Il Grande Dittatore – di Chaplin per la prima volta a teatro con Massimo Venturiello

"Il Grande Dittatore" di Chaplin per la prima volta a teatro con Massimo Venturiello

TEATRO

“Il Grande Dittatore” di Chaplin per la prima volta a teatro con Massimo Venturiello

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L’attore reinventa il ruolo che fu dell’attore inarrivabile e suo è anche l’adattamento teatrale mentre la regia è condivisa con Giuseppe Marini. Protagonista femminile è Tosca. Lo spettacolo è in  scena al Teatro della Corte di Genova


Del film di Charlie Chaplin del 1940 Il grande dittatore col nazismo di Hitler e col fascismo di Mussolini sottoposti a caricatura, e con un – inconsapevole, per Charlot, all’epoca – grido d’allarme beffardo e pantomimico sul reale genocidio in corso ai danni degli ebrei, ci sono state più edizioni cinematografiche. Da noi la pellicola uscì con 25 minuti di tagli solo nel ’49, poi si registrò una nuova riproposta del ’72 con doppiaggio di Hitler affidato a Oreste Lionello e con ulteriori perdite di scene tra cui evidentissima la cancellazione della parte in parodia di Rachele Mussolini che all’epoca era ancora in vita, ma seguì pure un’altra versione in videocassetta nell’88, finché il film fu poi rivalorizzato da un restauro integrale (pur se con accostamenti stridenti fra audio storico e spezzoni ex censurati) per rivenire alla luce ed essere ridistribuito nel 2002.

Mai però Il grande dittatore era stato adattato al palcoscenico. Ora gli aventi diritti hanno concesso che la storia fosse teatralizzata, prendendo per la prima volta il ritmo, il parlato e l’impianto di uno spettacolo dal vivo. Ad assicurarsi l’impresa che equivale a un debutto mondiale, a firmare l’adattamento, a condividere con Giuseppe Marini la regia, e a co-interpretare con Tosca una sorta di chapliniana commedia con musiche ripensata alla Brecht, è adesso Massimo Venturiello, e l’allestimento viene battezzato queste sere, fino a domenica 19, al Teatro della Corte di Genova.

Viene annunciato un accostamento con La resistibile ascesa di Arturo Ui di Brecht che è un dramma del 1941, altra metafora di una crescita hitleriana. Viene reso noto che il tema del doppio ha fatto progettare una specularità in più oltre quella d’origine cui assolveva Chaplin: accanto alla duplicità del mite barbiere ebreo vittima, nel ghetto, di angherie ad opera dei soldati tedeschi in un’immaginaria (neanche troppo) Tomania, con clamorosa risorsa finale di una sua somiglianza strettissima col volto del Führer da strapazzo Hynkel al posto del quale il Figaro inerme fa un famoso discorso umanitario, qui s’aggiunge, come da locandina, l’impegno raddoppiato di Tosca nei panni sia di Anna, la bella ragazza anche lei ebrea che entra in intimità col barbiere, sia in quelli di grottesca moglie di Napoloni alias Duce, ovvero una supercreatura emiliana con stazza di 150 chili.??

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È di scena al Teatro Duse di Genova “Il Grande Dittatore”, il capolavoro che Charlie Chaplin scrisse per il cinema nel 1940 e che adesso, per la prima volta, vive nell’adattamento teatrale dopo l’OK degli eredi. A interpretare la parodia grottesca di Hitler e Mussolini è Massimo Venturiello. Al suo fianco, una bravissima Tosca

Viene fatto intendere che ora Il grande dittatore connette dal vivo la sua valenza brechtiana, il suo promiscuo apologo sospeso tra buono e cattivo, e la sua ridicolaggine di un mistero del potere invaso da un delirio etico, molto rifacendosi alle musiche originali dello spettacolo che sono di Germano Mazzocchetti, un binario su cui scorrono le canzoni eseguite (a tratti anche in yiddish) da Tosca, da tutti, e in un caso da Venturiello. E come insegna il film, ci sono le sagome cialtronesche del suddetto Mussolini (Lalo Cibelli), di Goebbels (Camillo Grassi), di Goering (Nico Di Crescenzo), oltre a gente varia del ghetto, e a un ex ufficiale germanico.

Il lavoro prodotto dalla Società per Attori non riproduce alla lettera i pezzi di bravura del film, ma viene fatto sapere che il mappamondo con cui giocava Chaplin/Hynkel adesso è proiettato o è maneggiato fuggevolmente in scala ridottissima, che la sequenza del taglio della barba a ritmo di Brahms ora è un funambolismo assai più energico e vorticoso. E a tutti quelli che, venendo a patti con una voce franca e quasi stoica come quella di Tosca, volessero obiettare che la stazza mastodontica di Venturiello ha poco a che vedere con la silhouette gentile di Chaplin a sua volta alle prese con un microdimensionato Hitler, alcuni testimoni garantiscono che Venturiello ha l’umiltà del barbiere e la sagoma di un tiranno destinato, come tutti i tiranni, alle prese in giro.

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