Processo no Tav, assolto Erri De Luca «Fatto non sussiste», applausi in aula

Il commento: meno male che è finita

Lo scrittore napoletano era accusato di istigazione a delinquere per alcune interviste in cui sosteneva che «la Tav Torino-Lione va sabotata»

di Elisa Sola

Erri De Luca (Afp)
Erri De Luca (Afp)
Dichiarazioni spontanee

Immobile, lo sguardo dritto davanti a sé. L’intellettuale alla sbarra per avere dichiarato la sua militanza contro la grande opera ferroviaria ha atteso la lettura del dispositivo senza parlare, con un’espressione seria e fiera. In mattinata, prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio, aveva ribadito le sue idee rendendo una dichiarazione spontanea:«Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua».

Quando il tribunale di Torino lo ha dichiarato innocente, il poeta ha sorriso verso il pubblico, che gli ha dedicato un applauso lunghissimo, scandito da urla – “Forza Erri” e ancora “A sarà dura”, tipico slogan No Tav – e manifestazioni di affetto. In tanti lo hanno abbracciato e baciato.

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Processo no Tav: Erri De Luca parla in aula prima della sentenza

“Non è una mia vittoria – ha ribadito De Luca – è stata impedita un’ingiustizia. E’ stata ripristinata la legalità dell’articolo 21. Come ostinato cittadino di questo paese non mi sarei fatto togliere la cittadinanza da nessuna sentenza. Ora mi sento tornato uno qualunque e la Valle di Susa resta una questione che mi riguarda”. “Di questo processo – ha aggiunto – mi rimane la grande solidarietà delle persone che mi hanno sostenuto in Italia e Francia”. E nei riguardi dei suoi “colleghi” che non hanno mai espresso solidarietà, ha aggiunto: “Sono degli assenti e si notano, si sono presi la responsabilità della loro assenza”.

Il processo

Secondo Giancluca Vitale, avvocato difensore di De Luca, “adesso procura e Digos devono capire che c’è un limite all’attività di repressione, la libertà di pensiero deve essere libera in Val di Susa come nel resto del Paese”. Il processo era nato dall’esposto di Ltf, società che si occupava dei lavori al cantiere della Maddalena di Chiomonte, in seguito alla pubblicazione di alcune interviste rilasciate dall’intellettuale, in cui dichiarava che “la Tav va sabotata” e che “quelle cesoie servivano”. Era il mese di settembre del 2013 e il riferimento era alle proteste del movimento No Tav, che in molte occasioni aveva tagliato le reti del cantiere. I pm Rinaudo e Padalino avevano indagato De Luca perché ritenevano che le sue parole potessero fomentare le tensioni in Val di Susa e istigare gli attivisti No Tav a commettere azioni violente. Dal giugno del 2011, anno di costruzione della recinzione a Chiomonte, sono stati oltre 50 gli assalti al cantiere o le azioni di danneggiamento nei confronti di mezzi o imprese legati alla Tav.
Secondo Alberto Mittone, legale di Ltf, “è bene che non vengano fatti ne martiri ne reprobi” e ricordare che comunque “la libertà di espressione ha sempre dei limiti, come tutti i diritti costituzionali”.

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No Tav, Erri De Luca in tribunale: chiesti 8 mesi
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