Svetlana Zakharova, l’onda dinamica della danza

A teatro. A Ravenna l’étoile russa e il violinista Vadim Repin. A Parma con Sylvie Guillem e Russell Maliphant

Svetlana Zackarova con Andrej mMerkur’ev, forto Maurizio Montanari. Sotto Sylvie Guillem con Russell Maliphant. Altra foto Nicoletta Manni e Ivan Vasiliev foto Brescia-Amisano

 

Brac­cia che rac­con­tano con il movi­mento le sfu­ma­ture dell’animo, gambe che met­tono in luce la potenza delle linee, corpi dive­nuti spec­chio di quell’alchimia tra scena e per­for­mance che con­trad­di­stin­gue un grande inter­prete. Sull’affacciarsi dell’estate, nei pal­co­sce­nici ita­liani dei grandi tea­tri di tra­di­zione e di alcuni festi­val svet­tano nomi di étoile inter­na­zio­nali, seguiti da un numero potente di fans e cultori.

Ravenna Festi­val, giunto quest’anno alla sua ven­ti­cin­que­sima edi­zione, ha scelto per l’inaugurazione dell’altro ieri una serata spe­ciale, gio­cata sul matri­mo­nio arti­stico, non­ché sen­ti­men­tale, tra musica e danza: in scena la cop­pia for­mata da Sve­tlana Zakha­rova, bal­le­rina ucraina cre­sciuta nelle più grandi com­pa­gnie russe tra il Marinskij-Kirov di San Pie­tro­burgo e il Bol­shoi di Mosca, da qual­che anno anche étoile della Scala, e Vadim Repin, vir­tuoso del vio­lino, per l’occasione raven­nate diret­tore e soli­sta dell’Orchestra Gio­va­nile Luigi Che­ru­bini. Zakha­rova e Repin sono marito e moglie, hanno una bimba pic­cola, e l’unione tra i due è l’anima delPas de deux for Toes and Fin­gers, titolo del tra­sci­nante Gala-Concerto à la russepro­po­sto a Ravenna in esclu­siva nazio­nale al Palazzo Mauro de André con 2600 spettatori.

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Si parte con Mozart e la sola orche­stra nel Diver­ti­mento in re mag­giore KV 136(primo movi­mento), pro­logo all’entrata di Sve­tlana Zakha­rova in Distant Criessull’Ada­gio dal Con­certo per oboe in re minore op. 9 di Albi­noni, coreo­gra­fia di Edward Liang. Zakha­rova danza con Andrej Merkur’ev, étoile del Tea­tro Bol­shoi, un passo a due di coin­vol­gente liri­smo nel quale le linee per­fette della dan­za­trice incan­tano il pub­blico anche gra­zie all’arte di Repin. Il vio­li­ni­sta, insieme alla Che­ru­bini, è sul pal­co­sce­nico, e la pre­senza rav­vi­ci­nata a Zakha­rova con­se­gna alla pla­tea un dia­logo arti­stico amo­roso che tra­sforma il duo coreo­gra­fico in un passo a tre tra musica e movimento.

Tra i titoli più toc­canti non si può non citare La morte de cigno di Fokine, sulCigno di Saint-Saëns: un cam­meo che dai primi del Nove­cento appar­tiene solo alle grandi dive del bal­letto e che con la par­te­ci­pa­zione di Repin si colora di ancor più intime sfu­ma­ture. Un gio­iello, con Zakha­rova al top per sen­si­bi­lità e stile. La diva ama però anche misu­rarsi con pezzi più nuovi, come Plus.Minus.Zero su Fra­tres di Arvo Pärt, dan­zato insieme al coreo­grafo Vla­di­mir Var­nava: un rac­conto sulle dina­mi­che di cop­pia in cui Zakha­rova spe­ri­menta una nuova, intri­gante espressività.

Da Ravenna al Regio di Parma, per uno degli spet­ta­coli più inci­sivi andato in scena nell’ultimo mese: il ritorno in Ita­lia di Push, ipno­tico titolo con­tem­po­ra­neo fir­mato da Rus­sell Mali­phant con la par­te­ci­pa­zione di Syl­vie Guil­lem, una diva di inos­si­da­bile intel­li­genza inter­pre­ta­tiva. Potremmo con­si­de­rare Push un clas­sico della con­tem­po­ra­neità: quei pezzi da rive­dere nel tempo con la gioia della risco­perta. Quat­tro titoli in cui il rap­porto sedut­tivo tra luce e corpo innerva da cima a fondo danza e coreo­gra­fia. Aprono le dina­mi­che avvol­genti di Solo con Guil­lem in bianco, seguite dalle visioni pro­spet­ti­che tra corpo in scena e ombre che carat­te­riz­zano Shift, assolo con Mali­phant. Imper­di­bile il capo­la­voro Two, l’assolo bloc­cato in un cono di luce con Syl­vie al cen­tro in una varia­zione cam­meo con le brac­cia in vor­tice. Chiu­sura con il duo Push, musica come per Two di Andy Cow­ton: titolo dove i due arti­sti rivi­si­tano l’idea stessa della part­ner­ship con prese, cadute, movi­menti nello spa­zio in cui la rela­zione con la gra­vità, il con­tatto tra i corpi, l’individualità rive­lano l’onda dina­mica dell’arte della danza.

LE JEUNE...Ivan Vasiliev Nicoletta Manni ph Brescia-Amisano Teatro alla Scala  K65A6308 x

Il giro si chiude a Milano con due divi maschili, in scena al Tea­tro alla Scala per il primo e secondo cast del bal­letto d’apertura di Serata Petit. Un ritorno di titoli doc del mago del bal­letto moderno fran­cese, Roland Petit: l’esistenzialista Le Jeune Homme et la Mort Pink Floyd Bal­let. Nel primo, su libretto di Jean Coc­teau e musica di Bach, si sono alter­nati nel ruolo che fu già di Jean Babi­lée, Nureyev, e Bary­sh­ni­kov, l’étoile di casa Roberto Bolle e l’ospite Ivan Vasiliev.

Tec­nica da manuale, bel­lezza sof­ferta per Bolle, che danza con Marta Roma­gna un ruolo magne­tico che gli fu affi­dato con intuito dallo stesso Petit. Se Bolle inter­preta il dramma di Coc­teau con quell’inconfondibile ele­ganza espres­siva che carat­te­rizza il suo stile, Vasi­liev punta al fuoco, per­met­ten­dosi un movi­mento più sor­nione e impul­sivo. Al suo fianco danza la neo prima bal­le­rina sca­li­gera Nico­letta Manni ed è lei che vogliamo segna­lare come nuova pro­messa in que­sto viag­gio tra titoli e divi: sia in Pink Floyd Bal­let che in Le Jeune Homme, Manni sfo­dera una per­so­na­lità che attira lo sguardo: mix di signo­ri­lità del gesto e natu­ra­lezza del fem­mi­nile che farà strada.

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