Boschi, fitofarmaci e castanicoltura di Fiorentino Bevilacqua

Boschi, fitofarmaci e castanicoltura di Fiorentino Bevilacqua Biologo e Castanicoltore di Roccamonfina (CE) 4 febbraio 2014 alle ore 5.45 da Cinipide Torymus Sinensis Gnomoniopsis

Quando si parla con alcuni castanicoltori e, così, in generale, si dice che certe sostanze (i  pesticidi) a lungo andare sono dannose per la stessa castanicoltura, per le tasche dei proprietari/conduttori dei castagneti e per tutto il resto,  quanto detto viene recepito come se fosse un “discorso da ambientalisti” o da “amanti della natura”. A questa derubricazione del messaggio, segue un corollario d’obbligo: io, castanicoltore, me ne poso fregare di quello che costui sta dicendo…tanto più che io sono uno pratico, uno che conosce i boschi e tutto quello che serve per condurli correttamente mentre questo qui, anche se non fosse proprio un amante della natura, un ecologista, è un teorico, uno che, non andando nei boschi come ci vado io, non li può conoscere come me. Dunque, faccio come dico io. Amico mio, pensa (erroneamente!) il castanicoltore, è, invece, colui che mi dice che posso irrorare come voglio, quando voglio, senza regole … anche a maggio!!!

Mah…

Il messaggio, opposto a questa idea comune a molti castanicoltori (fortunatamente non a tutti), è stato già lanciato: nelle sedi opportune, negli incontri organizzati dall’amministrazione Tari e nelle chiacchierate in piazza, ma credo sia utile fare qualche precisazione nella speranza che serva a chiarire concetti di base, punti fermi “a monte” delle informazioni specifiche fornite anche da altri.

1) “Teorici” e “pratici”. Konrad Lorenz era uno zoologo austriaco che fu insignito del premio Nobel per i suoi studi sul comportamento degli animali. Studiò, tra l’altro, anche il comportamento di insetti e, tra questi, anche quello di certe “vespe” che scavano il nido per le loro uova a terra: nel foro pongono un bruco che hanno precedentemente catturato e sul bruco depongono un uovo. Il bruco è vivo ma paralizzato, così che, quando dall’uovo su di esso deposto sguscia fuori la larva, questa trova cibo fresco per nutrirsi…Un giorno, di primo mattino, l’etologo austriaco era intento ad osservare questi insetti: era curvo a terra e guardava il suolo. Passarono di lì alcune contadine dirette verso i campi: lo videro, notarono la sua strana postura e il fatto che fissava il suolo e tirarono dritto verso la loro meta. Lorenz passò lì tutto il giorno tanto che, quando ormai era sera, quelle stesse contadine ripassarono nelle sue vicinanze e, vistolo nella stessa posizione curva del mattino e intento a fare la stessa cosa “strana” che lo avevano visto fare quasi dodici ore prima, si spaventarono e, racconta Lorenz, fatto rapidamente e un po’ furtivamente il segno della croce, si avviarono quasi di corsa verso il paese.

Perché ho riportato questo episodio? Per dire che, se si volesse sapere qualcosa sul comportamento di quegli insetti, magari pensando che esso può tornare in qualche modo utile, bisognerebbe leggere i libri di Lorenz o dei “teorici” come lui, e non affidarsi certo a chi, affaccendato in altre cose per lui più importanti, passa frettolosamente vicino a quei “buchi”  a malapena accorgendosi di essi.

La conoscenza del comportamento di quegli insetti, come quella di altri fenomeni naturali, può non avere, AL MOMENTO dello studio o della scoperta, nessun risvolto pratico ma, se un domani le conoscenze acquisite dovessero servire per una migliore gestione dei campi, dell’agricoltura (magari il bruco catturato e dato come pasto alla larva che sguscia dall’uovo è quello di un insetto dannoso per le coltivazioni … e non sfugga che questa sarebbe stata la scoperta di un altro “teorico”) a chi bisogna chiedere lumi su di esse, ai  “pratici”, che si dedicano ad altre cose, o ai cosiddetti “teorici” che, per passione e professione, a quelle cose si dedicano, diciamo, H24?! La risposta è evidente!

Ho precisato… AL MOMENTO, ed apro un’altra parentesi a favore dei “teorici” perché ricordo di aver letto che, alla fine dell’800, un ricercatore stava studiando le sostanze che si trovano nel nucleo delle cellule. Riuscì a colorarle e  coniò per esse un nome … nucleina. Era un teorico, direbbe qualcuno e quella scoperta, allora, non serviva a niente se non a fare altre scoperte che servivano, all’epoca, praticamente a nulla… Oggi, invece, molte diagnosi, molte terapie, molte delle stesse cose usate in agricoltura, per restare in tema, si basano su quella scoperta … “teorica”. La nucleina è, infatti, il DNA.

Nel nostro caso, nel caso della lotta biologica, nelle gestone dei boschi, sull’uso dei pesticidi etc. i “teorici”  il lavoro di studio, di acquisizione di informazioni e dati, lo hanno già fatto (anche i pesticidi, per esempio, sono il frutto del lavoro già fatto in precedenza da altri cosiddetti “teorici”….) e continuano a farlo: generazioni di studiosi hanno accumulato conoscenze basate su osservazioni sperimentali ripetute e non su elucubrazioni fondate su sguardi fugaci e osservazioni occasionali. Della lotta biologica ai nemici delle colture, poi, si poteva già leggere sui libri di molti anni fa in quanto essa fu attuata in California, per la prima volta al mondo, nell’800. Continuiamo allora a rivolgerci ai “teorici”, ma non solo per le cose che ci sembrano al momento più convenienti (i pesticidi) e abbandoniamo la fiducia sconfinata che accordiamo alla nostra praticoneria … questa sì, veramente teorica.

2) “Ecologismi”. L’Ecologia è una scienza “nata” nel XIX secolo; il nome le fu trovato dallo zoologo tedesco Ernst Haeckel nel 1869; si studia, è un corso strutturato e, per sostenere quell’esame, occorre obbligatoriamente averne superati altri prima.

3) Apprendimento. Tutti quelli che hanno preso la patente di guida dell’automobile, hanno dovuto seguire dei corsi e sostenere un esame. L’auto è molto più semplice di un bosco, ma nessuno pensa di doverne sapere di più prima di intervenire su di esso diversamente da come era ormai consolidato che si facesse in base all’esperienza (saggia: allora gli errori non erano ammessi o, meglio, si pagavano cari) dei nostri padri e dei nostri nonni.

4) “Incomprensioni”. E’ frainteso, non creduto chi dice … attenzione: l’uso dei pesticidi, consentito e regolamentato dalla legge italiana (D.lvo 150/2012) e dalla normativa europea (Direttiva 2009/128/CE) , va attuato con cautela: diversamente, a lungo termine, avrebbe degli effetti collaterali deleteri, per il bosco stesso (quindi per la castanicoltura) e per la società che vi gira intorno.

Usateli, se volete, la legge lo consente, ma che il loro uso sia come quello di  una pillola, un farmaco da fase acuta, in ogni caso sempre rispettando la posologia consigliata. Nessuno prenderebbe 8 pillole al giorno, vita natural durante,  se gliene sono state prescritte soltanto due e il foglietto illustrativo contenuto nella confezione dice che, al massimo, di quelle pillole se ne possono prendere non più di 4 al giorno e per non più di tre settimane!!!

5) “Autoinganni”. Si preferisce credere che amico è colui che ti dice…di “pillole” prendine quante ne vuoi, quando vuoi (durante i pasti o lontano da essi non fa differenza), per tutto il tempo che vuoi: non ci saranno conseguenze. Come dei bambini che, di fronte a un barattolo di nutella, considerano con benevolenza chi li lascia fare e guardano infastiditi colui che li avverte di non mangiarne troppa, di mangiarne un po’ e poi smettere.

Tutto questo, in riferimento alla situazione dei nostri boschi e all’uso dei fitosanitari, lo abbiamo detto: con chiarezza là dove con chiarezza andava detto; a mezzo di metafore e perifrasi quando, forse, era più utile usare questo tipo di comunicazione.

Ma lo abbiamo detto.

Altro, se si vuole, c’è da fare, si può fare (forse … si deve fare) ma senza strumentalizzazioni, personalismi, protagonismi, da qualunque parte, politica e non, essi provengano: di fronte a certe cose, che possono diventare un problema, non c’è velleità di parte che tenga. 

6) “Aperture”. Andrebbero fatte incursioni nel campo dei cosiddetti “teorici”, per esempio monitorando l’ambiente e certi “bioindicatori” della situazione (licheni – sia come bioaccumulatori che come indicatori di biodiversità –  insetti, galle, uccelli, mammiferi etc). Questo per vedere a che punto siamo e come evolve la situazione in termini di effetti collaterali. 

Dovremmo fare come colui che, mentre prende l’autorizzato farmaco X, controlla la funzionalità dell’organo Y che, alla lunga, da quello stesso farmaco potrebbe essere minata.

6) “Speranze”. L’auspicio è che tutto quanto fin qui detto non sia inteso come un discorso da “teorico”, da amante della Natura o altro comunque di tipo sminuente, e ci si augura fortemente che, in ogni caso, si instauri un atteggiamento più responsabile e meno superficiale.

La castanicoltura, e tutto ciò che ne deriva, è fondamentale. Appunto per questo va trattata con serietà. La superficialità, a breve termine fa bene a tutti; a lungo andare solo a qualcuno.

Fiorentino Bevilacqua

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