Serve un cambiamento – Francesco parla a tutti

Pubblicato il 10-07-2015 da Avantionline.it4e011c7a9421a91e7b0f6a706700b85b_MGZOOM

Ingiustizia, disoccupazione, sfruttamento economico e poi ha anche chiesto scusa per i crimini commessi durante l’era coloniale. È un Francesco che da Bogotà non smette mai di ripetere quella che dovrebbe essere la ragione stessa di vita della Chiesa cattolica, ma che soprattutto in America Latina, negli ultimi decenni ha lasciato il posto – salvo eccezioni come quella dell’Arcivescovo di San Salvador, Oscar Romero – a uno scandaloso appiattimento sulle ragioni del confronto tra i ‘blocchi’, al silenzio sui crimini delle peggiori dittature segnando così una distanza abissale dalla linea tenuta da Papa Wojtyla.

E sa bene che in questa terra, per essere ancora più credibile, deve tornare a chiedere perdono per quanto la Chiesa ha compiuto contro i popoli indigeni negli anni del colonialismo, ma nello stesso tempo, chiede pure “a credenti e non credenti”, di ricordare anche i tanti che preti e vescovi che lavorano con mansuetudine e i preti, rimarca a braccio, “uccisi per il Vangelo”.

In Bolivia, Papa Bergoglio è stato accolto da eroe popolare, da simbolo della lotta degli oppressi, in un tripudio di folla che ha pochi precedenti anche per il Vaticano. La cornice perfetta per ricevere un dono particolare dal presidente Evo Morales, una croce fatta con una falce e martello; non la rivendicazione del comunismo, ma certo l’orgoglio di appartenere con i fatti alla schiera di chi si batte in difesa degli oppressi. Un regalo che vent’anni fa avrebbe contribuito ad appiccicare sulla talare bianca l’etichetta di ‘comunista’, ma che oggi nessuno, neppure alla Casa Bianca, sarebbe così stupido da utilizzare.

“L’ho detto e lo ripeto: terra casa e lavoro sono diritti sacri”. E ancora: no alla economia del dio denaro, agli interessi di chi saccheggia la madre Terra, al neocolonialismo e al monopolio della ideologia dei media. A Bogotà ha ribadito i temi già sviluppati nella sua enciclica “Laudato sì”: “Abbiamo bisogno, e vogliamo un cambiamento”. “Parlo di problemi comuni a tutta l’umanità”. “Questo sistema non regge, gli umili lo hanno capito prima degli scienziati”.

Il Papa conferma quella che è ormai la ‘linea’ della Chiesa cattolica per recuperare il terreno perduto, sconfiggere le sette e la distanza dei giovani dalla religione: assumere la guida spirituale della protesta globale, la protesta di masse popolari e il continuo incessante impoverimento provocato dalla globalizzazione e dalla crisi finanziaria ed economica scoppiata nel 2008. Uno spazio vuoto che i movimenti della sinistra, ma soprattutto le socialdemocrazie europee, sembrano incapaci di occupare, narcotizzate dalla propaganda liberista: gli interessi dei potenti, dice Francesco, sono “globali, non universali”.

Ecco la denuncia della economia del dio denaro, del saccheggio della Madre Terra e l’ incitamento ai popoli ad essere artefici del proprio cammino di giustizia.

E non è un caso se riscuote attenzione e sostegno anche tra i non credenti e soprattutto oggi che per l’orrenda strategia del terrorismo dell’Isis, l’idea di religione sembra associarsi soprattutto con il sangue, il dolore, l’orrore.

Francesco sta modificando profondamente l’immagine della chiesa cattolica, non solo con un messaggio assai più moderno e convincente del passato, ma in termini sostanziali. Una rivoluzione che fa di questa istituzione vecchia di duemila anni, pur con tutti i suoi terribili difetti, un qualcosa di più moderno e vivo in grado di contrastare efficacemente la ‘concorrenza’. Una grande lezione per la politica.

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