Australian Open 2014: vincono Li e Wawrinka

da avantionline.it Pubblicato il 27-01-2014

Australian Open Wawrinka

Un’edizione degli Australian Open – quella di quest’anno – che vede tutti i pronostici stravolti. Molte le sorprese riservate, ma arriva anche fortunatamente la conferma per le italiane Sara Errani e Roberta Vinci di essere la copia n.1 (e testa di serie n.1 del torneo stesso, ndr) nel mondo del doppio femminile. Le azzurre vincono in finale sulle russe Ekaterina Makarova ed Elena Vesnina (testa di serie n.3) per 6/4 3/6 7/5. Nel femminile vanno fuori quasi subito le principali campionesse mondiali favorite: Serena Williams (battuta al quarto turno dalla Ivanovic per 6/4 3/6 3/6); Maria Sharapova (eliminata dalla finalista Cibulkova); Ana Ivanovic (che aveva vinto il precedente torneo di Auckland e che si lascia sorprendere ai quarti di finale dalla canadese Eugenie Bouchard col punteggio di 7/5 5/7 2/6 ndr); Jelena Iankovic (che, al quarto turno, si fa togliere la partita di mano dalla rumena Simona Halep in tre set: 4/6 6/2 0/6); Victoria Azarenka e Agnieszka Radwanska: prima, nei quarti, è la Radwanska ad avere la meglio sull’altra col risultato di 6/1 5/7 6/0; in semifinale, però, deve arrendersi alla più tenace Cibulkova, che la batte con un netto 6/1 6/2.

A contendersi la finale due new entry, poco new e molto entry; nel senso di due tenniste che già avevano cominciato a farsi conoscere nel panorama del tennis internazionale e che, sicuramente hanno dimostrato di volerci entrare in pianta stabile, dando un’importante lezione umana: si vince col cuore, con lo spirito di sacrificio, con l’impegno e con la convinzione e la determinazione di voler riuscire, più che con la fisicità. Occorre anche molta testa per diventare campionessa in un torneo del Grande Slam tra i più ambiti quanto tra i più prestigiosi, e non solo in termini di montepremi. Le protagoniste assolute in questo torneo, che resterà sicuramente in archivio nella storia della competizione, sono le finaliste. Innanzitutto Li Na, che si aggiudica il trofeo, dopo essere stata fuori dal circuito per più di un anno per un grave infortunio, senza avere la certezza di poter tornare a gareggiare. Visibilmente commossa, non ha cessato di ringraziare il suo preparatore atletico per l’ottimo lavoro che ha fatto con lei per farla rientrare in forma. Con un netto 7/6 6/0 domina la finale contro la più giovane Dominika Cibulkova. Alta solamente 1,59 quest’ultima ha dimostrato che con la voglia di lottare su ogni palla e il coraggio di non farsi scoraggiare o suggestionare da avversarie più forti, e soprattutto più quotate, si possono ottenere ottimi risultati, cambiando anche il risultato delle partite, in cui i sondaggi la vedevano sfavorita. Al quarto turno, infatti, è riuscita a sconfiggere Maria Sharapova riaprendo una partita e portando la russa al terzo set: 3/6 6/4 6/1. La siberiana probabilmente paga lo scotto delle 3 ore e mezza giocate al turno precedente nel più bel match del torneo contro l’italiana Karin Knapp, gradito ritorno azzurro, dopo uno stop per due operazioni al cuore e al ginocchio. Esce tra gli applausi con un 6-3, 4-6, 10-8 a favore della testa di serie n.3, ma può sicuramente festeggiare.

Nel maschile, invece, è uno svizzero a trionfare. Ma non si tratta di Roger Federer che, dopo aver battuto ai quarti Andy Murray, si ferma in semifinale battuto da Rafael Nadal, che è sembrato più in forma fisicamente. Lo spagnolo trionfa sull’elvetico, nonostante le vesciche alle mani, in soli tre set, per 7/6 6/3 6/3. Il penultimo turno del main draw entusiasma il pubblico, concentrato a seguire i lunghi scambi caratterizzati dal rumore delle scarpe da tennis dei due tennisti, coi piedi sempre in movimento. Piccola curiosità, sulle calzature di Federer c’è dipinta la bandiera svizzera, mentre su quelle del campione di Maiorca vediamo risaltare il suo nome: Rafa. Non a caso per lo spagnolo è stato “il miglior match disputato agli Australian Open”. A contendergli il titolo è stato un sorprendente Stanislas Wawrinka, anch’egli svizzero (e pronto a contendere il ruolo di porta-bandiera al connazionale Federer ed a raccoglierne l’eredità? Chissà..). Per sua mano, ai quarti, è sancita l’uscita di scena del campione uscente 2013, Novak Djokovic, che precedentemente aveva sconfitto l’italiano Fabio Fognini per 6/3 6/0 6/2. Wawrinka impiega tre set impegnativi (6/3 7/6 7/6) per eliminare il serbo. Prima di approdare alla finale, però, aveva dovuto guadagnarsi la vittoria battendo in semifinale un altro avversario parecchio ostico, Tomas Berdych, che lo porta sino al quarto set: 6/3 6/7 7/6 7/6. Delineata, così, una finale ad intermittenza in cui, inizialmente, domina lo svizzero. Poi una lunga interruzione per la richiesta del fisioterapista da parte di Nadal, per problemi alla schiena, che tuttavia riesce a strappare un set all’avversario, frastornato. I due sono molto amici e, sebbene in un primo momento Wawrinka abbai pensato che fosse uno stratagemma per “rompergli” il ritmo, dopo ha dovuto ricredersi, vedendo l’altro giocare da fermo. Neppure gli antidolorifici hanno potuto aiutare molto uno “sfortunato” e sofferente Rafa in lacrime (stavolta non di commozione come nella finale femminile, ma di sofferenza e di dispiacere per un’ottima occasione sfumata di consolidare il suo primato a livello mondiale). Lo svizzero si impone per 6/3 6/2 3/6 6/3 il punteggio finale. Un torneo che conferma l’importanza della tenuta fisica e mentale per vincere; soprattutto il maschile in cui si deve giocare 3 set su 5 con temperature altissime. Anche maratoneti quali il francese Gael Monfils o Tsonga spesso “scoppiano” permettendo a “giovani esordienti” di farsi notare: è il caso del canadese Milos Raonic che gioca una straordinaria partita contro Dimitrov.

Barbara Conti

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