Finanziamento ai partiti, la politica ci ripensa

Pubblicato il 22-12-2014 DA AVANTIONLINE

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Il 20 febbraio 2014 il governo Letta ha fatto approvare la legge che riduce progressivamente i fondi per il finanziamento pubblico ai partiti, fino all’annullamento nel 2017. Si passerà, però, dal finanziamento diretto, da parte dello Stato, al finanziamento indiretto, tramite agevolazioni fiscali sulle donazioni dei cittadini e la destinazione volontaria del 2 per mille Irpef.

Il nuovo sistema introdotto dalla legge n.13/2014 riguarda l’adozione da parte dei partiti di statuti che garantiscano la democrazia interna. Inoltre per accedere ai benefici previsti dalla normativa, i partiti dovranno realizzare – all’interno del proprio sito ufficiale – una sezione dove tutti possono consultare i bilanci, gli organi associativi e l’assetto statutario. Le donazioni da parte dei privati non possono sforare i 100mila euro e saranno introdotte detrazioni per le erogazioni liberali pari al 26% per gli importi da 30 a 30mila euro. L’applicazione progressiva dell’abrogazione con la riduzione parziale dei contributi diretti cesserà completamente nel 2017.

Tuttavia, le ultime dichiarazioni di numerosi politici, di destra e di sinistra, esprimono la contrarietà al drastico taglio dei finanziamenti pubblici. Infatti, si è passati dai 290 milioni di euro erogati nel 2010, agli appena 91 milioni del 2014. Ugo Sposetti (PD) e Ignazio Abrignani (FI) stanno studiando una proposta di legge che porti a un’inversione di rotta. Anche Sel intende inserirsi in questa operazione per ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti. Alla luce dello scandalo Mafia Capitale è opportuno che i partiti politici non subiscano le influenze di gruppi criminali, dotandoli perciò di autonomia finanziaria.

Il presidente del Senato, Piero Grasso ha detto che “se si vuole mantenere la scelta dell’abolizione del finanziamento pubblico è necessario prevedere immediatamente regole certe su quello privato, regolamentando le lobby, costringendo i partiti e i movimenti alla trasparenza su ogni singolo finanziamento, vigilando soprattutto sul rischio che ve ne siano di illeciti”. Per Grasso, quindi, bisogna evitare “di consegnare le politiche pubbliche agli interessi privati, da un lato, e quello di veder vanificato il risparmio ottenuto, dai maggiori costi per i cittadini a causa di fenomeni di corruzione”.

Dichiarazioni simili sono state condivise anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini. I partiti politici italiani non sono come quelli americani, per storia e tradizioni. Gli interessi economici delle lobby e delle multinazionali guidano gli emendamenti e le leggi presentate al Congresso e al Senato degli Stati Uniti, creando un legame indissolubile tra economia e politica, dove la seconda è succube della prima.

La democrazia non può essere influenzata a vantaggio dei pochi, come del resto spiega l’etimologia stessa del termine “democrazia”. Il Movimento 5 Stelle non vuole cedere di un millimetro sulla questione del finanziamento pubblico. La deputata pentastellata Roberta Lombardi ha dichiarato che “una volta passati alla cassa, i partiti hanno visto che anche il finanziamento indiretto non era abbastanza remunerativo e tornano sui loro passi cercando di ingannare nuovamente i cittadini”. Parole espresse da una rappresentante di un movimento con un non-statuto.

Manuele Franzoso

 

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