AGRICOLTURA E SALUTE: IL CASO PESTICIDI. Documenti dal convegno ISDE di Arezzo

Si è svolto ad Arezzo il 24 e 25 ottobre 2014 il convegno “AGRICOLTURA E SALUTE: IL CASO PESTICIDI”, promosso da ISDE Italia e Ordine dei Medici di Arezzo.

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PROGRAMMA ISDE AREZZO 2014

Gli interventi sono stati numerosi. Ne indichiamo solo alcuni, nel tentativo di cogliere i vari aspetti di una stessa questione e concludere che il futuro dell’Agricoltura e della Salute è nelle mani dei cittadini e delle società medico-scientifiche che insieme accetteranno la sfida di non soccombere alla verticistica volontà politica e industriale di ricattare i popoli e mettere in ginocchio intere nazioni. Diamoci tutto il tempo necessario per leggere questo documento con i suoi allegati. Qualche ora della propria vita può valere nuove scelte per il futuro, perché, ricordiamoci, che non possiamo più delegarlo a chi considera tutti questi dati come “acqua fresca” o come “procurato allarme”.

INDICE

Professor Gianni Tamino, “La produzione e la distribuzione del cibo nel mondo”

FEDERBIO, “Agricoltura biologica, un modello sostenibile per la biodiversità”

Dottoressa Antonella Litta, “Nutrire in modo sano e con giustizia il pianeta. Che fare?”

Sindaco del Comune di Malosco (TN), Adriano Marini: “Regolamento per l’utilizzo di prodotti fitosanitarie la disciplina delle coltivazioni agricole”

Sindaco di Vallarsa (TN), Geremia Gios: “Delibera dell’attività produttiva agricola”

Dottoressa Elisabeth Viertler (Comune di Malles): “Manifesto Malles per la tutela della salute e per un rapporto permanente corretto con la terra, l’acqua e l’aria”

Professor Ruggero Ridolfi, «Fra “The zero marginal cost society”, “popular epidemiology” companies e conflitti d’interesse: il ruolo delle società medico-scientifiche»

Dottoressa Patrizia Gentilini, “Effetti sulla salute umana. Esposizioni croniche a pesticidi e Patologie non tumorali”

Dottor Ernesto Burgio, “Pesticidi e neurosviluppo: dalla genetica all’epigenetica”

Prof. Giuseppe Altieri, agroecologo, “Per una magistratura agroecologica contro l’uso di Pesticidi e OGM in Italia e in Europa”

PREMESSA

Le notizie dal fronte scientifico continuano ad essere pessime. Gli scenari futuri riguardanti il destino dell’agricoltura se non dovessimo intervenire con la massima urgenza, catastrofici; quelli ambientali e sanitari, devastanti. I resoconti degli organi di ricerca e delle istituzioni preposte a rispondere del mandato ricevuto dai cittadini per la tutela di Ambiente e Salute, prudenti, quando tutto intorno a noi sta gridando “S.O.S.: la casa sta andando a fuoco!”.

Siamo pessimisti? No. Prendiamo semplicemente atto che l’ora per agire è già scaduta in molte aree del pianeta e in centinaia di specie, e noi, cittadini di un’Europa mezza scassata, destinata a perdere la propria sovranità, siamo ancora lì a delegare il destino di Ambiente e Salute a un pugno di forze verticistiche al servizio di un modello di vita e di economia che ha già fatto il passo successivo per mettere sotto ricatto definitivo le popolazioni: LA FINANZIARIZZAZIONE E IL MONOPOLIO DEL CIBO, grazie a politiche finanziarie puramente speculative applicate anche all’agricoltura e alla brevettazione dei semi (che si porta dietro tutto il business dei pesticidi, fertilizzanti chimici, diserbanti, e chissà!, anche il business dei farmaci?).

Ma ecco con quali parole di fuoco è iniziato il Convegno di Arezzo.

“Una follia agroalimentare che ha dichiarato guerra alla biosfera”

Ce lo dice il dottor Ernesto Burgio, medico pediatra e coordinatore del comitato scientifico ISDE Italia: la filiera agroalimentare di oggi non è altro che una guerra alla biosfera: OGM, pesticidi e antibiotici in zootecnia sono parte di questa follia agroalimentare, e una certa scienza sta diventando la mano militare di un dominio sul mondo che rischia di essere distruttivo.[…] Il discorso da fare è radicale, quasi oltranzista: bisogna entrare nella logica che quello che è biocida, nel senso vero, non va più utilizzato.

E a tal proposito il dottor Burgio sintetizza, provocatoriamente, lo stato di fatto:

OGM: potrebbero anche alterare, nel medio lungo periodo, gli equilibri della biosfera e della genosfera (e quindi della salute). Operare sul genoma è sempre pericoloso, perché il genoma è un ecosistema in grado di riprogrammarsi, magari riacquisendo le sequenze tolte o altre.

Pesticidi: sono una minaccia globale, LA FOLLIA DI UNA LOGICA DI GUERRA (pandemia non più silenziosa di autismo, etc). Anche gli insetticidi per interni come il Baygon sono una minaccia.

– Antibiotici in zootecnia e in ambiente: un problema che dovrebbe essere analizzato e compreso in un ambito bio-evolutivo di lungo-lunghissimo periodo. I microrganismi rappresentano l’essenza stessa della biosfera e svolgono il loro prezioso ruolo su questo pianeta da miliardi di anni: tutte le forme attualmente viventi derivano da essi e ne traggono immensi benefici. I microrganismi, tra l’altro, rappresentano oltre il 90% delle cellule del nostro corpo: batteri e funghi popolano la nostra pelle, la bocca, il colon, la vagina. L’esempio più noto dell’alleanza tra uomo e microrganismi è l’ecosistema microbico presente in particolare nel nostro intestino, un sistema che vive e co-evolve con noi e la cui composizione è straordinariamente importante non solo per garantire alcune funzioni nutritive e metaboliche che non saremmo in grado di compiere, ma anche per la corretta formazione e maturazione del nostro sistema immunocompetente.

Detto questo, gli antibiotici esercitano una pressione selettiva non solo sui microrganismi che rappresentano il loro specifico bersaglio, ma su migliaia di altri microrganismi, alterando equilibri micro-bio-ecosistemici antichi di milioni di anni. Persino la WHO (World Health Organization), cautamente, ammette che i batteri hanno già vinto la loro guerra agli antibiotici.

– Virus: essendo una trattazione troppo specialistica, rimandiamo chi fosse interessato alla visione del video del convegno che verrà pubblicato sul sito di ISDE Italia (www.isde.it).

E concludiamo questa parte introduttiva con le parole del dottor Burgio:“l’errore di base è stato impostare le nostre relazioni con la natura in modo competitivo/bellico […]Le GUERRE dichiarate a microbi e parassiti, a insetti, a specie infestanti o non di nostro interesse, a malattie (caso emblematico la guerra al cancro), si stanno rivelando e sempre di più si riveleranno un errore catastrofico, del resto prevedibile e ampiamente previsto.”

 

Il PROF. GIANNI TAMINO ha ripreso il concetto di “guerra al vivente” nella sua relazione su

“LA PRODUZIONE E LA DISTRIBUZIONE DEL CIBO NEL MONDO”

c’è in atto una guerra […] e in questo momento stiamo mettendo nelle mani di chi sta controllando la guerra al vivente il futuro dell’umanità. Attraverso rapporti commerciali si rinuncia alla sovranità degli Stati, a favore di una nuova sovranità delle multinazionali, che sono quelle che hanno iniziato la guerra al vivente, e noi stiamo creando delle condizioni per il futuro veramente pessime.

Documento scaricabile gentilmente concesso dal professor Gianni Tamino TAMINO VIII GIMA AREZZO 2014

PRODUZIONE

Il professor Tamino ci ricorda che questo disastro è iniziato poco più di 50 anni fa, quando è nata la rivoluzione verde, ovvero l’agricoltura attuale, industrializzata, che sta tentando di fare tabula rasa dell’agricoltura di un tempo. Allora si metteva la pianta giusta al posto giusto e le selezioni venivano fatte in funzione dell’ambiente e poi della produttività, utilizzando la biodiversità disponibile. Una cosa colossale che i biotecnologi moderni – quelli che vogliono fare gli OGM – si sognano.

Cosa ci sta dicendo il professor Tamino?

Che la biodiversità in natura è fondamentale, senza biodiversità non c’è evoluzione, non c’è futuro. La varietà genetica e le diverse combinazioni di geni delle piante conferiscono la capacità di resistere per esempio ai parassiti. E questo risultato lo si può ottenere attraverso l’antica selezione, o anche con i nuovi metodi di selezione che utilizzano la biodiversità esistente.

E invece, qual è lo scenario di oggi?

La cosa drammatica è che delle 120 specie di piante coltivate solo 3 specie (riso, mais, frumento) rappresentano il 50% dell’alimentazione umana. E chi controlla queste tre specie controlla l’umanità, ed è quello che stiamo mettendo nelle mani delle multinazionali.

Cosa è avvenuto con la rivoluzione industriale?

Con la rivoluzione industriale noi abbiamo applicato i processi produttivi umani di tipo lineare anche all’agricoltura. Da un processo produttivo naturale che utilizza l’energia solare seguendo un andamento ciclico, senza produzione di rifiuti e senza combustioni, siamo passati a un processo produttivo industriale di tipo lineare che brucia materia per ottenere energia, producendo inquinamento e rifiuti. In pratica trasformiamo sempre più velocemente materie prime in rifiuti non riciclatiPer non parlare dell’assurdo discorso delle biomasse usate per produrre energia e biocarburante: un’offesa alla logica stessa dell’agricoltura e alla gente che muore di fame.[…] Sul pianeta terra non manca l’energia, l’energia è in quantità enorme rispetto al fabbisogno se si misura la quantità di energia mandata dal sole.

Un vero attentato al vivente, e tutto, ci viene detto, in nome della produttività.

Ma quali sono le conseguenze dell’apparente aumento di produttività ed efficienza?

Incompatibilità dei moderni metodi agricoli con gli ecosistemi naturali. Parliamo del ricorso a sostanze chimiche come fertilizzanti e pesticidi e all’impiego di macchinari sempre più sofisticati. Secondo la FAO, sono andati persi tre quarti della diversità genetica nelle colture agricole e un terzo degli animali da allevamento (delle 6300 razze animali, 1350 sono in via d’estinzione o già estinte);

enorme aumento di consumi di energia (1 caloria di cibo necessita di 10 calorie di origine fossile) e di materia (pesticidi, fertilizzanti, combustibili per trasporti e irrigazioni).

aumento della povertà e della fame nel mondo. Dal 1960, la rivoluzione verde ha aumentato di ben 3 volte la produzione di cereali nel mondo, ma per molte popolazioni la disponibilità di cibo è nettamente peggiorata, perché tutte quelle popolazioni che praticavano un’agricoltura di sussistenza, per conseguenza di guerre fatte sul posto e del fenomeno del land grabbing (accaparramento delle terre), sono state costrette ad abbandonare i villaggi e a trasferirsi ai margini delle città per morirvi di fame. Fino al 1960 la maggioranza dei paesi era autosufficiente nella produzione di alimenti per i propri popoli, tranne alcune regioni dell’Africa con grandi problemi climatici. Da 80 milioni di persone che morivano di fame nel 1960, si è passati a 870 milioni del 2013 (dati FAO), e questo nonostante gli OGM introdotti negli anni ’90 che dovevano sfamare il mondo!

danno alla fertilità dei terreni nel 20% di tutta l’area coltivata. In diversi paesi dell’Africa e dell’America centrale il danno si estende al 70% dell’area coltivata;

eventi come inondazioni, tempeste, cicloni ecc. fino al 1990 si susseguivano 20 volte all’anno, oggi 40 volte all’anno, danneggiando immense regioni agricole in tutto il mondo. Noi aggiungiamo quanto diffuso nelle ultime ore dall’ONU, ovvero che siamo arrivati quasi al punto di non ritorno a livello di gas serra (7 anni di studio da parte di 1.000 scienziati di tutto il mondo), e questo grazie al selvaggio uso di fonti fossili e alla deforestazione, mentre gli allarmi precoci venivano ignorati o sottovalutati: il primo allarme si è avuto nel 1896 (Late lessons from early warnings: science, precaution innovation, European Environment Agency, 2013).

rischio derivante dall’utilizzo di biomasse (cippato, piante oleaginose, mais ed altri cereali) per usi energetici (centrali elettriche, biogas, biocombustibili). Negli Stati Uniti, nel 2009, 119 milioni di tonnellate di cereali dei 416 milioni prodotte sono state inviate alle distillerie di etanolo per produrre combustibili per le automobili (quantità sufficiente ad alimentare 350 milioni di persone all’anno)

esaurirsi degli acquiferi con la conseguente riduzione dell’estensione delle aree irrigate in molte parti del mondo (uso su larga scala di pompe meccaniche per estrarre l’acqua sotterranea);

danno derivante dagli allevamenti intensivi, ovvero:

  • smodati consumi di carne in certe zone del pianeta (su una media di 100 grammi al giorno per persona c’è chi ne consuma 200/300 e chi ne consuma 10/20)
  • aumento del consumo di carne, latte e uova nei paesi in via di sviluppo non ha precedenti
  • dal 1961, incremento del 60% del numero dei bovini;
  • 20 miliardi di capi di bestiame occupano più del triplo dello spazio della popolazione umana;
  • gli animali da allevamento non consumano erba, ma mangimi a base di cereali (e antibiotici). Il 40% dei cereali prodotti nel mondo serve a sfamare gli animali da carne, mentre molti uomini e bambini patiscono la fame:;
  • la carne sottrae foreste al mondo, visto che per ottenerne 1 kg ce ne vogliono 9 di mangimi;
  • gran parte dei mangimi animali sono costituiti da mais e soia spesso transgeniche (OGM), e il 75% delle piante transgeniche resistono al diserbante prodotto dalla stessa multinazionale che brevetta e commercia l’OGM (vedi Roundup e Monsanto);
  • di 24 ecosistemi in crisi sottoposti ad analisi, 15 sono dovuti all’allevamento intensivo;
  • alto consumo di combustibile fossile: per 1 caloria di latte servono 36 calorie di combustibili fossili e per 1 caloria di carne 78 calorie di combustibili fossili;
  • altissimo consumo d’acqua: una libbra di carne determina un consumo d’acqua superiore al consumo medio di un americano per le docce di tutto un anno.

CONCLUSIONI

– I carnivori stanno distruggendo la terra: non c’è cibo a sufficienza per tutti (FAO e Worldwatch Institute). Una dieta ricca di carne, non solo non ha futuro, ma rischia di provocare gravi carestie. Man mano che il petrolio e le fonti fossili diventeranno sempre più rare, e costeranno sempre di più, sarà più difficile utilizzare queste calorie, ma sarà anche sempre più caro il cibo e quindi andremo incontro a spaventose carestie in varie aree del pianeta. Ma anche un paese come l’Italia che ha scelto di produrre per l’esportazione e di importare il cibo da mangiare (gran parte del cibo nei supermercati è importato), rischia pesantemente. Dopodiché produciamo prosecco per esportarlo in tutto il mondo, produciamo mais per alimentare animali e impianti di biogas, ma la gran parte del cibo la importiamo.

Basta guardare la crisi dell’Argentina del 2001-2002, quando esportava carne e soia transgenica in Europa e negli Stati Uniti e i bambini morivano di fame. E questo pur essendo potenzialmente in grado di sfamare dieci volte tanto la sua popolazione.

Il modello industriale dell’agricoltura non ha risolto la fame nel mondo.

Ha danneggiato la fertilità dei terreni

Ha ridotto la biodiversità

Ha ridotto gli ecosistemi

Con i cambiamenti climatici, il tutto rende problematica la produzione energetica del futuro (biomasse usate per carburanti)

Per concludere, l’incremento di produttività è a scapito di ampi consumi di energia,senza risultati concreti in termini di cibo utile a sfamare il pianeta. Una follia!

DISTRIBUZIONE DEL CIBO NEL MONDO

La distribuzione è l’altro punto gravissimo.

– I paesi del Sud del mondo sono costretti a produrre cibo per i paesi ricchi, a basso costo, a bassi salari, per essere poi costretti ad importare cibo per mangiare (un po’ come facciamo in Italia: è più quello che esportiamo e importiamo). Nel Sud del mondo producono cibo per noi (vedi supermercati) ma solo una parte va a buon fine:

– una parte viene perso nella raccolta e una parte nel trasporto e nel viaggio

– arriva nel supermercato

– il supermercato ne deve comprare più di quanto ne venderà perché non può avere carenze, e quindi una parte viene persa al supermercato

– il supermercato per non avere perdite ci invita a comprare “due per tre”

– noi portiamo a casa più di quanto ci serve e buttiamo nella spazzatura tra il 25% e il 30%, pur mangiando il doppio del necessario.

Fatti tutti i conti, la metà del cibo prodotto all’origine viene perso. Questa è la distribuzione globalizzata.

L’agricoltura globalizzata e la distribuzione globalizzata hanno come effetto LO SPRECO DI CIBO E I RIFIUTI.
Ogni giorno in Italia finiscono nelle discariche 4.000 tonnellate di alimenti.

Per quanto riguarda i cereali c’è un altro aspetto deleterio, la FINANZIARIZZAZIONE attraverso i future: in certi posti si preferisce lasciar marcire i cereali, favorire una crescita del prezzo su scala planetaria, in modo che, avendo investito comperando con i future, il valore vada su producendo un profitto di tipo speculativo.

OBIETTIVI

Il nostro obiettivo deve essere quello della nostra SOVRANITÀ ALIMENTARE, soprattutto perché le sementi sono nelle mani di poche multinazionali, sia le sementi OGM ma anche quelle non OGM: la Monsanto controlla anche gran parte delle sementi dell’agricoltura biologica. Se non usciamo da questo vicolo cieco, non c’è sovranità alimentare. Quindi, bisognerà modificare sia il modo di produrre sia il modo di distribuire, ma anche individualmente il modo di mangiare, tornando a un’agricoltura contadina a conduzione familiare, di villaggio, di comunità, soprattutto nel Sud del mondo, ma anche al Nord dove c’è una domanda da parte dei giovani in questa direzione. Quindi:

– controllo della propria biodiversità
– gestione autonoma dei semi
– niente brevetti
– filiera corta, ovvero produzione di cibo per la propria comunità
– consumo di prodotti da agricoltura sostenibile come quella biologica
– consumo di prodotti prevalentemente vegetali
– uso di prodotti di stagione
– scambio dell’eccedenza anche con altre regioni
– e solo in quest’ottica, utilizzare prodotti equi e solidali. Perché non c’è prodotto equo e solidale se costringo qualcuno a produrre cibo per noi.

Peraltro, l’agricoltura biologica, contrariamente a quello che si pensa, non ha una diversa produttività se andiamo a farla bene: può avere una piccola riduzione, ampiamente compensata dal fatto che si produce su scala locale e che non ci sono sprechi. Ancora oggi la gran parte dell’umanità è sfamata dall’agricoltura di questo genere e non c’è futuro per il pianeta, per l’alimentazione del genere umano se non passiamo a un’agricoltura pensata per dare cibo alla gente, anzitutto nella realtà dove si produce, perché un’agricoltura industrializzata, finanziarizzata, non può portarci che al disastro.

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All’intervento del professor Tamino si lega bene la relazione presentata da FEDERBIOAGRICOLTURA BIOLOGICA, UN MODELLO SOSTENIBILE PER LA BIODIVERSITÀ”, diRoberto Pinton, che ci ha gentilmente concesso il documento di presentazione.

DOCUMENTO FEDERBIO AREZZO ppt

Ecco alcuni dati Istat del 2013 che dovrebbero farci riflettere:
– 64.359.000 kg di crittogamici l’anno
– 26.872.000 kg di insetticidi l’anno
– 24.240.000 kg di erbicidi l’anno
– 18.770.000 kg di altri pesticidi l’anno
per un totale di 134.271.000 di pesticidi di sintesi l’anno
– 3.440.000 kg di fertilizzanti chimici
– 3.574.241 kg di sostanze chimiche di sintesi
per 1 ettaro di agricoltura convenzionale: 301.7 di pesticidi e fertilizzanti di sintesi
per 1 kg di alimenti: 50 grammi di pesticidi e fertilizzanti di sintesi

Ed ecco alcune delle CONSEGUENZE:

– perdita di sostanza organica nei suoli ed erosione
– pianeta mangiato dall’agricoltura intensiva
– 166 pesticidi (in prevalenza diserbanti) nelle acque superficiali e profonde (ISPRA 2013)
– acque superficiali: nel 55,1% dei punti analizzati individuati residui di pesticidi, con concentrazioni, nel 34,4 % dei casi, superiori ai limiti delle acque potabili
– il 28,2 % dei punti è contaminato nelle acque sotterranee, con concentrazioni superiori ai limiti nel 12,3% dei casi
– moria di pesci dovuta a nitrati e fosfati nell’acqua
– moria di animali acquatici dovuti a pesticidi, con danni a piante e umani

E qui la Federbio ci ricorda che i nostri acquedotti di pianura sono alimentati dalle stesse acque profonde.

Ma quali sono i vantaggi dell’agricoltura biologica?

– non utilizza pesticidi
– blocca la continua perdita di biodiversità che si registra nelle nazioni industrializzate
– accresce il numero o la ricchezza delle specie (piante, uccelli, insetti predatori, api e altri insetti impollinatori)
– promuove una cultura di pace verso flora e fauna

E noi ci permettiamo di aggiungere che promuove nell’uomo virtù come la compassione, la gratitudine, il senso di restituzione e di armonia.

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Della necessità di pace attraverso un’agricoltura non-violenta ci ha parlato in maniera toccante la dottoressa ANTONELLA LITTA, che non finiremo mai di ringraziare per la grande sensibilità e umanità che trasmette attraverso il suo sapere scientifico. Anche lei ci ha gentilmente concesso il suo documento dal titolo “NUTRIRE IN MODO SANO E CON GIUSTIZIA IL PIANETA. CHE FARE?

DOCUMENTO Litta Arezzo VIII gima 2014

Ricordandoci l’Art. 25, par. 1, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (slide 2), la dottoressa Litta mette il dito nella piaga, ovvero in uno degli effetti più gravi di questo attuale modello di sviluppo economico lineare: la perdita, quando non l’assenza, dei diritti umani. Povertà, fame e malnutrizione, scarsità d’acqua, cure sanitarie inesistenti, analfabetismo o scarsa istruzione, disoccupazione, guerre, sono le fondamenta su cui si sono sempre costruiti i grandi sistemi di potere e ricchezza. Oggi, le disuguaglianze sociali che vediamo crescere sempre di più anche in questo nostro secondo mondo, cosa stanno preparando?

Parte della risposta ci arriva dagli attacchi deleteri che sono stati fatti all’ambiente. E qui la dottoressa Litta ci ha giustamente ricordato la figura della coraggiosa dottoressa Laura Conti, una delle più illustri rappresentanti dell’ambientalismo italiano che ebbe il coraggio di denunciare le conseguenze ambientali e sanitarie generate dalla fuoriuscita di sostanze tossiche, a seguito dell’esplosione avvenuta nella fabbrica ICMESA di Seveso nel luglio 1976.

“… Sull’altare della chimica stiamo sacrificando sia ambiente che salute.”: Laura Conti, da Che cos’è l’ecologia, edizioni Mazzotta, 1977.

Un libro che dovrebbe occupare uno dei posti d’onore delle nostre librerie, per ricordare che bisogna mantenere alta l’attenzione quando qualcuno lancia degli allarmi precoci, e agire secondo il Principio di Precauzione e il Principio di Responsabilità. Seguire pedissequamente i tempi di una politica diversamente orientata non ci ha tutelati, come possiamo vedere oggi.

Un’altra parte della risposta ci arriva dalla violenza dell’agricoltura industriale. Qui la dottoressa Litta fa risuonare le parole di un’altra donna importante, impegnata da sempre nella tutela dell’Ambiente e delle sementi, Vandana Shiva:

Tutta l’agricoltura industriale è basata sull’imposizione della violenza […] Non abbiamo bisogno di pesticidi tossici […] L’agricoltura di oggi deve essere basata sulla libertà dei semi e sulla libertà alimentare […] sulla biodiversità, la produzione ecologica e la distribuzione locale del cibo.

– circa il 40% di tutti i gas serra deriva dagli sprechi dell’agricoltura industriale
– le acque sono piene di fertilizzanti chimici e di sostanze tossiche usate da queste aziende agricole
– il 75% della biodiversità è stata distrutta
– il 75% di specie è scomparso dal pianeta
– gli esseri umani sono stati svalutati ovunque
– le amare lezioni avute da tutta una serie di disastri ambientali non ci sono ancora servite per un drastico ri-orientamento collettivo del nostro modello di vita e di agricoltura (vedi Lago Aral e, più vicino a noi, il Lago di Vico ).

Noi ci chiediamo: ma che fine fanno le Direttive quadro della Commissione CEE o i Rapporti ISPRA o il quadro di malattie denunciate in agricoltura o il drammatico elenco dei tumori? Che certi Governi centrali vogliano favorire gli orientamenti della finanza applicata anche all’agricoltura, non lo accettiamo ma nell’ottica dei grandi giochi di potere lo mettiamo in conto, ma i nostri Sindaci, i nostri medici, gli operatori sanitari, gli educatori, i cittadini silenti (salvando quelli in prima linea), dove sono? Possibile che tutti questi dati non li preoccupino?

L’ISDE INTANTO SI IMPEGNA:

  • perché siano incentivate in ogni modo le coltivazioni biologiche;
  • per una rapida eliminazione di pesticidi e fitofarmaci dalle pratiche agricole;
  • per sostenere l’agricoltura integrata;
  • per incentivare i progetti di ricerca e riconversione al biologico, che dovrebbe essere obbligatoria nelle aree dedicate a coltivazioni agricole situate in prossimità di sistemi idrici che forniscono acque potabili alle popolazioni.

Per quanto riguarda l’introduzione e l’uso di OGM alimentari, l’ISDE chiede il più rigoroso rispetto del Principio di Precauzione e quindi il rifiuto di ogni azione e legge che ne favorisca il loro commercio ed uso.

E ancora:

  • ridurre l’impronta ambientale dell’agricoltura (deforestazione e aree dedicate alla produzione di biomasse ad uso energetico, allevamenti animali intensivi);
  • riduzione ed uso più efficiente delle risorse in particolare di quelle idriche (morecrop per drop);
  • cambiare dieta e stile di vita;
  • ridurre gli sprechi;
  • qualità nell’agroalimentare: tracciabilità, rintracciabilità e certificazione;
  • contrasto e denuncia di accordi commerciali internazionali simili al TTIP (partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti )

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Qualche “Primo Cittadino” che agisce c’è, ed era ad Arezzo.

Il Sindaco del Comune di Malosco (TN), Adriano Marini, ci ha parlato dei provvedimenti che ha preso in ottemperanza al suo ruolo di massima autorità sanitaria del territorio (disposto di legge n. 833 d.d. 23/12/78 art. 13), e al regolamento UE 400/2014 relativo al controllo pluriennale 2015/16/17 sui residui dei pesticidi nei prodotti vegetali ed animali.

Nel 2010, per ostacolare la proliferazione della melocoltura in gran parte della vallata (Val di Non), il Comune ha approntato e approvato un regolamento comunale riguardante l’utilizzo di prodotti fitosanitari e la disciplina delle coltivazioni agricole. Il regolamento ha suscitato il disappunto della Coldiretti che ha fatto ricorso al TAR, espressosi a favore del Comune di Malosco, poi al Consiglio di Stato, che ha ribadito la positività del regolamento avvalendosi del Principio di Precauzione, ma sostanzialmente facendo giurisprudenza sulla tematica e non da meno da “cassa di risonanza” al regolamento stesso». In questo regolamento sono state messe a punto delle prescrizioni disincentivanti:

COMUNE DI MALOSCO-REGOLAMENTO FITOSANITARI-nov

– divieto di utilizzo di atomizzatori nei primi 50 metri dai confini: nei primi 5 metri nessun trattamento, nei rimanenti 45 consentita solo la lancia a mano (per ridurre l’effetto deriva). Gli appezzamenti in montagna sono di esigua entità e il limite di 50 mt. è un grosso disincentivo, anche se le distanze consigliate dalla provincia autonoma di Trento erano di 30 mt e dalla Comunità di Valle di soli 10 mt;

– se il fondo agricolo confina con abitazioni, strade o colture diverse, obbligo di mettere a dimora siepi larghe un metro e alte 2,5 onde fermare la deriva

– divieto assoluto di fitofarmaci “tossici e molto tossici”

E ci piace ricordare come ha concluso il suo intervento ad Arezzo: «Quanti sindaci vengono denunciati per abusi edilizi anche minimali? La salute è forse un optional?»

Noi abbiamo avuto modo di fare una lunga chiacchierata con Adriano Marini e ci ha davvero colpiti per la sua estesa cultura generale in tema di Ambiente e Salute e per il Principio di Responsabilità che guida le sue scelte di Amministratore di una comunità. La sua partecipazione ad Arezzo e l’incontro con molti esperti lo ha oltretutto aperto ad altre conoscenze che sicuramente saranno oggetto di ulteriori interventi a tutela di Ambiente e Salute.

Questa è la dimostrazione che scelte diverse SONO POSSIBILI. E se non si fanno è perché non si vogliono fare.

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E quest’anno, anche il Sindaco di Vallarsa (TN), Geremia Gios, presente ad Arezzo, ha adottato un “Regolamento dell’attività produttiva agricola” sottolineando la necessità di applicare il Principio di Precauzione e il Principio “chi inquina paga” partendo dalla prospettiva delle esternalità delle attività agricole:

Regolamento Agricoltura Vallarsa

– esternalità positive dell’agricoltura: buone pratiche, manutenzione e cura del territorio, corsi d’acqua, strade di accesso, ecc.

–esternalità negative: contaminazione dell’ambiente e delle persone da uso di pesticidi o diserbanti, e altri pericoli (costi ambientali da imputare a chi produce esternalità negative).

Previsti, dunque, strumenti di indennizzo (fidejussioni bancarie e assicurazioni a favore del Comune). Ovviamente non sono mancate le proteste, ma il punto fermo è solo uno, ribadisce l’associazione non-profit Alta Val di Non: il Sindaco è l’ufficiale sanitario ed è personalmente responsabile della salute dei cittadini e della salubrità dell’ambiente. Egli deve adottare il Principio di Precauzione e amministrare il suo Comune in modo che salute e benessere degli abitanti siano rispettati…. (http://www.altavaldinon-futurosostenibile.it/)

Questa è la dimostrazione che scelte diverse SONO POSSIBILI. E se non si fanno è perché non si vogliono fare.

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Ad Arezzo abbiamo anche avuto il grande piacere di conoscere e ascoltare ladottoressa Elisabeth Viertler, medico pediatra omeopata che vive e lavora a MALLES, il Comune che grazie a un referendum ha detto NO AI PESTICIDI. Ecco il manifesto che medici, dentisti, veterinari, biologi e farmacisti dell’Alta Val Venosta hanno redatto e sottoscritto.

MANIFESTO MALLES-PESTICIDI

Questa è la dimostrazione che scelte diverse SONO POSSIBILI. E se non si fanno è perché non si vogliono fare.

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Il Principio di Precauzione e il Principio di Responsabilità sono stati ripresi con autorevole analisi etico-scientifica dal Prof. RUGGERO RIDOLFI, con un intervento dal titolo molto importante da capire perché riguarda il movimento di transizione in cui siamo immersi: «FRA “THE ZERO MARGINAL COST SOCIETY”, “POPULAR EPIDEMIOLOGY” COMPANIES E CONFLITTI D’INTERESSE…: IL RUOLO DELLE SOCIETÀ’ MEDICO-SCIENTIFICHE»

Documento Prof. Ridolfi- Arezzo ISDE 25 ott 2014, gentilmente concesso.

Non facciamoci spaventare dalle parole e cerchiamo di mettere a fuoco cosa vogliono dire. “The zero marginal cost society” (Società a costi marginali zero http://cetri-tires.org/press/2014/jeremy-rifkin-presenta-il-suo-nuovo-libro-the-zero-marginal-cost-society/?lang=it) è il titolo di un libro di un economista, Jeremy Rifkin, di cui sentiremo parlare perché annuncia in maniera propositiva che stiamo entrando nella “Terza Rivoluzione Industriale”, sostenendo che i singoli individui, o anche piccoli gruppi di individui, potranno presto autonomizzarsi dall’economia di mercato mediante lo sfruttamento delle nuove tecnologie e delle energie rinnovabili. Il che, come ci dice il Prof Ridolfi, aprirà scenari mentali molto importanti. Il segnale in questa direzione ci arriva già dalle numerosissime proteste di Associazioni di cittadini che stanno avvenendo in tutto il mondo per chiedere “una riduzione dell’inquinamento e il ritorno a una vita più rispettosa degli equilibri di natura, come è sempre avvenuto prima della “rivoluzione industriale” e dell’emissione nell’ambiente di milioni di sostanze sintetiche (nocive e non) di tipo industriale, da incenerimento, e da migliaia di formulazioni farmaceutiche, fitosanitarie, di pesticidi ed erbicidi riversati in agricoltura in tutto il mondo

Purtroppo, queste istanze in Italia non sono recepite, prova ne è il decreto “Sblocca Italia”. E, a quanto pare, i dati riportati dallo studio S.E.N.T.I.E.R.I. (Studio Epidemiologico Nazionale Territori e Insediamenti Esposti a Rischi da Inquinamento), nonché i dati spaventosi di Taranto (2003-2009: 30% in più di tumori), ancora non allarmano abbastanza neppure certi ambiti scientifici. Per certi esperti ed epidemiologi i dati non bastano mai, i dati sono al limite della sensibilità statistica e comunque richiedono “ulteriori studi”. Una vecchia storia già vissuta (vedi amianto, benzene, etc.) ulteriori studi significa contare migliaia di invalidi e di morti negli anni futuri.

Ringraziamo il professor Ridolfi per queste parole che legittimano quanto abbiamo già espresso da semplici cittadini. È parecchio che ci chiediamo: “Quanti conteggi di morti dobbiamo ancora finanziare prima di mettere mano alle vere cause dell’inquinamento?”

E il professor Ridolfi, in sintonia col nostro pensiero, si spinge anche più in là ponendo questa domanda: “La ricerca scientifica ci protegge?”

Nel caso, ad esempio, dell’epidemiologia dei tumori è difficile affermarlo, e questo per tutta una serie di fattori, per lo più confondenti, che tendono a vanificare tanti studi e quindi a sminuire l’urgenza di un intervento drastico sulle politiche industriali responsabili dell’inquinamento (slide 8). Il professor Ridolfi aggiunge anche una certa malizia da parte di chi, a volte, prefigura questi studi forse proprio con l’intento di far vedere che non ci sono differenze, quando ad esempio si prefigura una commistione tra esposti e non esposti e quando le valutazioni dei controlli vengono richieste, come negli ultimi decreti degli ultimi governi, agli stessi produttori che inquinano.

Questo porta inevitabilmente a riflettere sul “conflitto d’interesse” cui accenna il professore. Anche riviste scientifiche importanti se ne stanno occupando e bisogna tenerne conto, perché a volte il conflitto d’interesse può essere strisciante, sotterraneo, non diretto, ma solo di influenza a livello mentale.

Con l’attività di Associazione di Oncologia Medica, non solo italiana ma di tutti i paesi del mondo occidentale, l’oncologia continua a vantarsi di avere aumentato la sopravvivenza dei pazienti colpiti da tumori, e di averli in molti casi guariti, ma di fatto l’incidenza dei tumori continua a crescere.Quindi, abbiamo sì aumentato la sopravvivenza, ma il numero dei malati è in continuo aumento. E questa, secondo il professor Ridolfi, è la pecca più grave della nostra Associazione perché non occuparsi di questo vuol dire perdere la battaglia. Non si parla o si parla pochissimo della salvaguardia dell’ambiente, quindi del rapporto Ambiente-Salute. Credo che se si facesse un’inchiesta, molti degli oncologici non saprebbero definire esattamente il Principio di Precauzione e neanche il Principio di Responsabilità, descritto dal professor Lorenzo Tomatis, che è quello relativo al dovere di informare e impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi. Cosa che di solito viene invece vista all’incontrario: in genere, si pensa di non “allarmare” la popolazione.

Infine, il professor Ridolfi conclude la sua relazione introducendo il concetto di “Popular Epidemiology, nato negli Stati Uniti una ventina di anni fa, che introduce il Principio di Sorveglianza da parte dei cittadini sugli studi epidemiologici attraverso la nomina di esperti di fiducia. Questo per verificare la qualità degli studi, i fini e soprattutto la capacità di giungere a conclusioni concrete. Il che farebbe uscire dal proprio guscio la scienza e farebbe capire meglio ai cittadini come stanno le cose.

E’ il concetto di cittadinanza scientifica, che già in molte parti del mondo sta prendendo piede attraverso movimenti che intervengono con autorevolezza di dati ai tavoli decisori della politica.

Questo è esattamente l’obiettivo che sta perseguendo il Gruppo di Studio Ambiente e Salute, grazie al sostegno e all’aiuto di quegli esperti che hanno capito quanto sia importante agire anche da cittadini con i cittadini.

Cosa ci ha voluto dire il professor Ruggero Ridolfi, con l’umiltà che contraddistingue gli esseri semplici, e quindi grandi?

Che la comunità scientifica da un lato e i cittadini dall’altro debbono far convergere i loro sforzi per mettersi al servizio di un Ambiente salubre, fonte di buona Salute per tutto il vivente.

E i politici? I politici che non hanno ancora orecchie per ascoltare, nel momento in cui questo movimento si farà assordante, seguiranno giocoforza!

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Medico oncologo ed ematologo, nonché presidente ISDE di Forlì, la dottoressa Patrizia Gentilini ha tenuto una relazione su “Effetti sulla salute umana. Esposizioni croniche a pesticidi e Patologie non tumorali”

DOCUMENTO GENTILINI Pesticidi Arezzo 2014, gentilmente concesso.

Riguardo al tema trattato, esiste una letteratura epidemiologica numerosa e importante, dagli studi sugli agricoltori americani ai veterani esposti all’agente Arancio (Monsanto:https://gruppodistudioambientesalute.wordpress.com/2014/08/08/monsanto-condannata-a-pagare-93-milioni-di-dollari-per-aver-avvelenato-i-cittadini-di-nitro-west-virginia-con-la-diossina/), ai risultati di analisi su 363 adulti non occupazionalmente esposti sani a Tenerife, sono stati trovati, nel 99,45% dei campioni, dai 4 agli 8 pesticidi per campione, con azione di interferenti endocrini nel 97,2%. Quindi, è un problema davvero planetario.

Quali sono le patologie croniche non tumorali legate all’azione dei pesticidi?

– Patologie dell’apparato respiratorio e del sistema nervoso
– Diabete
– Patologie cardiovascolari, autoimmuni, renali
– Disordini riproduttivi
– Malformazioni e difetti di sviluppo
– Malattie della tiroide, etc. (slide 4)

Com’è possibile che tutte queste patologie possano essere ascritte a queste sostanze?

In realtà, se si va ad esaminare il meccanismo d’azione di queste varietà di molecole, che sono diverse centinaia (addirittura migliaia) si vede che vanno a interferire con momenti assolutamente cruciali della vita della cellula portando ad alterazioni sia genetiche che epigenetiche, interferendo da un punto di vista endocrino, e procurando danni transgenerazionali.

Per quanto riguarda i problemi respiratori, la dottoressa Gentilini fa una carrellata delle principali sostanze coinvolte che favoriscono l’insorgenza di patologie respiratorie e polmonari (slide 7,8,9). Per quanto riguarda invece i problemi al sistema nervoso centrale, i principali pesticidi che hanno un’azione neurotossica sono gli organoclorurati, i piretroidi (usati nelle campagne di disinfestazione), gli organofosfati, i carbammati e sostanze comeclorofenoli che sono degli erbicidi.

L’esposizione a lungo termine e a basse dosi di queste sostanze comporta tutta una serie di disfunzioni (Parkinson, SLA e Alzeihmer).

Per l’esposizione cronica ai pesticidi sono stati osservati sintomi importanti, soprattutto anomalie neurocomportamentali, depressione, deficit di memoria, e via così in un cupo elenco. Particolarmente preoccupante è ovviamente l’esposizione in utero, non solo per gli effetti immediati ma per lo sviluppo di patologie neurodegenerative croniche in età adulta.

Una serie di slide rendono conto dei dati di molti studi effettuati negli anni a conferma dell’azione dei pesticidi sulla salute.

CONCLUSIONI: l’unica strada per uscire da questa impasse dei pesticidi è promuovere, “senza se e senza ma” l’agricoltura biologica, che non deve più essere un privilegio per pochi, ma una pratica generalizzata per tutelare la vita e la salute di tutti.

VEDI pag 31: ATTI ISDE – PESTICIDI-AREZZO 2014

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RELAZIONE DOTTOR ERNESTO BURGIO: “PESTICIDI E NEUROSVILUPPO: DALLA GENETICA ALL’EPIGENETICA”

DOCUMENTO DOTTOR BURGIO PESTICIDI AREZZO VIII GIMA 2014, gentilmente concesso.

Le cose più importanti da sottolineare di questa relazione, rimandando alla visione del video, sono:

il primo allarme precoce sull’inquinamento ambientale derivante dall’uso di pesticidi e insetticidi è stato dato nel 1962, ossia 52 anni fa, da Rachel Carson, in uno dei libri più profetici (e più denigrati) del nostro tempo “Silent Spring” (Primavera silenziosa), dedicato ad Albert Schweitzer, che aveva scritto: “L’uomo ha perduto la capacità di prevenire e prevedere. Andrà a finire che distruggerà la Terra.” Già allora, i territori trattati con insetticidi e pesticidi avevano decimato gli uccelli canori e la Carson metteva in guardia l’umanità della nuova e immensa minaccia che incombeva su Ambiente e Salute, ma è stata trattata come “donna isterica” o come semplice birdwatcher con molto tempo libero e scarsa conoscenza scientifica. (Monsanto, Velsicol, American Cyanamid, tutta l’industria chimica puntualmente supportata dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti come pure dai media). Da ricordare che nel 1956 una fabbrica giapponese aveva rilasciato mercurio nella baia di Minamata e decine di bambini nacquero con gravi malformazioni a carico del Sistema Nervoso Centrale. E di incidenti importanti ce ne furono altri. VEDI pag. 9: ATTI ISDE PESTICIDI-AREZZO 2014

… la dose non fa il veleno. Per quanto riguarda gli interferenti endocrini, anche quantità infinitesime possono causare danni enormi e spesso non vi è correlazione tra dose ed effetti.

Più che la dose è importante il timing: le finestre di esposizione. L’esposizione a quantità minime di interferenti endocrini nelle primissime fasi della vita (finestre di esposizione) può avere effetti drammatici, destinati ad evidenziarsi dopo anni o decenni, visto che tali sostanze possono letteralmente “s-programmare” organi e tessuti, agendo sul DNA, o meglio, sul suo software, l’epigenoma.

Esposizione multipla e sinergismo. I perturbatori endocrini come pesticidi, diossine, farmaci estrogeni, metalli pesanti… pur avendo differenti matrici molecolari, interferiscono sugli stessi recettori e pathways (vie nervose) cellulari. Il che favorisce gli effetti tossici sinergici, ossia gli effetti combinati tra composti dello stesso gruppo chimico e tra molecole totalmente diverse tra di loro. Questi effetti combinati e sinergici rendono estremamente difficile la valutazione degli effetti tossici complessivi.

Pandemia Silenziosa (Lancet, 2001 e 2013). Problematica di dimensioni epocali, che riguarda soprattutto il nostro sistema nervoso centrale, in particolare il cervello, e la formazione delle sinapsi, dei circuiti che ci permettono di pensare e comunicare per tutta la vita. Che un’esposizione precoce a piombo, mercurio, pesticidi, solventi possa danneggiare seriamente il cervello è noto da decenni e molti studiosi hanno ipotizzato che l’incremento drammatico delle malattie del neuro-sviluppo possa avere queste origini. I pesticidi in particolare sono ritenuti responsabili della Pandemia Silenziosa (gravi danni neuropsichici e comportamentali: deficit dell’attenzione ed iperattività, autismo, riduzione del Quoziente Intellettivo). Decine di studi scientifici attestano che la diffusione in ambiente e biosfera di molecole mimetiche, pesticidi, metalli pesanti ed altri inquinanti, interferisce negativamente sullo sviluppo neuro-endocrino dell’embrione, del feto e del bambino. Si tratta di un problema che alcuni ricercatori avevano segnalato già nei primi anni ’60.

Generazioni future. Siamo di fronte alla possibilità di una amplificazione del danno derivante dalle suddette molecole e alla sua trasmissibilità attraverso le generazioni. Danno che si manifesta spesso tardivamente.

Conclusioni: alla luce di centinaia di studi attestanti la presenza di pesticidi in quantità potenzialmente tossiche nelle falde idriche superficiali e profonde, nelle catene alimentari e persino nel sangue di donne e bambini di tutto il mondo […] solo una drastica riduzione nella produzione e nell’uso di pesticidi e insetticidi potrebbe nei prossimi anni, contribuire a ridurre il carico drammatico di malattie croniche e degenerative.

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Pur non essendo tra i relatori del convegno, il Prof. Giuseppe Altieri ha presentato e consegnato all’ISDE una relazione dal titolo “PER UNA MAGISTRATURA AGROECOLOGICA CONTRO L’USO DI PESTICIDI ED OGM IN ITALIA E IN EUROPA”. Il testo mette a fuoco “le principali linee guida di ingegneria forense per le azioni istituzionali, giuridico-legali e sociali, a tutela dei diritti inviolabili alla Salute (Art. 32 della Costituzione), all’Ambiente salubre (Art. 9) e alla conservazione della Fertilità dei terreni (e degli essere umani) per le generazioni future (Art. 44).

Ringraziamo il professor Giuseppe Altieri per avercene inviata copia, che pubblichiamo.

ALTIERI Per una magistratura agroecologica

Circolare Conaf N. 37/2011 – Competenza dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali in materia fitoiatrica CIRCOLARE N. 37 ATTO FITOIATRICO

Decreto legislativo n. 150 14 agosto 2012 Uso sostenibile agrofarmaci 1951_decreto-legislativo-14-agosto-2012-n–150

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ALTRI ALLEGATI DEL CONVEGNO:

ATTI ISDE  PESTICIDI-AREZZO 2014

– Posizione ufficiale in materia di Pesticidi Neonicotinoidi assunta dal Gruppo di lavoro ISDE sui Pesticidi” Posizione ISDE neonicotinoidi004

– ISDE Vicenza – “Le sostanze perfluoroalchiliche che hanno contaminato le falde acquifere in Veneto…” VOLANTINO ISDE VICENZA

 

gruppodistudioambientesalute | 4 novembre 2014 alle 10:37
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