Cambiamenti climatici: 16 anni per salvare la Terra secondo IPCC

Questo sarebbe il prezzo da pagare per salvare il pianeta, ma per dirla con le parole di Ottmar Edenhofer, economista che ha guidato il gruppo di esperti,

Occorre smettere di sottovalutare la situazione; salvare il pianeta non ha prezzo.

Molti economisti e politici da anni si oppongono ai risultati degli studi dell’ONUper paura di ripercussioni gravi sull’economia mondiale. Ma secondo l’ultimo rapporto il rischio non è poi così elevato. La riduzione della crescita mondiale stimata nell’ipotesi di interventi importanti sarebbe di appena lo 0,06%.

Tanto per cominciare, non servono nuovi investimenti da parte delle nazioni, ma basterebbe spostare nelle rinnovabili i miliardi di dollari che ogni anno vengono investiti nei fossili. A questo vanno aggiunte politiche di risparmio energetico. Anche il fracking per produrre gas da scisti rientra nella “terapia”, ma solo a patto che il gas ottenuto vada a sostituire il carbone, e che sia considerato solo un metodo temporaneo e non l’energia del futuro. Per quanto riguarda il settore automobilistico, sarebbe un’utopia immaginare che improvvisamente tutte le auto a benzina o diesel fossero sostituite da elettriche o ibride. Per questo sarebbe più realistico pensare di sostituire la benzina con i biocarburanti che hanno molte meno emissioni degli attuali combustibili.

Alla fine dei conti, spiegano ancora i 1250 esperti dell’IPCC, i benefici potrebbero permettere di superare i costi in quanto a minor inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, maggiore sicurezza energetica, e soprattutto minori effetti disastrosi del riscaldamento globale come ondate di calore, scioglimento dei ghiacciai oinnalzamento del livello degli oceani.

Ma come fare per ottenere questo risultato? L’IPCC avverte che il timer è già partito. Abbiamo 16 anni di tempo prima che la situazione del riscaldamento globale diventi ingestibile. Avviare importanti strategie di cambiamento nel settore dell’energia sin da subito può evitare che entro la fine del secolo le temperature medie aumentino fino a un massimo di 4,8 gradi Celsius. Ci potremmo salvare se entro il 2050 le emissioni globali fossero tra il 40 e il 70% in meno rispetto a quelle del 2010, per poi continuare a tagliarle fino quasi a zero nel 2100. Purtroppo però anche in seguito alla presentazione di questi dati così allarmanti, sono seguite le classiche polemiche tra i Paesi in via di sviluppo e quelli ricchi, disponibili a ridurre il proprio impatto ambientale, lasciando presagire che di strada da fare per trovare un accordo ce n’è ancora tanta.

14 aprile 2014
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