Berlusconi ai suoi ministri: «Dimettetevi»

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È crisi, Letta: «Chiarimento davanti al Paese»

Alfano conferma: «Ci stiamo dimettendo». Berlusconi ritiene «inaccettabile l’ultimatum lanciato da Letta e Pd»

 

Silvio Berlusconi (AP Photo/Andrew Medichini)

Silvio Berlusconi (AP Photo/Andrew Medichini)

Sono state le parole di Silvio Berlusconi a sancire la fine del governo Letta con l’apertura di fatto della crisi di governo. Alla vigilia del suo compleanno e nella quiete di Villa San Martino il Cavaliere ha dato il rompere le righe alla squadra di governo targata Pdl, invitando i ministri a rassegnare le dimissioni. A stretto giro il vice premier Angelino Alfano ha confermato che il governo Letta non esiste più. «I ministri del Pdl stanno rassegnando le loro dimissioni» ha fatto sapere tramite la sua portavoce, tenendo a sottolineare di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà. A ruota il sottosegretario Gianfranco Miccichè ha annunciato con enfasi: «Rimetto il mio mandato nelle mani di Silvio Berlusconi».

 

La crisi sui siti del mondo

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IL CAVALIERE – Il Cavaliere (che poco prima aveva annunciato di voler disertare la seduta della giunta per le elezioni) ha preso la sua decisione nonostante la posizione delle tante colombe del Pdl che davano al governo ancora qualche possibilità di sopravvivenza. «Ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà a valutare l’opportunità di presentare immediatamente le dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani» ha detto Silvio Berlusconi. E poi ha attaccando frontalmente il presidente del consiglio. «La decisione assunta da Enrico Letta, di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo -ha detto- e contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso Premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto».

LA RISPOSTA DI PALAZZO CHIGI– Non si è fatta attendere la risposta del premier Letta, che con un comunicato ufficiale indirizza pesanti accuse al leader del Pdl: «Berlusconi per cercare di giustificare il gesto folle e irresponsabile di oggi – dichiara il premier – tutto finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali, tenta di rovesciare la frittata utilizzando l’alibi dell’Iva». Le motivazioni addotte dal leader del Pdl sarebbero dunque un pretesto: «La responsabilità dell’aumento dell’Iva è invece proprio di Berlusconi e della sua decisione di far dimettere i propri parlamentari mercoledì, fatto senza precedenti, che priva il Parlamento e la maggioranza della certezza necessaria per assumere provvedimenti che vanno poi convertiti». Letta avrebbe voluto portare la questione in Parlamento: «Per questo, ieri si era deciso di andare al chiarimento parlamentare e si era concordemente stabilito di posporre a dopo il voto in Parlamento i provvedimenti economici necessari. Gli italiani sapranno rimandare al mittente una bugia così macroscopica e un simile tentativo di totale stravolgimento della realtà. In Parlamento ognuno si assumerà le proprie responsabilità d’innanzi al Paese».

ULTIMATUM – Per il Cavaliere «l’ultimatum lanciato dal premier e dal Pd agli alleati di governo sulla pelle degli italiani appare irricevibile e inaccettabile». E per questo ha deciso di invitare «la delegazione del Popolo della Libertà al governo a valutare l’opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendersi complici di un’ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani».

 

Letta e Alfano (Ansa)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Letta e Alfano (Ansa)
LETTA – La mossa di Berlusconi ha chiaramente avuto contraccolpi immediati in tutte le sedi istituzionali. Il Presidente del consiglio Letta si è subito messo in contatto telefonico con il Presidente della Repubblica che si trova a Napoli. Non è ancora chiaro quando salirà al Quirinale per formalizzare la crisi, ma non si può escludere che avvenga già domani o al più tardi lunedì.

 

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NAPOLITANO – Il premier, Enrico Letta, era stato comunque informato in anticipo delle intenzioni del Cavaliere. Per garbo istituzionale il vicepremier Alfano lo aveva avvisato prima che Berlusconi rendesse pubblica la sua decisione. Appena avvertito Letta ha telefonato a Napolitano. E anche l’ufficio stampa del Quirinale ha fatto sapere che «il Presidente della Repubblica è stato informato dal presidente del Consiglio. Dopo il rientro a Roma – si legge ancora nella nota- concorderà con il presidente Letta l’incontro che le decisioni odierne rendono necessario».

EPIFANI – Tra le prime reazioni quella del segretario Pd Guglielmo Epifani. «È una ulteriore azione di sfascio nei confronti dell’azione del governo – ha detto- . È evidente che con questa scelta, qualora avvenisse, si apre nei fatti una crisi e dovremo valutarne le conseguenze». E ancora: «Aprono formalmente nei fatti una crisi, dovremo valutare esattamente le conseguenze di questo. L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili».

Epifani: «Dimissioni atto assurdo e inquietante»
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MARONI – Esulta, invece, il leader della Lega Roberto Maroni. «Bene le dimissioni dei ministri del Pdl, ed ora elezioni subito per vincere e per dare un governo stabile e amico del Nord, che dia risposte ai problemi delle imprese. Cosa che il Governo Letta non ha fatto» afferma il segretario della Lega Maroni.

SCENARI – E già si a pensa al dopo Letta che potrebbe essere un Letta bis. Difficilmente infatti il capo dello Stato scioglierà le Camere senza prima tentare di formare un nuovo esecutivo, che però dovrà trovarsi una maggioranza in Parlamento. Sicuro il viceministro Stefano Fassina (Pd): «Non si andrà ad elezioni perché troveremo una soluzione in Parlamento: sono sicuro che in Parlamento c’è una maggioranza in grado di evitarlo – afferma- Dobbiamo approvare la legge stabilità e la legge elettorale perché se non lo facciamo vuol dire fare del male molto seriamente all’Italia». E poi c’è l’incognita sull’atteggiamento del Movimento 5 Stelle che ribadisce di non voler accettare alcuna alleanza in Parlamento e continua a chiedere che si vada subito al voto.

28 settembre 2013 | 20:45

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Alfio Sciacca

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