Quando la Cimina si chiamava “Bronca”

 21 Luglio 2014 da lacitta.eu

La Strada Cimina nel 1963

“Cimina”, “Montagna” e “Bronca”. Tre nomi per quella stessa strada che da Santa Maria in Gradi a Viterbo sale verso il lago di Vico e Ronciglione.

“Cimina” perché affronta i pendii dei monti Cimini. “Montagna” perché per noi viterbesi era l’asperità più dura nei dintorni della città quando si faceva meno uso dell’automobile. Ma perché “Bronca”?

 

Al chilometro cinque della strada si intravedono ancora oggi, soffocati dalla vegetazione, alcune pietre di un’antica gendarmeria pontificia che alla fine dell’altro secolo venne trasformata in uno spaccio per i viandanti, lo spaccio della “Bronca”.

Una sorta di autogrill ante litteram con alici e tonno nella “buatta”, pane, salumi, cacio, salsicce, qualche pezzo di sapone, una scatola di toscani ed un camino a legna per occasionali grigliate invernali.

Disponeva anche di un paio di camere al piano superiore. L’esercizio, attivo fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, era negli ultimi tempi gestito da tale Filomena Cupellari che abitava a Viterbo in vicolo Macel Gattesco.

Fin qui niente di originale. Ma risaliamo alla nonna (anch’essa Filomena) che gestiva lo spaccio alla fine dell’Ottocento.

Un giorno si presentò un omaccione che oltre alla cena chiese anche di dormire. La mattina seguente se ne andò di buon ora dimenticando però il suo schioppo sotto le coperte del letto.

La povera Filomena nel rifare la stanza toccò il fucile maldestramente tanto che partì un colpo che le amputò un braccio. Da qui “bronca” che in dialetto viterbese vuol dire senza mano, senza braccio.

Ho due ricordi dello spaccio della “Bronca” in presa diretta.

Uno legato al passaggio a Viterbo di un “Giro d’Italia” degli anni Cinquanta. Tifavo per Fausto Coppi che smaniavo di vedere sulla “Montagna”. Con un vecchio camion raggiungemmo lo spaccio per poi proseguire a piedi fino allo scollinamento.

Un altro flash ce l’ho, sempre in quegli anni, quando insieme a mio zio e mio cugino raggiungemmo la “Bronca” attraverso un sentiero che dal convento dei Cappuccini alla Palanzana si congiungeva alla Cimina all’altezza dell’attuale meleto.

Facemmo una sosta nella spaccio per la merenda con una delle salsicce sul fuoco più gustose che ricordi. Ma forse sarà stato per la gioventù.

Vincenzo Ceniti
Console Touring di Viterbo

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. E’ stato interessante leggere questo articolo. La prossima volta che sarò lì, cercherò le pietre di questa antica gendarmeria. Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *