Fermati “fertilizzanti” nocivi nel bio. Nel 2013 l’allerta di FederBio

E’ il luglio 2013 quando da FederBio parte la segnalazione alle istituzioni di un falso preparato biodinamico per l’agricoltura che in realtà contiene sostanze vietate e nocive. Il prodotto si trasforma in “fertilizzante”, sempre con il biologico come target. In realtà è un puro insetticida che neanche l’agricoltura convenzionale potrebbe utilizzare perché il principio attivo, la “matrina”, non è autorizzato in Europa. Oggi arriva il sequestro di oltre 65 tonnellate .

da helpconsumatori

La “matrina” è una sostanza impiegata per realizzare insetticidi  e è ricavata dalla Sophora Japonica, pianta diffusa in Giappone, Cina, India e in tutta l’Asia. Non è ammessa in agricoltura biologica sebbene di derivazione naturale. Il principio attivo estratto da una pianta di origine asiatica. Non è registrato come pesticida secondo la legislazione europea e nazionale nemmeno per l’agricoltura convenzionale “ma nonostante questo i prodotti della ditta ICAS sono stati maggiormente impiegati proprio su questo tipo di colture”, afferma il Presidente di FederBio, Paolo Carnemolla.

La Guardia di Finanzia e l’Ispettorato Repressioni Frodi (ICQRF) hanno sequestrato oltre 65 tonnellate di prodotti nocivi, spacciati per fertilizzanti. L’operazione nasce quindi da una segnalazione proveniente proprio dal mondo biologico, nella volontà di tutelare gli operatori onesti. “Le indagini – spiega Carnemolla – coordinate dalla Procura di Cagliari hanno preso avvio dal coordinamento attuato con l’ufficio di Cagliari dell’Ispettorato Repressioni Frodi  (ICQRF) al quale FederBio ha messo a disposizione il carteggio avviato già a luglio 2013 con i ministeri delle Politiche agricole e della Salute su questi prodotti, al tempo venduti come “preparati biodinamici”, e tutto il materiale raccolto dalla propria organizzazione territoriale. Già un anno fa infatti FederBio aveva diramato un allerta anche a tutti gli organismi di certificazione associati e alle organizzazioni dei produttori socie di UPBIO, l’Unione Nazionale dei Produttori Biologici e Biodinamici, affinché si evitasse l’impiego di questi preparati e fosse impedita la certificazione dei prodotti eventualmente trattati”. L’allerta è stato poi reiterato anche a inizio 2014, nonostante le minacce di querela e i tentativi di contatto da parte di ICAS e la trasformazione delle etichette dei prodotti, diventati fertilizzanti.

E’ in questa “fase 2” che gli agricoltori che hanno acquistato il falso fertilizzante sono stati ingannati dalla dicitura “fertilizzante”, tanto più perchè iscritto nelle liste del Ministero delle Politiche agricole. Probabilmente “l’ufficio che gestisce questo elenco non ha controllato adeguatamente la composizione delle sostanza iscritte”, aggiunge il Presidente di FederBio.

A questo punto è lecita la preoccupazione di quali siano le conseguenze in termini ambientali e per i consumatori. “Trattandosi di un prodotto non autorizzato – ci spiega il Presidente di FederBio –  non esistono studi che ne valutino l’impatto sulla salute umana e l’impatto sull’ambiente. Ma come per molte altre sostanza, l’entità della dose conta molto per poter pensare a un pericolo per il consumatore”.

L’impiego dei prodotti incriminati ha riguardato massicciamente anche l’agricoltura cosiddetta “integrata”, nelle quali non esiste un sistema di certificazione come quello del biologico in grado di monitorare l’effettivo impiego di questi prodotti. E’ quindi plausibile che il falso fertilizzante sia stato molto più impiegato nelle produzioni a lotta integrata e convenzionali.

Certificazione terza a parte, cosa non ha funzionato? Lorenzo Misuraca, giornalista e autore del libro “Il marcio è servito” si pone proprio nel testo un quesito in modo ricorrente: “Dove è la falla”? A Misuraca stesso giriamo la domanda di fronte al caso Mela Stregata: “L’operazione mela stregata ha evidenziato, assieme alla tempestiva delle forze dell’ordine che hanno bloccato le ingenti quantità di mattina pronte ad essere vendute, una falla all’ingresso del nostro paese. Com’è possibile che una quantità così rilevante di un prodotto tossico e vietato in Europa abbia passato la dogana? I porti, soprattutto, continuano ad essere un punto debole per l’ingresso di merce nociva e contraffatta. C’é poi la questione della corretta informazione per gli agricoltori pronti ad acquistare il composto tossico, venduto come “estratti di origine vegetale”. Sull’ambiguità tra naturale e biologico (una tipologia di prodotti regolamentati per legge) si giocano molte truffe”.

Il problema sono le vie di entrata, quindi. Ne è consapevole anche il senatore Andrea Olivero, vice ministro delle Politiche Agricole alimentari e forestali con delega all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari, che da una parte esprime plauso alla operazione ma precisa: “Nell’attuale normativa  occorre eliminare i varchi all’utilizzo di sostanze come la “matrina”. La revisione del sistema biologico e della sua regolamentazione è oggetto prioritario della Presidenza italiana del semestre europeo e pertanto casi come quello segnalato devono essere di insegnamento nel modificare il sistema nella maniera corretta”.

A cura di Silvia Biasotto

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