Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Registrazione audio e video del Convegno e pubblicazione degli atti online.
INTERVENTI: Il programma è in via di definizione e sarà aggiornato a breve con ulteriori numerose integrazioni.
Tra i primi nomi illustri: Carmelo Barbagallo(Segretario Generale UIL), Michael Braun(Direttore Fondazione Friedrich-Ebert), Giorgio Benvenuto(Presidente Fondazione Buozzi / Fondazione Nenni), Carlo Fiordaliso(Presidente Istituto di Studi Sindacali Italo Viglianesi), Guglielmo Loy(Segretario Confederale UIL), Silvana Roseto(Segretaria Confederale UIL), Walter Tocci(Senatore PD), Enza Bruno Bossio(Deputata PD), Tiziano Treu e Cesare Salvi.
E’ previsto, inoltre, e divulgato a breve, il contributo di personalità estere, di tecnici e di rappresentati del Governo.
MODERA: Antonio Passaro (Capo Ufficio stampa UIL)
Perchè l’Italia è tra i pochi Stati in Europa, a non avere un reddito minimo garantito per i disoccupati e misure di contrasto alla povertà?
Perchè nel nostro Paese vige una cultura ostile a forme redistributive che negli altri Stati europei sono universalmente condivise?
Un cittadino ogni quattro in povertà relativa, uno ogni dieci indigente, secondo i recenti dati diffusi dall’Ocse e dall’Istat imperniati sull’impoverimento della popolazione italiana.
Secondo le due indagini gli italiani risultano essere più poveri del 30% rispetto ai cittadini degli altri Stati europei sviluppati. Inoltre, nei nostri confini nazionali il 26% della popolazione versa in una condizione di povertà relativa ed oltre il 10% è in povertà assoluta.
Alcuni studi dimostrano che i Paesi che non hanno forme di tutele e protezioni sociali per i disoccupati e non hanno politiche di lotta alla povertà e all’esclusione sociale hanno un altissimo debito pubblico. Si potrebbe quasi azzardare un’ipotesi, rovesciando alcuni luoghi comuni, che l’assenza di un sistema di protezioni sociali non solo aumenta la
povertà ma contribuisce – paradossalmente – ad aumentare il debito pubblico. In altri termini i costi sociali della disoccupazione, della povertà e dell’esclusione sociale, sono maggiori delle politiche redistributive e di un “Welfare forte”.
Il welfare moderno è redistributivo, non individua ceti, gruppi, categorie e non è clientelare ma universalistico. In tutti i Paesi europei le politiche che prevedono un reddito di inclusione sociale hanno dimostrato di creare maggiore autonomia, maggiore disponibilità al rischio d’impresa.
È proprio l’assenza di politiche di welfare universalistico che produce debito, poiché impedisce l’efficienza sociale. Le politiche di welfare particolaristiche-corporat
In Italia è una scelta plausibile e condivisa dai Partiti?
Il Convegno vuole approfondire le ragioni della nostra anomalia ed avanzare, dopo un’analisi comparata con gli altri Stati europei, alcune proposte concrete che partano dall’importante lavoro svolto dalla UIL in questi anni.