LA CITTA’ PERDUTA DI NORCHIA

Domenica 23 marzo 2014 il comitato provinciale AICS di Viterbo organizza una visita guidata alla Città perduta di Norchia. Invito gli amici a partecipare E’ utile la prenotazione. telefonando al comitato provinciale AICS 3683065221 o inviando una email a: viterbo@aics.it

Accesso: su strada  Comune: Vetralla Tipologia attuale: ruderi sparsi 
Origine:
 medievale Età di fondazione: IV sec. a.C. Età di abbandono: 1453 
Motivo dell’abbandono:
 malaria Modalità di visita: ingresso libero

 

 

 

 

 

 

 

L’accesso a Norchia e le vicende storiche

Da Vetralla, percorrendo per circa 9 chilometri la S.S. Aurelia bis verso Tarquinia, si stacca sulla destra, in località Colle Cinelli una stradina che dopo altri 6 km termina in corrispondenza del parcheggio del sito archeologico. Per chi proviene da Tarquinia invece, dopo aver superato Monte Romano e percorso circa 20 chilometri, troverà questa stradina sulla sinistra. Arrivati quindi al parcheggio si prosegue a piedi lungo la mulattiera che si inoltra nella necropoli rupestre di Norchia.

Questa spettacolare necropoli si estende tra i solchi scavati dal Fosso Biedano, il Fosso di Pile e dell’Acqua Alta, alla sommità di un’altura tufacea. Le origini di Norchia risalgono all’Età del Bronzo ma appare evidente che la città visse il suo massimo splendore nel periodo della dominazione etrusca tra il IV e il III secolo a.C. Testimonianza di questa incisiva presenza, che ha fatto di Norchia uno dei più importanti centri dell’etruria, sono le migliaia di tombe rupestri disseminate non solo sull’altura ma anche lungo i fianchi dei fossati che la delimitano. Norchia però non fu solo etrusca ma anche romana e medioevale. Durante il periodo della dominazione romana la fortuna della città era dovuta al fatto di essere attraversata da un’importante via di comunicazione, la Via Clodia, che collegava Roma alle province etrusche passando per importanti centri come Blera e Tuscania. Nonostante questa favorevole posizione la città fu quasi dimenticata durante l’età repubblicana per ritornare in auge nel X secolo d. C. in piena epoca medioevale. La presenza di un centro abitato nel medioevo è testimoniata, nei pressi del Fosso di Pile, da alcuni

resti del borgo, del castello della famiglia Di Vico e della Chiesa di San Pietro risalente al IX secolo d.C. e costruita su un preesistente tempio etrusco-romano. Sono inoltre ben visibili i resti di una porta d’accesso e il tracciato della Via Clodia. Questo tracciato si inoltra per circa 400 metri in una “tagliata” che, in epoca etrusca, serviva come via di comunicazione per muoversi all’interno della città. Il centro abitato, denominato Orclae nel periodo romano, era situato su un pianoro nella parte più alta dell’emergenza tufacea e le tombe, quasi tutte a dado o finto dado, venivano scavate nel tufo rosso e arricchite con svariati accorgimenti architettonici che tutt’ora possiamo ammirare. Alcune di queste, proprio per la loro caratteristica e per il loro stato di conservazione risultano essere tra le più importanti del mondo etrusco. Possiamo citare per esempio la Tomba Ciarlanti, la Tomba Smurinas, la Tomba Prostila e la Tomba Caronte nella necropoli del Fosso di Pile, e la Tomba dei Lattanzi in quella del Biedano. Le tombe, alcune delle quali usate nel medioevo come abitazioni a grotta e ricoveri, risalgono a due periodi differenti: l’arcaico, tra il VI e il V secolo d. C. e le ellenizzanti tra il IV e il II secolo d. C. Questa importante città, che visse periodi di splendore alternati a periodi di profonda decadenza, fu definitivamente abbandonata nel 1453 a seguito di una grave epidemia di malaria.

 

 

 

 

 

 

 

 


da
Lazionascosto.it 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *