lettera ai candidati alle elezioni europee: Impegnatevi per risolvere la gravissima situazione ambientale e sanitaria dei Monti Cimini e del lago di Vico

Oggetto: situazione Monti Cimini, Lago di Vico, CNBC (centro nucleare batteriologico e chimico). data       03 maggio 2014
Ai candidati elezioni europee

Gentili candidati,

vi  rimettiamo alcuni appunti riguardanti la problematiche dei Monti Cimini,  Lago di Vico, CNBC e Acqua potabile nel viterbese, per le quali il comitato provinciale AICS da tempo s’impegna nel  tentare di sensibilizzare i responsabili di amministrazioni e istituzioni e nel richiedere l’informazione corretta dei cittadini e quindi la soluzione dei problemi, insieme ad altre ad altre associazioni ambientaliste e dei consumatori quali Comitato acqua potabile,  ADUC, Comitato per il Parco archeologico naturalistico della Tuscia  e tante altre ancora.

Riteniamo sappiate della grave situazione dal punto di vista sanitario che insiste in questo comprensorio, comprovata da indagini epidemiologiche della Regione Lazio, dell’ ISTAT e di altri Enti. La situazione di emergenza, purtroppo,  perdura e non ci sembra che le iniziative prese e quelle che le amministrazioni pubbliche stanno prendono siano risolutive dei gravi problemi, anzi recenti dichiarazioni di alcuni Sindaci  fanno pensare che ancora una volta si stia ponendo in essere la tecnica dell’insabbiamento e della criminalizzazione del dissenso, nel tentativo di non far emergere le gravi responsabilità passate e presenti.

L’Unione europea può fare molto perché anche l’Italia rispetti le direttive e le leggi che le recepiscono. Vi chiediamo pertanto di interessarvi del problema. Naturalmente siamo a vostra disposizione per fornire chiarimenti in merito e/o i relativi documenti .

Cordiali saluti                                                                                                                             Raimondo Chiricozzi

AICS COMITATO PROVINCIALE VITERBO
Tel 3683065221 – 3894440387 Email: viterbo@aics.it
Via Resistenza, 3 – 01037 Ronciglione VT

 

AICS 100X 45 (2)
COMITATO PROVINCIALE VITERBO

2014.05.03  APPUNTI 

LE LEGGI PER LA TUTELA DEL LAGO DI VICO E DEI MONTI CIMINI

L’importanza che riveste la tutela del bene ambientale Lago di Vico e i Monti Cimini è stata ampiamente riconosciuta con le leggi specifiche che dal 1939 in poi si sono susseguite.

1939 Legge 1947/1939-Bene di notevole interesse pubblico;
1961 Dichiarazione notevole interesse paesaggistico ;
1965 Oasi faunistica;
1982 Legge Regionale n.47 del 28/09/1982 “ISTITUZIONE DELLA RISERVA NATURALE PARZIALE DEL LAGO DI VICO”;
1985 Legge regionale 22 maggio 1985, n. 81 (Modificazione alla legge regionale 28 settembre 1982, n. 47: “Istituzione della riserva naturale parziale Lago di Vico”)
1985 Legge 431/1985-Vincolo paesistico;
L.R. 24/98 – artt. 134 , 136 e 142 D.lvo 42/04 Piano Territoriale Paesistico Regione Lazio Beni Paesaggistici;
2005 Decreto 25/03/2005-Zona di protezione speciale ZPS N.IT 6010057 e sito di interesse comunitario SIC NIT 6010024;
2008 Legge Regionale n.24 del 24/12/2008 ISTITUZIONE RISERVA NATURALE LAGO DI VICO.

Tutto ciò, come scritto nelle leggi, per la preservazione dell’equilibrio biologico dei Monti Cimini, della caldera del lago e l’effettiva potabilità delle sue acque.

Per più di cinquant’anni, a cominciare dalla presa di posizione della madre dell’ambientalismo italiano Elena Croce, che denunciò le problematiche “del sistema acquifero dei monti Cimini” alla presidenza della Repubblica italiana, le associazioni degli ambientalisti hanno insistito nel richiedere un ambiente sano e pulito.

Le conquiste legislative hanno avuto il grande merito di contenere la speculazione edilizia nel comprensorio e hanno fatto sperare potessero creare sviluppo economico attraverso il turismo e la  tutela ambientale di tutta la conca del lago e dei Monti Cimini.

Alcuni aspetti ci fanno ritenere abbiano dato buoni risultati, poiché attraverso la pubblicizzazione delle bellezze lacustri hanno creato una buona immagine dei Monti Cimini; i finanziamenti agli agricoltori (Piani integrati mediterranei, finanziati dalla UE) hanno portato allo sviluppo dell’agricoltura (nocciolicoltura e castanicoltura), ottimamente remunerata.

Tale sviluppo però ha contrastato con la difesa dell’ambiente e quindi della salute (nonostante finanziamenti specifici) ed in definitiva con l’economia della zona e con la salute degli stessi agricoltori  e dei cittadini.

L’uso di prodotti chimici in agricoltura, inoltre, in particolare nella castanicoltura e nocciolicoltura ha creato conseguenze disastrose per l’ambiente, per la castanicoltura addirittura anche dal punto di vista economico.

In un certo senso i nodi sono venuti al pettine e quanto gli ambientalisti denunciavano è ormai realtà consolidata.
LE LEGGI, ALLORA,  HANNO  TUTELATO  CONCRETAMENTE  IL  LAGO  DI VICO ?

Purtroppo no! Perché, alla prova dei fatti, le speranze sono svanite nel nulla. Nonostante le leggi e i finanziamenti connessi,  l’avvelenamento del terreno, dell’aria e delle acque del lago, che servono da approvvigionamento idrico delle popolazioni di Caprarola e Ronciglione, è aumentato.
Inoltre molti studi e ricerche in particolare fatti dall’Università della Tuscia hanno rilevato, nei sedimenti del lago, metalli pesanti molto al di sopra delle soglie di guardia. Tutto ciò riteniamo sia  dovuto per i seguenti motivi:

1- la proliferazione della monocoltura del nocciolo, con l’uso di fitofarmaci e diserbanti, che immettono nelle acque veleni e nutrienti, quali l’azoto e il fosforo, ha permesso all’alga rossa o planthotrix  rubescens, che rilascia una microcistina cancerogena, di trovare il suo habitat naturale nel lago, oltre al concretizzarsi dell’eutrofizzazione  ( oltre i 20 metri di profondità non c’è più ossigeno- Studi Università della Tuscia. Prof. G. Nascetti) ;

2- a causa delle polveri nocive sollevate dalle macchine aspira nocciole, che trasferiscono nell’aria oltre alle polveri i veleni irrorati nel campi;

3- per il versamento di liquami da fogne a dispersione di abitazioni della lottizzazione di Punta del lago (ce ne sono ancora non allacciate al collettore fognante);

4-  per l’inquinamento, definito storico, dall’ex  Ministro della Difesa Ignazio La Russa, in risposta ad una interrogazione, derivante dalla produzione e caricamento di armi chimiche nel centro chimico o Centro NBC (centro nucleare, batteriologico, chimico) ;

5- per l’inquinamento da metalli pesanti forse dovuto a versamenti illegali (nei sedimenti del lago sono stati trovati metalli pesanti innaturali quali cadmio, nikel ed altri fra cui l’ arsenico in proporzioni spropositate addirittura di 1,5 grammo per 1 kg di sabbia- studi Università della Tuscia- studi e ricerche ARPA Lazio). (Tali metalli potrebbero derivare dal Centro chimico militare , dall’agricoltura o da versamenti illegali).

La istituzione della Riserva naturale del lago di Vico avvenuta nel 1982 aveva fatto ben sperare. Ma da allora, anziché iniziare la tutela della conca del lago, l’inquinamento è aumentato fino a giungere al livello attuale, da far ritenere molto difficile il risanamento .

 

COSA HANNO FATTO E FANNO LE AMMINISTRAZIONI ?

Le amministrazioni comunali, nascondendosi dietro un dito, dicendo di evitare allarmismi, hanno fatto di tutto per negare l’evidenza. Purtroppo non ci sembra che i nuovi amministratori dei Comuni di Ronciglione e Caprarola abbiano tratto insegnamento dalle vicende che hanno portato all’incidente probatorio e all’iscrizione nel registro dei reati gli ex Sindaci dei due comuni, per disastro ambientale e per la inosservanza delle azioni di controllo e vigilanza sull’uso di concimi chimici e presidi sanitari nella conca del lago, per non aver adottato i necessari provvedimenti volti ad eliminare il rischio del superamento dei parametri stabiliti dalla legge in materia di acque destinate al consumo umano. Né che sia cambiata la politica volta alla tutela della salute dei cittadini, per la quale si vorrebbe continuare ad imporre il silenzio, al fine di mantenere presunti vantaggi economici. Come se la salute non fosse il bene primario, più importante da tutelare.

Indagini epidemiologiche della Regione Lazio, dell’ISTAT e di altri Enti hanno evidenziato che i paesi dei Cimini e in essa Capranica, Caprarola e soprattutto Ronciglione, registrano un’alta incidenza di tumori e di morti per tumore superiore alla media italiana.

La Provincia di Viterbo, la Regione Lazio e i Governi che negli anni si sono succeduti,  allo stesso modo delle amministrazioni locali, non hanno affrontato  il problema del lago di Vico in maniera adeguata, attraverso una vera e corretta informazione e con progetti concreti per la salvaguardia dell’ambiente. Tutto ciò contrariamente alle leggi.

 

IL CENTRO CHIMICO O CENTRO NUCLEARE BATTERIOLOGICO E CHIMICO O CHEMICAL CITY

Descrizione del sito, tipo d’inquinamento, cause ed evidenze.

(Dalla relazione al Convegno del 21/02/2012 indetto da Legambiente e dal Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, del quale fa parte il comitato acqua potabile).

Nel programma di riarmo bellico avviato da Mussolini a partire dagli anni Trenta, “LA CITTÀ DELLA CHIMICA” o  “CHEMICAL CITY”,  così chiamata dagli inglesi realizzata sulle rive del Lago di Vico costituiva un nodo strategico di vitale importanza.

A pochi chilometri dai laboratori del Servizio Chimico Militare di Roma, vicina agli impianti di Cesano e al poligono di tiro di Civitavecchia, la fitta selva dei boschi Cimini costituiva un luogo ideale dove realizzare, nella massima segretezza, un centro di ricerca e produzione di armi chimiche, prevalentemente fosgene, iprite e gas asfissianti.

La gigantesca base occupava un’area di oltre 20 ettari con bunker per gli esperimenti, magazzini sotterranei per lo stoccaggio delle testate a caricamento speciale, caserme, uffici e alloggi per alcune centinaia di scienziati e tecnici civili.

Lo scoppio della Seconda guerra mondiale impedì di completare il progetto originario, ma la capacità produttiva della “Chemical City” era comunque in grado di garantire diverse centinaia di tonnellate di armi letali per rifornire i reparti speciali dell’Esercito fascista.

Questa intensa attività era costantemente monitorata dall’intelligence britannica, alla quale dobbiamo una ricchissima mole di informazioni, per molti anni secretate e solo recentemente rese disponibili all’opinione pubblica.

Con la fine del conflitto la produzione di ordigni bellici venne interrotta, anche se l’impianto ha continuato a fabbricare fino agli anni ‘70 candele nebbiogene e fumogeni destinati a sedare le rivolte di piazza.

La fitta coltre di mistero che ha avvolto per decenni le attività del centro chimico militare è stata dipanata solo nel 1996, quando nel corso di una prima operazione di bonifica furono rinvenute nel terreno, a pochi metri di profondità 60 cisterne di fosgene, ciascuna lunga quattro metri; tutte in pessime condizioni, con evidenti lesioni e tracce di ruggine.

Nella totale segretezza si cominciò a svuotarle sul posto: il liquido veniva pompato dalle ogive, trasferito in nuovi bidoni e inviato a Civitavecchia, il centro nazionale di bonifica e stoccaggio. Ma durante queste delicatissime operazioni una nube di fosgene si liberò nell’aria intossicando gravemente un malcapitato ciclista e svelando a tutta la popolazione e agli Enti Locali, fino ad allora ignari, la reale dimensione del problema.

Del resto, reticenze e silenzi non vennero sciolti neanche alcuni anni prima, nel 1982, quando, si decise di tutelare il grande patrimonio naturalistico della Valle di Vico, istituendo la prima Riserva Naturale del Lazio, e dichiarando Zona di Protezione Speciale e Sito di Interesse Comunitario alcune aree di particolare pregio ambientale distanti solo qualche centinaia di metri dai reticolati della base militare.

Conclusa nel 2000 la bonifica del sito, le Autorità Militari dichiararono a più riprese che non esistevano ulteriori rischi di contaminazione, e che quindi si potevano avviare le procedure per la cessione dell’area all’Agenzia del demanio.

Ma nel novembre del 2009, nell’ambito delle attività di monitoraggio sullo stato ambientale del lago, interessato nel frattempo da imponenti fioriture di un’alga tossica (Plankhotrix rubescens), l’Arpa Lazio eseguiva alcune analisi su un campione di sedimento prelevato ad una profondità di circa 40 metri evidenziando, come riportato nella relazione tecnica del 26 febbraio 2010, valori molto superiori alla Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) per i seguenti parametri: Cadmio (12 mg/kg – CSC = 2.0 mg/kg); Nichel (566 mg/kg – CSC = 120 mg/kg); Arsenico (647 mg/kg – CSC = 20 mg/kg). Nei mesi successivi l’Arpa procedeva ad una più estesa campagna di monitoraggi e sottoponeva ad analisi 6 ulteriori campioni di sedimento del fondo lago. Le analisi rese pubbliche nella Relazione tecnica del 4 giugno 2010, confermarono in diversi casi il superamento della CSC: Cadmio 1 superamento (2.5 mg/kg – CSC = 2.0 mg/kg); Arsenico 6 superamenti (127 mg/kg, 223 mg/kg, 207 mg/kg, 252 mg/kg, 140 mg/kg e 129 mg/kg – CSC = 20 mg/kg); Piombo 1 superamento (104 mg/kg vs CSC = 100 mg/kg). In seguito all’allarme suscitato da queste analisi e ipotizzando una correlazione tra l’inquinamento del lago e le attività del centro chimico dismesso, la Provincia di Viterbo trasmetteva una richiesta di chiarimenti al Ministero della Difesa che commissionava ad una ditta specializzata un’indagine geofisica all’interno del sito.

Nel rapporto diffuso nel marzo 2010 il Centro Tecnico Logistico Interforze N.B.C., in qualità di gestore dell’area militare, comunicava che l’indagine preliminare aveva evidenziato la presenza di numerose “masse metalliche interrate” e che nei carotaggi e nelle analisi chimiche effettuate su alcuni campioni di terreno era stata riscontrata la presenza dei valori di arsenico superiori alla Concentrazione Soglia di Contaminazione. Nelle note conclusive si ravvisava la necessità di rimuovere gli ordigni inesplosi e altri residuati bellici pericolosi per procedere poi alla caratterizzazione e bonifica dei suoli.

Evidentemente il rapporto, pur nelle stringate note del linguaggio ufficiale, apriva una nuova fase, nella quale, finalmente le Autorità Militari ammettevano la necessità di procedere ad ulteriori interventi di bonifica all’interno del centro chimico, anche se si escludeva una diretta correlazione tra l’inquinamento del sito e le acque del lago; la massiccia presenza di arsenico e altri metalli pesanti riscontrata nei sedimenti non era cioè dovuta alle attività belliche del passato ma veniva imputata alla origine vulcanica del bacino lacustre e al massiccio utilizzo di fitofarmaci in agricoltura.

Osservazioni
La Chemical City è rimasta per decenni nascosta, mentre era una delle grandi fabbriche di armi chimiche, dove avveniva la fabbricazione, il caricamento e lo scaricamento di armi chimiche: iprite mescolata ad arsenico, fosgenee la zona del lago di Vico non è mai stata veramente bonificata.

Ecco cosa scrive il giornalista Gianluca Di Feo sul suo libro “Veleni di Stato”: “Nel 1941 l’Italia disponeva di uno dei più grandi arsenali di armi chimiche del mondo. Antrace, iprite, virus, batteri: la fabbrica dei veleni creati per costruire l’impero della dittatura fascista ha divorato vittime in Libia e in Etiopia, ha colpito i combattenti spagnoli che lottavano per la libertà, lasciando dietro di se una scia di malattie e dolore. Ma la creazione di questi stessi veleni ha preteso un prezzo altissimo anche all’Italia: durante le fasi di sperimentazione, e poi con il concludersi della guerra, intere zone del nostro paese sono state contaminate dagli esperimenti”.

Il centro chimico, è stato oggetto di diverse bonifiche. In una di queste si è verificato una fuga di elementi nocivi che ha coinvolto un ciclista.

Importante chiudere il capitolo dei segreti di stato facendo conoscere alle popolazione quali sostanze chimiche sono ancora presenti,  quelle che sono rimaste per poco tempo nel sito e quelle che invece sono servite alla fabbricazione di armi speciali.

Come importante e giusto è sapere se ci sono stati versamenti di queste nel terreno, nell’aria e nel lago e cioè:

1- Se ci siano o ci sono stati canali di scolo,  (Il piano di caratterizzazione dell’Arpa dice che non esistono canali di scolo o fognature), (da notizie di coloro che hanno conoscenza del luogo sono presenti in alcuni magazzini piccole botole che potrebbero essere canali di scolo) . Sulle rive del lago, a servizio del centro chimico, visibile a tutti, c’è un fabbricato dal quale si immettono nel lago tre grossi tubi che prelevavano acqua dal lago e forse dal centro chimico immettevano acque di scarico di qualunque tipo all’interno del lago;

2- se ci sono state contaminazioni delle acque del lago derivanti da una qualunque delle sostanze contenute nel centro nucleare batteriologico e chimico  (se risponde al vero che i militari di notte, con la collaborazione dell’arma dei carabinieri, chiudevano la strada Circunlacuale e con la posa in opera di binari percorsi da carrelli scaricavano nel lago fusti di sostanze imprecisate);

3- se ci sono state altre fughe di gas nocivi, oltre a quella che interessò il malcapitato ciclista, (che aspetta ancora il risarcimento dei danni nonostante il Ministero della difesa sia stato condannato a farlo, come ha dichiarato lo stesso ciclista);

4- se e quali armi chimiche o batteroliogiche sono ancora nel sottosuolo o stipate nei magazzini del CNBC .

 

Stato dell’arte delle attività di indagine, caratterizzazione, bonifica (da relazione coordinamento bonifica armi chimiche citato).

Constatata la necessità di fronteggiare l’emergenza ambientale che investe la Valle di Vico, gli Enti Locali e le Autorità Militari da poco sono passati alla fase operativa.

Sul piano delle attività di indagine e caratterizzazione è stata stipulata nell’agosto del 2010 una convenzione tra la Regione Lazio e l’Arpa Lazio per realizzare uno studio approfondito del Lago di Vico che interesserà la acque superficiali, le acque sotterranee e i sedimenti. Risulta particolarmente interessante l’intenzione di procedere ad una campagna di monitoraggio del fondo del lago attraverso rilievi batimetrici e magnetometrici per verificare l’eventuale presenza di corpi metallici e scongiurare così il forte sospetto che ordigni o fusti metallici siano stati inabissati e abbiamo rilasciato materiale tossico.

Per quanto riguarda il sito militare è stata invece firmata una convenzione triennale tra il Centro Tecnico Logistico Interforze e l’Arpa Lazio. Il piano di indagine prevede di investigare le aree di maggiore criticità, effettuando campionamenti e sondaggi geognostici dal fondo e dalle pareti degli scavi che saranno realizzati per la rimozione delle masse anomale interrate. Ulteriori contributi scientifici potranno inoltre pervenire dal Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia che in questi anni ha costantemente monitorato lo stato di salute del lago attraverso estese campagne di indagine sulle acque e sui sedimenti.

Sul piano degli interventi di bonifica, il Ministero della Difesa ha stanziato un primo finanziamento di circa 150.000 euro per assegnare ad una ditta specializzata il delicato compito di rimuovere gli ordigni inesplosi e i residuati bellici. Da poco si è concluso il preliminare iter amministrativo e i primi lavori . Si tratta di un primo parziale intervento minimo e insufficiente che riguarda solo una piccola area dell’intero centro chimico, ma dopo anni di silenzi, omissioni e ritardi, finalmente si stanno realizzando interventi concreti per il risanamento del territorio.

 

Osservazioni

Il 18 settembre 2013 si è svolta la gara di appalto per la bonifica del sito importo base  € 761.454,29 + IVA 21,00%. Da allora non abbiamo saputo altre notizie. Il sito sembra completamente abbandonato senza nessun controllo. Eppure al suo interno ci sono ancora pericoli per la salute pubblica.
Quando sarà finalmente avviata la bonifica di tutta la zona?

 

CHE COSA FARE ?

Non c’ è tregua, quindi, occorre moltiplicare le iniziative, con l’aiuto della nuova e maggiore sensibilità dei cittadini, nel tentativo di limitare i danni all’ecosistema dei Monti Cimini.

Occorrono nuove leggi (Legge Parco archeologico naturalistico della Tuscia), soprattutto il rispetto delle esistenti, per la tutela di questo bene inestimabile, anche perché le sue acque servono da approvvigionamento idro-potabile per Ronciglione e Caprarola ed infine occorrono amministratori seri, che mantengano gli impegni, sensibili alla difesa dell’ambiente, al rispetto dei diritti e della salute dei cittadini.

Un’altra iniziativa, è partita di recente non solo per la difesa dell’ambiente, ma anche per programmare lo sviluppo del territorio fortemente squilibrato verso Roma capitale.

Il Comitato acqua potabile, il comitato provinciale AICS ed altre associazioni sono fra i promotori della stessa. Si tratta della nascita del Comitato per la creazione del Parco archeologico naturalistico della Tuscia.  Il riequlibrio del territorio passa attraverso un nuovo modo di concepire lo sviluppo, attraverso la valorizzazione delle emergenze ambientali, naturalistiche, artistiche e archeologiche. Propedeutico è il potenziamento delle infrastrutture, soprattutto trasversali ovest est, esistenti e da riaprire ( ferrovia Civitavecchia Capranica Orte  o ferrovia dei due Mari che congiungerebbe mare Tirreno e Adriatico Porto di Civitavechia, Interporto centro Italia di Orte, Porto di Ancona ),
( realizzazione anello ferroviario denominato Circumcimina con la creazione di una fermata all’ospedale Belcolle ) . Queste alcune proposte già formulate dai comitati ( Comitato per la ferrovia Civitavecchia-Orte , Comitato AICS ecc) . Realizzazioni che possono riequilibrare il territorio e creare lo sviluppo economico del Centro Italia, ora troppo asservito a Roma capitale .

 

E’ POSSIBILE ACCETTARE PASSI INDIETRO NELLA DIFESA DELL’AMBIENTE E DELLA SALUTE ?

L’inquinamento delle acque del lago di Vico è tornato alla ribalta nel 2007, quando l’alga rossa si è manifestata. Alcuni per interesse personale, altri per partito preso hanno volutamente sottovalutato e negato, alcuni, ancora oggi, nonostante l’evidenza, negano la grave situazione ambientale e sanitaria.
Hanno cercato e cercano  di ostacolare, in tutti i modi, l’ iniziativa di informazione dei cittadini, accusandoci di voler distruggere l’economia del territorio. Non sono mancate pesanti azioni intimidatorie alle persone.

 

VELENI NELLE ACQUE DISTRIBUITE E INFORMAZIONE DEI CITTADINI

Sebbene la coloritura dell’acqua del lago di Vico con il rilascio delle microcistine cancerogene si sia ripetuta negli anni, le ordinanze di non potabilità sono rimaste nascoste, negate e poi confermate, in una altalena di dichiarazioni contraddittorie, ed è continuata la distribuzione di acqua non potabile nelle abitazioni e negli esercizi commerciali.

Gli esercizi commerciali sono stati obbligati a dotarsi di filtri dearsenificatori.
Ne sono tutti dotati? Vengono cambiati regolarmente i filtri? Utilizzano tutti acqua per la quale è sufficiente la dearsenificazione, oppure utilizzano ancora acqua proveniente dal lago, che oltre all’arsenico contiene altri metalli pesanti e la microcistina dell’alga rossa ?

Spesso alle nostre domande non vengono fornite risposte chiare e/o vengono declassate come inopportune.

In data 10 gennaio 2013 in un convegno indetto da Accademia Kronos,  presso l’Università della Tuscia,  il biochimico prof. Ezio Gagliardi, ha nuovamente affermato di aver informato da tempo la Regione e la provincia di Viterbo sulla presenza di uranio 238 nelle acque della Tuscia e di aver eseguito analisi su alcuni paesi della provincia ed in particolare di averne trovato in grandi quantità in una zona di Ronciglione. A seguito della nostra lettera del 12 gennaio 2013 inviata ai Sindaci e a tutte le istituzioni per verificare se fossero state fatte le analisi, più volte richieste, sui metalli pesanti e l’uranio 238 presenti nelle acque distribuite a Ronciglione e nel viterbese, la ASL in data 26 febbraio 2013 ci ha comunicato che per quanto riguarda il lago di Vico, l’ARPA ha attivato una convenzione con l’Università La Sapienza per analizzare il parametro dell’uranio 238 e comunque che sull’acqua distribuita proveniente da approvvigionamenti diversi dal lago, non viene ricercato tale parametro da nessuna istituzione pubblica.

L’assicurazione della popolazione fatta nel 2010 da alcuni amministratori locali, che nell’acqua distribuita non era presente l’Uranio 238, era quindi comprovata da analisi?

Con la nostra lettera del 12 gennaio 2013 le istituzioni sono state tutte nuovamente informate.
Quale istituzione pubblica deve intervenire per far effettuare le analisi del parametro dell’uranio 238?  In particolare i Sindaci, massimi responsabili della salute dei cittadini, cosa hanno ritenuto di fare ?

A queste lettere abbiamo fatto seguire ulteriori note in data 27 marzo e 28 maggio 2013.

Finalmente abbiamo appreso che il pozzo, nel comune di Ronciglione, di acqua “potabile” contenente, oltre all’arsenico, l’uranio 238 è stato chiuso. Per il lago invece dalla Asl non potranno essere effettuate ricerche sull’uranio 238 nell’acqua perché non in possesso di strumentazione.

Attendiamo ancora risposte serie dalle istituzioni italiane fra cui Sindaci di Ronciglione e Caprarola, Prefetto, Presidente del Tribunale, Procuratore della Repubblica, Ministro dell’ambiente, del Turismo, dei Beni culturali, della Salute, Presidente e assessore ambiente Regione Lazio, dirigenti Asl, Arpa e così via per finire ai Carabinieri del Nas e del Noe. Alcuni mesi fa abbiamo ricevuto risposta dalla Direzione della Commissione ambiente della Unione europea, che conferma, per quanto riguarda i livelli di uranio 238, vanadio e microcistine dell’alga rossa rilevati nell’acqua potabile, che questi non sono ricompresi nella Direttiva 98/83 CE e che pertanto sono di esclusiva competenza delle autorità nazionali. Mentre per quanto riguarda il Radon la Commissione è impegnata nella promozione di una Direttiva del Consiglio che comprenderà anche il monitoraggio del Radon. “Tuttavia – dice la lettera della commissione Europea – fino alla sua approvazione e successiva entrata in vigore, solo gli Stati membri sono responsabili per i livelli di parametro rilevati nell’acqua potabile” . Infine comunica che c’è un’indagine della Commissione europea in corso e le indicazioni da noi fornite saranno tenute in evidenza.

 

BALNEAZIONE NEL LAGO DI VICO

Ricordiamo a coloro, che forse dimenticano, che le analisi fatte per definire balneabile un lago non ricercano sostanze chimiche, ma solo batteriologiche.  Ciò è un’assurdità giuridica. Non può essere permessa la balneabilità anche in presenza di veleni quali la microcistina dell’alga rossa e lo stesso arsenico, vanadio, fluoruri ecc.Comunque, non si può erroneamente o volutamente  (lo ha fatto in una intervista il 2 maggio 2014 il Sindaco di Ronciglione Giovangnoli)  confondere la balneabilità con la salubrità delle acque. Così facendo non si fanno gli interessi dei cittadini e non si riesce a capire quali interessi si debbano difendere, se non in primo luogo quelli della salute dei cittadini.


IL COMITATO ACQUA POTABILE

Il Comitato acqua potabile, affiliato all’AICS,  si è formato nel 2008, dando seguito alle iniziative di singoli cittadini e varie associazioni, che da molto tempo si interessavano del problema. Il comitato ha allargato, poi, l’iniziativa nella provincia a seguito della successiva conoscenza dell’emergenza sull’altro grave problema nelle acque di tutto il viterbese, addizionate da arsenico,  e a livello nazionale con la partecipazione alla formazione del coordinamento nazionale bonifica armi chimiche. E’ nato per informare e sensibilizzare i cittadini invitandoli a richiedere il rispetto dei diritti.

La risposta è stata esaltante e positiva ed ha contribuito in larga parte al cambiamento delle maggioranze in molte amministrazioni locali fra cui quelle di Ronciglione e Caprarola.
Era ormai evidente l’ inadeguatezza delle vecchie amministrazioni ed era inaccettabile la politica negazionista, dell’insabbiamento, del nascondere la realtà mettendo la testa sotto la sabbia. La speranza di un profondo cambiamento era molto diffusa tra i cittadini, che auspicavano una vera presa di coscienza della gravità della situazione ambientale e sanitaria, da parte degli amministratori.

Purtroppo, dopo la prima iniziativa dell’affissione dei cartelli con la scritta NON POTABILE su quasi tutte le fontane pubbliche (l’affissione non è ancora completata), è subentrata anche nelle nuove amministrazioni la volontà di coprire, di insabbiare, per evitare danni all’economia, … dicono. Ciò è dimostrato dalla resistenza in giudizio che gli enti gestori e i Comuni in quanto gestori degli acquedotti fanno.

Il 23 settembre 2013 però alcuni cittadini, sostenuti dagli avvocati dello studio legale Pistilli che affiancano il comitato acqua potabile e l’ADUC,  hanno ottenuto giustizia di fronte al Giudice di Pace e sono partiti i primi risarcimenti per danni  (€. 1000 in maniera forfettaria ) e soprattutto è stato riconosciuto il diritto all’acqua potabile e al pagamento ridotto del 50% se non potabile.

 

ECONOMIA E SALUTE

Danni all’economia?

I dati Istat, della Regione Lazio, gli studi anche privati, purtroppo, parlano chiaro e ammoniscono gli amministratori della necessità di promuovere la prevenzione sanitaria. Soprattutto il documento del Dipartimento Epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio dell’aprile 2012  presentato ad ottobre 2012, grazie alla ISDE e all’Ordine dei Medici di Viterbo, rivelano l’alta incidenza di morte per tumori, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete, nella zona dei Monti Cimini ed in particolare a Ronciglione e Caprarola. Così come confermano i dati dell’ISTAT e gli studi del prof. Gagliardi e le comparazioni sui dati di mortalità per tumori a Ronciglione rispetto la provincia.

Cosa ha più valore, allora, l’economia o la salute?

Coloro che cercano di mettere la sordina, che chiedono di evitare allarmismi, non hanno a cuore la salute dei cittadini, la nostra e la loro stessa vita, la vita dei loro e dei nostri figli. Sono gravemente colpevoli delle malattie e dei possibili tumori che potrebbero derivare dalla mancata e corretta informazione e della messa in conoscenza dei dati empirici delle sostanze distribuite. Alla stessa misura, se non di più, perché conniventi, sono colpevoli quei cittadini, che pur sapendo, non si ribellano a questo stato di cose e non chiedono il rispetto del diritto alla salute.

 

PROGETTI PER IL DISINQUINAMENTO DEL LAGO

Tutto ciò avviene mentre le proposte per il contenimento dell’inquinamento e poi per l’effettivo risanamento delle acque del lago di Vico, sono ancora nella mente degli studiosi, mentre i progetti presentati non hanno ottenuto i finanziamenti ( progetto Life Università della Tuscia).  Altri progetti riguardano la sperimentazione, che non incide concretamente nel complesso dei problemi e quindi non possiamo che considerarli  palliativi  e cioè non risolutivi del problema.  Le piccolissime inversioni di tendenza, registrate ultimamente, non ci sembra incidano seriamente sulla situazione generale. Di certo c’è che l’inquinamento del lago non si arresta da solo, anzi aumenta, dato che continua il versamento diretto o indiretto di inquinanti.

 

QUALE ACQUA SI VUOLE CONTINUARE A DISTRIBUIRE?

Per questo motivo dobbiamo fare necessariamente un’altra considerazione: Si può continuare a pensare di risolvere il problema dell’acqua potabile, a Ronciglione e Caprarola captando ancora acqua dal lago, senza averlo prima disinquinato?

Il Comune di Caprarola, dice di avere filtri all’avanguardia e circola voce che l’acqua distribuita sia potabile., ma “stranamente” le ordinanze di non potabilità permangono.

Il Comune di Ronciglione ha installato un dearsenificatore alla presa di un pozzo,  circola voce che l’acqua di questo sia potabile, ma l’ordinanza di non potabilità resta su tutto l’acquedotto.

Inoltre la Regione Lazio ha concesso un finanziamento per continuare a prendere acqua dal lago, filtrarla  presso l’emissario (il Rio Vicano), depurarla dalle microcistine, dall’ arsenico e da altri veleni presenti. Auguriamoci che ciò si realizzi puntualmente, per il bene del paese e dei suoi abitanti.  Le perplessità, sulla bontà delle intenzioni, nascono dal momento che le amministrazioni comunali, ma anche la provincia di Viterbo e la Regione Lazio, nulla hanno fatto contro la decisione dell’ Istituto superiore di Sanità di accantonare in proposito il principio di precauzione e proporre alla Unione Europea la istituzione di una tabella aggiuntiva al decreto legge 31/2001, con parametri per le microcistine cancerogene dell’alga rossa, che diverrebbe più permissivi, poiché permetterebbero appunto la distribuzione di acqua potabile contenente le microcistine.

Microcistine cancerogene, delle quali stranamente non se ne parla più. Come se fossero scomparse, chissà per quale sortilegio magico.

Mentre le associazioni ambientaliste fra cui la ISDE, Accademia Kronos, Comitato Acqua potabile, AICS di Viterbo, i Comuni Virtuosi, il Forum nazionale per l’acqua potabile, moltissimi parlamentari italiani ed europei ed infine la vecchia Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, all’unanimità, ne hanno chiesto il ritiro, perché in contrasto con la Costituzione italiana e con lo stesso D L 31/2001, dalle amministrazioni comunali di Ronciglione e Caprarola, dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Lazio, silenzio assoluto, nonostante le nostre precise richieste.

Se il lago di Vico continuerà a ricevere inquinanti come potrà divenire l’acqua potabile?  Ci riusciranno strumenti tecnici?  Siamo ottimisti, però vorremmo vederci chiaro e dissipare le perplessità.

O forse, è stata già preparata la risposta che definirà potabile,  per legge, l’acqua che i cittadini di Ronciglione e Caprarola riceveranno, soggiacendo agli interessi dell’economia  a danno della salute? Speriamo che non sia così.

Purtroppo alcuni dirigenti dell’ISS, che avrebbero dovuto essere i massimi difensori della salute dei citadini, poiché facenti parte del massimo ente italiano preposto alla salute, proposero al Governo (Monti), che ne fece richiesta specifica alla UE, la eliminazione del concetto di rischio, in tutto il mondo affermato, proponendo l’aggiunta di una tabella al decreto legge 31/2001 per le microcistine dell’alga rossa. Questo, nonostante la netta opposizione di parlamentari italiani ed europei e della Commissione della Camera all’unanimità.

La UE, pilatescamente, se ne è lavata le mani, dicendo che ciò è di competenza italiana.

Se non ci sarà quindi una iniziativa ferma, da parte di chi ha a cuore la salute dei cittadini, la modifica potrebbe andare avanti.

Non è peregrina, quindi, l’ipotesi che si potrebbe così verificare:

La legge potrebbe definire potabile l’acqua contenente le microcistine; grazie all’apporto di nutrienti che il PUA ( Piano di Utilizzazione Aziendale) non ci sembra proibisca,  le microcistine cancerogene della planthotrix rubescens aumenteranno;  non si affronterà più il problema del disinquinamento del lago di Vico anche per mancanza di finanziamenti; il lago di Vico visto che il processo di eutrofizzazione avanzerà sicuramente, morirà definitivamente, così come prospettano i dati scientifici.

Tali considerazioni sono state da noi esposte, con lettera del 25 maggio 2013, all’assessore all’ambiente regionale neo eletto, al quale abbiamo anche chiesto di prendere in considerazione la necessità di rivedere, migliorandola, la deliberazione n 539 del 2/11/2012, presa in attuazione della DGR n 5817 del 14/12/1999, cancellando definitivamente la possibilità di concimare, fertilizzare e usare i pesticidi, permessa grazie alla realizzazione dei PUA. Tutto ciò perché in contrapposizione con lo spirito della stessa legge che individua tutto il bacino idrografico come area di salvaguardia per la captazione dell’ acqua.

Il Comune di Caprarola ha redatto il Piano di Utilizzazione Aziendale per tutti gli agricoltori, che sono obbligati dalla stessa legge a dotarsene. Questo PUA, è vincolante anche per il territorio di Ronciglione, e non ci sembra sia stato redatto con la partecipazione vera dei cittadini. Farlo conoscere e farlo discutere a tutti, visto che le scelte dettate saranno foriere di risvolti sanitari per uomini, flora e fauna, crediamo sarebbe dovuto essere un obbligo, perché proprio grazie alla stessa deliberazione n.539 del 2 novembre 2012, anziché la tutela del lago, potrebbe forse essersi verificata la scappatoia che permette ancora l’uso esagerato di pesticidi e fertilizzanti a danno dell’ambiente e della salute. Infatti non è terminata la pratica di diserbanti e concimi chimici. Per fermare questa attività crediamo sia necessario che l’agricoltura chimica altamente inquinante, si trasformi in agricoltura biologica e quindi, a nostro parere, andrebbe cancellato completamente il paragrafo 6/3 della delibera 539 del 2/11/2012.

 

DEROGHE E AUTODEROGHE PER L’ARSENICO

Altro aspetto inquietante di cui gli amministratori dovrebbero rispondere è quello delle deroghe alla immissione nelle conduttore di acqua contenente arsenico e fluoruri oltre misura.

Questo il quadro di riferimento
-DIRETTIVA UE 98/83/CE (DRINKING WATER DIRECTIVE,DWD) As da 50mcrogrammmi litro a 10 microgrammi litro, F, B.
-D.Lgs.31/2001 recepimento della direttiva europea
-Decreto del presidente della Regione del 30/11/2006 (As µg/l 50)
-Decreto del Presidente della Regione del 21/04/2009 fino al 31/12/2009 (As µg/l 50)
-Riesame II deroga 31/01/2009
-Richiesta III deroga dal 1/1/2010 al 31/12/2012 a 50 microgrammi/ litro – (DECISIONE COMMISSIONE EUROPEA del 28/10/2013 all II-all III)
-Decisone commissione europea del 28/10/2010.  La terza deroga a 50 µg/l per l’As è concessa fino a 20 µg/l per il periodo riportato dall’allegato 1, per il F fino a 2,5 µg/l e per il B fino 3  µg/l .
-Pur essendoci stata la decisione della commissione europea del 28/10/2010, è tardata la pubblicazione del decreto interministeriale e quindi è stata distribuita acqua con arsenico superiore ai 20 As µg/l 50)dal 29/10/2010.
-28/01/2011 Nomina commissario all’emergenza arsenico.
-22/03/2011 La commissione europea concedeva nuova deroga fino 20 µg/l per l’As sino al 31/12/2012.
-Dal 1/1/2013 l’acqua erogata doveva essere sotto i 10 µg/l per l’As . Tutti i Comuni pochi giorni prima hanno emesso ordinanza di non potabilità.

Con la Nota informativa dell’ISS del 28/12/2012 che invitava i Sindaci e le Asl agli adempimenti avvengono le cosiddette AUTODEROGHE che danno la possibilità agli enti gestori di distribuire acque inferiori per l’As ai 20 µg/l  fino al 31/12/2014 e acque contenenti As superiori ai 20 µg/l fino a non oltre giugno 2013 con le solite limitazioni per i bambini sotto i tre anni e per le donne incinta.

Non siamo a conoscenza di altre deroghe o autoderoghe . Non c’è più bisogno nemmeno che se le scrivano tanto fanno tutto quello che vogliono e continua l’erogazione di acqua avvelenata.

 

FONTANELLINE PUBBLICHE DOTATE DI DEARSENIFICATORI

Come non giudicare la installazione di casette fontanelle pubbliche con dearsenificatori, palliativi tra i palliativi?  Oltre che perdita di tempo, è stata perdita di denaro, che sarebbe stato meglio utilizzare per la depurazione delle acque alle sorgenti.

Anziché scavare pozzi dove l’Università della Tuscia afferma che ci sia acqua potabile per tutto il viterbese, con studi portati all’attenzione degli amministratori pubblici da anni, si è sperperato danaro nelle fontanelline e nei dearsenificatori.

Inoltre, anche altri fatti vergognosi si sono aggiunti.  I Carabinieri del NAS hanno accertato, qualche tempo fa, l’inadeguatezza della strumentazione  e denunciato laboratori di analisi privati, incaricati da alcuni Comuni, che rilasciavano certificazioni per le analisi effettuate sull’acqua delle casette fontanelle, riportanti dati contrastanti con quelli della ASL e senza aver ottenuto la dovuta autorizzazione.

Se non avviene la manutenzione e il controllo costante sulle fontanelline potrebbe verificarsi l’accumulo di sostanze inquinanti, che veicolano nell’acqua definita potabile ma che potrebbe divenire altamente pericolosa. Inoltre c’è da considerare che a Ronciglione e Caprarola le fontanelline utilizzano acqua del lago di Vico dove persiste l’alga rossa, che non viene ricercata dalla ASL e sicuramente non viene completamente eliminata dai filtri.

 

I DEARSENIFICATORI

Consideriamo la scelta fatta dalla Polverini, ex presidente della Regione Lazio ed ex  Commissario all’emergenza dell’arsenico, un’altra eclatante forma di sperpero di danaro pubblico. Infatti anziché scavare pozzi come detto sopra o trovare altre alternative definitive quali immettere acqua potabile proveniente dal Peschiera,  è stata effettuata la scelta di spendere denaro per dotare i pozzi esistenti di dearsenificatori. Tale scelta disastrosa, va ripensata e programmata una soluzione definitiva del problema.  I dearsenificatori, oltre al costo iniziale, presentano enormi costi di manutenzione  (Energia elettrica, filtri che vanno cambiati spesso,se non si vuole continuare ad avvelenare i cittadini).

 

COSA OCCORRE FARE

Non sono state fatte e non vengono fatte le vere cose da fare e cioè proibire l’uso dei concimi chimici e diserbanti in particolare nella conca del lago.

Non viene distribuita, con mezzi idonei, acqua potabile agli anziani, alle donne in cinta, ai bambini. Non smettono di resistere in giudizio contro coloro che rivendicano il diritto, sancito dalle leggi (Direttiva CEE n.80/778, DPR n.236/88 art.21 comma 1, DL n.66/89, art.13 provvedimento CIP n.26/75 ) e da molte sentenze, tra le ultime quella del Giudice di Pace di Civitacastellana e del giudice di Pace di Viterbo, a pagare il 50% in meno il canone dell’acqua perché non potabile. Lo stesso Presidente della provincia e della ATO 1 ha detto più volte che vanno riviste le tariffe. (anche se in contraddizione con l’aumento retroattivo per il 2011 autorizzato da gennaio 2012).

Non si tiene in alcun conto di quanto afferma il Garante del servizio idrico della Regione Lazio nel suo rapporto 1° e 2° semestre 2012, pubblicato sul BUR del Lazio rispetto la necessità di rivedere il regolamento in particolare rispetto il contratto tra utenti e gestori, che attualmente obbliga l’utente ad accettare supinamente la volontà dei gestori del servizio idrico.

Non si tiene in alcun conto quanto affermato e proposto dal Garante regionale rispetto la qualità dell’acqua distribuita e della riduzione che i gestori dovrebbero effettuare autonomamente, così come ha fatto nel comprensorio di Roma per 500 utenze, l’ente gestore ARSIAL che sta restituendo ai cittadini i soldi delle bollette dal 2012.

Non si tengono in debito conto gli allarmi dati dai medici ed in particolare i medici della ISDE, nonché dell’Ordine dei Medici ( Il presidente dell’ordine di medici di Roma ha dichiarato di voler svolgere l’opera d’informazione presso i medici ambulatoriali di competenza territoriale, affinché informino i cittadini, invitandoli a non utilizzare l’acqua distribuita nemmeno per gli usi igienici.

Dobbiamo quindi verificare, e di ciò siamo contenti, che è in atto un’inversione di tendenza. Non viene più occultata, tanto ormai è evidente a tutti, la gravita della situazione sanitaria e qualche iniziativa s’incomincia ad intraprendere.

A Viterbo alcuni consiglieri provinciali  hanno annunciato, in un Convegno svoltosi a Capranica, che stava per essere avviato ciò che da tempo andiamo chiedendo e cioè il monitoraggio sulla salute della popolazione avvelenata per anni. Purtroppo agli annunci e alle dichiarazioni d’intenti si sommano i soliti i ritardi, ed è già trascorso un anno circa e ancora non se ne è fatto nulla.

C’è infine necessità di ricordare agli amministratori poco attenti che entro il 2015 deve essere raggiunto  l’obbiettivo di qualità per le acque di superficie come richiesto dalla UE (http:ec.europa.eu/environment/pubs/pdf/factsheets/wdf/it.pdf)  pena il pagamento di penali che alla fin fine gravano sui cittadini, anziché su coloro che non ottemperano alle leggi.

 

QUESTE LE PROPOSTE CHE INTENDIAMO, ANCORA UNA VOLTA, SOTTOPORRE ALL’ATTENZIONE DELLE ISTITUZIONI

Alle nostre indicazioni, abbiamo integrato le proposte di altre associazioni fra cui la ISDE, ritenendole valide e necessarie e per questo, facendole nostre:

1-distribuzione di acqua potabile agli anziani, alle donne in cinta, ai bambini, con mezzi idonei, in tutti i paesi in cui insiste l’emergenza;

2-restituzione da parte degli enti gestori dei soldi delle bollette pagate per l’acqua non potabile, evitando resistenze in giudizio contro coloro che rivendicano il diritto sancito dalle leggi ( Direttiva CEE n.80/778, DPR n.236/88 art.21 comma 1, DL n.66/89, art.13 provvedimento CIP n.26/75 ) e da molte sentenze, tra le ultime quella del Giudice di Pace di Civitacastellana e del giudice di Pace di Viterbo, a pagare il 50% in meno il canone dell’acqua perché non potabile; contestuale riduzione del 50% delle prossime bollette, fino a che l’acqua non sarà distribuita potabile;

3-passaggio dall’agricoltura chimica all’agricoltura biologica con la proibizione categorica dell’uso di diserbanti, pesticidi e concimi chimici, in particolare dove insistono acque di superficie quali il lago di Vico, la cui conca deve essere salvaguardata e preservata;

4- abbandono immediato della captazione dal lago di Vico, finché le acque del lago di Vico non saranno veramente risanate;

5-reperimento di fonti alternative ;

6-monitoraggio continuo delle sostanze tossiche e cancerogene che possono contaminare le acque destinate al consumo umano;

7-monitoraggio continuo delle sostanze tossiche e cancerogene contenute nelle acque del lago di Vico, che possono contaminare la flora e la fauna lacustre;

8-informazione corretta delle popolazioni ampia e diffusa, negli studi medici, nelle scuole, negli ambulatori della ASL e presso l’Ospedale di Ronciglione;

9-monitoraggio di lungo periodo della popolazione in particolare dei bambini;

10-screening gratuiti per le popolazioni esposte al cosiddetto effetto cocktail determinato dall’esposizione contemporanea a più cancerogeni  e sostanze tossiche presenti nelle acqua del lago, in particolare arsenico, metalli pesanti, pesticidi e micro cistine algali;

11- costante controllo sulle fosse a tenuta stagna e allaccio dove ciò è possibile ai collettori fognanti;

12-effettiva bonifica del Centro chimico militare o CNBC (centro nucleare batteriologico e chimico);

13-controlli sulle attività illegittime  nelle acque del lago di Vico ( per evitare i possibili versamenti di sostanze pericolose, altamente inquinanti).

 

L’OTTIMISMO E LA FIDUCIA

In conclusione,  siamo fiduciosi, che le menti si aprano alla conoscenza e alla consapevolezza. C’impegneremo ancora perché ciò accada. Continueremo ad impegnarci nel richiedere il risanamento dell’ambiente, perché venga finalmente avviata la prevenzione della nostra salute e rispettati i diritti di noi cittadini.

 

ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURA E SPORT COMITATO PROVINCIALE VITERBO
Tel 0761652027 – 3683065221 Email: viterbo@aics.it  www.cafevirtuel.it
Via Resistenza, 3c – 01037 Ronciglione VT

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