E’ morto Pino Daniele, anima di Napoli: stroncato da un infarto

Da anni soffriva di cuore: il sindaco De Magistris proclama il lutto cittadino

di Matteo Cruccu

 Pino Daniele al concerto di Capodanno 2013 ai Fori Imperiali di Roma
Pino Daniele al concerto di Capodanno 2013 ai Fori Imperiali di Roma
shadow

Per quasi un quarantennio è stato sinonimo di Napoli in musica. Quella colta, sempre alla ricerca di un ponte tra la straordinaria ricchezza sonora della città e il mondo di fuori, il Delta del blues o il jazz di New Orleans. Ma anche quella popolare, con canzoni che hanno aggiunto colore e anima alla sua terra, già in questo assai vivace di suo. Per questi e mille altri motivi ci mancherà Pino Daniele, portato via da un infarto a nemmeno sessant’anni .

La conferma è arrivata dalla figlia

A dare la notizia per primo Eros Ramazzotti su Twitter, grande amico del cantautore. La conferma è poi arriva dalla figlia che nella notte tra domenica e lunedì ha commentato: «È un momento terribile» e quindi dal manager storico, Ferdinando Salzano. Daniele si sarebbe sentito male nella sua casa di campagna in Toscana, e la corsa in ambulanza sarebbe servita a poco. Una scomparsa improvvisa, ma non figlia di cliché, il rocker che paga i vizi di una vita: no, Pino aveva sempre sofferto di cuore (aveva da bypass), malattia condivisa con l’amico Troisi, stroncato egli ancora più presto.

shadow carousel
E’ morto Pino Daniele. Avrebbe compiuto 60 anni a marzo
Lutto cittadino

E Napoli ricorderà degnamente uno dei suoi figli più riusciti: sarà lutto cittadino a Napoli nel giorno dei funerali di Pino Daniele. L’intenzione del sindaco di Napoli Luigi de Magistris («sono sconvolto» le sue prime impressioni a caldo) sarà concretizzata a breve con un’ordinanza. Ma anche altre iniziative si prospettano nei prossimi giorni : «Non basta il lutto cittadino -ha aggiunto il sindaco- metteremo a punto, con la Giunta, iniziative importanti, grandi e originali perché lui è unico. Faremo qualcosa di adeguato alla sua grandezza».

Pieno di progetti

Una morte improvvisa, anche perché Pino era pieno di energia: nell’estate aveva riproposto il suo storico album «Nero a Metà» con la band originale, l’acme all’Arena di Verona . E si sentiva pronto per partire verso nuove avventure e nuovi dischi,dopo una carriera straordinaria (di cui potete votare la canzone più bella, qui): «quando avevo 30 anni, mi vedevo a 60 come un vecchio. Ora guardo a gente come Eric Clapton che ne ha dieci anni di più. E mi sento sollevato» aveva detto di recente. L’ultima apparizione a un concerto di Capodanno, a Courmayeur. Non sapremo mai se sarebbe invecchiato come Eric.

Terremoto jazz-blues

Ebbene, a partire dal 1975 Pino Daniele irrompe nel mondo della musica come un terremoto, in particolare nelle sicurezze fino ad allora granitiche della melodia partenopea:a partire dal 1975 , coi Napoli Centrale, complesso eroico guidato dal nero dei Quartieri, James Senese, portò a dialogare il Golfo con la musica d’America, il blues e il jazz, inizialmente prestando il basso e poi la chitarra alle cavalcate strumentali della band.

shadow carousel
Amici e artisti: il dolore per la scomparsa di Pino Daniele sui social
Da solo

Poi si sente pronto per andare da solo. I primi quattro album, da «Terra mia» a «Vai mo», dal 1977 al 1981, con «Nero a Metà» che è più di una dichiarazione d’intenti, riscrivono la tradizione, la reinventano: Pino non rinuncia al vernacolo, vedi «Napulè è», amara canzone manifesto della città più bella e al contempo più brutta del mondo. O «Je so pazzo», divertente e autoironica.

Con l’amicissimo Massimo Troisi

Ma è il tappeto musicale, ricco delle esperienze con i Centrale, arioso, internazionale a rendere unica la miscela di Daniele. Che firma intanto le colonne sonore dell’amicissimo Troisi, da quel momento inscindibili sottotracce del memorabile, ad esempio, «Ricomincio da Tre»

Le collaborazioni con i grandi

E infatti, del suo genio, si accorgeranno presto oltre frontiera. Se Pino sarà uno dei pochi eletti ad aprire il concerto miliare di Marley nel 1980, a San Siro, saranno poi in tantissimi a voler lavorare con lui: da Eric Clapton, grande amico personale , a Pat Metheny, da Chick Corea a Wayne Shorter. Colto e popolare insomma si intrecciano sempre: la caratteristica voce acuta, la chitarra suonata sempre con pulizia e precisione, e elettrica e acustica, diverranno un binomio inscindibile nel racconto della musica italiana, nelle notti d’estate, nelle audiocassette nelle autostrade. E tra la fine degli anni’80 e l’inizio dei ‘90, si consacrerà definitivamente con album come « Un uomo in blues» e «Che Dio ti benedica».

Disillusioni e riscoperte

Negli ultimi quindici anni poi, Pino vive forse più di rendita. Riscoprendo però la sua anima più originale e riuscita, quella degli inizi. Riconvoca infatti più volte Senese e gli altri per tour celebrativi, vedi appunto l’ultimo all’Arena. E si scopre disilluso: lui, nato di sinistra, si era trovato senza patrie, come aveva confessato in diverse interviste («Il partito per cui ho sempre votato non c’è più da anni» sussurrava amaro) e aveva pure confessato di non disprezzare Berlusconi, a un certo punto. Dopo «La grande madre» di due anni fa, un lungo silenzio discografico. Ma i trionfi estivi l’avevano rimotivato. Non ha avuto il tempo di ripartire.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

DOPO AVER LETTO QUESTO ARTICOLO MI SENTO…

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *