VISITA GUIDATA AL MUSEO NATURALISTICO DELLA RISERVA DEL MONTE SORATTE E DEL BUNKER SORATTE

Questa fitta rete di avamposti fu ulteriormente fortificata quando cadde in mano agli occupanti nazisti, sotto il comando del General Feld-Maresciallo Albert Kesselring. Fu in grado persino di resistere al massiccio bombardamento perpetrato il 12 maggio 1944 da due stormi di B-17 alleati, le terribili “fortezze volanti”. I nazisti, come è noto, si diedero alla fuga; ma non prima di aver minato i cunicoli e incendiato parecchi ambienti.

Voci dell’epoca riportarono la notizia che Kesselring, prima di abbandonare il monte, fece intombare più di una cinquantina di casse contenenti l’oro sottratto alla Banca di Italia. Quell’oro non fu mai ritrovato e la sua esistenza è dubbia.

Dopo la seconda guerra mondiale il sistema di gallerie e bunker fu riutilizzato dall’Esercito Italiano; in particolar modo, negli anni ’60 il Genio Militare (in piena Guerra Fredda e sotto le direttive della NATO) operò le modifiche necessarie per impiantare altri due bunker anti-atomici a disposizione della Presidenza del Consiglio dei Ministri in caso di attacco nucleare.

Per la prima volta in assoluto, le foto che seguono mostrano l’interno dei bunker della seconda guerra mondiale e i bunker antiatomici. Faccio presente che i bunker sono privi di corrente elettrica e quindi c’è buio completo. Per realizzare queste fotografie mi sono avvalso di una potente torcia e di un flash, ma soprattutto di un’abbondante dose di ISO.

Questo fotoreportage ha potuto vedere la luce grazie alla disponibilità di tutta l’amministrazione comunale di Sant’Oreste, in particolare Doriano Menichelli. Un ringraziamento particolare va inoltre a Gregory Paolucci dell’associazione culturale “Bunker Soratte”. Entrambi hanno fornito l’opportunità di poter realizzare questo reportage storico.

Bunker Soratte: l’interno dei bunker

ARTICOLI COLLEGATI

2-INFORMAZIONI SUL MUSEO NATURALISTICO DELLA RISERVA DEL MONTE SORATTE

da avventurasoratte.it

Il Museo Naturalistico del Monte Soratte è ospitato nel primo piano del magnifico Palazzo Caccia-Canali di Sant’Oreste (RM), progettato dal celebre architetto Jacopo Barozzi da Vignola (nel piano terra vi è invece la Pinacoteca Comunale).

L’itinerario di visita che si sviluppa nelle sale superiori si articola attorno a quattro tematismi principali (geologia, flora, fauna, antropologia), che realizzano altrettante distinte sezioni e, con l’ausilio di pannelli esplicativi, collezioni e di una sala proiezioni, consentono una lettura articolata dei fenomeni, illustrati sia dal punto di vista scientifico, sia dal punto di vista didattico.

Il Museo Naturalistico del Monte Soratte fa parte dell’Organizzazione Museale Regionale (O.M.R.), del Sistema Museale Tematico Naturalistico “RE.SI.NA.” (Rete Sistemica Naturalistica) e del Sistema Museale Territoriale della Media Valle del Tevere (VA.TE.).

In tal senso, la struttura, di proprietà del Comune di Sant’Oreste ed affidata in gestione, sotto l’egida della Direzione Scientifica, all’Associazione Culturale “Avventura Soratte”, realtà locale che da tantissimi anni si spende per la valorizzazione del territorio, può quindi considerarsi una tappa fondamentale per conoscere ed interpretare al meglio la Riserva Naturale del Monte Soratte e le zone circostanti, soprattutto per gli studenti, grazie all’ideazione di percorsi tematici di conoscenza per scuole elementari e medie (vedi la sezione CLASSI AL VERDE).

ORARIO DI APERTURA: domenica: 10.00-12.00 e 15.30-17.30 (esclusi i mesi di luglio, agosto e i giorni di festa nazionale).

CONTRIBUTO D’INGRESSO: € 1,00 cad. (vedi la sezione TARIFFARIO per saperne di più).

VISITE GUIDATE: € 2,00 cad. Le visite guidate, riservate a scolaresche e/o gruppi di minimo 15 unità, vanno prenotate con almeno una settimana di anticipo al 329-8194632 e possono essere effettuate in qualsiasi giorno dell’anno, solo ed esclusivamente con operatori autorizzati dell’Associazione Culturale “Avventura Soratte”. La durata è di circa un’ora e comprende la visione di un documentario.

 




 

 

-4 INFORMAZIONI SULLA CITTA’ DI S.ORESTE

da comunesantoreste.it

Sant’Oreste – La Storia –
II monte Soratte, nel Pliocene isola del Mare, ha rappresentato nei secoli un riferimento sacrale alle grandi Civiltà che lo hanno eletto quale riferimento nei loro riti: gli Etruschi, i Falìsci, i Capenati e poi  ì  Romani con il loro tempio pagano in onore di Apollo. Il boscoso Soratte degli Hirpi Sorani fu sicuramente punto di avvistamento romano, soprattutto per il controllo del Tevere nella loro espansione verso la “temuta selva Cimina”.L’occupazione romana del territorio dopo la sconfitta degli Etruschi, Falisci e Capenati si evidenziò con la nascita di fattorie e di Ville per gli ottimati romani. I Capenati furono inseriti nella tribù Stellatina: di questa presenza romana, tutto il territorio è interessato ed i frammenti visibili anche in paese lo testimoniano.L’arrivo del Cristianesimo vede il Soratte protagonista di quella Storia e di tante leggende. Papa Silvestro, rifugiatosi in una grotta del Monte, per sfuggire alle persecuzioni, torna a Roma a “guarir Costantino”. Su quella grotta e sui resti del tempio pagano sorgerà una chiesa dedicata a San Silvestro.
Il Monachesimo Benedettino farà crescere con i suoi monaci una attivi­tà spirituale che interesserà tutto il territorio, sorgeranno gli eremi di S.Antonio, Santa Lucia, San Sebastiano, Santa Romana, ai piedi del monte, proprio in mezzo al bosco. Nonnoso è la figura che spicca, per i suoi miracoli narrati da Gregorio Magno. Importanti saranno le donazioni carolinge di Carlomanno, figlio di Pipino, che rinunciando al trono, si fa monaco sul monte Soratte, restaura il Monastero di San Silvestre ed innal­za l’altra grande Abbazia di S.Andrea in Flumine. Non molto lontano c’è Farfa. E sotto questo Sacro monte incomincia a prender corpo una Comunità che nasce con alle spalle quella storia che sicuramente inciderà sulla sua formazione.


– Immagine di reperto archeologico.

La prima notizia storica che riguarda il paese di Sant’Oreste è quella riportata da Benedetto del Soratte nel suo “Chronicon” (800-1000), che riferendosi ad un documento del 747 cita la “Curtis Sancii Heristi”.
Si attesta così una riunificazione di più “curtis” che in pianura ebbero a subire le invasioni barbariche e l’insalubrità dei luoghi.
Altra notizia del paese, risalente al 1074, è ricordata dalla bolla di donazione di Gregorio VII dei monasteri riuniti di S.Silvestro e di Sant’Andrea in Flumine (presso Ponzano) con i relativi borghi e castelli.
Il nome di Sant’Oreste sembra derivare da Heristo della famiglia degli Aristi, giovane romano che professando la religione cristiana fu martirizzato nel 68 d.c. durante la persecuzione neroniana. A lui è dedicata una chiesa con elegante campanile romanico nel luogo dove alla fine dell’800 sorse il Cimitero. Successive trasformazioni hanno mutato in S.Edistus, S.Heristus, Santo Resto, San Tre sto, il nome primitivo.

Il Centro storico del paese ha mantenuto una certa caratteristica cinquecentesca e conserva ancora strutture medioevali. Vi si accede attraverso tre porte che furono costrui­te in modo monumentale nel 1554 circa, quando fu rinforzata la struttura difensiva con i bastioni.


– Bastioni difensivi risalenti al 1534.

L’elemento che maggiormente influenzerà il passaggio da una organizzazione medioevale a quella rinascimentale è forse il passaggio dalla Abbazia di S.Paolo in Roma a quella Tre Fontane. Fu proprio il Cardinal Abbate Alessandro Farnese a determinare un assetto urbanistico, un’impronta artisti­ca con le maestranze che lavoravano a Caprarola, con la consulenza e l’amicizia del Vignola. Grande operazione del  Farnese  fu  la concessione dello Statuto del 1576 che diede alla Comunità una crescita civile. Le tre porte del paese sono:Porta valle (o Porta S.Silvestro), Porta la dentro (o S.Edisto), Porta costa (o S.Maria).
Testimonianza dello sviluppo urbanistico del 1500 sono alcuni grandi palazzi: Palazzo Caccia-Canali costruito nel 1589 dai Cavalieri Caccia, nobili novaresi forse trasferitisi a Roma per servire i Farnese, con le maestranze che stava­no costruendo a Caprarola la Vignolesca Villa Farnese. All’interno ampi saloni alcuni dei quali affrescati.
Del Vignola, legato al paese per il progetto della chiesa di S.Lorenzo e per un’opera di consulenza, si conserva in archivio comunale una lettera autografa, dove l’artista parla espressamente della sua opera prestata alla Comunità di “Santo Resto”. Sempre nello stesso palazzo si conserva un vero tesoro: la famosa croce in legno di bosso, scolpita a mano con scene del nuovo e vecchio testamento, proveniente dall’Oriente e secondo gli ultimi studi, risalente al 1546.
Accanto al palazzo che in origine apparteneva ai Caccia suoi costruttori, nel 1589, sorge il Monastero di S. Croce che nel 1598, ampliandosi, accoglie le monache Agostiniane dell’antica clausura di S.Nicola, occupando il posto del vecchio Palazzo Abbaziale. Guidò questa operazione il Cardinal Abbate Pietro Aldobrandini, importante successore del Farnese. Corre a fianco dell’antico Monastero di clausura agostiniano, la cinta mura­ria fortificata dai Bastioni difensivi Sangalleschi, a difesa del Palazzo Abbaziale e della principale Porta d’ingresso al Paese: Porta Valle.
Da Porta Costa e da Porta la Dentro , si può raggiungere la Chiesa trecentesca di S.Maria Hospitalis, la cui primitiva costruzione è antecedente al 1000, testimonianza di una comunità rurale che vi sorgeva nelle adiacenze. All’interno la chiesa ha pareti e abside affrescate, e conserva due paliotti di altare dell’epoca carolingia. Altri elementi, resti di un ciborio della stessa epoca sono sulla facciata, dove tra l’altro è presente una lapide marmorea, sicuramente proveniente dalla ricca villa romana in loc. Giardino, che descrive un podere. Più in basso sorge la chiesa di S.Edisto con l’annesso cimitero costruito alla fine dell’800, luogo dove in antico doveva sorgere la curtis Sancti Heristi.Nel centro storico si segnalano inoltre alcuni palazzotti come quello Azzimati presso p.za Orazio Moroni e Palazzo Rosati in piazza Carlo Alberto, antica “piazza dello Steccato “.

 

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