Sia chiaro a tutti: né Regione né Atac possono decidere la chiusura della linea

Il neo presidente della Provincia Mauro Mazzola

Allarme per la richiesta di chiusura della linea ferroviaria Roma – Civita Castellana – Viterbo da parte dell’Atac? Il neo presidente della Provincia, Mauro Mazzola, preferisce mantenere una posizione di serenità, anche nei toni. “Ho letto la notizia – conferma – ma sinceramente non l’ho ancora approfondita. Nel senso che tra la posizione dell’amministratore delegato di una società partecipata e quella ufficiale della istituzioni interessate, bisogna trovare una sintesi. Posso subito dire che decisioni del genere, qualora dovessero essere prese in considerazione, non spettano soltanto alla Regione, ma ad un’apposita conferenza dei servizi alla quale partecipano tutti gli attori protagonisti: quindi, la Provincia, i Comuni interessati (e non solo quelli della Tuscia), ma anche i rappresentanti dei cittadini e dei pendolari. Insomma un percorso lungo perché questa non è materia che si possa archiviare in quattro battute”.

da viterbopost.it

Decisamente meno tranquilla la posizione del Coordinamento comitati e associazioni per la mobilità del Centro Italia (e la riapertura della ferrovia Civitavecchia – Capranica – Orte) che invece non solo invita a tenere occhi e orecchie ben aperti e attenti, ma che promuove un incontro per sabato prossimo dove dibattere della questione. “E’ necessario allarmarsi e chiedere la partecipazione dei cittadini per porre in essere iniziative di contrasto fermo e deciso, senza dar retta a coloro che pensano tanto non lo faranno mai – si legge in una nota -.  Il pericolo c’è è ed necessario tenere gli occhi bene aperti, anche perché Roma capitale esautora da sempre la nostra provincia.  Occorre evitare di mettere la testa sotto la sabbia alla maniera degli struzzi, quando sentono avvicinarsi un  pericolo”.

Anche Mazzola, comunque, al di là del bon ton istituzionale, figlio anche del ruolo appena assunto, non la manda a dire: “Non pensino di far pagare il conto – sottolinea – a chi tutti i giorni viaggia e usa il treno per ragioni di lavoro e di studio. Sono assolutamente d’accordo con il sindaco di Civita Castellana, Angelelli, quando afferma che ipotizzare di intasare ulteriormente la Flaminia sia una follia, come pure non è neppure pensabile che si buttino via i soldi, e non sono pochi, finora investiti per ammodernare e migliorare la linea ferroviaria. Questa è una battaglia che coinvolge non solo il Viterbese, ma anche tanti comuni della provincia di Roma che sarebbero fortemente penalizzati dall’eventuale chiusura di quella tratta”.

Insomma, c’è una consistente e trasversale “linea Maginot” di opposizione alle richieste dell’ad di Atac, Broggi, che al momento regge e che è intenzionata a dare battaglia. “I burocrati delle aziende ferroviarie siano FS o Atac – aggiunge ancora il Comitato –  spesso appoggiati dalla politica, non pensano al miglioramento dei servizi per tutti i cittadini. La politica solo italiana dei rami secchi ha portato alla eliminazione di chilometri e chilometri di ferrovie, che avrebbero potuto contribuire alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e al non depauperamento di beni pubblici. Anziché migliorare le ferrovie, per giustificare le chiusure, ne hanno ridotto i servizi, con il contestuale favore fatto ai trasportatori  stradali. I burocrati delle ferrovie prima fanno divenire secchi i rami e poi tagliano il ramo”.

La stazione della Roma - Viterbo in viale Trieste

E ancora: “I cittadini del Viterbese hanno in proposito esperienza da vendere. Le manovre sono loro riuscite per la Civitavecchia – Capranica – Orte, favorite da una piccola frana che portò alla chiusura della tratta Civitavecchia Capranica e poi, con la riduzione dei  servizi, anche dell’altra tratta da Capranica  a Orte.  Ci sono anche altre manovre in atto quali il declassamento della stazione di Capranica, nodo centrale di ben tre linee ferroviarie;  oltre che favorire il trasporto viaggiatori con pullman tra Viterbo e Orte, anziché per ferrovia Viterbo – Attigliano – Orte. La giustificazione della mancanza di finanziamenti non regge, perché siamo di fronte alla solita strategia, solo italiana, messa in atto per favorire  il trasporto su strada, anziché su ferro”.

“Il Consiglio provinciale di Viterbo – conclude  il Coordinamento comitati e associazioni per la mobilità del Centro Italia – all’unanimità ha approvato il Piano di bacino dei  trasporti, redatto dall’Università La Sapienza. Questa e solo questa è la volontà politica, che condividiamo, perché propone il riequilibrio territoriale, e che vorremmo venisse recepita da chi deve attuare le indicazioni politiche”.

17 maggio 2015 – 04:00 | 0 Commenti

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