Acqua, con lo Sblocca Italia non si incide sul referendum

  • Tusciaweb – Il deputato Alessandro Mazzoli (Pd) interviene sul decreto 133 approvato nei giorni scorsi alla Camera dei deputati replicando al sindaco Bengasi Battisti

Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Colgo l’’occasione dell’’intervento del sindaco di Corchiano, Bengasi Battisti, per fare qualche considerazione sul decreto 133 approvato nei giorni scorsi alla Camera dei deputati, meglio conosciuto come “Sblocca Italia”.

La Camera dei deputati, e in particolare la commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici, ha dedicato grande attenzione a questo provvedimento proprio per la delicatezza e per la complessità dei settori di intervento.

In particolare, in Commissione Ambiente, il decreto è rimasto tre settimane nelle quali è stato sottoposto a una prima discussione generale, poi a un ciclo vasto di audizioni con decine di soggetti istituzionali, sociali, imprenditoriali e associativi, dunque si è passati all’’esame degli emendamenti.

Sullo “Sblocca Italia” sono stati presentati circa 3000 emendamenti e solo dopo un accordo tra i gruppi è stato possibile ridurli a circa 1000 provenienti da tutte le forze politiche. Dei mille emendamenti discussi, oltre 200 sono stati approvati, spesso correggendo e migliorando in profondità il testo presentato dal Governo.

Io condivido la ragione di fondo che ha portato a promuovere questo pacchetto di interventi. Il paese è fermo. E non solo a causa della crisi iniziata nel 2008. L’’Italia era ferma anche prima. Dal 2000 al 2010 l’’Italia è stata un paese a crescita quasi zero. Poi è intervenuta la recessione che abbiamo vissuto in questi anni.

Quindi, accanto all’’esigenza di ridisegnare e ammodernare l’’impianto istituzionale con le riforme avviate e su cui ancora molto c’’è da fare, c’era e c’è la necessità di semplificare e riorganizzare il sistema pubblico delle procedure autorizzative per ogni tipo di intervento senza, naturalmente, che questo significhi deregolamentazione selvaggia, riduzione dell’’efficacia dei controlli, calo di attenzione sui principi di trasparenza e di legalità, nonché di salvaguardia ambientale e paesaggistica.

Qualche esempio. Senza lo “Sblocca Italia”, i cantieri per due tratte ferroviarie ad alta velocità di grande significato per il paese come la Napoli-Bari e la Palermo-Catania-Messina avrebbero visto la luce rispettivamente nel 2018 e nel 2017.

Con lo “Sblocca Italia”, i cantieri saranno aperti nel 2015, per un investimento complessivo di circa 10 miliardi di euro. Lo stesso dicasi per le misure che ricadono nel capitolo dello “sblocca cantieri”. Il Governo ha incrementato il fondo esistente pari a 2 miliardi 69 milioni di euro con altri 3 miliardi 890 milioni di euro per interventi appaltabili fra il 31 dicembre 2014 e il 30 aprile 2015 e cantierabili fra il 30 giugno e il 31 agosto 2015. Potrei proseguire con altri esempi simili, ma preferisco concentrarmi sul merito delle obiezioni perché le rispetto e le considero importanti.

In materia ambientale si introducono misure significative, e proprio per questo la discussione parlamentare è stata molto intensa. Sicuramente gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico costituiscono una straordinaria priorità e urgenza. Basti pensare che in questo ambito ci sono risorse stanziate a partire dal 1998 e mai utilizzate.

L’’insieme delle risorse destinate al dissesto idrogeologico da 15 anni a questa parte ammonta a circa 2,3 miliardi di euro. Con lo “Sblocca Italia” si introduce lo strumento nuovo dell’’accordo di programma tra la Regione interessata e il ministero dell’’Ambiente per avviare finalmente questi lavori. Così come vengono accelerati gli interventi di adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione necessari a conformarsi alla sentenza della Corte di Giustizia europea per mancata applicazione della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane.

In materia poi di gestione delle risorse idriche, non si incide in nessun modo sull’’esito referendario perché le forme di gestione e le modalità di affidamento del servizio devono rispettare le normative nazionale ed europea, dunque i soggetti gestori possono essere privati, misti pubblico-privati, totalmente pubblici attraverso l’’affidamento “in house”. Chi decide è l’ente di governo dell’’Ambito territoriale ottimale costituito da tutti gli enti locali dell’ambito stesso.

Semmai la norma diventa più stringente su altri due aspetti: da un lato l’esigenza di istituire, in tutto il paese, gli enti di governo dell’’ambito e dall’’altro la necessità che ad ogni ambito corrisponda un unico soggetto gestore del servizio idrico. Ma questo non alimenta una deriva privatistica. Piuttosto, restituisce forza e responsabilità alle Regioni e agli enti locali. Altra cosa è sostenere, come sostengo anch’io, che l’Italia avrebbe bisogno di una nuova legge sul servizio idrico che raccolga le indicazioni referendarie del 2011. Ma è cosa diversa da una valutazione forzata delle norme dello “Sblocca Italia”.

Infine, in materia di rifiuti, l’’art. 35 così come proposto dal Governo è stato interamente sostituito nel corso dell’’esame in commissione. L’’Italia, anche su questo, è investita da procedure di infrazione comunitaria e, in tempi stretti, deve mettersi nelle condizioni di realizzare l’’autosufficienza nazionale.

I viaggi di intere regioni italiane che portano i propri rifiuti in Olanda o in Germania non possono essere la soluzione, quando, per altro, l’impiantistica nazionale non funziona neanche a pieno regime. Per questo, la legge prevede una ricognizione degli impianti esistenti nel territorio nazionale e l’’emanazione di un decreto che individui la capacità complessiva di trattamento dei rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati.

Ma, nello stesso tempo, questa ridefinizione e riprogrammazione degli impianti deve avvenire con due condizioni molto chiare: con la finalità di un progressivo riequilibrio socio-economico fra le aree del territorio nazionale e nel rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata e riciclaggio.

Sicuramente nello “Sblocca Italia” c’’è molto di cui discutere e su cui confrontarsi. È ciò che è stato fatto in Parlamento su tutti i temi più delicati e sensibili. Penso al settore dell’’edilizia, a quello dell’’energia, al sostegno del sistema imprenditoriale e del made in Italy.

Naturalmente ci sono anche punti critici e non del tutto convincenti come per esempio il rinnovo delle concessioni autostradali senza gara ad evidenza pubblica oppure l’’idea, che probabilmente qualcuno coltiva, che l’Italia possa essere un paese che imbraccia la sfida delle trivellazioni nella ricerca dei giacimenti petroliferi quasi fosse il Texas. È importante continuare a discutere su questi argomenti.

A mio giudizio lo “Sblocca Italia” non è una riforma compiuta in sé, però, su tanti temi, definisce una direzione di marcia che può aiutare il paese a uscire dalle sue difficoltà.

Alessandro Mazzoli
Deputato del Pd

4 novembre, 2014 – 4.28

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