La danza di Elena, da ’Amici’ fino a New York. “Dovevo fare solo uno stage, e invece…”

L’intervista
Scoperta in una delle ultime puntate di “Amici” da David Parsons, Elena D’Amario, 23enne con origini termolesi, da quattro anni fa parte della Compagnia mondiale del celebre coreografo. In un’intervista rilasciata a Primonumero durante un breve ritorno in Italia, Elena racconta gli inizi di questa esperienza che la portano oggi in giro per il mondo a calcare i palcoscenici più famosi.

di Rossella Travaglini

Termoli. «Quando sali sul palco provi ogni volta un’emozione nuova. Poi cresce in me la speranza di poter entrare in contatto con il pubblico,allacciando con chi mi sta di fronte un’intesa»: Elena D’Amario si racconta in un’intervista a Primonumero. Tornata pochi giorni in Italia, e nella “sua” Termoli prima di ripartire nuovamente alla volta degli States, parla con grande entusiasmo del suo lavoro: la danza. Dal 2010 Elenafa parte parte della famosissima Parsons Dance Company. Un sogno che si è iniziato dopo l’esperienza al Talent show di “Amici di Maria De Filippi”. «David Parsons mi offrì di andare a New York per uno stage di alcuni mesi nella sua compagnia mondiale – spiega la giovane ballerina – poi, a poche settimane dal mio arrivo, le cose sono cambiate e David mi ha chiesto di rimanere per diventare parte integrante della compagnia. Non riuscivo a crederci… ma poi ho accettato». Grintosa e innamorata della danza Elena si è subito innamorata del «mio lavoro». Oggi si divide tra New York, dove c’è la sede della Compagnia di Parsons, e il resto del mondo, dove è spesso in giro con gli altri membri della compagnia in tournée. «E’ magnifico, anche se reggere i ritmi non è semplice – aggiunge – ma ogni teatro in cui ballo è una soddisfazione e ogni volta ti arricchisci di qualcosa di nuovo».

Come inizia la tua esperienza dall’altra parte dell’oceano, nella famosissima compagnia di David Parsons?
«Era agosto 2010. In una delle ultime puntate del talent show “Amici di Maria De Filippi”, David Parsons mi offrì di andare negli Stati Uniti per uno stage con la sua compagnia. Ero partita con l’idea di dover rimanere solo sei mesi e invece…».

Le cose sono andate in maniera diversa?
«Esattamente. David mi ha chiesto di rimanere in America. Ed è così che sono entrata a far parte della sua Compagnia mondiale. Sapevo non sarebbe stato facile, anche perché non conoscevo bene l’inglese, ma era quello che volevo fare e il lavoro mi ha subito conquistata».

E’ stato difficile all’inizio?
«Abbastanza, soprattutto perché non conoscevo la lingua. Nella compagnia ero l’unica europea. Però, un po’ alla volta, ho iniziato a imparare. Non avere intorno persone che parlavano l’italiano mi ha aiutata a familiarizzare prima con la lingua. Quando non riuscivo a comunicare con le parole… beh, avevo sempre dalla mia il linguaggio della danza. Anche con David mi sono trovata bene fin da subito, sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista umano. Per me è un onore far parte della Compagnia. Ogni anno ci sono centinaia di ballerini provenienti da tutto il mondo che fanno audizioni per entrare».

Dall’Italia a New York al resto del mondo…
«Proprio così. La sede della compagnia è New York, ma noi siamo spesso in tournée. Ogni viaggio è un’avventura, ogni teatro in cui ballo è una soddisfazione. Ogni volta ti arricchisci di qualcosa di nuovo. Provi sensazioni talmente belle che ti dimentichi della stanchezza del viaggio, delle prove…».

Quali sono gli spettacoli a cui sei maggiormente legata?
«Sicuramente “Remember me”, un’opera in rock italiano in cui ho avuto il ruolo di prima ballerina che abbiamo portato in tournée in Cina per due mesi .

Poi c’è Caught. Si tratta di un cult di David Parsons, un assolo fino ad oggi interpretato solo al maschile. Io sono stata la prima ballerina a farlo. E’ una coreografia impegnativo, dove grazie a un gioco di luci e a salti sembra che il ballerino stia volando».

Cosa provi a salire sul palco?
«E’ sempre emozionante. Non è vero che dopo un po’ di abitui, l’adrenalina è sempre molto forte. Poi quello che mi condiziona è un senso di generosità nei confronti del pubblico. Mi piace entrare in contatto con chi è seduto in platea, instaurare un rapporto empatico. Loro sono lì, ti vedono, ti sentono… e questo è molto bello».

Meglio il teatro o la televisione?
«Sono due cose totalmente diverse tra di loro. La televisione sicuramente dà un’eco diversa rispetto al palcoscenico, una popolarità più immediata, ma allo stesso tempo è anche più costruita. Il teatro, invece, ti dà prestigio e quando ti costruisci un nome quello resta».

Tu sei nata a Pescara, ma hai origini termolesi. Qual è il tuo rapporto con Termoli?
«Termoli è il mio cuore, la mia anima. A Pescara ho gli amici, qui invece ho gli affetti. Poi ci sono i luoghi, il paese vecchio… anche solo camminare per questi posti mi rigenera. E quando torno è una tappa fissa. Ricordo ancora, quando avevo 14 anni, una mia esibizione sulla scalinata del folklore… e poi c’è anche da dire che la vena artistica mi è stata trasmessa da una famiglia di artisti».

Cosa vedi nel tuo futuro? 
«Da parte mia c’è la volontà, un giorno, di tornare. Staremo a vedere. Per ora continuo a dedicarmi al lavoro che amo».

(Pubblicato il 04/05/2014)

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