l’intervento del sen Gianluca Rossi sulla AST di Terni

Grazie Presidente, Colleghi, Vice Ministro De Vincenti,
nell’esporre la mozione ovviamente cercherò di contestualizzarla.
AST è il più grande sito industriale dell’Italia centrale con un fatturato di 2,4 miliardi di euro; impiega circa 2.900 addetti diretti e altrettanti nell’indotto, 400 imprese coinvolte, 20.000 persone beneficiate in termini di reddito e 20% del PIL dell’Umbria; AST è tra i primi produttori mondiali di laminati piani inossidabili e da sola costituisce una quota sul mercato italiano superiore al 40%.Nel 2011, la TK ha deciso di uscire da tale settore con lo scorporo dell’area “stainless” e la creazione di Inoxum, comprendente: TK-AST e Società controllate (SDF, Tubificio e Aspasiel), TK-Nirosta e VDM in Germania, Merinox in Messico, TK stainless USA in Alabama.

Nel gennaio 2012, il gruppo finlandese Outokumpu formalizzò l’offerta per l’acquisizione del 70 per cento di Inoxum, per circa 2,7 miliardi, con la creazione di un potenziale leader globale nella produzione, con un fatturato stimabile di 11,8 miliardi di euro e oltre 19.000 dipendenti; con la chiusura del sito di Bochum alla fine del 2015, la cessazione nel 2013 dell’attività fusoria dello stabilimento di Krefeld, che avrebbe continuato la propria attività con la sola laminazione a freddo dell’acciaio, gli stabilimenti di Tornio in Finlandia e Terni in Italia avrebbero dovuto rappresentare i capisaldi del gruppo in Europa.

A maggio 2012 la Commissione europea ha iniziato a valutare l’operazione, per verificare se questa avrebbe incorso nell’eccesso di concentrazione a svantaggio della concorrenza, ritenendo fondamentale il permanere di 4 players europei.

Outokumpu ha quindi avanzato una proposta alternativa per soddisfare i parametri concorrenziali, che non è stata ritenuta sufficiente dalla Commissione europea che, il 1° ottobre 2012, ha comunicato l’esito negativo dei market test. Secondo la Commissione, infatti, sarebbe avvenuta la costituzione di 3 soggetti dell’inossidabile: Aperam, Acerinox e Outokumpu, che con l’acquisizione di Inoxum, avrebbe raggiunto una copertura del mercato europeo di acciai laminati piani a freddo del 52 per cento e di quello mondiale del 14 per cento.

Il 9 ottobre 2012, Outokumpu ha comunicato l’ulteriore conseguente proposta: cessione degli stabilimenti di Terni, ad eccezione del tubificio e trasferimento della linea più moderna per la produzione di acciaio lucido, con un potenziale di 130.000 tonnellate in altro stabilimento. I tentativi di acquisizione del sito di Terni per mani europee e italiane non hanno dato esito positivo.

Questo ha segnato, a parere mio, un momento cruciale per l’industria italiana, al fine di ottenere la difesa di un asset strategico; non tutti però lo hanno considerato tale.

Tuttavia in questo quadro e nel dare giudizi “trionfalistici” sull’eventuale acquisizione di AST da parte di OK o sul passaggio di proprietà ad altro soggetto, non si dimentichino nè le serie difficoltà finanziarie di OK, né le perdite di AST che oscillano tra 100 e 150 milioni/anno che impongono a chiunque di farci i conti noi in primis se vogliamo essere seri.

A novembre 2013 la TK ha annunciato il riacquisito di AST, VDM e alcuni centri servizi, perfezionato, con l’approvazione della Commissione il 13 gennaio 2014, con la richiesta di un piano di attività e investimenti finalizzati a migliorare la redditività di Terni, con l’obiettivo che si venisse a creare quella quarta forza competitiva nel mercato dell’inox, come dichiarato più volte dall’ex commissario europeo Almunia.

Il 17 luglio 2014, TK ha esposto al governo italiano e alle OOSS il nuovo piano industriale con 5 obiettivi fondamentali: incremento di redditività, ottimizzazione della struttura produttiva e dei costi, razionalizzazione della struttura del gruppo, aggiornamento delle procedure di information technology, con l’ipotesi, entro l’anno fiscale 2015-2016, della chiusura di uno dei 2 forni elettrici, riduzione dei livelli occupazionali per 580 unità, rinegoziazione degli appalti, delle modalità e costi di approvvigionamento delle materie prime, rinegoziazione dei contratti del personale, con una diminuzione del 10%, ricostituzione nell’unico soggetto giuridico delle società del gruppo e revisione della contrattazione di secondo livello.

Il 4 agosto l’azienda ha annunciato la mobilità per 580 lavoratori; grazie all’intervento del governo si è ottenuta la sospensione e lo stesso ha aperto un tavolo di confronto con OOSS, Istituzioni umbre, per modificare il piano industriale.

L’8 ottobre, il governo ha proposto un accordo quadro che prevedeva il sostanziale mantenimento delle attuali capacità produttive, condizioni che consentissero il potenziamento delle lavorazioni a freddo, dimezzamento degli esuberi, attivazione di ammortizzatori sociali e procedure di reimpiego alla fine del percorso della mobilità e ulteriore riduzione dei costi dell’energia elettrica.

Tale proposta non è stata condivisa né dall’azienda né dalle OOSS. A questo punto AST ha dato il via alla procedura di mobilità e comunicato la riduzione del 20% del valore dei contratti con le aziende terze. Una di queste, l’ILSERV (330 dipendenti), strategica per il funzionamento del sito, ha avviato le procedure della CIGS, pur in presenza da parte di AST delle medesime condizioni fino al 31 dicembre 2014.

Da tutto ciò lo sciopero generale dell’intera città di Terni (17 ottobre) e ripetute manifestazioni di protesta culminate con il blocco della fabbrica e i gravi incidenti del 29 ottobre qui a Roma.

Lo stesso giorno, infine, l’AD di AST aveva assicurato al ministro Guidi che avrebbe versato gli stipendi dei lavoratori, cosa avvenuta solo alla data del 10 novembre con il taglio della quota integrativa, condizione necessaria per la ripresa del confronto che permane aperto.

Nell’auspicare una positiva e rapida chiusura della vicenda siamo a chiedere:

1) per quanto attiene alla parte industriale:
a) mantenimento della capacità produttiva integrata a “caldo” e a “freddo”;
b) conseguenti volumi produttivi (superiori al milione);
c) ulteriori investimenti oltre quelli previsti per le manutenzioni, miglioramenti impiantistici (100 milioni), R&S (10 milioni) e definitiva installazione della “LAF5 (30 milioni);
e) potenziamento reale della rete commerciale al fine di incrementare le vendite.

2) salvaguardia dell’occupazione:
a) ricerca di tutte le soluzioni possibili;
b) salvaguardia di apprendisti e tempi determinati.

3) promuovere presso l’UE una costante iniziativa utile a richiamare TK al rispetto degli impegni che la Commissione ha richiesto al momento del perfezionamento dell’operazione di vendita prima e di riacquisizione poi, perché non si tratta di questione domestica come ha invece irresponsabilmente dichiarato la commissaria alla concorrenza Vestager;

4) specifici interventi, coerenti con la normativa vigente, a tutela dell’ambiente, del lavoro e della competitività del territorio vista la concomitante presenza del polo chimico, meccanico e siderurgico;

5) completamento d’infrastrutture, come la Orte-Civitavecchia e il raddoppio ferroviario Orte-Falconara, strategiche per il sito di Terni;

6) infine, in presenza dell’ipotesi di vendita, valutare il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti e/o altre forme che il governo riterrà più idonee.

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