FS Italiane e l’integrazione tra i diversi servizi di trasporto

Una società presente a livello internazionale su tutti i fronti della mobilità, Sia come operatore sia come committente, sana e vitale, con carte e conti in regola per avviare il processo necessario a risolvere gli ormai insostenibili problemi di traffico di alcune grandi aree metropolitane, come Roma e Milano

Roma, 31 ottobre 2014 da fsnews

Ferrovie dello Stato Italiane, al di là del core business della società (dichiarato storicamente anche nel nome), non è solo il più importante operatore ferroviario italiano, è ormai un grande Gruppo presente a livello internazionale su tutti i fronti della mobilità. Sia come operatore sia come committente. Il ventaglio di interessi FSI spazia dalla progettazione di reti e tecnologie ferroviarie alla direzione lavori, dalla proprietà alla riqualificazione immobiliare, dalle infrastrutture al trasporto su ferro, gomma e via mare. Un Gruppo che, nel 2013, ha presentato un Bilancio consolidato in crescita per il sesto anno consecutivo. Tendenza confermata dalla semestrale 2014.

Il ritratto di una società sana e vitale, con carte e conti in regola per avviare quell’integrazione della mobilità necessaria a risolvere gli ormai insostenibili problemi di trasporto di alcune grandi aree metropolitane, come Roma e Milano. E’ questa la chiave di lettura per capire l’interesse espresso nei giorni scorsi dall’AD di FS Italiane, Michele Mario Elia, per Atac e Atm, le società di trasporto su gomma della Capitale e del capoluogo lombardo. “Vogliamo dare un forte contributo alla mobilità – ha affermato Michele Elia in Commissione Industria del Senato – Il Piano d’Impresa di FS Italiane prevede trasporto su ferro, bus e navi, accordi per il carsharing e per l’utilizzo di taxi e biciclette. Il nostro scopo è avere un sistema di mobilità integrato – ha spiegato Elia – in modo che i pullman non vadano su linee parallele a quelle dei treni”.

E infatti l’integrazione ferro – gomma non è certo una novità per FS che già in altre città e regioni italiane è presente come operatore di mobilità globale. A Padova, ad esempio, il Gruppo possiede al 100% Busitalia Sita Nord (attiva in Veneto e in gran parte del centro-nord), a Firenze Ataf (con la quota maggioritaria del 70%) e in Umbria il 100% della società Umbria Mobilità Esercizio (che copre con i suoi collegamenti tutta la regione).

Competenza collaudata, dunque. E riconosciuta, proprio nei giorni scorsi, anche dal presidente di Unindustria, Maurizio Stirpe, che alla presentazione del Piano lavoro della Cgil di Roma e Lazio si è espresso in favore dell’attribuzione a FS Italiane di un ruolo da protagonista nella mobilità e nell’integrazione dei servizi di trasporto della Capitale. “Ama e Atac hanno da 2 a 3 miliardi di debiti e non sono in condizioni di dare una svolta. Hanno bisogno di player con risorse e competenze. Per Atac, abbiamo suggerito Ferrovie dello Stato proprio perché ha le competenze e le risorse necessarie per un progetto di riordino del trasporto regionale del Lazio”. “Nel caso delle partecipate del Comune di Roma, tra l’altro, è improprio parlare di privatizzazione e anche di liberalizzazione – ha aggiunto Stirpe, concordando con l’AD Elia che ha più volte sottolineato come le Ferrovie siano una società pubblica – in realtà si tratta di demunicipalizzazione“. “Non credo proprio sia un’eresia attribuire la cabina di regia a Ferrovie dello Stato, lasciando ad Atac solo il profilo di missione – ha concluso il presidente di Unindustria – Anzi, bisogna agire speditamente, prima che il problema Atac si riversi nelle tasche della Regione“.

In fretta si, ma come? I modi per attuare questa rivoluzione dei trasporti delle grandi aree metropolitane sono tutti da decidersi e prevedono un ventaglio di possibilità: da un semplice accordo con Atac e Atm, a una joint venture, dalla partecipazione all’acquisizione . “Il mio obiettivo è che il sistema della mobilità venga governato. Potrebbe esserci un semplice accordo tra i vari operatori sotto il patrocinio della Regione o del Comune per gestire orari, coincidenze, proseguimenti, magari anche modificando le aperture di Università, uffici e ospedali per scaglionare meglio gli accessi – afferma l’AD Elia – Noi siamo pronti, ma il primo passo spetta alle Regioni e ai Comuni”. “Prima di tutto servono i piani regionali di mobilità in modo da costruire una catena di collegamenti nella quale innestare tutti i vettori, dalle ferrovie ai bus – spiega Michele Elia Vediamo chi sono gli altri che partecipano a questo processo e poi si vedrà chi fa cosa”.

Il segretario generale Cgil Roma e Lazio, Claudio Di Berardino, non ha dubbi. Presentando il Piano lavoro, ha infatti affermato: “Per risolvere i problemi di mobilità della Capitale serve un’unica azienda“.

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