La libertà esiste se ce la conquistiamo

Aspettando l’estate viterbese – Il filosofo della scienza Giulio Giorello il 6 luglio a Caffeina insieme al genetista Edoardo Boncinelli per presentare la loro opera su Amleto e Cleopatra

di Paola Pierdomenico

Il filosofo della scienza Giulio Giorello a Caffeina

Il filosofo della scienza Giulio Giorello a Caffeina

Il filosofo della scienza Giulio Giorello a Caffeina

Viterbo – “La libertà esiste se ce la conquistiamo”.

Che ci fanno insieme un filosofo della scienza e un genetista? Ragionano sulla libertà dell’anima. Accantonate le psicoanalisi, entrambi riflettono grazie a un dialogo che ruota intorno ad Amleto e Cleopartra. Simboli scelti per capire timori, speranze e passioni degli uomini e delle donne d’oggi.

Giulio Giorello torna a Caffeina. E non da solo. Il 6 luglio insieme a Edoardo Boncinelli, a piazza del Fosso, presenterà l’opera “Noi che abbiamo un’anima libera. Quando Amleto incontra Cleopatra”.

Come nasce il titolo del libro?
“”Noi che abbiamo l’animo libero” – dice Giorello – è una citazione dall’Amleto di Shakespeare, fatta proprio dal protagonista per smascherare le colpe dello zio Claudio, usurpatore del trono di Danimarca. Alcuni lo traducono con l’avere una coscienza tranquilla. In realtà, Claudio non ce l’ha, perché sa benissimo di essere responsabile dell’uccisione del fratello per strappargli il trono. Anche Amleto, però, non è così libero visto che è ossessionato dal terrore di essere inadeguato al compito politico a cui è stato destinato. Solo liberandoci dai brutti sogni e dai tormenti interiori possiamo raggiungere questa libertà”.

Nella sua visione in cosa consiste essere liberi?
“Nell’avere una cosciente libertà di scelta, senza vincoli esterni pur nella consapevolezza che ce ne stanno. E’ la grande lezione del liberalismo moderno in cui mi ritrovo molto”.

Esiste, oggi, questa libertà?
“Esiste nella misura in cui viene conquistata. Shakespeare, nel Giulio Cesare, parla di freedom, che indica l’autonomia della gente, poi di liberty indicando le possibilità concrete di esercitare la propria autonomia e infine di enfranchisement, che vuol dire liberazione, emancipazione o anche riscossa per spezzare le catene di un potere che sentiamo come oppressivo. A fronte di ciò, la nostra lingua ha solo una parola. Cerchiamo, dunque, di usarla bene per avere una visione più completa delle nostre capacità umane. La corruzione, i giochi di potere e lo spirito di fazione, non sono solo della politica italiana ed europea di oggi, ma risultano costanti nella storia. Shakespeare sa coglierli benissimo. I suoi personaggi più smisurati e coraggiosi, come Antonio e Cleopatra, mostrano insofferenza per il mondo delle corti che corrispondono in definitiva alle burocrazie e alle amministrazioni di oggi. Oggi quindi non siamo molto cambiati e la libertà è limitata. La differenza è che, grazie allo sviluppo tecnologico, abbiamo delle delle forme di intervento più potenti e armi di distruzioni più incisive della clava e delle fionde dei nostri antenati”.

Come è strutturato il libro e perché scegliere questi due personaggi?
“E’ tutto imperniato su Amleto e Cleopatra, due personaggi lontani nei secoli che, però, hanno molto in comune. Su tutto c’è l’insofferenza per un mondo chiuso e per i pregiudizi. Una condizione resa stilisticamente da Shakespeare con l’opzione da parte dei suoi personaggi per un universo copernicano in cui è la terra a girare intorno al sole e non viceversa. Cleopatra è una donna coraggiosa che lotta fino alla fine. Una patriota egiziana che porta dietro di sé la grande tradizione culturale dell’Egitto dei faraoni e degli stati ellenistici fondati da Alessandro Magno, cancellata poi dalla vittoria di Roma, di Ottaviano”.

Come nasce la collaborazione con un genetista?
“Conosco Boncinelli da almeno vent’anni. La ragione è disciplinare e dipende dal fatto che abbiamo un origine scientifica quasi comune, perché lui è un fisico e io un matematico. Dopo, però, mi sono indirizzato verso la filosofia della scienza pur interessandomi sempre alle grandi rivoluzioni della biologia. Boncinelli, invece, dalla fisica è passato alle scienze biologiche con grandi risultati nella genetica e poi si è occupato della struttura cervello e del nostro sistema nervoso centrale. E’ diventato, in modo abbastanza naturale, un filosofo della mente”.

E l’interesse per Shakespeare? 
“Nasce dalla passione per questo poeta che, secondo noi, è il più grande in assoluto nella tradizione occidentale. Un giorno abbiamo deciso di fare una chiacchierata su di lui e abbiamo preso in considerazione questi due personaggi che per noi sono emblematici per riflettere sulla libertà”.

Come incidono sulla formazione, condizionamento genetico e ambiente?
“Boncinelli, che si occupa di questo ambito, di solito risponde così: per un terzo siamo fatti dei nostri geni, per un terzo dei condizionamenti dell’ambiente e infine siamo influenzati dal caso che è semplicemente un sinonimo per indicare la nostra ignoranza sulle microcause che contribuiscono a plasmare il nostro carattere. Queste tre componenti sono ben simbolizzate anche da Shakespeare per cui siamo influenzati dalla nostra natura, dai nostri genitori e dalla fortuna che ci tiene in ostaggio. Queste tre componenti vengono fuori in maniera drammatica soprattutto nelle storie dei personaggi politici, da Enrico IV a Riccardo II. Tutto ruota intorno alla natura, alla cultura e alla fortuna”.

Oggi la scienza quanto è libera?
“E’ l’impresa collettiva più libera di tutte – conclude Giorello -, perché nasce da motivazioni di carattere economico, politico, militare e sociologico. Le spinte possono essere anche basse come l’ambizione, la sete di denaro e la ricerca di prestigio da parte di chi la fa. E’ però un lavoro che ci permette di dire quando un’idea non funziona e di sostituirla con una migliore. Per me è il paradigma della società libera. Una concezione che mi trova d’accordo con la lunga tradizione liberale di lingua inglese che inizia con Locke, continua con Mill e finisce con Popper”.

Paola Pierdomenico 

14 giugno, 2014 

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