Impennata demografica, entro il 2050 la Terra conterà 2,5 mld di abitanti in più

16 dicembre 2014
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ROMA – Da sette a nove miliardi e mezzo. È questo l’incremento che subirà la popolazione mondiale entro il 2050. Una cifra incredibile soprattutto se rapportata al lasso di tempo breve che manca, appena 35 anni. Un dato che allarma fornitoci dal demografo Massimo Livi Bacci, durante una lezione all’Accademia dei Lincei.

Per lo studioso la crescita non sarà per niente uniforme e ciò comporterà una serie di squilibri di notevole e forse incalcolabile portata. ‘Ci sarà stazionarietà nei paesi ricchi, un incremento del 30% nei paesi ‘meno poveri’ nelle aree in via di sviluppo e addirittura un raddoppio nei paesi poverissimi, in gran parte nell’Africa sub-sahariana’.

Quattro i fattori che mettono a rischio, alla luce del dato, la sostenibilità dello sviluppo. Nei Paesi ricchi continuerà a perdurare una natalità che si avvicina allo zero mentre i Paesi poveri e poverissimi proseguiranno la loro marcia verso l’alta natalità. Ciò vorrà dire prima di tutto uno spostamento massiccio delle popolazioni verso ‘lidi’ più confortevoli con indubbi squilibri sociali e ambientali (deforestazione, inquinamento, cementificazione). Necessità, poi, di produrre sempre più cibo per sfamare le popolazioni a rischio (ad oggi sono circa 800 milioni gli individui che soffrono la fame). Anche l’incremento di questo tipo di produzione creerà seri squilibri ambientali anche alla luce della scarsità di materie prime (pensiamo solo alla disponibilità di acqua potabile). “La questione demografica – ha ricordato Livi Bacci – è stata al centro del dibattito internazionale nel secondo dopoguerra. Nei paesi poveri il tasso di crescita annuo ha superato il 2% nella seconda parte del secolo scorso ponendo a rischio la scolarizzazione dei bambini, il lavoro dei giovani, i livelli di alimentazione e la produzione di cibo, gli equilibri ambientali”.

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Di fronte a questa situazione ‘la comunità internazionale e il sistema delle Nazioni Unite, si è impegnata nel sostegno di politiche tendenti a moderare la crescita, ritenuta un ostacolo ad un equilibrato sviluppo’. Erano proprio queste politiche uno degli obiettivi che, all’alba del nuovo millennio, si erano prefissati i capi di stato del mondo ma, ha poi concluso Livi Bacci, il problema sembra essere stato rimosso dalle priorità ‘ fidandosi forse troppo del rallentamento demografico’.
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