A settant’anni dalla uccisione di Mariano Buratti

31 gennaio 1944
Mariano Buratti
Sono passati esattamente settant’anni da quella gelida mattina romana, quando a forte Bravetta, la fabbrica di morte del fascismo, avvenne, per mano nazifascista, la fucilazione di dieci Combattenti partigiani. Azionisti, comunisti, comunisti di Bandiera rossa e indipendenti, che, secondo l’accusa, “preparavano atti di sabotaggio contro le Forze Armate germaniche e capeggiavano altri attentati contro l’ordine pubblico della città di Roma”.
Tra loro, il nostro MARIANO BURATTI, aderente al Partito d’Azione, finanziere in congedo e, soprattutto, insegnante; professione con cui aveva invitato gli allievi a comprendere la reale entità del fascismo. Il 25 luglio del 1943 aveva redatto con alcuni di loro, addirittura, una bozza di costituzione sottoposta all‘attenzione di tutti; gesto che forse gli sarà fatale durante la Resistenza. Arrestato in circostanze misteriose a Roma, presso ponte Milvio, sarà orribilmente torturato dagli aguzzini di via Tasso, che non riusciranno comunque ad estorcergli alcuna confessione. La notizia dell’esecuzione verrà data dalla radio di regime, tra una canzonetta e l’altra, e pubblicata il giorno dopo su “Il Messaggero”. I familiari riusciranno a identificare la salma, irriconoscibile per le sevizie subite, solo grazie ad una protesi dentaria e a dei brandelli di vestiario. La banda partigiana dei Cimini da lui fondata, con all’attivo diverse azioni di guerra, prenderà il suo nome.
ilBulicame.I1944.1
Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Nella tua vita e nel tuo sacrificio, il più mirabile esempio per le nostre battaglie quotidiane.
Silvio Antonini, Presidente Cp Anpi Viterbo

 

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