La conferma sembra arrivare anche dal recente “Rapporto pesticidi nelle acque 2011-2012” dell’ISPRA che indica un aumento della varietà delle sostanze riscontrate: si è passati dalle 118 del 2007-2008, alle 166 del 2010, fino alle 175 del 2012, per lo più erbicidi, ma con un aumento di fungicidi e insetticidi.
Per la prima volta i dati sono comparati con i limiti di qualità ambientale anziché con quelli dell’acqua potabile. Nelle acque superficiali il 17,2% dei punti monitorati ha presentato concentrazioni di pesticidi superiori ai riferimenti (si tratta di sostanze come il glifosate, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina) e in quelle sotterrane i superamenti hanno riguardato il 6,3% dei punti totali per sostanze come il bentazone, il metalaxil, la terbutilazina e la desetil-terbutilazina, l’atrazina e l’atrazina-desetil, l’oxadixil, l’imidacloprid, l’oxadiazon, il bromacile, il 2,6-diclorobenzammide e il metolaclor.
In ogni caso nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 56,9% dei punti campione e in quelle sotterranee nel 31% dei casi. Tutte sostanze che vanno a finire nel nostro piatto e che inquinano le acque, ecco perché il Tavolo delle Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, costituito da 14 associazioni (AIAB, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio, Firab, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Slowfood, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura,SIEP, UpBio, WWF) lancia l’allarme e pone l’attenzione sul Piano di Azione Nazionale (PAN) relativo all’utilizzo sostenibile dei pesticidi previsto dalla direttiva europea 2009/128/CE e adottato in Italia solo nel 2014 con il D.M. 35/2014. I rappresentanti del coordinamento di associazioni sostengono che:
Il Piano italiano non contiene proposte concrete per tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente. Non è prevista una sensibile riduzione delle sostanze chimiche in uso, ma solo l’obbligo dal novembre 2015 di rispettare ciò che andrebbe rispettato per legge, ossia le prescrizioni contenute sulle etichette degli agrofarmaci.
Il rischio è che le multinazionali della chimica continuino a condizionare l’applicazione delle politiche europee nel nostro Paese e la destinazione di miliardi di euro di soldi pubblici che verranno spesi da qui al 2020 con l’applicazione della PAC, la politica agricola comunitaria.
Si fanno pressioni inoltre perché i provvedimenti di attuazione del PAN possano essere fatti nella più completa trasparenza, vista anche l’importanza delle questioni. A tal proposito il Tavolo delle associazioni ha chiesto un incontro al ministro dell’Agricoltura e alle Regioni. Le lettere sono state inviate ancora all’inizio di dicembre, ma finora nessun segnale di risposta.