Più pulite aria e acqua targate Ue, ma ancora lontani da obiettivo 2050


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Aria e acqua più pulite, meno rifiuti portati in discarica e un maggior numero di risorse viene riciclato. Eppure l’Europa è ancora lontana dall’obiettivo di “vivere bene entro i limiti del nostro pianeta” entro il 2050, come previsto nel settimo Programma d’azione europeo per l’ambiente. Lo rileva la valutazione quinquennale “L’ambiente in Europa – Stato e prospettive nel 2015” (Soer 2015) dell’Agenzia europea dell’ambiente, pubblicata oggi.

Le sfide? Arginare la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico. “La nostra analisi mostra che le politiche europee hanno affrontato con successo le numerose sfide ambientali nel corso degli anni – commenta Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea – Tuttavia evidenzia al tempo stesso che continuiamo a danneggiare i sistemi naturali che sostengono la nostra prosperità”.

“Abbiamo 35 anni di tempo per assicurarci di essere certi di vivere in un pianeta sostenibile entro il 2050 – continua Bruyninckx – Questa data può sembrare lontana ma per raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo agire adesso. Le nostre azioni e i nostri investimenti devono diventare ancora più ambiziosi e coerenti. Molte delle decisioni prese oggi determineranno il nostro modo di vivere nel 2050”.

Iniziamo dal capitale naturale. Secondo lo studio, la biodiversità continua a essere erosa: il 60% delle valutazioni relative a specie protette e il 77% di quelle relative a diversi tipi di habitat considerati hanno evidenziato uno stato di conservazione sfavorevole. Laqualità dell’acqua dolce è migliorata negli ultimi anni, tuttavia circa la metà dei corpi idrici d’acqua dolce in Europa difficilmente raggiungerà il “buono stato ecologico” nel 2015.

La biodiversità marina e costiera rappresenta un ambito di particolare preoccupazione. Le pressioni comprendono danni al fondo marino, inquinamento, specie esotiche invasive e acidificazione. La pesca eccessiva è diminuita nell’Atlantico e nel Baltico, tuttavia non nel Mediterraneo che mostra un quadro negativo, con il 91% degli stock valutati soggetti a eccessivo sfruttamento nel 2014.

Meno del 6% della superficie coltivata dell’Europa è stata utilizzata per l’agricoltura biologica nel 2012, con grandi differenze tra i Paesi. Guardando al futuro, si prevede che gli impatti del cambiamento climatico intensificheranno le pressioni e gli effetti e che persisteranno le cause della perdita della biodiversità.

Per quanto riguarda l’efficienza delle risorse, il consumo interno è stato di 16,7 tonnellate pro capite nel 2007 ed è sceso a 13,7 tonnellate nel 2012, in parte a causa del crollo del settore edile in alcuni Paesi. La gestione dei rifiuti è migliorata negli ultimi anni, con un calo dei rifiuti prodotti e conferiti in discarica. I tassi di riciclaggio sono aumentati in 21 Paesi tra il 2004 e il 2012, mentre i tassi di smaltimento in discarica sono diminuiti in 27 su 31 Paesi (per i quali sono disponibili dati).

I Paesi dell’Aea hanno raggiunto un tasso medio di riciclaggio del 29% nel 2012, rispetto al 22% nel 2004. Le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite del 19% a partire dal 1990, nonostante un aumento del 45% della produzione economica. L’uso di combustibili fossili è diminuito, così come le emissioni di alcuni inquinanti derivanti dai trasporti e dall’industria.

La crisi finanziaria del 2008 e le successive difficoltà economiche hanno contribuito inoltre alla riduzione di alcune pressioni ambientali. Resta da vedere se i miglioramenti saranno duraturi. Le attuali politiche condivise non sono sufficienti per il raggiungimento a lungo termine degli obiettivi ambientali dell’Europa, come la riduzione dell’80-95% delle emissioni di gas a effetto serra.

La buona notizia è che le politiche ambientali hanno prodotto miglioramenti sulla qualità dell’acqua potabile e delle acque di balneazione e hanno ridotto l’esposizione ai principali inquinanti pericolosi. Ma l’inquinamento atmosferico e acustico continua a produrre gravi effetti sulla salute nelle aree urbane. Nel 2011, circa 430.000 decessi prematuri nell’Ue sono stati attribuiti alle polveri sottili, mentre l’esposizione al rumore contribuisce ad almeno 10.000 morti premature dovute a malattie cardiache ogni anno.

Il crescente uso di sostanze chimiche, in particolare nei prodotti di largo consumo, è stato associato a un evidente aumento dell’insorgenza di malattie e disordini endocrini nella popolazione. Si presume che i miglioramenti previsti per la qualità dell’aria non saranno sufficienti a prevenire i danni, mentre è previsto un peggioramento degli impatti derivanti dal cambiamento climatico. Ilsettore dell’industria ambientale è cresciuto di oltre il 50% dal 2000 al 2011 ed è uno dei pochi settori ad avere prosperato in termini di ricavi e posti di lavoro dall’inizio della crisi finanziaria del 2008.

La relazione in conclusione afferma che sebbene la piena adozione delle politiche esistenti sia fondamentale, né le politiche ambientali attualmente in vigore, né i successi in termini di efficacia guidati da fattori economici e tecnologici saranno sufficienti a raggiungere la “Visione 2050 “ dell’Europa.

Articolo pubblicato il: 03/03/2015

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