Rachel Corrie Osservatrice dei Diritti Umani uccisa da ruspe israeliane il 16 marzo 2003

da reset-italia.net

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http://www.fisicamente.net/ISR_PAL/in_ric66.jpg Affido al vento questo post, chissà che non arrivi a tante persone come successe a me, che non conoscono Rachel Corrie e Vittorio Arrigoni, cittadini del mondo. Vittorio Arrigoni su Facebook viene ricordato costantemente   per  il suo instancabile impegno di attivista e blogger, come nel caso di Rachel Corrie, le cui ultime lettere ai genitori riportò il 16 marzo 2011  su Guerrillaradio e di cui buona parte vi invio alla fine. Si,  un anno fa Vik, da Gaza dove è stato ucciso il 15 aprile 2011, così ricordava Rachel Corrie, uccisa il 16 Marzo 2003, schiacciata senza pietà dalle ruspe israeliane mentre cercava di difendere dalla distruzione e dall’esproprio le abitazioni dei palestinesi. Non aveva ancora compiuto 24 anni. http://img.photobucket.com/albums/v470/atomicconspiracy/rachel-corrie-flag-02-2.jpg Per chi non sapesse di quale persona sto parlando, riporto da wikipediaintegralmente  e spero tanto che sia raccontata, sopratutto  a chi è giovane, la storia vera  purtroppo,  di questa meravigliosa “osservatrice dei diritti umani” come amava definirsi: “Rachel Corrie (Olympia (Washington), 10 aprile 1979 – Rafah, 16 marzo 2003) è stata una attivista statunitense. Era un membro dell’International Solidarity Movement (ISM) e, come tale, aveva deciso di andare a Rafah, nella striscia di Gaza, durante l’Intifada di Al Aqsa. Fu ferita a morte mentre protestava contro l’occupazione israeliana, nel tentativo di impedire ad un bulldozer dell’esercito israeliano di distruggere alcune case palestinesi. Rachel viveva ad Olympia, nello stato di Washington, dove aveva frequentato la “Capitol High School” e, in seguito l’”Evergreen State College”, dove studiava arte e relazioni internazionali. Era molto conosciuta nel locale movimento per la pace e lavorava attivamente per il Movimento per la Pace e la Giustizia nella sua città. Durante l’ultimo anno di college, fece richiesta di un permesso per recarsi inPalestina e partecipare attivamente alla resistenza nei confronti dell’esercito israeliano, come membro dell’ISM della sua città.Rachel partì dagli Stati Uniti il 18 gennaio 2003, per recarsi nella striscia di Gaza. Dopo il suo arrivo, frequentò per due giorni un corso di addestramento in filosofia e tecniche di resistenza non-violenta, prima di unirsi agli altri attivisti dell’ISM, per partecipare ad azioni dirette. Nei mesi di febbraio e marzo partecipò a diverse azioni: Un finto processo al presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, per i crimini commessi nei confronti della gente di Gaza; Una dimostrazione, parte della protesta globale del 15 febbraio contro la guerra in Iraq, durante la quale bruciò una bandiera di carta degli Stati Uniti, dopo che si era rifiutata di bruciare una bandiera israeliana; L’occupazione delle aree circostanti i pozzi d’acqua locali. L’ISM afferma che queste operazioni come “scudi umani” sono dirette a proteggere i pozzi ed i lavoratori palestinesi dall’esercito israeliano.Rachel, oltre a partecipare attivamente, si definiva un “osservatore dei diritti umani”, per quanto riguardava le azioni dei militari israeliani nell’area. Documentò la distruzione di 25 serre e lo smantellamento della strada per la città di Gaza. Riuscì anche a documentare la sparatoria contro gli operai dell’acquedotto municipale di Rafah che cercavano di ricostruire i pozzi Canada e El Iskan, pozzi che erano stati distrutti dai bulldozer dei militari israeliani il 30 gennaio. Durante la sua permanenza comunicava tramite e-mail con “Danny”, un sergente riservista dell’esercito israeliano, che la incoraggiava a “documentare più che poteva, senza abbellire ed edulcorare con la scrittura creativa”. Trascorse anche molto tempo a parlare con i palestinesi del posto. Fu ospitata a dormire molte volte, in diverse famiglie, a Rafah. In alcune e-mail a sua madre raccontava anche di altre sue attività, dei “Gummi Bears” doppiati in arabo alla TV, di come aiutava un ragazzino palestinese con i compiti di inglese. Era anche coinvolta in un progetto di corrispondenza tra bambini della striscia di Gaza e degli Stati Uniti. Le sarebbe piaciuto che Rafah ed Olympia venissero un giorno gemellate. Il 16 marzo 2003, Rachel, insieme ad altri sei attivisti dell’ISM (tre britannici ed altri tre americani) stava cercando di impedire le operazioni di demolizione a Rafah, in base alle quali dei bulldozer corazzati venivano usati per spianare gli edifici e la vegetazione vicino al confine, lungo la strada tra Gaza e l’Egitto. Secondo l’esercito israeliano le demolizioni servirebbero a portare alla luce ordigni esplosivi ed a distruggere i tunnel dei contrabbandieri. In altre occasioni sono state demolite le case degli attentatori suicidi, al fine di disincentivare le attività terroristiche. Quel giorno in particolare, due bulldozer, appoggiati da un veicolo da combattimento Nagmachon (CEV), stavano estirpando sterpaglie (secondo le autorità israeliane) o demolendo case (secondo i dimostranti). Rachel indossava un giubbetto fluorescente, rosso. Sebbene ore prima avesse usato un megafono, non lo stava usando al momento in cui fu investita. Rachel stava di fronte alla casa di un amico, Samir Masri (alcuni dicono il suo nome fosse Samir Nasrallah), un medico palestinese. Prima dell’incidente, quel giorno, per circa due ore, il gruppo aveva cercato di ostacolare i due bulldozer. Questi tentativi consistevano in posizionarsi fisicamente sulla loro traiettoria e nel gridare ai manovratori delle macchine con il megafono. Circa un’ora prima dell’incidente fatale, i militari hanno sparato dei gas lacrimogeni di avvertimento per disperdere i dimostranti dell’ISM, che poi si raggrupparono di nuovo.Quando i bulldozer avanzano, spingono e accatastano un mucchio di terra di fronte a loro. Una tecnica standard di boicottaggio da parte dell’ISM è quella di far sì che un dimostrante salga in cima al mucchio e si ponga così al di sopra del livello della lama del bulldozer, facendosi vedere chiaramente dall’operatore della macchina. A volte gli operatori si fermano o cambiano direzione, a volte sono i dimostranti a buttarsi giù dal cumulo di terra e farsi da parte. Secondo i testimoni oculari, Rachel aveva seguito questa tecnica, prima si era seduta o inginocchiata, poi si era alzata in piedi, in cima al cumulo di detriti, di fronte al bulldozer. È rimasta così per un po’, guardando l’operatore. Ad un certo punto, Rachel cadde dal cumulo, forse era scivolata e non è riuscita più a rialzarsi. Il bulldozer è avanzato e la lama l’ha colpita e le è passata sopra. I testimoni dicono che dopo averla coperta di terra, il bulldozer abbia fatto marcia indietro e le sia, così passato sopra una seconda volta. Secondo la versione ufficiale dell’esercito israeliano l’autista della ruspa non l’avrebbe vista a causa del suo essere scivolata fuori della sua visuale.Un mese dopo, verso la metà di aprile, una versione ufficiale dell’esercito israeliano scagionerà completamente il proprio operatore, individuando la responsabilità dell’accaduto nel comportamento “illegale, irresponsabile e pericoloso” dei dimostranti. Una lettera inviata dall’Ufficio Stampa dell’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede specifica: “Durante un’operazione di bonifica di un’area in cui erano nascosti congegni esplosivi, che i terroristi erano intenzionati ad utilizzare contro soldati e civili israeliani, un gruppo di membri dell’Ism è entrato nella zona delle operazioni cercando di bloccarle. I soldati israeliani hanno tentato di allontanare i dimostranti e nello stesso tempo hanno spostato il luogo delle operazioni per evitare incidenti.” “I manifestanti sono riusciti a mantenersi sempre in vicinanza ai luoghi dei lavori. Si precisa che questi avvenimenti si sono svolti al confine tra Israele ed Egitto, in un’area sotto il controllo israeliano, come stabilito dall’accordo di pace firmato dai due Paesi. Verso le 17 Rachel Corrie si trovava nascosta da un mucchio di terra, formato dal lavoro delle ruspe, alla vista del conducente, che ignaro ha proseguito nello svolgimento della sua attività. La giovane è quindi stata accidentalmente investita da un oggetto contundente.È stato chiesto immediatamente il soccorso di un’unità medica dell’esercito che si trovava nelle vicinanze, ma quando sono arrivati gli aiuti i compagni della ragazza avevano già provveduto a trasportarla nei Territori Palestinesi. Per far luce sui fatti di quel giorno, è stata condotta un’accurata indagine dai vertici dell’esercito. Il risultato delle investigazioni è stato che Rachel Corrie non è stata investita da un veicolo, ma piuttosto è stata travolta da un oggetto molto pesante, probabilmente una lastra di cemento, caduto per un cedimento del terreno causato dai lavori. Siamo davanti, quindi, ad un incidente che non ha avuto nulla d’intenzionale.” Certe piccole grandi donne  resistono e non moriranno MAI. Restiamo umani Doriana Goracci Fonti: Guerrillaradio http://guerrillaradio.iobloggo.com/1294/le-ultime-lettere-di-rachel-corrie-ai-genitori  http://www.fisicamente.net/ISR_PAL/index-392.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Rachel_Corrie   http://3.bp.blogspot.com/-yHSkD7_MXMk/ThrA7Lt5FmI/AAAAAAAAAII/jgSuT91e0M0/s1600/banksy-gaza-kgixl.jpg Nel 2004 La Casa Del Vento pubblica l’album “Al di là degli alberi”, in questo album è contenuta la traccia cantata insieme ad Elisa, intitolata “Rachel And The Storm“. La band romana Klimt 1918 le ha dedicato Rachel, quarta traccia del loro secondo album, Dopoguerra. Nel 2006 il cantautore Salvatore Passaro, in arte Erz, le ha dedicato il brano “Salvador“, singolo che ha preceduto l’album “Au bout du monde”. Nell’album del 2004 Resistenza e amore, del cantautore Alessio Lega, la canzone “Rachel Corrie” è dedicata alla vicenda dell’attivista americana. Nel 2005 l’attore-regista britannico Alan Rickman dirige “My Name Is Rachel Corrie” al Royal Court Theatre di Londra vincendo il Theatre Goers’ Choice Awards come miglior regia. LE ULTIME LETTERE DI RACHEL CORRIE AI GENITORI 16/03/2011

Questa sera A Tel Al Hawa, con amici palestinesi e amici attivisti dell’ISM abbiamo celebrato il ricordo di Rachel. Che il sacrificio di un angelo volato radente al suolo su questa terra dannata dai demoni sionisti possa essere per tutti noi faro ed espiazione. Commemorando il suo estremo sacrificio, abbiamo ricordato tutte le vittime innocenti stroncate da più di sessant’anni di oppressione e occupazione israeliana.

Restiamo Umani,

Vik da Gaza city.

In Memoriam ~ Rachel Corrie ~ 1979 – 2003

Rachel Corrie, 23 anni, attivista statunitense, è stata assassinata il 16 marzo 2003, schiacciata da una ruspa israeliana. Rachel tentava di evitare che la ruspa demolisse l’abitazione di un medico palestinese nella Striscia di Gaza. Nelle sue ultime lettere racconta ai familiari la Palestina che ha conosciuto partecipando alle azioni dell’International Solidarity Movement.

7 febbraio 2003 Ciao amici e famiglia e tutti gli altri, sono in Palestina da due settimane e un’ora e non ho ancora parole per descrivere ciò che vedo. È difficilissimo per me pensare a cosa sta succedendo qui quando mi siedo per scrivere alle persone care negli Stati Uniti. È come aprire una porta virtuale verso il lusso. Non so se molti bambini qui abbiano mai vissuto senza i buchi dei proiettili dei carri armati sui muri delle case e le torri di un esercito che occupa la città che li sorveglia costantemente da vicino. Penso, sebbene non ne sia del tutto sicura, che anche il più piccolo di questi bambini capisca che la vita non è così in ogni angolo del mondo. Un bambino di otto anni è stato colpito e ucciso da un carro armato israeliano due giorni prima che arrivassi qui e molti bambini mi sussurrano il suo nome – Alì – o indicano i manifesti che lo ritraggono sui muri. Rachel si oppone alla ruspaI bambini amano anche farmi esercitare le poche conoscenze che ho di arabo chiedendomi “Kaif Sharon?” “Kaif Bush?” e ridono quando dico, “Bush Majnoon”, “Sharon Majnoon” nel poco arabo che conosco. (Come sta Sharon? Come sta Bush? Bush è pazzo. Sharon è pazzo.). Certo, questo non è esattamente quello che credo e alcuni degli adulti che sanno l’inglese mi correggono: “Bush mish Majnoon” … Bush è un uomo d’affari. Oggi ho tentato di imparare a dire “Bush è uno strumento” (Bush is a tool), ma non penso che si traduca facilmente. In ogni caso qui si trovano dei ragazzi di otto anni molto più consapevoli del funzionamento della struttura globale del potere di quanto lo fossi io solo pochi anni fa. Tuttavia, nessuna lettura, conferenza, documentario o passaparola avrebbe potuto prepararmi alla realtà della situazione che ho trovato qui. Non si può immaginare a meno di vederlo, e anche allora si è sempre più consapevoli che l’esperienza stessa non corrisponde affatto alla realtà: pensate alle difficoltà che dovrebbe affrontare l’esercito israeliano se sparasse a un cittadino statunitense disarmato, o al fatto che io ho il denaro per acquistare l’acqua mentre l’esercito distrugge i pozzi e naturalmente al fatto che io posso scegliere di andarmene. Nessuno nella mia famiglia è stato colpito, mentre andava in macchina, da un missile sparato da una torre alla fine di una delle strade principali della mia città. Io ho una casa. Posso andare a vedere l’oceano. Quando vado a scuola o al lavoro posso essere relativamente certa che non ci sarà un soldato, pesantemente armato, che aspetta a metà strada tra Mud Bay e il centro di Olympia a un checkpoint, con il potere di decidere se posso andarmene per i fatti miei e se posso tornare a casa quando ho finito. Dopo tutto questo peregrinare, mi trovo a Rafah: una città di circa 140.000 persone, il 60% di questi sono profughi, molti di loro due o tre volte profughi. Oggi, mentre camminavo sulle macerie, dove una volta sorgevano delle case, alcuni soldati egiziani mi hanno rivolto la parola dall’altro lato del confine. “Vai! Vai!” mi hanno gridato, perché si avvicinava un carro armato. E poi mi hanno salutata e mi hanno chiesto “come ti chiami?”. C’è qualcosa di preoccupante in questa curiosità amichevole. Mi ha fatto venire in mente in che misura noi, in qualche modo, siamo tutti bambini curiosi di altri bambini. Bambini egiziani che urlano a donne straniere che si avventurano sul percorso dei carri armati. Bambini palestinesi colpiti dai carri armati quando si sporgono dai muri per vedere cosa sta accadendo. Bambini di tutte le nazioni che stanno in piedi davanti ai carri armati con degli striscioni. Bambini israeliani che stanno in modo anonimo sui carri armati, di tanto in tanto urlano e a volte salutano con la mano, molti di loro costretti a stare qui, molti semplicemente aggressivi, sparano sulle case mentre noi ci allontaniamo. Ho avuto difficoltà a trovare informazioni sul resto del mondo qui, ma sento dire che un’escalation nella guerra contro l’Iraq è inevitabile. Qui sono molto preoccupati della “rioccupazione di Gaza”. Gaza viene rioccupata ogni giorno in vari modi ma credo che la paura sia quella che i carri armati entrino in tutte le strade e rimangano qui invece di entrare in alcune delle strade e ritirarsi dopo alcune ore o dopo qualche giorno a osservare e sparare dai confini delle comunità. Se la gente non sta già pensando alle conseguenze di questa guerra per i popoli dell’intera regione, spero che almeno lo iniziate a fare voi. Un saluto a tutti. Un saluto alla mia mamma. Un saluto a smooch. Un saluto a fg e a barnhair e a sesamees e alla Lincoln School. Un saluto a Olympia. Rachel   20 febbraio 2003 Mamma, adesso l’esercito israeliano è arrivato al punto di distruggere con le ruspe la strada per Gaza, ed entrambi i checkpoint principali sono chiusi. Significa che se un palestinese vuole andare ad iscriversi all’università per il prossimo quadrimestre non può farlo. La gente non può andare al lavoro, mentre chi è rimasto intrappolato dall’altra parte non può tornare a casa; e gli internazionali, che domani dovrebbero essere ad una riunione delle loro organizzazioni in Cisgiordania, non potranno arrivarci in tempo. Probabilmente ce la faremmo a passare se facessimo davvero pesare il nostro privilegio di internazionali dalla pelle bianca, ma correremmo comunque un certo rischio di essere arrestati e deportati, anche se nessuno di noi ha fatto niente di illegale. Rachel in un momento di relaxLa striscia di Gaza è ora divisa in tre parti. C’è chi parla della “rioccupazione di Gaza”, ma dubito seriamente che stia per succedere questo, perché credo che in questo momento sarebbe una mossa geopoliticamente stupida da parte di Israele. Credo che dobbiamo aspettarci piuttosto un aumento delle piccole incursioni al di sotto del livello di attenzione dell’opinione pubblica internazionale, e forse il paventato “trasferimento di popolazione”. Per il momento non mi muovo da Rafah, non penso di partire per il nord. Mi sento ancora relativamente al sicuro e nell’eventualità di un’incursione più massiccia credo che, per quanto mi riguarda, il rischio più probabile sia l’arresto. Un’azione militare per rioccupare Gaza scatenerebbe una reazione molto più forte di quanto non facciano le strategie di Sharon basate sugli omicidi che interrompono i negoziati di pace e sull’arraffamento delle terre, strategie che al momento stanno servendo benissimo allo scopo di fondare colonie dappertutto, eliminando lentamente ma inesorabilmente ogni vera possibilità di autodeterminazione palestinese. Sappi che un mucchio di palestinesi molto simpatici si sta prendendo cura di me. Mi sono presa una lieve influenza e per curarmi mi hanno dato dei beveroni al limone buonissimi. E poi la signora che ha le chiavi del pozzo dove ancora dormiamo mi chiede continuamente di te. Non sa una parola d’inglese ma riesce a chiedermi molto spesso della mia mamma – vuole essere sicura che ti chiami. Un abbraccio a te, a papà, a Sara, a Chris e a tutti. Rachel   27 febbraio 2003 (alla madre) Vi voglio bene. Mi mancate davvero. Ho degli incubi terribili, sogno i carri armati e i bulldozer fuori dalla nostra casa, con me e voi dentro. A volte, l’adrenalina funge da anestetico per settimane di seguito, poi improvvisamente la sera o la notte la cosa mi colpisce di nuovo: un po’ della realtà della situazione. Ho proprio paura per la gente qui. Ieri ho visto un padre che portava fuori i suoi bambini piccoli, tenendoli per mano, alla vista dei carri armati e di una torre di cecchini e di bulldozer e di jeep, perché pensava che stessero per fargli saltare in aria la casa. In realtà, l’esercito israeliano in quel momento faceva detonare un esplosivo nel terreno vicino, un esplosivo piantato, a quanto pare, dalla resistenza palestinese. Questo è nella stessa zona in cui circa 150 uomini furono rastrellati la scorsa domenica e confinati fuori dall’insediamento mentre si sparava sopra le loro teste e attorno a loro, e mentre i carri armati e i bulldozer distruggevano 25 serre, che davano da vivere a 300 persone. L’esplosivo era proprio davanti alle serre, proprio nel punto in cui i carri armati sarebbero entrati, se fossero ritornati. Mi spaventava pensare che per quest’uomo, era meno rischioso camminare in piena vista dei carri armati che restare in casa. Avevo proprio paura che li avrebbero fucilati tutti, e ho cercato di mettermi in mezzo, tra loro e il carro armato. Questo succede tutti i giorni, ma proprio questo papà con i suoi due bambini così tristi, proprio lui ha colto la mia attenzione in quel particolare momento, forse perché pensavo che si fosse allontanato a causa dei nostri problemi di traduzione. Rachel all'universitàHo pensato tanto a quello mi avete detto per telefono, di come la violenza dei palestinesi non migliora la situazione. Due anni fa, sessantamila operai di Rafah lavoravano in Israele. Oggi, appena 600 possono entrare in Israele per motivi di lavoro. Di questi 600, molti hanno cambiato casa, perché i tre checkpoint che ci sono tra qui e Ashkelon (la città israeliana più vicina) hanno trasformato quello che una volta era un viaggio di 40 minuti in macchina in un viaggio di almeno 12 ore, quando non impossibile. Inoltre, quelle che nel 1999 erano le potenziali fonti di crescita economica per Rafah sono oggi completamente distrutte: l’aeroporto internazionale di Gaza (le piste demolite, tutto chiuso); il confine per il commercio con l’Egitto (oggi con una gigantesca torre per cecchini israeliani al centro del punto di attraversamento); l’accesso al mare (tagliato completamento durante gli ultimi due anni da un checkpoint e dalla colonia di Gush Katif). Dall’inizio di questa intifada, sono state distrutte circa 600 case a Rafah, in gran parte di persone che non avevano alcun rapporto con la resistenza, ma vivevano lungo il confine. Credo che Rafah oggi sia ufficialmente il posto più povero del mondo. Esisteva una classe media qui, una volta. Ci dicono anche che le spedizioni dei fiori da Gaza verso l’Europa venivano, a volte, ritardate per due settimane al valico di Erez per ispezioni di sicurezza. Potete immaginarvi quale fosse il valore di fiori tagliati due settimane prima sul mercato europeo, quindi il mercato si è chiuso. E poi sono arrivati i bulldozer, che distruggono gli orti e i giardini della gente. Cosa rimane per la gente da fare? Ditemi se riuscite a pensare a qualcosa. Io non ci riesco. Se la vita e il benessere di qualcuno di noi fossero completamente soffocati, se vivessimo con i nostri bambini in un posto che ogni giorno diventa più piccolo, sapendo, grazie alle nostre esperienze passate, che i soldati e i carri armati e i bulldozer ci possono attaccare in qualunque momento e distruggere tutte le serre che abbiamo coltivato da tanto tempo, e tutto questo mentre alcuni di noi vengono picchiati e tenuti prigionieri assieme a 149 altri per ore: non pensate che forse cercheremmo di usare dei mezzi un po’ violenti per proteggere i frammenti che ci restano? Ci penso soprattutto quando vedo distruggere gli orti e le serre e gli alberi da frutta: anni di cure e di coltivazione. Penso a voi, e a quanto tempo ci vuole per far crescere le cose e quanta fatica e quanto amore ci vuole. Penso che in una simile situazione, la maggior parte della gente cercherebbe di difendersi come può. Penso che lo farebbe lo zio Craig. Probabilmente la nonna la farebbe. E penso che lo farei anch’io. Mi avete chiesto della resistenza non violenta. Quando l’esplosivo è saltato ieri, ha rotto tutte le finestre nella casa della famiglia. Mi stavano servendo del tè, mentre giocavo con i bambini. Adesso è un brutto momento per me. Mi viene la nausea a essere trattata sempre con tanta dolcezza da persone che vanno incontro alla catastrofe. So che visto dagli Stati Uniti, tutto questo sembra iperbole. Sinceramente, la grande gentilezza della gente qui, assieme ai tremendi segni di deliberata distruzione delle loro vite, mi fa sembrare tutto così irreale. Non riesco a credere che qualcosa di questo genere possa succedere nel mondo senza che ci siano più proteste. Mi colpisce davvero, di nuovo, come già mi era successo in passato, vedere come possiamo far diventare così orribile questo mondo. Dopo aver parlato con voi, mi sembrava che forse non riuscivate a credere completamente a quello che vi dicevo. Penso che sia meglio così, perché credo soprattutto all’importanza del pensiero critico e indipendente. E mi rendo anche conto che, quando parlo con voi, tendo a controllare le fonti di tutte le mie affermazioni in maniera molto meno precisa. In gran parte questo è perché so che fate anche le vostre ricerche. Segue su Guerrillaradio http://guerrillaradio.iobloggo.com/1294/le-ultime-lettere-di-rachel-corrie-ai-genitori  

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 – Capranica (Viterbo). 
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