa concretizzare l’attesa verso un progetto di questa dimensione – ecco la mazzata – si dovrà seguire il lungimirante esempio portato avanti dalla regione Toscana, con un adeguato sviluppo delle infrastrutture al fine di rendere perfettamente fruibile i percorso a piedi, in bicicletta e a cavallo, cosi come dovranno essere messe in sicurezza tutte le tratte, creati nuovi punti tappa, ampliata l’offerta legata all’accoglienza”.

Senesi, la strada bianca di Radi, lungo la Francigena

La strada bianca di Radi, lungo la Francigena
Insomma, occorre rimboccarsi le maniche. Pensare positivo. Fare rete. E tenere bene a mente una cosa: degli attuali 33 itinerari culturali certificati dal Consiglio d’Europa, ben 19 passano per l’Italia. La missione è ardua, ma non impossibile.

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