Regione Sicilia: Acqua, ecco il ‘minimo vitale’ Sanzioni in caso di disservizi

“E’ una norma di civiltà – ha commentato il presidente della Regione Rosario Crocetta a margine dei lavori d’aula – è giusto che ogni siciliano abbia garantito il diritto all’acqua, anche le fasce più povere”. L’esame riprenderà il 10.

PALERMO– In Sicilia ogni cittadino avrà garantito un quantitativo “minimo vitale” di acqua per l’alimentazione e l’igiene intima pari a 50 litri al giorno: lo prevede l’articolo 1 del ddl di ripubblicizzazione dell’acqua in discussione all’Ars. “E’ una norma di civiltà – ha commentato il presidente della Regione Rosario Crocetta a margine dei lavori d’aula – è giusto che ogni siciliano abbia garantito il diritto all’acqua, anche le fasce più povere”. L’erogazione del “quantitativo minimo vitale” sarà assicurata, dunque, anche ai morosi per i quali si dovranno prevedere meccanismi alternativi di recupero delle somme, come ad esempio il pignoramento di beni materiali. “E’ un po’ quello che avviene con l’energia elettrica – ha aggiunto Crocetta – quando non si paga la bolletta viene abbassata la fornitura, ma un minimo di energia è comunque erogata”.

E’ ripreso all’Ars l’esame del disegno di legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua. Ieri l’aula ha approvato i primi quattro articoli. Stamane l’aula ha ripreso con l’esame dell’atrticolo 5, che individua i nuovi Ambiti territoriali ottimali,. La seduta, convocata alle ore 9, è iniziata poco dopo le 10.

Le norme approvate

Il riconoscimento dell’acqua come “bene comune pubblico” non assoggettabile a finalità di lucro; nove Ambiti territoriali ottimali; tre possibili modelli gestionali (pubblico, misto o affidamento ad un soggetto privato) da far individuare alle singole Autorità d’ambito. Sono questi i principali contenuti approvati fino ad ora nel disegno di legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua, in discussione all’Ars. Fra ieri e oggi l’Ars ha dato il via libera a 6 dei 14 articoli del testo. Fra le altre norme approvate, anche quella relativa ad un modello omogeneo di tariffe in tutta l’isola (si prevede la “progressiva definizione di un sistema tariffario tendenzialmente unitario”) e la previsione di un “quantitativo minimo vitale” pari a 50 litri d’acqua al giorno da assicurare anche ai cittadini morosi.

L’esame del ddl in aula riprenderà lunedì 10 agosto alle ore 16.

Sì ai privati, ma clausole severe

“Gli articoli del disegno di legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua approvati fino ad ora sanciscono un principio fondamentale: la Sicilia predilige la gestione pubblica e l’affidamento ai Comuni”. Lo dice Giovanni Panepinto, deputato regionale del PD e promotore del ddl sull’acqua pubblica, in discussione all’Ars. “Anche i Comuni che non hanno consegnato gli impianti – aggiunge – potranno continuare a gestirli in maniera diretta. È un risultato al quale ho lavorato fin dal primo giorno, a questo punto l’approvazione della riforma entro i tempio stabiliti è davvero a portata di mano”.

Ma la norma approvata, frutto di una mediazione cercata dall’assessore Vania Contrafatto, per la verità lascia aperte le porte della gestione ai privati. Ma con sanzioni molto pesanti in caso di disservizi. Previste multe da 100 a 300 mila euro al giorno e anche la rescissione del contratto in caso di servizio interrotto per 4 giorni e per almeno il 2 per cento della popolazione. Passa anche la riduzione delle tariffe per gli abitanti qualora il disservizio sia prodotto da enti di gestione pubblici. Prevista l’istituzione di un fondo di solidarietà a sostegno delle famiglie meno abbienti per il pagamento delle bollette.

Le critiche dei grillini

I grillini dal canto loro sono critici. I deputati M5S all’Ars non condividono affatto la piega imboccata dalla norma sulla ripubblicizzazione dell’acqua al bivio della definizione degli ambiti territoriali ottimali. “Una grande sconfitta all’articolo 5 – afferma Valentina Palmeri -. Il cuore della legge è stato stravolto. Le prossime gestioni opereranno, molto probabilmente, all’interno dei confini delle ex province e non dei bacini idrografici, com’è attualmente quindi. L’aula, votando un emendamento a firma del relatore Barbagallo, ha mantenuto l’attuale numero degli ATO a 9 e bocciato il nostro che lo portava a 5. La vecchia politica ha mostrato di non voler cambiare assolutamente nulla. Una legge che regolamenta tutte le acque della regione dovrebbe tenere conto di una suddivisione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) secondo i confini dei bacini idrografici, che secondo diversi studi universitari, sono 5 e non 9. Questo è fondamentale per un gestore affinché non vada in passivo, perché all’interno del bacino idrografico reale il gestore opera in un territorio con un corretto bilanciamento del rapporto acqua/area/utenti/infrastrutture. Tutto rimarrà come prima con delimitazioni di territori che continueranno ad essere senza acqua, quindi con gestioni che opereranno in territori ricchi di acqua e gestioni che opereranno in territori con deficit sia idrici che infrastrutturali”.

“Riproporremo, nel passaggio previsto entro 60 giorni in IV commissione, – annuncia Angela Foti – la perimetrazione con 5 bacini, che è il giusto compendio tra i bisogni di acqua per uso civile, agricolo e industriale”. “Ci auguriamo a questo punto – afferma Matteo Mangiacavallo – che l’assessore al ramo, trovandosi di fronte ad una legge che la obbliga a procedere all’individuazione di 9 nuovi ATO non vada verso la semplificazione amministrativa scegliendo la perimetrazione coincidente con le 9 ex province, e che voglia procedere secondo quanto indicato dalla legge Galli, ovvero perimetrando i confini secondo bacini idrografici”.

Forza Italia: “Riforma farsa”

“Prosegue all’Ars la farsa chiamata riforma dell’acqua. I pomposi proclami crocettiani si infrangono infatti, articolo dopo articolo, sulla banalità delle norme approvate”, lo dichiara l’onorevole Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars. “Se ieri abbiamo contribuito a scongiurare la nascita di una nuova struttura regionale, che avrebbe creato costi gestionali enormi ed incrementato ulteriormente la burocrazia – prosegue l’esponente azzurro –, oggi la maggioranza è riuscita nell’intento di approvare due articoli che sostanzialmente mantengono inalterata la situazione rispetto al caotico passato. Ritornano infatti i 9 Ato, che abrogammo nel 2012, e insieme ad essi una gestione che ha già dimostrato di non funzionare. Il governo PD-Crocetta continua a prendere in giro i siciliani”.

Barbagallo: rispettato il referendum

“Abbiamo lavorato per mantenere fermo l’impianto normativo che mette l’acqua pubblica al centro della riforma: quanto fatto in commissione è stato confermato in aula, il cuore della legge è stato già approvato”. Lo dice Anthony Barbagallo, deputato regionale del PD e relatore del ddl sull’acqua pubblica: l’aula ha approvato i primi 6 articoli, lunedì riprenderà l’esame a Sala d’Ercole.

“A chi oggi si stupisce per il possibile ruolo di soggetti privati nella gestione – aggiunge – dico che non possiamo far finta di non essere in Europa, abbiamo dovuto tenere conto delle indicazioni comunitarie che stabiliscono che non si può impedire l’eventualità della gestione da parte di soggetti misti o privati: ma questo avverrà solo se il servizio sarà economicamente più vantaggioso per la comunità, e per un periodo massimo di 9 anni. La riforma consente inoltre la gestione del servizio idrico integrato da parte dei Comuni, di consorzi di Comuni o di società interamente a capitale pubblico: è questo il miglior modo per portare avanti la volontà espressa col referendum”.

Il capogruppo del Pd Antonello Cracolici: “Con questa riforma l’acqua pubblica non è uno slogan, è una strategia legislativa. Ci siamo mossi nel rispetto delle norme generali sulle modalità di affidamento del servizio idrico con un obiettivo dichiarato: favorire la gestione pubblica rispetto a quella privata”. Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente del gruppo PD all’Ars, a proposito del disegno di legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua in discussione all’Ars”.

Totò Lentini, capogruppo di Sicilia Democratica: “E’ inaccettabile che Siciliacque compri oggi l’acqua dai Consorzi di Bonifica a 5 centesimi al metro cubo per rivenderla, dopo la potabilizzazione, ad un prezzo compreso tra i 79 e i 98 centesimi con un utile inconcepibile. Solo per fare alcuni numeri, ad esempio, il Consorzio di Palermo fornisce a Siciliacque circa 10 milioni di metri cubi prelevati della Diga Garcia mentre per quanto attiene le tariffe di vendita l’AMAP di Palermo vende l’acqua a 40 centesimi al metro cubo. L’acqua – sottolinea Totò Lentini – è un bene pubblico, un diritto di tutti i cittadini che il disegno di legge all’esame del Parlamento siciliano ribadisce con forza. Il Governo e il Parlamento tutto – devono far valere il loro peso e potere di controllo sulle società di gestione. Oggi ci troviamo a rimediare in più settori a sopperire e contrastare scelte scellerate commesse dai passati governi che hanno sottratto ai siciliani i beni più preziosi per arricchire privati che sulla Sicilia hanno lucrato e continuano a farlo. Mi riferisco– ha continuato Lentini – alla vendita degli immobili regionali di maggiore valore e prestigio, a società quali Siciliacque, allo scempio che è stato concesso in materia di banche. E’ incomprensibile, ancora, che in tempi di spending review e di contrazione delle spese Siciliacque continui ad erogare ai propri consulenti tecnici parcelle che arrivano fino a 10 mila euro al mese. Su tutto questo va fatta luce e la Regione deve controllare la corretta attuazione del contratto sottoscritto con Siciliacque al fine di verificare anche se le somme previste dal contratto per investimenti, oggi utilizzate solo nella misura del 30%, non debbano essere destinate piuttosto a ridurre il costo dell’acqua sostenuto dai cittadini. Farò di tutto – ha concluso l’On.le Lentini – affinché Siciliacque operi nell’interesse dei siciliani e mi batterò perché la società torni ad essere totalmente in mani pubbliche. Altro aspetto saliente la definizione di un prezzo unico regionale che consenta a tutti i siciliani di pagare una tariffa uguale a fronte di uguale fornitura, ovviamente differenziando tra acqua potabile e ad uso diverso”.

Giovedì 06 Agosto 2015 – 11:29 da livesicilia.it

 

 

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