per salvare vite umane

pubblichiamo l’appello che la sinistra socialista fa ai parlamentari PSI PD SEL

Ai Parlamentari di PSI, SEL, PD.

A seguito della ennesima immane tragedia consumatasi, nel Mediterraneo, a poca distanza dalle coste italiane, la” Sinistra Socialista ” e la ” Lega dei Socialisti “, certi che tale funesto evento debba , in ogni modo, fungere da spartiacque tra quanto fatto fino ad ieri e quanto si dovrà invece cominciare a far sin da subito, al fine di evitare altre simili sciagure, si fanno promotori di una seria proposta che intende inserirsi, a pieno titolo, in un progetto per un nuovo e più ampio ruolo dell’Italia nelle relazioni internazionali e per la riorganizzazione del suo sistema paese attraverso un nuovo modello di sviluppo.
Tale nuova visione, di trasformazione dell’azione della cosa pubblica, non dovrà più favorire sistemi nazionali e sovranazionali, che troppo spesso si rivolgono e guardano al solo aspetto finanziario, o spesso, più semplicemente, colpevolmente astratti, ma relazioni umane, dirette, lavoro, cooperazione e mutuo soccorso quali strumenti per superare il momento di crisi mondiale che è primo motore dei tragici eventi bellici che stanno turbando la vita di milioni di persone in tutto il mondo e nei paesi nordafricani in particolare, costringendoli al forzato abbandono dei propri luoghi. Questo documento si rivolge ai parlamentari italiani del PSI di SEL e del PD, a tutti coloro che, pur militando in altre compagini politiche, si riconoscano nell’alveo del Partito Socialista Europeo e si riconoscano negli ideali di fratellanza che sottendono e sorreggono l’istituto dell’Internazionale Socialista, e chiede a chiunque voglia aderirvi, di impegnarsi , nei luoghi e con gli strumenti che più si ritiengono opportuni, acchè tale proposta giunga, al più presto in aula ed a conoscenza del governo esecutivo. La tragedia di Lampedusa, ultimo atto di una carneficina che dura da vent’anni, e che dal 1988 ad oggi ha prodotto quasi 20.000 vittime, fra morti e dispersi, sulle rotte che dall’Africa del Nord portano a Lampedusa, ovvero circa 2 morti al giorno, con un picco di 2.352 morti, ovvero 6 al giorno, nel 2011, non può più essere relegata ai meri atti formali di condoglianza, o ai comportamenti di circostanza. Occorre dare una risposta, che sia prima di tutto nazionale, a questa tragedia, una risposta che si occupi dei vivi e dei malati, una proposta che preceda il più possibile quella della realizzazione di fosse comuni o cimiteri da costruire per accogliere le salme dei poveri migranti oramai defunti. Le richieste di aiuto al Consiglio europeo, che potrebbe intervenire con direttive specifiche attraverso il Frontex , seppur legittime e forse anche necessarie per una azione di coordinamento sovranazionale, devono, quindi , a nostro avviso, rappresentare il punto di arrivo e non di partenza, una proposta già strutturata all’interno di un processo politico che avvenga all’interno del panorama politico nazionale. Sarebbe, inoltre paradossale ed inutile pretendere rispetto verso una autonomia di governo nella cosa pubblica senza poi essere in grado di approntare risposte determinate, fattibili e circostanziate. Ed il socialismo, per sua natura vicino ai più sfortunati, ha il dovere etico di proporre una risposta ad un governo di centro-sinistra-destra, come quello di Letta, che sembra incapace, per i veti reciproci che lo caratterizzano, di fornire una risposta strutturale. Una risposta che deve passare, in primo luogo, per una revisione profonda della legislazione, in primis della Bossi/Fini, con priorità a quegli aspetti normativi che di fatto ostacolano le attività di soccorso privato ad imbarcazioni di migranti in difficoltà. Ma che deve anche dare immediatamente una soluzione di civiltà a favore dei disperati che viaggiano verso l’Europa, culla di civiltà e tolleranza, alla ricerca di una vita migliore. Proponiamo l’apertura di un vero, strutturato e stabile” CORRIDOIO UMANITARIO ” che attraversi il Mar Mediterraneo, con particolare riferimento alle rotte principali che dal Nord Africa attraversano il canale di Sicilia in direzione della Sicilia, ma anche alle rotte che collegano l’Algeria con la Sardegna. Tale ” canale ” deve, innanzitutto, garantire la sicurezza, l’incolumità di uomini, donne, bambini che abbandonano la loro terra, in fuga da guerre ed in cerca di condizioni di vita accettabili. Per questo motivo, tale struttura organizzativa, deve porre le proprie basi su imbarcazioni che incrocino costantemente le rotte di navigazione dei profughi e dei migranti e non si limitino ad interventi di pronto soccorso dal carattere emergenziale. Chiediamo e proponiamo, con il presente comunicato / appello , che lo Stato Italiano a tal fine, si doti, a partire dal 2014, di almeno due ” NAVI BIANCHE “, capienti navi ospedale attrezzate per il salvataggio, la cura ed il successivo trasporto a terra , a mezzo velivoli, delle persone tratte in salvo. Tali navi, che a secondo di necessità potrebbero intervenire anche lungo le coste italiane, per portare soccorso alla popolazione in altre situazioni di emergenza e pericoli ( onde anomale, terremoti,etc ), dovrebbero, a nostro avviso essere inserite nella flotta della Guardia Costiera e navigare 365 giorni l’anno, lungo la rotta dei barconi della disperazione. Nel 2014 andrà in dismissione la corvetta Urania, della Marina Militare Italiana, attualmente di stanza a Milazzo ed utilizzata per pattugliamento relativo all’immigrazione. Inoltre, entrerà in dismissione la fregata Espero. Con una spesa pari, al massimo a 200 Meuro, tali navi possono essere private dei sistemi d’arma e della CoC, montando container shelter per ospedale e ambulatorio, sfruttando l’ampia superficie prodiera derivante dall’eliminazione del cannone anteriore, e sfruttando la superficie poppiera per l’elicottero di soccorso. Tali navi dovranno operare in stretto raccordo con l’unità di Medicina umanitaria delle immigrazioni che sorgerà a Lampedusa, secondo quanto annunciato dalla Regione Sicilia. I relativi lavori possono essere finanziati dal risparmio ottenuto dalla cancellazione di appena due F 35 rispetto al lotto di 90 già ordinati. Ogni F 35 costa infatti circa 120 Meuro. Si otterrebbero inoltre enormi benefici ambientali, dal mancato affondamento in mare delle due suddette navi “radiate” (che, essendo militari, non sempre sono costruite con materiali ecosostenibili) o dalla non rottamazione delle suddette navi, che, tra l’altro, come dice il libro verde della Commissione sulla migliore demolizione delle navi, producono, dalla loro demolizione, morchie, oli, vernici, metalli pesanti, PVC, PCB (bifenili policlorurati) e forse anche amianto. E’ evidente, inoltre, come sottolineato dalla stessa Commissione, che la demolizione di navi militari non è affatto una attività economicamente redditizia. I lavori, se iniziano rapidamente, potranno essere conclusi sfruttando il rallentamento dei flussi connesso all’inizio del periodo invernale. Accanto a ciò, si chiede di far sorgere, sulla costa meridionale della Sicilia, un centro operativo unico per le operazioni di soccorso in mare di profughi ed immigrati nel Canale di Sicilia, che coordini, in autonomia e possibilmente senza dover passare per le istruzioni operative di Maricogecap, le attività di pattugliamento e di soccorso in mare dei mezzi operanti nel Canale di Sicilia e nel Mediterraneo occidentale appartenenti alle guardie costiere italiana, maltese e spagnola, ed inoltre anche i mezzi marittimi, sempre operanti nel medesimo quadrante marittimo, di Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri. Tutte queste forze dovrebbero essere messe in condizioni di svolgere un addestramento comune, prevedendo la possibilità di estendere la convenzione alle marine libica, algerina e tunisina. Il comando di tali operazioni, dovrebbe essere assunto a turnazione delle diverse forze nazionali partecipanti, nazioni che, per una più efficace soluzione del problema, sarebbe opportuno mettessero in comune uomini, mezzi e procedure operative. Il costo dell’approntamento di tale comando comune e dell’addestramento potrebbe essere condiviso fra Italia e Spagna, e offerto gratuitamente ai Paesi nordafricani che volessero partecipare al programma. Tale costo, per la parte italiana verrebbe ad ammontare ad una cifra di circa circa 50 Milioni di euro, cifra che si potrebbe mettere a carico del programma “Approntamento e impiego delle forze navali” già presente nel bilancio dello Stato, pari a 1,9 miliardi per il 2014, stornando quindi risorse all’approntamento della squadra navale d’altura, per focalizzarle sulla priorità di migliorare la capacità di soccorso in mare.

Sinistra Socialista
Lega dei Socialisti

 

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