da lacitta.eu 20 Settembre 2015
Corchiano La saggezza e l’interesse per il bene comune presenti e diffuse nelle Comunità non avrebbe permesso l’aumento delle tariffe
Giuseppe Fioroni
Le affermazioni dell’onorevole Fioroni sulla Talete sembrano voler attribuire ai governi locali le responsabilità del debito di quattro milioni e mezzo.
E’ ingiusto e non rispondente alla realtà chiamare in causa quelle Comunità locali che hanno assicurato per anni un servizio economicamente sostenibile, hanno costruito acquedotti, fognature e curato reti idriche e sorgenti.
In quella gestione pubblica e partecipata tutti hanno avuto accesso all’acqua a prescindere dalle condizioni socio-economiche e nessuna famiglia in difficoltà ha subito la vergognosa pratica del distacco.
Con la Talete in quanto soggetto di diritto privato, seppur partecipato dal pubblico, i consigli comunali sono stati espropriati e i Sindaci con una delega in bianco e senza alcuna necessità di confronto con le loro Comunità hanno avuto la possibilità di decidere su un bene primario e essenziale come l’acqua.
È così che la Talete ha strappato il governo delle acque alle Comunità e la partitocrazia si è impadronita e ha speculato sul bene comune per eccellenza.
La saggezza e l’interesse per il bene comune presenti e diffuse nelle Comunità non avrebbe permesso quell’aumento delle tariffe, non avrebbe prodotto le scelte dei costosi dearsenificatori non funzionanti e economicamente insostenibili e non avrebbe prodotto il preocccupante debito.
Il referendum del 2011 con i 27 milioni di “Si” ha chiaramente detto fuori l’acqua dal mercato e fuori i mercanti dall’acqua che si traduce in gestione attraverso forme di diritto pubblico (consorzi o aziende speciali) che assicurino il controllo democratico ai Cittadini, la valorizzazione dei lavoratori del settore e la proprietà di un bene indispensabile per la vita di ognuno.
Anche la legge Regionale del Lazio , approvata all’unanimità da più di un anno, favorisce la gestione pubblica dell’acqua attraverso un reale protagonismo delle Comunità e dei governi locali.
Le dichiarazioni che si susseguono, il ritardo ingiustificato della Regione Lazio nell’applicazione della legge, il discusso art.7 dello sblocca Italia tendono a cancellare la volontà popolare del referendum sull’acqua pubblica e a introdurre la gestione privata.
Non sono i Cittadini i responsabili del debito Talete e non potranno essere loro a pagarne le conseguenze.
La Regione , dopo un’accurata verifica, trovi le giuste soluzioni evitando nuove e ingiuste speculazioni.
È proprio il caso di riaffermare ” Si scrive acqua e Si legge democrazia”.
Bengasi Battisti Sindaco di Corchiano
Coordinamento Nazionale Enti locali per l’acqua pubblica