KRUGMAN: ALIENI E TERRORISTI (OVVERO, C’È BISOGNO DELLA GUERRA PER USCIRE DALLA CRISI?)

Tra serio e scherzoso, questo breve commento del Premio Nobel Paul Krugman suona anche inquietante. Le grandi depressioni economiche si risolvono con ampie manovre di stampo keynesiano; ma purtroppo, ci insegna la Storia, lo stimolo fiscale per il quale alla fine si opta è la guerra (un discorso che i nostri lettori avranno già sentito, ad esempio qui). Il riarmo francese dopo gli attentati di Parigi può essere solo la scusa per una manovra economica espansiva – e forse essere il preludio a qualcosa di più grande. (Ma per noi comuni mortali resta sempre lo straziante quesito: perché per l’istruzione, la salute, le pensioni, la dignità delle persone no, ma per la guerra sì?)

di Paul Krugman, 17 novembre 2015 da vocidallestero.it

La Grande Depressione [degli anni ’30, NdT] non finì grazie ad una vittoria intellettuale del pensiero economico keynesiano. La pubblicazione della “Teoria Generale dell’Occupazione, dell’Interesse e della Moneta” [la più celebre opera di John Maynard Keynes, NdT] fu infatti seguita dal grande errore del 1937, quando Franklin D. Roosevelt tentò di riportare il bilancio pubblico in pareggio con eccessivo anticipo, il che rigettò l’economia statunitense in una grave recessione. Ciò che mise definitivamente termine alla crisi economica fu la Seconda Guerra Mondiale, che spinse la spesa in deficit verso livelli che prima erano politicamente impossibili.

È questo fatto che mi ha spinto a suggerire, scherzando, che ci potremmo inventare la minaccia di un’invasione aliena per fornire una giustificazione politicamente accettabile per lo stimolo economico.

Ora la Francia è stata attaccata, e sfortunatamente è stata attaccata da terroristi veri, non da alieni inventati, e Hollande ha dichiarato che la sicurezza deve avere la precedenza sull’austerità. È forse solo l’inizio di qualcosa di più grande?

Ok, i dinieghi obbligati servono comunque a poco, se dall’altra parte c’è la stupidità. Comunque NON sto dicendo che il terrorismo sia una cosa positiva, così come quelli di noi che parlano di stimolo fiscale finalizzato alla guerra NON stanno dicendo che la Seconda Guerra Mondiale fosse una cosa positiva. (Del tipo “Non uccidete il piccolo Hitler — ci serve per giustificare lo stimolo fiscale!“) Stiamo solo cercando di ragionare sugli effetti secondari delle atrocità.

La questione che dobbiamo chiederci è se la sospensione della disciplina fiscale causata dagli jihadisti porterà una qualche differenza significativa all’andamento economico francese.

Be’, io suppongo che la differenza sarà comunque troppo piccola. La spesa degli Stati Uniti per la difesa e la sicurezza è cresciuta di circa il 2 percento del PIL dopo gli attentati dell’undici settembre. Ma allora si trattò di un incremento delle forze militari di gran lunga maggiore rispetto a quello a cui probabilmente si sottoporrà la Francia. Inoltre, in quel caso ci fu anche la guerra in Iraq. È probabile che nel caso della Francia si tratti solo di una frazione di punto percentuale di PIL, il che è troppo poco rispetto a tutta l’austerità che l’Europa ha imposto. A meno che la reazione della Francia non sia di gran lunga maggiore a quella che ci immaginiamo, l’impatto sulla crescita non sarà molto ampio.

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