La Regione Lazio rimetta il servizio idrico in mano ai Comuni. Deficit di 4 milioni, Talete verso la liquidazione

La Talete è ormai al capolinea e salvo particolari colpi di scena la Regione Lazio, in osservanza alle disposizioni governative, sceglierà di mettere nelle mani dell’ACEA tutto il servizio idrico integrato regionale.
Da tempo i comitati per l’acqua pubblica si battono per la pubblicizzazione e sembra proprio che le indicazioni di milioni di italiani, che non vogliono la privatizzazione dell’acqua, rimarranno inascoltate.
La Regione Lazio, che in un primo tempo ha approvato la legge n 5 /2014 sollecitata dai comitati per l’acqua pubblica, anziché completare i dispositivi di legge con l’approvazione degli ATO, ha preso tempo ed ora arriva la svolta finale, forse attuando la presa in giro finale delle popolazioni.
Tutto predisposto e ci dispiace finisca come avevamo capito da tempo. Questi personaggi politici fanno di tutto pur di arrivare all’obbiettivo finale la privatizzazione dell’acqua, dei trasporti, della sanità in ottemperanza delle leggi del mercato e delle spinte del grande capitale.
Sono veramente questi gli interessi della popolazione?   Gli italiani hanno votato a larga maggioranza nel referendum perché l’acqua sia pubblica. Cioè non vogliono pagare il plus a società come Talete Acea che presentano poi debiti a non finire. La Regione Lazio approvi subito la proposta dei comitati per la definizione degli ATO e rimetta tutto il servizio idrico integrato in mano ai Comuni, diretti interessati alla gestione di un bene pubblico, che deve rimanere pubblico. Non permetta questo furto a danno del popolo. Raimondo Chiricozzi

 

Questo l’articolo in cui si dice che la Talete è ormai al collasso e presenterà i libri in tribunale.

Viterbo – Il rosso in bilancio comunicato ai soci – Futuro incerto per dipendenti e servizio idrico

Talete in rosso per quattro milioni e 300mila euro, la società idrica in liquidazione.

La sostanziosa perdita è stata comunicata ieri ai soci e adesso i passaggi si fanno obbligati.

Va convocata l’assemblea, verosimilmente il 25 e 26 agosto, dove si parlerà appunto del bilancio, quindi la due diligence e il lavoro portato avanti dalla società di revisione.

Quindi i provvedimenti in qualche modo obbligati.

O i soci, ovvero i comuni, ricapitalizzano o Talete va in liquidazione.

Provvedimento da prendere in un’assemblea successiva a quella del 26.

E il servizio? Essendo essenziale non può essere interrotto. Sarà il giudice che dovrà garantire la continuità aziendale.

Talete ha pure 150 dipendenti. In queste ore non staranno dormendo sonni tranquilli. Se si dovesse attivare la procedura di liquidazione, continueranno a svolgere il loro lavoro, in attesa di capire qualcosa sul futuro, mentre si attivano procedure com il concordato fallimentare.

Se il giudice dovesse accordarlo, si bloccano pignoramenti e decreti ingiuntivi. Scene già viste per altre società pubbliche e oggi drammaticamente vicine per Talete.

Perché la salvezza dai comuni finora non è arrivata e appare improbabile che accada il miracolo.

E’ stato a più riprese deciso di ristrutturare il debito della società idrica, ma solo a parole.

Sono stati indetti consigli comunali per ribadire che la gestione dell’acqua deve essere pubblica, ma di ricapitalizzare nessuno ha parlato. O meglio, se ne è parlato anche troppo, ma sul concreto, zero.

Il comune di Viterbo ha deciso, invece, di spalmare il credito che vanta in trent’anni. Segno che già da tempo nutre dubbi sul futuro di Talete.

E gli altri comuni? Lo scenario si fa complicato pure per gli enti locali. Che potrebbero decidere di rinunciare ai crediti vantati per ricapitalizzare la società. O magari ragionare su realtà quali il Siit in un piano di razionalizzazione, ancora operativo. Ma forse è tardi.

E se tutto dovesse avverarsi, come sarà il dopo Talete? Si costituirà un altro carrozzone, un consorzio governato dagli stessi meccanismi finora visti con Talete?

La politica ha già dato su questo fronte e dimostrato di fare acqua da tutte le parti. E l’affidamento al gestore capitolino, salvo miracoli, appare la più probabile.

31 luglio, 2015
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