L’Ue bacchetta ancora l’Italia: pesanti ritardi su sistema idrico

 

DA QDS di Redazione

Rapporto Arpa 2015: oltre la metà delle case dei siciliani non dispone di allaccio alla rete fognaria. A 21 anni dalla legge Galli, 5 le Regioni senza assetto degli enti d’ambito e gestori

ROMA – Tre italiani su dieci non sono ancora allacciati a un sistema di fogne o depurazione. Al Sud ancora 9 milioni di persone hanno problemi di qualità e quantità dell’acqua. Questi alcuni dei dati forniti dalla Struttura di missione #Italiasicura della presidenza del Consiglio dei ministri in occasione del convegno “Stati generali delle acque pulite” cui sono intervenuti Gianluca Galletti, ministro dell’Ambiente, Claudio De Vincenti, vice ministro dello Sviluppo economico ed Erasmo D’Angelis coordinatore della Strutta di missione.

Nel settore idrico l’Italia ha accumulato 20 anni di ritardi nella riorganizzazione del servizio idrico, con una discriminazione tra cittadini di serie A (3/4 degli italiani del centro-nord) e serie B (gran parte del Sud con aree che sembrano in via di sviluppo). Sulle tariffe l’Italia è 3 o 4 volte sotto la media europea, ultima su 28 paesi insieme alla Romania. Il dato vero, per l`Italia, è di 160 euro in media l`anno di spesa per l`acqua, per una famiglia, che consuma in media 100 metri cubi l`anno (1,66 euro a metro cubo).
Un caso esemplare dei ritardi è quello della Sicilia. Come ha scritto l’Arpa Sicilia in un report del 2015 “case e uffici di oltre la metà dei siciliani non sono allacciate a una rete di fognatura o a un depuratore, il 30% dei depuratori rilevati non è controllato, un terzo del restante 70% sui quali si effettuano i controlli non funzionano. Nel dettaglio, quasi 2 milioni di persone scaricano nei corsi d’acqua, nel mare, nelle campagne o dove capita”.
A 21 anni della legge Galli del 1994 che dettava le regole per la gestione dell`acqua, cinque Regioni non hanno ancora definito l`assetto degli enti d`ambito e i gestori: Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e Molise. In Sicilia e Calabria l’accesso all’acqua potabile non è garantito, così come non esistono sistemi di collettamento e depurazione.
La criticità per gli acquedotti, in particolare al Sud, esclusa la Puglia, vede circa 9 milioni di persone ancora con problemi di quantità e qualità di acqua al rubinetto, le stesse dispersioni in rete, conferma l’Istat, al 37% a livello nazionale sono circa il 50% al Sud (bisogna inviare due litri per utilizzarne uno) e sono direttamente proporzionali agli investimenti sulla rete. Si registra un peggioramento rispetto al 2008, quando le dispersioni di rete erano nel Centro-Sud poco superiori al 40%. Sono invecchiati tubi e impianti e mancano manutenzione (escluso Puglia e Abruzzo).
E 3 italiani su 10 non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori, con quasi la maggioranza di chi vive in Sicilia, in Calabria, Campania, un 30% in Lombardia e Friuli. L’ultimo screening Ue disponibile del 2011 non lasciava dubbi: siamo in ritardo sulla capacità di depurazione, e i livelli di allacciamento a fognature e depuratori nelle 86 città con oltre 150.000 abitanti equivalenti, vedeva il 21,8% non connesso a fogna e il 41,9 non in regola con il trattamento secondario.
A quasi 10 anni dal termine ultimo (2005) per la messa a norma dei sistemi fognari e depurativi prevista dalla Direttiva Ue del ‘91/271 l’Italia registra un forte ritardo nel rispetto degli obblighi assunti come Stato membro. Questa situazione ha condotto già a due condanne della Corte di Giustizia Europea e all`avvio di una terza procedura di infrazione che porterà inesorabilmente, se non si interviene con forza e determinazione sbloccando l`immobilismo cronico, alla terza sentenza di condanna, ed alla irrogazione di pesanti sanzioni.

Tags: Ue, Risorsa Idrica

 

 

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