Oriolo “chiede” il ritorno del suo eroe Michele Boccassini

da lagone 26/09/2013 di Barbara Conti 

  

“Ci resta il nome”. Non è solo la scritta che regna nella cripta del monumento ai caduti e dispersi in Russia: il Tempio di Cargnacco (UD). E’ anche finora quel che caratterizza la vicenda di Michele Boccassini, Medaglia d’Oro al Valore Militare, il cui destino è legato ad Oriolo, che lo ha “adottato”, tramite due fili a cui si appigliano gli organizzatori di quello che presto dovrebbe diventare un Comitato di scopo, per rendere giustizia a una figura di militare senza precedenti e all’ultimo desiderio di una madre che, già provata dalla vita, non ha potuto vederlo realizzato.

La rilevanza del soldato la si capisce dalle motivazioni con cui gli è stata concessa, nel 1945, la Medaglia d’Oro al Valor Militare, la massima riconoscenza militare in Italia, in cui del giovane 22enne si dice che era “animato da nobilissimi sentimenti di amor Patrio, insistentemente chiedeva ed otteneva di essere destinato in zona di operazioni” militari (prima in Grecia e poi sul fronte russo). Sebbene, infatti, durante entrambe le campagne militari fu ferito gravemente, rifiutò le cure e “ogni soccorso” per stare vicino ai compagni. “Continuava a guidare il suo reparto all’attacco”; anche in punto di morte “non desisteva dall’incitare i dipendenti all’attacco, dando fulgido esempio di sublime eroismo”. Eroismo che prevale anche nel suo decesso, causato da un colpo fatale di fucile alla tempia sinistra. Morì sul campo, nel 1942 durante la campagna di Russia. Valore che riprese dal coraggio trasmessogli dal padre, Attilio Boccassini, scomparso (il corpo non verrà mai ritrovato) il 2 luglio del 1940 con l’Arandora Star, nave che affondò poco dopo essere salpata da Liverpool.

Proprio il padre gli impartì i principi di Chiesa (tra l’altro c’è un avo, Niccolò Boccassini, vescovo cardinale di Ostia), famiglia, amor Patrio e senso del dovere, anche militare. Tanto che lo troviamo “Aspirante Allievo Ufficiale di Complemento”, il 1° settembre del ’40, presso la scuola ufficiali di Avellino benché, essendo figlio unico di madre vedova, avrebbe avuto il congedo garantito. Invece, prosegue la carriera militare: prima, il 1° dicembre, con la promozione ad “Allievo Ufficiale di Complemento” e poi, il 1° marzo 1941, a “Sottotenente di Complemento”, fino a prendere servizio presso il 208° rgt. Fanteria “Taro” e in forza all’81° rgt. della 52^ Divisione Fanteria “Torino”, con cui approda ad Oriolo. La “Torino” svolge qui un campo di una quarantina di giorni. In un lungo scambio epistolare, Michele parlerà alla madre, Carmela Gagliardi, di Oriolo, tanto che lei deciderà di trasferirvisi, e dove morirà il 19 ottobre 1980. Carmela prenderà la residenza il 30 dicembre 1963. Tuttavia Boccassini è legato al nostro paese, pur non avendo la cittadinanza oriolese, anche dal suo nome scritto tra quelli dei caduti nelle due guerre mondiali citati nella lapide posta lungo la scalinata che conduce a piazza Umberto I. Così come nel monumento ai caduti di Barletta, dove a lui è stata intitolata una via.

Dopo lungo tempo, il suo corpo è stato riportato in Italia il 15 settembre 1993. Nato a Bologna il 14/10/1917, morì il 26/8/1942. Ora, secondo la volontà della signora Gagliardi, si vorrebbe portare la salma nella tomba di famiglia ad Oriolo, affinché il figlio possa ricongiungersi alla madre. Un’iniziativa proposta dalla Confraternita di San Giorgio, che ha trovato nelle istituzioni civili e religiose sostegno pieno; tuttavia anche alcune realtà associative hanno aderito a questo progetto. La mobilitazione al riguardo è molto attiva: si stanno cercando testimonianze (anche di parenti di IV-V grado), che forniscano ricordi inediti su Michele, ma anche sul desiderio ferreo di mamma Carmela di “riavere” il corpo del proprio figlio. Le difficoltà sono immani, come è facile immaginare, ma sarebbe un atto di grande valore simbolico portare a compimento l’iniziativa: anche quale esempio per la gioventù attuale, oriolese e non, di un ragazzo morto per dei principi a cui non era disposto a rinunciare: la propria patria, quell’Italia cui tanto si riferiscono anche i politici moderni.

  

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