“Tra vent’anni moriranno tutti di tumore”. Ecco le dichiarazioni di Schiavone alla Commissione Parlamentare

Da anni tutti sapevano e solo ora nonostante i morti è emersa la verità dei rifiuti seppelliti. Il territorio italiano è stato distrutto dalla speculazione edilizia e dagli inquinamenti. Hanno diffuso malattie e morte contro ogni regola.  Hanno insabbiato, occultato. Hanno criminalizzato, grazie alla politica compiacente, coloro che volevano il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. I diritti degli uomini sono stati calpestati e vengono ancora calpestati in tutta Italia. Riusciremo mai a fermare gli avvelenamenti che le industrie inquinanti e l’agricoltura chimica producono? Dobbiamo ognuno nel nostro piccolo studiare il territorio che ci circonda e pretendere la sua difesa. Dobbiamo difendere la nostra vita e quella dei nostri figli e nipoti. Raimondo Chiricozzi


Un racconto dell’orrore lungo due decenni. Rifiuti tossici provenienti dal Nord Italia e da tutta Europa seppelliti nei terreni della Campania, utilizzando le cave scavate per la costruzione della superstrada Nola – Villa Literno. Carmine Schiavone indica alla Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti i luoghi precisi dove sono stati interrati anche materiali nucleari, nessuno di questi territori è mai stato bonificato. Il pentito afferma che i Casalesi hanno fatto eleggere sindaci in tutti i 106 comuni sotto la loro influenza, facendo pressione anche su politici di livello nazionale.

  

“Non credo che si salveranno gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via avranno forse venti anni di vita!”. Un racconto dell’orrore lungo quindici anni, che comincia alla fine degli anni Ottanta e che parla di cave già all’epoca colme di rifiuti tossici, persino nucleari, provenienti dal Nord Italia e da tutta Europa. Un affare che frutta al clan dei Casalesi migliaia di miliardi di lire, gestito dalla camorra in combutta con politici locali e nazionali, assieme ai collegamenti massonici con la Loggia P2 dei colletti bianchi del traffico di rifiuti. Ecco le dichiarazioni che hanno fatto tremare il Paese e che il pentito Schiavone ha parzialmente anticipato nelle interviste rilasciate questa estate, con una dettagliata descrizione dei luoghi dove sono avvenuti gli sversamenti illeciti -mai bonificati nei sedici anni successivi. Il documento è rimasto secretato fino ad oggi e reso accessibile al pubblico grazie all’intervento dei parlamentari del Movimento 5 Stelle.

 Schiavone alla commissione bicamerale sui rifiuti from Alessio Viscardi

“La vicenda è iniziata nel 1988, ad Otranto, dove venni avvicinato dall’avvocato Pino Borsa e Pasquale Pirolo, i quali mi fecero una proposta relativa allo scarico di fusti tossici”. Il racconto di Schiavone prosegue: “Mi si rispose che sarebbe stato un buon business per far entrare nelle casse del clan soldi da investire, ma il paese sarebbe stato avvelenato perché i rifiuti avrebbero inquinato le falde acquifere”. Il boss sottolinea che alcuni scavi -del tutto abusivi- arrivano alle falde. Le buche servono per estrarre materiali economici e friabili da utilizzare per il ripianamento dello strato di suolo sottostante la superstrada Nola – Villa Literno, in barba al capitolato d’appalto che prevede l’utilizzo di sabbia e detriti speciali più costosi.

Scavi profondi 20 metri, che scendevano sotto alla falda acquifera. Il ragioniere dei Casalesi pensa di riempirli di rifiuti tossici, ma viene a sapere che l’attività è già cominciata in accordo con l’avvocato Cipriano Chianese, padrone di una delle peggiori discariche della Campania, la Resit -inserita nelle aree da bonificare per l’inquinamento conclamato del sottosuolo. Il traffico è gestito da Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti, insieme a Gaetano Cerci – che ha contatti al Nord. Il compenso dato ai padroni dei fondi su cui viene effettuata questa attività è di 7-10 milioni di lire, ufficialmente le buche devono servire per il deposito dei terreni provenienti da un’opera di unificazione di due rivoli dei Regi Lagni: “In realtà, fu usato in parte solo per coprire i rifiuti”.

La superstrada Nola – Villa Literno, il cosiddetto Asse Mediano, viene costruita tramite subappalti affidati alle società dei Casalesi. Questo viene affermato da Schiavone, secondo cui il gruppo Italstrade che deve realizzare l’opera per un importo di 16 miliardi di lire, passa i lavori a ditte legate alla camorra di Casal di Principe ed al gruppo Alfieri (la Nuova Famiglia). Le stesse ditte gestiscono i lavori ai Regi Lagni, un consorzio di circa quindici società chiamato ICAR -questo fa affermare a Schiavone: “Noi potevamo fare tutto”, ovvero riempire gli scavi lungo il suo percorso di rifiuti tossici.

Dietro allo stadio di Casal di Principe arrivano camion dal Nord e vengono trovati fusti con sostanze tossiche, Schiavone lo afferma già nel 1997 alla Commissione Bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, lo ripete nell’estate 2013 alle telecamere di diverse televisioni. “Le cave erano sistematicamente piene di immondizia” dice il boss, sia quelle nei pressi dell’asse mediano in costruzione, sia quelle nei pressi della strada Domiziana -dove al posto di allevamenti ittici, si interrano rifiuti tossici. Da questo traffico arrivano 100 milioni di lire al mese nelle casse del clan, ma in realtà i Casalesi traggono ben 700 milioni dal traffico.

Ho fatto sequestrare 2.200 miliardi e penso che sono ancora pochi
 
Sono al corrente che dalla Germania arrivavano camion di fanghi nucleari, che sono stati scaricati nelle discariche” afferma Schiavone, assieme a fusti di tuolene, provenienti da fabbriche chimiche di Arezzo, ma anche da Massa Carrara, La Spezia e Milano. Il materiale nucleare sarebbe stato sepolto in terreni dove oggi non cresce più nulla, ma su cui sono allevate le bufale. Di questi luoghi, Schiavone afferma, l’autorità giudiziaria ne è al corrente da decenni. Il materiale viene interrato a 20-30 metri di profondità a Parete e Casapesenna, 6-7 metri o dieci in altri punti dove la falda acquifera è più elevata. Inoltre, fino al 1995 le discariche della Campania non risultano mai piene, in quanto i rifiuti vengono gettati altrove nonostante sia fatturato regolarmente l’importo dovuto per lo smaltimento. “Quelli della Di.fra.bi, l’avvocato Chianese, quelli di Parete e di Aversa (…) mandavano a scaricare nelle nostre discariche (illegali -ndr.), dando un tot al chilo ed una percentuale al mese”, in questo modo le discariche legali fatturano lo sversamento di rifiuti provenienti da fuori Campania, ma smaltiscono illegalmente nelle campagne del Casertano: “Pagavano 500 mila lire al fusto, perché per distruggerli dovevano avere un’attrezzatura speciale che costava 2 milioni e mezzo” afferma Schiavone. “Milioni di tonnellate” smaltite in modo illegale, inquinando i terreni, da 80 camion provenienti dal Nord. “Lì non si trattava soltanto di 240 ettari di terreno scavati per le sopraelevate; c’erano 10 mila ettari di terreni che costeggiavano la Domiziana (…) Vi era una potenzialità di scarico enorme”. Un affare che ufficialmente frutta al clan dei Casalesi circa due miliardi di lire, ma che genera profitti immensi per i boss: “Ho fatto sequestrare 2.200 miliardi e penso che sono ancora pochi”.

All’affare dei rifiuti partecipano diversi clan, oltre ai Casalesi, ci sono i Polverino, i Mallardo ed i Nuvoletta -legati a Cosa Nostra siciliana ed al gruppo dei Corleonesi di Riina, usciti vincitori dalla guerra di mafia anche in Campania ma che avevano difficoltà a controllare lo smaltimento illegale. L’area interessata riguarda il Casertano, parte del Beneventano fino al Lazio, finanche nel lago di Lucrino. “Lo smaltimento illegale dei rifiuti in provincia di Latina avveniva già prima del 1988” rivela il pentito alla Commissione. Nel Napoletano fino a Salerno agivano Alfieri e la Nuova Famiglia, ma verso il Molise erano sempre i Casalesi a dettare legge: “Se vogliono, possono arrivare anche a Milano”. Più in generale, fino al 1992: “La zona del Sud, fino alle Puglie, era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa”.

L’affare dei rifiuti  diventa il business principale dei Casalesi dopo il 1990, ma l’interramento avveniva già prima per iniziativa di boss come Bidognetti e Iovine. “Versavamo le quote alle casse dello stato… del Clan… è lo stesso, mi confondo” queste le inquietanti dichiarazioni del pentito “La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato… Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe potuto esistere?” Il clan arriva a scaricare rifiuti sulla strada del cimitero proprio per sfidarlo, lo Stato, “e dimostrare che potevano addirittura scaricare l’immondizia su una strada, sbarrandola”.

Ognuno ha un solo voto e per raccogliere tanti voti, soprattutto in certe zone, ci vogliono tante amicizie.
 
Carmine Schiavone

L’affare a livello politico-massonico è nelle mani di Cirpiano Chianese “il boss dei boss in quel settore”. Chianese introduce Cerci nei circoli culturali del nord, frequentati dal Gran Maestro della Loggia P2, Licio Gelli. “In tutti i 106 comuni della provincia di Caserta, noi facevamo i sindaci, di qualunque colore fossero”, Schiavone dichiara di aver fatto eleggere il sindaco di Villa Literno: “Ho fatto io stesso l’amministratore comunale. Abbiamo candidato persone al di fuori di ogni sospetto ed abbiamo fatto eleggere dieci consiglieri”. Quando il presidente incalza il pentito per avere i nomi dei politici che a livello nazionale hanno avuto ruolo nell’affare rifiuti, Schiavone fa i nomi di De Lorenzo, Gava, Scotti, Santonastaso e De Mita: “Non è che fossero dei clan, purtroppo ognuno ha un solo voto e per raccogliere tanti voti, soprattutto in certe zone, ci vogliono tante amicizie”.

Qui il reportage di Fanpage sulla Terra dei Fuochi

 

 
 

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