UN’AMICIZIA DISVELATA

Annapaola Laldi, che collabora con l’ADUC da quando esistiamo e che cura la rubrica “La Pulce nell’Orecchio”, in virtu’ anche della sua ultima pubblicazione editoriale (la cui presentazione trovate qui, oggi in home page del nostro web: http://www.aduc.it/articolo/amicizia+disvelata+carteggio+alfred+nobel+bertha_21772.php) e’ stata ufficialmente invitata a presenziare, il prossimo 10 dicembre, alla consegna dei Premi Nobel a Stoccolma.Vincenzo Bonvito

Articolo di Annapaola Laldi 21 novembre 2013 9:53

 

Tra non molti giorni, il 10 dicembre, saranno consegnati i premi Nobel per il 2013: a Oslo quello per la pace, a Stoccolma gli altri quattro.Della complessa vicenda legata all’istituzione dei premi Nobel, che era stata disposta per testamento dall’inventore svedese, il quale vi aveva destinato la maggior parte del suo ingente patrimonio, ho già raccontato. Così come ho già parlato della prima donna che ricevette il premio Nobel per la pace (1905), che fu la nobile austriaca Bertha von Suttner. La quale, specialmente qui in Italia, è un’illustre sconosciuta, che però ha tutte le caratteristiche per imporsi all’attenzione e suscitare interesse se non anche ammirazione per l’inusitata indipendenza in cui interpretò il suo essere donna e nobile alla metà dell’Ottocento.Ebbene, queste due personalità, l’enigmatico, misantropo Nobel, e quella signora affascinante e capace di muoversi bene nell’alta società, che era la baronessa von Suttner (nata contessa Kinsky), ebbero modo di sviluppare una amicizia ventennale, interrotta solo dalla morte improvvisa di Alfred Nobel avvenuta a Sanremo il 10 dicembre 1896. Un’amicizia profonda, devota, per certi versi trepida, di cui sono testimonianza le 94 lettere (superstiti di un carteggio certo più ampio) che adesso sono a disposizione anche del pubblico italiano nella traduzione integrale pubblicata, con la consueta cura ed eleganza, dalla casa editrice Moretti&Vitali di Bergamo.Un’amicizia disvelata si intitola opportunamente questo libro, dato che, in effetti, fino alla pubblicazione del carteggio completo (nel 2001 in Germania), sul reale rapporto tra Nobel e Suttner poco si poteva sapere anche in terra germanica, tanto più che i due “amici di penna” si scrivevano di solito in francese e qualche volta in inglese (solo Suttner scrive talora anche in tedesco). La conoscenza lacunosa della loro corrispondenza aveva portato più di una persona a ipotizzare anche una “storia d’amore” tra i due. Il che, se si può pure arguire per Nobel in base ad alcuni indizi, che i lettori curiosi potranno scoprire da soli nel carteggio, non fu certo per Bertha, la quale, ancora contessa Kinsky all’epoca del primo incontro con Nobel a Parigi nel 1875, era così innamorata del barone Arthur Gundaccar von Suttner tanto da lasciare Parigi e il posto di segretaria di Nobel appena occupato, per tornare a Vienna, sposare in segreto l’ innamorato e fuggire con lui in Georgia per sottrarsi all’ira dei suoceri che avrebbero voluto per l’ultimo figlio maschio una sposa ricca e giovane (e Bertha, pur nobile, era squattrinata e aveva 7 anni più dello sposo!).Questo libro si potrebbe intitolare anche “Amici per la pace”, perché questa amicizia, che fu sostanzialmente epistolare (Nobel e Suttner si incontrarono solo tre volte), fu estremamente feconda per il pacifismo – non solo per l’aiuto concreto, in denaro, che Nobel assicurò sempre all’amica che per tutta la vita si dibatté in gravi problemi economici. È curioso, infatti, che due snodi vitali per il pacifismo siano avvenuti a seguito degli altri due incontri. Fu durante la visita dei Suttner a Nobel a Parigi (inverno 1886/87), infatti, che Bertha, venuta a conoscenza dell’esistenza della “International Arbitration League” (Lega di arbitrato internazionale), si convertì al pacifismo e cominciò a scrivere il romanzo “Giù le armi!”, uscito nel 1889, che ebbe un successo enorme e traduzioni in molte lingue. Di esso Leone Tolstoj, nel 1891 ebbe addirittura a scrivere all’autrice: “L’abolizione della schiavitù è stata preceduta dal libro famoso [La capanna dello zio Tom] di una donna, la signora Beecher-Stowe; Dio conceda che l’abolizione della guerra lo sia grazie al vostro”. E fu, poi, dopo l’ultimo incontro (Zurigo 1892) che Nobel abbozzò la prima idea di un premio per la pace, pensando di assegnarne uno (ogni cinque anni e per sei volte sole) “a colui o colei che avrà fatto fare il più grande passo avanti alla pacificazione dell’Europa …”, come si legge nella lettera scritta in francese da Sanremo il 7 gennaio 1893. Qui risulta notevole, per l’epoca, l’esplicitazione della possibilità che anche una donna potesse ricevere il premio (al che Suttner si sentì personalmente chiamata in causa e maturò successivamente la convinzione, non peregrina, di avere un sicuro diritto di ricevere il premio Nobel per la pace).Ma l’interesse per questo carteggio non è esclusivamente storico/culturale. Infatti esso non solo, come osserva Paola Maria Filippi, autrice della Posfazione, ci fa “entrare nello storico ‘laboratorio di pensiero e di azione’ che avrebbe portato all’istituzione del premio Nobel per la pace: un laboratorio dove nulla è scontato, tutto è dialettica, e in cui posizioni analoghe, ma certo non identiche, si confrontano con grande rispetto, ma anche senza reticenze”. No, in questo carteggio anche l’aspetto umano balza in primo piano e coinvolge emotivamente il lettore, perché (sempre Filippi) “Scrivendosi, Nobel e Suttner rivelano le proprie fragilità, i momenti d’incertezza e la fatica di stare nel mondo, le ansie di tutti i comuni mortali per la salute, gli incerti economici, i difficili rapporti con gli altri.Le lettere delineano due concezioni del mondo e del vivere per nulla monolitiche, e di certo non sovrapponibili, ma che si scoprono forse complementari nell’aspirare a quell’obiettivo comune: la pace. […] Quest’uomo e questa donna, grazie al rispetto vicendevole e all’altissima considerazione reciproca, di cui le parole che leggiamo danno testimonianza, riescono a trovare un minimo comun denominatore che fa da collante a una relazione i cui dettagli essenziali continuano a rimanere sepolti nel riserbo voluto dagli interessati”.Alfred Nobel/Bertha von Suttner, Un’amicizia disvelata. Carteggio 1883-1896 (a cura di Edelgard Biedermann – Postfazione di Paola Maria Filippi – traduzione di Annapaola Laldi), Moretti&Vitali, Bergamo 2013Postilla sull’immagine di copertina: l’uomo che sta scrivendo (una lettera?), che si vede sulla copertina, non è Alfred Nobel, ma Diego Martelli, nel ritratto di Federico Zandomeneghi. Questa scelta si spiega con la predilezione dell’editore per immagini tratte da opere degli Impressionisti o, come in questo caso, dei Macchiaioli. A fare pendere la bilancia verso questa immagine sono stati, in prima battuta, due elementi: il primo è il richiamo al carteggio suggerito dal fatto che Martelli sta presumibilmente scrivendo una lettera, il secondo è la somiglianza tra i due personaggi che nella stessa epoca sono stati dei mecenati: Martelli in vita con i Macchiaioli, Nobel specialmente dopo la morte, con l’istituzione dei premi Nobel.Ma, successivamente, abbiamo scoperto che Martelli, Nobel e Suttner sono legati anche da un altro filo che è il loro lavoro per la pace. Infatti, proprio negli anni, in cui Suttner scriveva “Giù le armi!”, Diego Martelli, come riferisce l’”Enciclopedia Treccani” , “aderì al movimento pacifista democratico, stringendo feconde relazioni di collaborazione e di amicizia con E.T. Moneta e con V. Pareto, che del comitato fiorentino fu uno dei membri più attivi. Si batté perciò per la costituzione di istituti di arbitrato internazionali che scongiurassero il ricorso alle guerre e si oppose alle prime iniziative coloniali dell’Italia. In nome del rifiuto di ogni forma di violenza, infine, contestò alcune tendenze anarchiche che ancora allignavano nelle organizzazioni socialiste e sindacali”. Se si pensa che Ernesto Teodoro Moneta (premio Nobel per la pace del 1907) conosceva bene Suttner, era in corrispondenza con lei, e aveva firmato con lei a Berna, nel IV congresso mondiale della pace del 1892, la mozione sulla “Confederazione degli Stati europei”, verifichiamo una vicinanza molto grande tra Martelli e i protagonisti del nostro carteggio, che ci porta a considerare ancora più felice la scelta di questa immagine per la copertina. 

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