CONFARTIGIANATO – Presidente Signori: La cultura del benessere ci anestetizza

da lacitta.eu

Stefano Signori, presidente di Confartigianato Imprese Viterbo

La Corte Costituzionale ha tentato di porre riparo alla crisi di democrazia del nostro Paese con la sentenza del 4 dicembre 2013.
Quest’ultima sancisce in modo chiaro che l’assenza delle preferenze sia un fondamentale motivo di incostituzionalità del Porcellum perché manca il sostegno dell’indicazione personale dei cittadini, che ferisce la logica della rappresentanza racchiusa nella Carta Costituzionale e la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, principale espressione della sovranità popolare.

Il Porcellum incide sulla stessa libertà di voto (art. 48 della Costituzione), e quindi grava nell’illegittimità costituzionale, nella parte in cui non consente all’elettore di esprimere una preferenza per i candidati al fine di determinare l’elezione.

Con una situazione politica, sociale, culturale e morale tra le più gravi di tutta la storia repubblicana, ci si aspettava che la politica prendesse atto della situazione e rimandasse le scelte al popolo nella speranza di allontanarsi dal baratro rappresentato da oltre il 50% dei cittadini che non vanno a votare.

Paradossalmente in un Paese a democrazia parlamentare chi dovrebbe difendere la democrazia, per motivi diversi, è fuori dal Parlamento, svuotato, ridotto a esecutore di 2pizzini” che arrivano da ogni parte tranne che dai luoghi della politica. Vista la sentenza della Corte Costituzionale, i cittadini si aspettano una proposta di legge elettorale che tenga conto delle indicazioni riportate nelle motivazioni di incostituzionalità, mentre la legge elettorale sembra prendere ancora una volta direzioni diverse e lontane dal restituire il potere decisionale al popolo.

Sono due le basi sulle quali si fonda la proposta di riforma presentata: la difesa del sistema bipolare a tutti i costi e la scelta di considerare i cittadini incapaci e corruttibili e, di conseguenza, non in grado di scegliere il candidato giusto.

Come cittadini ci interroghiamo circa il perché di questa forte opposizione trasversale alle preferenze. Forse perché con le preferenze la maggior parte dei parlamentari non sarebbe rieletto, o perché non si potrebbero più far eleggere amici, amiche compiacenti, figli e nipoti di intrallazzoni dei partiti? Il problema vero è che queste figure, attualmente a capo di gruppi oligarchici chiamati partiti, non potrebbero più svolgere la loro funzione.

Discutere di questa proposta di riforma è un falso problema se non abbiamo chiaro il quadro di riferimento e a chi rispondono gli uomini di partito, veri e propri proconsoli dei nostri giorni. Il progetto viene da lontano e la data di nascita la possiamo far coincidere con la salita alla presidenza di Bill Clinton, che promulgò su indicazione dei grandi gruppi bancari e finanziari una nuova legge bancaria, la Gramm-Leach-Biley Act, che superava e annullava la precedente, dando alle banche campo libero di operare speculazioni finanziarie che hanno successivamente portato alla circolazione dei derivati tossici. Tale rivoluzione copernicana delle leggi bancarie venne fatta approvare in tempi successivi dai parlamentari dei vari Paesi.

In Italia la legge Amato (la n. 218 del 30 luglio 1990), che stabiliva una ristrutturazione e integrazione patrimoniale degli Istituti di credito pubblico, avviò un processo di cambiamento del sistema bancario italiano che ha permesso anche alle banche italiane di esercitarsi nell’insidiosa arte speculativa, abbandonando la funzione specifica, di raccoglitrici dei risparmi da erogare alle attività produttive dell’economia reale, per cui erano nate. In Italia la politica è scomparsa negli anni ’80, quando cioè il sistema finanziario favorì la corruzione di uomini attivi in politica per eliminarli e sostituirli con  uomini delle banche e del sistema finanziario – industriale.

Questi uomini, fidati, ci hanno condotto sulla strada del disastro che ora è sotto  gli occhi di tutti, con la fedele collaborazione di alcune componenti sociali abbagliate dal momentaneo vantaggio personale o del gruppo ristretto.

Per poter trarre delle indicazioni utili sulla tipologia di legge elettorale di cui avrebbe bisogno l’Italia è necessario riuscire ad aver un occhio lucido puntato sul passato e uno critico capace di indagare e interpretare il presente.

Una sorta di strabismo dovrebbe caratterizzare l’indagine delle attuali forze politiche che, invece, sembrano essere affette da una svogliatezza cronica. Le prime pagine dei quotidiani in questi giorni riflettono l’immagine di una politica italiana che non ci piace e che non rispecchia affatto l’Italia. Una politica incapace di costruire e progettare nel tempo, una politica autoreferenziale, discontinua e senza quelle grandi visioni di cui il Paese ha bisogno.

Una politica, dunque, troppo lontana dai valori che, al contrario, ispirano le associazioni come la nostra: se le forze che ci governano traessero ispirazione da realtà come Confartigianato riuscirebbero a tradurre in azioni e proposte lo spirito di sussidiarietà e collaborazione che ci muovono.

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