Armi chimiche? Una pericolosa eredità “dimenticata” nel sottosuolo e nel mare

da ambienteambienti.com

E’ uno degli aspetti non ancora adeguatamente ricostruito e sviscerato in merito alla Seconda Guerra Mondiale. Del “Caso Foggia” ne abbiamo parlato con il giornalista  Luca Maria Pernice, appassionato di storia militare

Il pronao della villa comunale spezzato da bomba

Il pronao della villa comunale spezzato da bomba

Memoria storica e coscienza collettiva impongono ogni anno di ricordare. Sono passati 70 anni dalla terribile estate del 1943 quando il fuoco alleato distrusse la città di provocando la morte di oltre 22mila civili. Anche quest’anno – in concomitanza con il 70° anniversario dei bombardamenti della  – Foggia non dimentica una delle pagine più dolorose e drammatiche della sua storia. Quella stessa storia che ne ha modificato il volto, cancellandone il passato e orientandone inevitabilmente il futuro. Eppure, di quei tragici giorni, c’è un aspetto che non è stato ancora adeguatamente ricostruito e sviscerato, e che nei libri di storia contemporanea trova solo cenni fugaci.

Il riferimento è ai depositi di armi convenzionali e chimiche presenti nei punti nevralgici della. Depositi che hanno reso il Foggiano un obiettivo sensibile con le conseguenze che hanno fatto la storia. Ad affrontare l’argomento per Ambiente&Ambienti è il giornalista foggiano , cronista del Corriere del Mezzogiorno e della tv locale Teleblu, appassionato di storia militare ed ex ufficiale di cavalleria.

Carta geografica americata Italia Meridionale - Fonte ManganoFoggia

Carta geografica americata Italia Meridionale – Fonte ManganoFoggia

E’ possibile tracciare una sorta di mappatura dei depositi di armi convenzionali e chimiche presenti in quel periodo nel Foggiano?

«Tracciare una mappatura dei depositi di armi (soprattutto quelle chimiche), durante la seconda guerra mondiale, è molto difficile. Prima di tutto perché, come accade anche oggi, gli arsenali sono sempre stati coperti da “segreto”. Per le o non convenzionali, poi, è addirittura impossibile. A Foggia, ad esempio, a ridosso della “Cartiera” (come viene chiamato lo stabilimento dauno dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ndr)  vi era una industria che si occupava della produzione di prodotti chimici. La ditta, di proprietà della famiglia Saronio, effettuava esperimenti sull’iprite e sul disfogene, reagenti chimici molto pericolosi per l’uomo.

Il giornalista Luca Pernice

Il giornalista Luca Pernice

Ad oltre 70 anni di distanza abbiamo solo congetture e qualche scarsa e imprecisa testimonianza su cosa, realmente, si facesse in quella ditta…»

Eppure, la storia recente della città sarebbe stata ancora più dolorosa (quanto a perdite di civili) se non fosse stata in qualche modo “deviata da un esercito senza colore come l’Armata Popsky…

«Anche in questo caso le notizie storiche sono molto scarse e imprecise. L’Armata Popsky era una specie di armata privata guidata dal generale russo Peniakoff, che entrò a Foggia nel settembre del 1943, con una piccola avanguardia di militari, per preparare il campo all’avanzata degli alleati. Secondo una tesi, la piccola armata riuscì ad evitare che i tedeschi in ritirata facessero saltare il presunto deposito di armi chimiche. Secondo, invece, un rapporto della “Commissione Speciale per aggressivi chimici”, il 26 settembre del 1943 i soldati tedeschi, su ordine del Sonderatabea del Ministro del Reich, distrussero gli impianti di depurazione della ditta».

Le tracce di questa storia recente sono ancora presenti sotto i nostri piedi, nascoste sotto terra o nei fondali del mare. Nella tua attività di cronista hai assistito più volte al rinvenimento di armi e residuati bellici, spesso rimasti dormienti a pochi passi dalle abitazioni o dai gangli vitali della città…

Foggia bombardata - Fonte ManganoFoggia

Foggia bombardata – Fonte ManganoFoggia

«La storia di Foggia, anche quella più antica, si può leggere soprattutto nel sottosuolo. Dal terremoto del 1731 alla seconda guerra mondiale si è costruito sulle macerie dei palazzi caduti. Periodicamente, durante gli scavi per la realizzazione di palazzi, si trovano residuati bellici della seconda guerra mondiale. Alcuni anni fa, quando si stavano realizzando alcune costruzioni in via Manfredonia, fu trovata una bomba di aereo. Per un giorno intero tutto il quartiere venne evacuato per consentire agli artificieri di trasferire l’ordigno in un luogo sicuro dove venne reso innocuo».

Com’è possibile spiegare la presenza sul territorio pugliese, durante tutta la seconda Guerra Mondiale, di un così vasto arsenale di armi convenzionali e non?

Fonte www.foggiainguerra.altervista.org

Fonte www.foggiainguerra.altervista.org

«Foggia e la sua provincia sono stati obiettivi primari per gli alleati. Basti pensare che quasi tutti i bombardieri che hanno poi operato sul nord Italia e sul nord Europa sono decollati dalle basi foggiane. Inoltre, tra maggio e settembre del 1943, gli alleati bombardavano l’Italia partendo dalle basi africane. Durante il volo di ritorno gli ordigni che non erano stati sganciati, venivano abbandonati in mare: in caso di atterraggi di emergenza i velivoli erano privi di armamento. Stessa cosa che è accaduto durante la guerra dei Balcani, quando gli aerei che andavano a bombardare la Serbia partivano dall’Amendola».

L’area marittima al largo del Gargano è rappresentata sulle carte nautiche come un vero e proprio campo minato fatto di “unexploded ordnance dumping area” e “dumping area in the basin for chemical weapons”Come è possibile far convivere questo stato di cose con la vocazione alla pesca ed al turismo dello Sperone d’Italia?

«E’ possibile perché, purtroppo, c’è ancora poca informazione su questo aspetto. La pericolosità degli ordigni inesplosi che giacciono sui fondali dell’Adriatico non riguardano solo l’uomo, ma tutto l’ecosistema marino. Purtroppo i loro recupero è costoso e la loro localizzazione complessa. Ma, come già detto, c’è ancora poca informazione al riguardo».

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