Inquinamento da arsenico e burocrazia alleati contro la tutela della salute

Posted on 12 maggio 2014comitatibiogas

Resoconto relativi al Workshop tenutosi presso il CNR IL 9 maggio 2014 a cura del Gruppo di Studio Ambiente e Salute comitatibiogas

Ci uniamo alle parole di Raimondo Chiricozzi. Purtroppo i cittadini muniti di una vera coscienza attiva e partecipativa, disinteressati e senza nessun secondo fine, sono destinati all’impotenza più assoluta se dal basso e “orizzontalmente” (come viene garbatamente definito il livello di cittadini-sudditi) non ci sarà un risveglio choc, veloce e determinato. Non c’è più spazio per nessuna mediazione né culturale né etica con chi del proprio ruolo è pronto a farne uno strumento di difesa dei propri paradigmi politici, burocratici e scientifici a discapito di chi nei territori non ha quasi più il diritto alla salute.

La scienza istituzionalizzata, pur animata di grandi propositi umanitari, è ancora lontana da qualsiasi comunicazione concreta e attiva coi cittadini che lottano a spese proprie in tutto il territorio italiano e devono affannarsi a individuare rigorose fonti di informazione scientifica collocate al di fuori dei recinti politico-economico-affaristici.

– Sarà che ricevere finanziamenti dai Ministeri limita prese di posizione più coraggiose?

– Ma chi è il Ministero se non l’amministratore dei beni comuni della collettività?

– I denari dati alla ricerca tramite un Ministero sono o non sono denari dei cittadini? È o non è ai cittadini che bisogna rendere conto di questi denari?

– Quanti denari pubblici si intendono impegnare ancora per ulteriori studi sugli effetti dell’arsenico prima di poterne destinare anche un po’ per arginare i danni ormai prodotti e prevenirne di nuovi? 

L’interlocutore al Workshop del CNR del 9 maggio doveva essere una platea di cittadini, di comitati, di insegnanti, di sindaci (massime autorità sanitarie? Siamo sicuri che sia così?), di funzionari di tutti gli enti locali preposti alla tutela della salute, dell’ambiente, della cultura, dell’educazione, di stampa e media, e perché no, di magistrati. Perché viviamo tutti nella stessa bolla terrestre. E invece, la sala era quasi vuota ed è addirittura emerso che l’ASL di Latina, ad esempio, è venuta a conoscenza di questo Workshop  solo per caso. E quel pugno di cittadini presenti ha dovuto assistere con disagio imbarazzante a un avvilente e noioso palleggio finale di parole tra moderatore del CNR (presunto garante dello spazio per il dibattito dalla sala, annunciato sul programma dei lavori) e la rappresentante del Ministero della Salute che ci ha intrattenuti con un fiume di parole autoincensanti prive di empatia con le gravi situazioni sanitarie presenti nel territorio e di qualsiasi proposta concretamente interventista a tutela della salute dei cittadini.

Come dire che dopo aver studiato a spese nostre, se la sono cantata e suonata uscendone oltretutto con le mani “pulite”: il Ministero della Salute ha finanziato il CNR con 400.000 Euro di denaro pubblico e quindi Ministero e Scienza sono alleati e non sono affatto lontano dai cittadini.

È questa la logica di scambio che anima chi dovrebbe SERVIRE la collettività?

– Non sarà arrivato il momento di istituire la precarietà del lavoro anche per questi supercittadini?

– Non sarebbe forse utile mettere sui lunghi tavoli dei loro convegni bottiglie d’acqua prelevata dalle fontanelle all’arsenico, visto che nel viterbese se la sono bevuta per anni nel silenzio di chi è preposto alla tutela del territorio e della salute?

Ricordiamo che questo studio è stato pubblicato sul sito della Rivista EPIDEMIOLOGIA E PREVENZIONE. Due termini che a noi sono risultati inconciliabili dopo certe dichiarazioni fatte durante questo Workshop. Se abbiamo capito bene l’epidemiologia studia eventi già avvenuti (tradotto: conta dei morti, dei malati gravi, della malformazioni, del cibo all’arsenico…), mentre la Prevenzione evita che questi eventi accadano. Ma, come si può fare prevenzione se non ci sono i soldi per la fase 2: biomonitoraggi, informazione a tappeto sul territorio (soprattutto ai medici di base, alle ASL e ai sindaci), provvedimenti di bonifica, dearsinificatori (che dopo 9 anni di deroghe ancora mancano in molti Comuni del Lazio), cessazione di tutte quelle attività antropiche che favoriscono l’emissione e l’energizzazione dell’arsenico, magari insieme ad altre sostanze inquinanti (fluoro, vanadio, cromo 6 e tutto il coktail che ormai ci è noto)?

A cosa serve finanziare degli studi che non fanno neppure scattare un intervento di emergenza? A meno che l’“emergenza” non venga contemplata per casi più utilitaristici!…

Tra l’altro, gli studi scientifici sono già andati oltre l’epidemiologia – che richiede tempi lunghissimi e molto denaro pubblico – e tende a un’analisi delle Esposizioni per poter fare Prevenzione primaria, ovvero evitare che certi eventi a carico della salute delle popolazioni e degli animali possano accadere. Parliamo dell’epigenetica che ha spostato il confine della ricerca oltre i dati compiuti peraltro non risolutivi, come ci ha spiegato la dottoressa Paola Michelozzi del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio.

Continuare a fare la conta dei morti serve ormai a poco. I cittadini informati sanno che dietro a certi rallentamenti c’è la strenua difesa di un modello di sviluppo economico lineare e che non saranno certi studiosi e burocrati a servizio di questo modello a tutelare la loro salute e i loro affetti.

E sanno che l’esposizione a sostanze inquinanti è realtà acclarata da decenni e che il tempo per la PREVENZIONE è probabilmente scaduto, perché mentre noi parliamo e studiamo e andiamo cento volte a Bruxelles, mentre crediamo di poter ancora mediare con i piani di governo che ci ritroviamo, il contagio della Materia avanza inesorabile. La velocità con cui l’inquinamento avanza è ormai irrecuperabile in molte aree del mondo. La previsione di un cancro su due ci è già stata comunicata dagli studi epigenetici, come anche il prossimo crollo della biosfera e la probabile estinzione della specie “uomo”, e noi cittadini cominciamo ad essere stanchi di star lì a sentire la conta dei MORTI, persone e affetti finiti nel freddo elenco di una tabella o di un grafico.

Quanto è avvenuto nella sala quasi vuota del CNR il 9 maggio è di una gravità assoluta per i cittadini per bene che non hanno né strumenti né avvocati da cui farsi difendere, figuriamoci!, molti di loro non hanno più né lavoro né casa e con la pancia vuota l’attenzione viene rivolta altrove. Una strategia di dominio delle coscienze vecchia quanto l’uomo di Neanderthal, se non più antecedente.

Forse gli unici a non ricordare la bella lezione che ci arriva dall’epigenetica sono proprio questi “supercittadini” della scena burocratica, e cioè che «siamo solo delle scimmie superiori»

Allo stesso Darwin apparve inconfutabile che persino la regina Vittoria e il solenne arcivescovo di Canterbury discendevano da una scimmia.

Certi “fissismi” hanno fatto perdere di vista all’Homo “Sapiens” che la sua missione era quella di essere al servizio della Terra. E invece la Terra è diventata il nostro ospedale, finanziato da un miliardario in rovina… T.S. Eliot, Quattro quartetti: East Coker

Ma ecco in sintesi i punti salienti di questi studi, reperibili nel link

http://www.epiprev.it/pubblicazione/epidemiol-prev-2014-38-3-4-suppl-SEPIAS

– l’arsenico è CANCEROGENO. L’aveva già annunciato lo IARC (International Agency for Research on Cancer). Ora ce lo conferma anche il CNR.

– l’arsenico è presente in natura, ma viene energizzato da tutta una serie di attività antropiche che possiamo ormai definire irresponsabili.

– le fonti di provenienza dell’arsenico sono varie: suolo, aria (per ricaduta), acqua (pozzi, acquedotti), fuoco (compreso quello generosamente appiccato dagli uomini), e chi lo assume con regolarità, anche a dosi modeste  è destinato prima o poi ad ammalarsi e/o morire.

– forti perplessità sui parametri massimi consentiti in μ/l. C’è tutta una letteratura scientifica che si chiede se 10 μ/l, parametro massimo di concentrazione di arsenico stabilito dalla Comunità Europea, non sia comunque di danno alla salute.

– l’arsenico interagisce con tante altre sostanze inquinanti presenti negli elementi e nella catena alimentare

– la presenza di arsenico è stato rilevata in  molti alimenti: riso, pasta, farine, etc., provenienti da aree come l’Asia, ma anche da aree a km 0 perché irrigate con acque contaminate. Quindi, anche il cibo biologico, magari autoprodotto, è entrato nella hit-parade degli alimenti a rischio contaminazione da arsenico.

– l’arsenico è un marcatore di esposizione precoce, vale a dire che dopo 3/4 giorni viene espulso dalle urine.

– esistono delle variabili di confondimento (talvolta favorite da certe scelte industriali).

– l’arsenico favorisce l’alterazione epigenetica, a seconda della capacità di detossificazione soggettiva. Produce stress ossidativo, stress cellulare e danno al DNA.

– totale impotenza dei cittadini sul controllo delle acque potabili. E qui vogliamo riportare le testuali parole di Liliana La Sala (responsabile scientifica del CCM per il Ministero della Salute ed esperta della tematica dell’arsenico) alla domanda che le abbiamo rivolto in “dirittura d’arrivo”:

Domanda: «Potrebbe far pubblicare sul sito del Ministero della Salute tutte le analisi delle acque potabili?”

Risposta (trascrizione testuale): «Lei adesso sta toccando un altro nervo scoperto che è la famosa istituzione del portale acque: altra cosa che ha una gestazione – mi dicono – … è una gravidanza lunghissima e che probabilmente nelle prossime settimane vedrà la luce (nel Portale Acque del Ministero della Salute). Per avere le analisi dalle ARPA regionali non le dico quanti tavoli vengono fatti… non le vogliono dare neanche al Ministero.

Questo per noi significa che il cittadino non è garantito perché il Ministero della Salute non usufruisce dello strumento primario più immediato di vigilanza sulle acque e sull’adeguatezza dei sistemi di gestione delle acque.

Come si fa a parlare di PREVENZIONE, PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, LEGGE SULLA TRASPARENZA, ANALISI DI RISCHIO e quant’altro quando un alto funzionario del Ministero della Salute dichiara di non essere in grado di accedere facilmente a dati pubblici che riguardano la salute delle persone e degli animali, delle falde acquifere, dei sistemi di gestione?

Perché un Sindaco che non sia animato da aspirazioni più elevate dovrebbe voler fare di più? Il sistema lo protegge proprio con le logiche che lo caratterizzano.

L’ignoranza non viene ammessa nella vita del singolo cittadino, ma nel caso di un Ministero tutto è lecito.

L’art. 32 della Costituzione continua ad essere disatteso.

DI QUALE TUTELA DELLA SALUTE PARLIAMO?

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