INFRASTRUTTURE VIARIE E FERROVIARIE, REALIZZAZIONE DELL’AREA TUSCIA-ETRURIA-UMBRIA

 

15 Febbraio 2013

AREA TUSCIA ETRURIA UMBRIA

 

Il Lazio a differenza delle altre regioni italiane ha una concentrazione di abitanti molto squilibrata: Su 5.600.000 ben 2.700.000 risiedono a Roma. Abbiamo in pratica un’enorme testa su un corpo rachitico. La Regione Lazio è di fatto una regione monocentrica, che dal punto di vista economico e politico è schiacciata dalla enorme metropoli.

Le altre regioni che ospitano una grande metropoli, sono realtà policentriche: Milano non è la Lombardia, così come Torino non rappresenta certamente il Piemonte. Nel Lazio, Roma ha un ruolo accentratore, non esistendo centri che ne contrastino la fortissima forza di aggregazione.

L’Alto Lazio ha pesantemente subito in termini di mancato sviluppo economico il far parte di una Regione in cui il ruolo accentratore di Roma è sempre stato fortissimo e lo ha subito in maniera più accentuata di Frosinone e Latina.

Infatti se le provincie di Latina e Frosinone sono riuscite, seppure in parte, grazie anche agli investimenti negli anni 60 della Cassa per il Mezzogiorno, a sviluppare un’economia non completamente subordinata a Roma, la Tuscia ha accentuato la sua marginalità e la mancanza di sviluppo economico.

L’alto Lazio si è trasformato in un certo senso nell’estrema periferia romana, subendo dalla capitale le scelte economiche.

Se Frosinone presenta distretti industriali come Cassino e appare ben dotata di infrastrutture come l’Autostrada A1 e la recente linea ferroviaria ad Alta Velocità Roma Napoli, la Tuscia non è uscita dal ristretto orizzonte di un’economia agricola appena temperata da un asfittico terziario e con un unico settore industriale, quello di Civitacastellana che non riesce ad uscire dalla crisi. Latina fin dagli anni ‘30 disponeva della Direttissima ferroviaria Roma – Napoli, che ponevano questi territori come assi nazionali di collegamento, con importanti ricadute economiche. Frosinone e Latina, hanno sviluppato una pur limitata economia. Mentre niente di tutto questo è stato fatto nel viterbese, rimasto così ai margini dei collegamenti nazionali e a parte la Superstrada Viterbo Orte realizzata negli anni ’80 non si sono viste altre realizzazioni di rilievo.

Lo stesso impetuoso sviluppo del Porto di Civitavecchia appare più dovuto alla capacità di qualche manager con buone qualità, che ad un progetto organico di sviluppo coinvolgente tutto il territorio.
Si è anche persa nel 1961 la ferrovia Civitavecchia Capranica Orte, di cui solo adesso si prospetta finalmente il ripristino; l’elettrificazione nel 2000 della Roma Viterbo e il suo raddoppio tra Roma e Cesano sono stati fatti più per esigenze di omogeneità tecnica e di fruizione per gli abitanti di Roma che per collegare rapidamente Roma con Viterbo, come ben sanno i pendolari. La stessa Cassia è stata ammodernata fino a Monterosi, continuando assurdamente a passare nei centri abitati della Tuscia. Gli investimenti promessi per la Roma Viterbo ex Roma Nord, sembra siano destinati esclusivamente alla tratta urbana romana, con il rischio conseguente di chiusura della tratta Civitacastellana – Fabrica di Roma – Viterbo.  Insomma un territorio che non riesce ad avere una propria identità economica autonoma, poiché dalla Capitale subisce scelte e imposizioni.

 

L’Alto Lazio è in pratica un serbatoio di pendolari che vanno a lavorare a Roma ed ora sta divenendo sempre di più, il classico vaso di coccio tra i vasi di ferro.

 

In altre nazioni, ad esempio in USA, la capitale ha rilevante autonomia, non facendo parte di nessun stato (distretto di Columbia), o gode, come Berlino, della autonomia di Lander. Nel nostro Paese al contrario, c’è la concreta possibilità che con l’approvazione della legge per Roma capitale, si accentui la tendenza che ha trasformato il viterbese nella grande periferia – dormitorio di Roma. Il federalismo, inoltre, amplierà maggiormente il ruolo e le sue funzioni.

Che ne sarà delle altre province laziali e di quella viterbese messa peggio?

350.000 abitanti  della  provincia di Viterbo  contro i 4 milioni di Roma e del suo hinterland, come possono farsi valere?

Occorre allora discutere le scelte da compiere per contrastarla.

Avevamo salutato favorevolmente la proposta di superamento delle Provincie, soprattutto perché in questa vedevamo la possibilità del riequilibrio territoriale. Sicuramente insufficiente ma un primo passo per staccarsi dalla dipendenza da Roma capitale.

La Tuscia è considerata il dormitorio e discarica, sito dove collocare servitù, vedi centrali elettriche, vedì servitù militari. La stessa fine ingloriosa della proposta dell’aeroporto deve far riflettere sulla considerazione che ha la politica che conta, rispetto il resto della Regione Lazio ed in particolare la provincia di Viterbo.

Sono molti gli interventi di uomini politici e di cultura che incominciano a rendersi conto che il sistema del rapporto socio economico nord-sud,  per la provincia di Viterbo non ha funzionato e quindi occorre ripensare e programmare lo sviluppo economico attraverso le infrastrutture ovest-est, ovvero trasversali.

A nostro parere, la politica locale deve attrezzarsi anche culturalmente per il riequilibrio territoriale, economico e amministrativo, che ponga il viterbese in stretta sinergia con la parte settentrionale della provincia di Roma, con l’Umbria, il reatino e la bassa Toscana, con lo scopo di realizzare un vero e proprio comprensorio o area territoriale AREA TUSCIA ETRURIA UMBRIA .

Ciò  può significare la riduzione degli spostamenti verso Roma, grande attrattrice e creatrice del pendolarismo,  e favorire lo sviluppo in loco.

La revisione istituzionale e amministrativa della Regione Lazio, che proponiamo, siamo certi favorirà il riequilibrio dello sviluppo economico e sociale.

Occorre quindi tornare a discutere dello sviluppo attraverso la programmazione, facendo fare un vero salto di qualità alla spesso asfittica politica viterbese. Le iniziative in proposito che sono venute da più parti ci fanno ben sperare. Finalmente anche la politica ed il mondo imprenditoriale si stanno rendendo conto che il mancato sviluppo dell’Alto Lazio, la sua carenza di strade e ferrovie, ha come denominatore comune il ruolo anomalo della Regione Lazio, intesa, non come ente amministrativo, ma come realtà sociale atipica.

Per il decollo dell’ economia dell’AREA TUSCIA ETRURIA UMBRIA occorre quindi, rilanciare una vera e propria ” VERTENZA ALTO LAZIO”, che metta al centro delle rivendicazioni, la realizzazione di infrastrutture adeguate. Vanno allora, in primo luogo, contrastati i tagli alle infrastrutture ferroviarie, che relegherebbero per altri secoli il viterbese ad essere la periferia di Roma.

 

Ciò che ha penalizzato il sistema delle infrastrutture viarie e ferroviarie della Tuscia è la mancanza di un effetto rete che creasse sinergia tra le vie di comunicazioni viarie e le linee ferroviarie esistenti.  

 

Effetto rete, che è possibile solo attraverso la creazione di un raccordo tra l’area viterbese e Civitavecchia, sede del grande Porto del Mediterraneo e un agire comune oltre che con Civitavecchia e i paesi a nord di Roma, con le provincie di Rieti, Grosseto, Siena, con l’Umbria, anch’esse interessate ai flussi e agli insediamenti produttivi collegabili alla Tirrenica e all’Interporto Centro Italia di Orte.

 

Riapriamo le porte che da troppo tempo sono state chiuse e riallacciamo l’EST  all’OVEST collegando il Centro Italia con i Mari Tirreno ed Adriatico.

 

Cardini di queste sono Orte e Civitavecchia,  da collegare con la riapertura della ferrovia che le unisce e l’ultimazione della Superstrada.

 

La ferrovia Civitavecchia Capranica Orte, considerata strategica dalla Unione Europea, è una carta importante da giocare per il riequilibrio del territorio. L’Unione Europea, la Regione Lazio, l’Autorità portuale di Civitavecchia, l’Interporto Centro Italia ne hanno finanziato il progetto di riapertura, consegnato a marzo 2011 alla Regione e all’AREMOL, è stato presentato il giorno 20 dicembre 2011 presso la sede del Consiglio Regionale, nell’ambito della Conferenza dei Servizi che ha segnato l’avvio concreto delle procedure per i finanziamenti e la riapertura. Di pari passo puntiamo alla realizzazione della ferrovia Circumcimina a servizio della città di Viterbo e dell’ospedale di Belcolle, anello ferroviario che collega le tratte Capranica Fabrica/Fabrica Viterbo/Viterbo Capranica.

 

Il Viterbese deve cessare di essere quindi l’estrema periferia della grande metropoli, ma connotarsi come asse strategico di comunicazione tra il Tirreno e l’Adriatico, dandosi come obiettivo il potenziamento del Porto di Civitavecchia e lo sviluppo dell’Interporto Centro Italia di Orte.

 

Attraverso la realizzazione delle infrastrutture è possibile programmare lo sviluppo, che riteniamo imprescindibile dalla creazione politico istituzionale dell’AREA TUSCIA ETRURIA UMBRIA.

 

Ora sembra che qualcosa stia cambiando. Ci sembra si stia comprendendo che l’economia va di pari passo con la realizzazione di strade e ferrovie; se si vuole riequilibrare il territorio della TUSCIA, troppo subalterno alla capitale, bisogna allargare lo sguardo e rimettere in discussione scelte sbagliate e perniciose.

Ci si sta rendendo conto che un Porto che sta meravigliando per il suo sviluppo, debba essere collegato all’interno e che le ricadute di sviluppo non possano rimanere confinate a Civitavecchia. Ecco allora la decisione della Unione Europea di riaprire la Ferrovia Civitavecchia Capranica Orte, facendo perno sull’Interporto Centro Italia di Orte e creando così la “Ferrovia dei Due Mari” una trasversale ferroviaria da Civitavecchia ad Ancona.

 

E’ questa l’occasione per rimettere mano a tutto il sistema ferroviario della Tuscia, attraverso il Piano di Bacino provinciale redatto dall’Università la Sapienza di Roma ed approvato all’unanimità dalla provincia di Viterbo e il Piano dei Trasporti regionale in preparazione, che eliminano assurde barriere che impediscono la creazione di un sistema ferroviario moderno ed efficiente.

 

Partendo da queste considerazioni riteniamo che la riapertura della ferrovia Civitavecchia Capranica Orte non sia solo una necessità per collegare il Porto importante di Civitavecchia al suo entroterra, all’Interporto e al Centro Italia, ma sia l’occasione storica per la creazione dello sviluppo economico, del riequilibrio territoriale e della stessa Regione Lazio.

 

Con lo stesso intento abbiamo formulato la proposta della realizzazione della Ferrovia CIRCUMCIMINA, dando maggiore importanza ai collegamenti trasversali, in una ottica diversa dal solito schema radiale da e per Roma, promuovendo una migliore utilizzazione delle linee ferroviarie poco usate o addirittura chiuse come la Capranica Orte e dando una concreta risposta alla richiesta di mobilità dei cittadini. Una richiesta di mobilità ancora più accentuata dal riordino, che significa di fatto il ridimensionamento di molti ospedali della Tuscia, se non la loro chiusura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IPOTESI DI SVILUPPO DEL SISTEMA VIARIO E FERROVIARIO

 

 

 

STRADE E AUTOSTRADE

 

Le grandi vie di comunicazione Roma Civitavecchia Livorno e Roma Orte Firenze lambiscono il territorio provinciale senza che ci siano effettive ricadute e collegamenti tra i paesi e il resto del territorio italiano e quindi con scarsa ricaduta economica.

 

 

ROMA CIVITAVECCHIA LIVORNO  A12

 

Si richiede venga finalmente completato il tratto tra Civitavecchia e Livorno, unica maglia non completa della rete autostradale italiana.

 

 

CASSIA 

 

Da Monterosi a Viterbo presenta caratteristiche estremamente mediocri e attraversa i centri abitati con difficoltà di viabilità. Per evitare gli attraversamenti sarebbe opportuno pensare, anziché a progetti utopistici, che prevedono quattro corsie in affiancamento all due attuali, a delle varianti tra Capranica e Sutri e tra Vetralla e Cura di Vetralla. Inoltre sono necessarie rotatorie a sostituzione degli incroci pericolosi.

 

 

CASSIA CIMINA

 

Strada di intenso traffico penalizzata da numerose curve che andrebbero rettificate. Anche qui sono da realizzare rotatorie al posto di vari e pericolosi incroci.

 

 

SUPERSTRADA O TRASVERSALE CIVITAVECCHIA VITERBO ORTE TERNI                                             

E’ da tempo che si aspetta il completamento di questa importante via che potrebbe finalmente collegare il Porto di Civitavecchia con l’Interporto di Orte e quindi con il Centro Italia. Questa importante realizzazione, accanto al ripristino della ferrovia Civitavecchia Capranica Orte, è una concreta risposta per la creazione dello sviluppo dell’Alto Lazio.

 

 

 

 

 

 

AEROPORTO DI VITERBO

 

A distanza di tanti anni dalla prima idea di realizzare un aeroporto civile a Viterbo, che rimpiazzasse  Ciampino, tutto è andato in fumo, anche se le dichiarazioni si sono moltiplicate, restando però prive della necessaria concretezza.  La cosa non ci ha stupito affatto. Sostituire Ciampino con Viterbo senza una chiara idea di come collegarlo con Roma, non poteva che portare alla situazione attuale.

 

Ne abbiamo sentite moltissime:

– Fare delle navette bus da Viterbo alla stazione ferroviaria di Orte e poi in treno via direttissima fino a Roma (bella idea, quella della rottura di carico e con i treni Roma Orte già adesso strapieni).

– Ancora meglio qualcuno ha pensato alla ferrovia ex Roma Nord (Roma piazzale Flaminio Viterbo), dimenticandosi che questa linea fu realizzata nel 1932  in massima parte sul tracciato di una precedente tranvia con conseguenti raggi di curvatura di 100 metri che permettono attualmente una velocità massima di 60 Kmh con tempi di percorrenza da Viterbo a Roma di 2 ore e 50 minuti.

– Né è andata  meglio l’ipotesi di collegare l’aeroporto di Viterbo utilizzando la ferrovia Roma Capranica Viterbo, che ha attualmente tempi di percorrenza di circa 2h, arrivando tra l’altro, a Roma Ostiense e non a Roma Termini. Non si capisce come questa linea possa sopportare nel tratto urbano Roma Cesano, già adesso al limite con 140 treni, altri 70 treni da e per l’aeroporto di Viterbo.

Come comitato per la riapertura della ferrovia, avevamo ipotizzato dei treni non stop aeroporto di Viterbo – Capranica- Civitavecchia – Roma, utilizzando parte della linea Civitavecchia Orte da riaprire. Anche questa non era una soluzione ottimale (il tempo di percorrenza è di un’ora e trenta minuti), anche se le altre soluzioni più o meno proposte erano peggiori.

 

La localizzazione di un  aeroporto a Viterbo, senza ferrovie di collegamento con Roma e Civitavecchia, è definitivamente tramontata. Forse se la scelta fosse stata fatta subito su Tarquinia, tra  Tarquinia e Civitavecchia, dove vi è un vecchio aeroporto militare, che presenta ottime caratteristiche di collegamenti stradali e ferroviari (autostrada Roma Civitavecchia e Ferrovia a doppio binario Roma Pisa, che permette elevate velocità), l’ipotesi dell’aeroporto viterbese sarebbe stata ancora valida.

 

Purtroppo anche la politica viterbese è troppo imperniata sulla città di Viterbo e questo ha determinato la fine dell’ipotesi aeroportuale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PORTO DI CIVITAVECCHIA

 

Porto di Civitavecchia, grazie al lavoro instancabile di manager capaci, è riuscito ad avere un ruolo importantissimo nel Centro Italia divenendo uno dei più grandi Porti italiani ed europei. La collocazione, la profondità dei fondali, il retro porto libero da insediamenti e quindi idoneo allo sviluppo delle strutture e infrastrutture portuali, sono i motivi più rilevanti che hanno favorito la sua crescita. Importante quindi continuare l’opera iniziata dotandolo di infrastrutture viarie e ferroviarie

necessarie al trasporto merci e viaggiatori.

 

La vicenda dei traghetti delle FS è sintomatica della incapacità delle FS di osservare con lungimiranza le tendenze dello sviluppo. Mentre infatti la Unione Europea favorisce il ripristino della Ferrovia Civitavecchia Capranica Orte per permettere il trasporto delle merci dal Centro Italia e dal mare Adriatico a Civitavecchia, le FS dismettono i traghetti per la Sardegna, trasferendoli a Reggio Calabria.

 

Questa situazione ci fa pensare ad una specie di tela di Penelope a cui le FS sono dedite da tempo, poiché cercano in tutti i modi di smontare qualsiasi ipotesi di riapertura della linea, anche tentando il ridimensionamento del Porto di Civitavecchia, forse perché nell’eventualità di una decisione definitiva per la sua riapertura debbono riconsegnare allo Stato, o a chi vorrà completare l’opera, almeno i 123 miliardi di lire di cui si sono perse le tracce. Oltre che consegnare la documentazione dei collaudi effettuati sulle opere realizzate con 200 miliardi di lire.

Il potenziamento del Porto può portare maggiore occupazione e certo sviluppo economico all’entroterra, se le istituzioni locali tra cui la Provincia di Viterbo e la Regione Lazio saranno capaci di dirigere lo sviluppo nella creazione di un collegamento stretto tra Civitavecchia e Viterbo.

 

 

 

 

 

 

 

 

INTERPORTO CENTRO ITALIA DI ORTE

 

E’ una realizzazione importantissima perché permette lo scambio delle merci provenienti da tutti le diramazioni nord sud ( Direttrice Milano Bologna Firenze Roma Napoli Reggio Calabria) Est – Ovest (Civitavecchia Orte Temi Ancona).

Finalmente sembra che l’interporto possa iniziare la sua attività.

Il completamento e potenziamento delle opere ferroviarie collegate, riteniamo debbano essere considerati prioritari dalle istituzioni locali e nazionali.

 

 

 

 

 

 

 

FERROVIE

 

 

VITERBO ATTIGLIANO ORTE

 

Il limite di questa linea, di 54 Km, è che non è una vera linea trasversale (Est-Ovest), né longitudinale

(Nord-Sud).

Alla fine del XIX secolo infatti, la allora compagnia privata “Rete Adriatica” la realizzò come alternativa al progetto di “Rete Mediterranea”; l’altra grande compagnia privata, come collegamento con Roma.

Col senno del poi, sarebbe stato meglio puntare a nord verso Siena, realizzando la tante volte ipotizzata linea Roma – Viterbo – Siena – Firenze.

Allo stato attuale, si potrebbe realizzare tra Sipicciano e Attigliano una bretella in direzione nord, che permetterebbe in visione turistica, ma non solo, il collegamento del Porto di Civitavecchia con Viterbo – Chiusi – Siena/Firenze. Utile inoltre la realizzazione di una stazione al Poggino.

 

I treni da Orte – Attigliano potrebbero proseguire oltre Viterbo fino a Capranica e oltre verso Civitavecchia (con la riapertura della linea Civitavecchia Capranica Orte) e verso Roma; e i treni delle linee (FS ed ex Roma Nord) arrivare fino a Montefiascone o anche oltre.

 

 

ROMA CIVITAVECCHIA PISA

 

Auspicabile che le corse dei treni pendolari, da Roma vengano prolungate oltre Civitavecchia a servizio di Tarquinia e Montalto di Castro.

 

 

 

ROMA – ORTE – FIRENZE / ANCONA

 

La politica dell’attuale Amministratore delegato delle FS ing. Moretti, è quella di eliminare dalla DD i treni più lenti deviandoli sulla LL. Il tutto per lasciare sulla linea veloce solo i FrecciaRossa e i treni Italo.  Esemplificativo è stato lo smantellamento del posto movimento di S. Oreste, tra Roma e Orte, sulla DD, dove i treni lenti si fermavano dando la precedenza a quelli veloci.

Perseguendo queste ipotesi, c’è il rischio che la linea lenta, Roma – Orte, vada in crisi per il troppo traffico e che, come le proteste dei pendolari confermano, i tempi di percorrenza dei treni regionali superino di molto quelli attuali. Quindi i treni regionali Roma Firenze e Roma Ancona, a nostro parere, debbono continuare a percorrere la linea DD Roma Orte.

Ipotizzabile in tempi medio lunghi il sestuplicamento della Roma – Settebagni – Orte.

 

 

 

 

 

 

 

 

FERROVIA ROMA CIVITACASTELLA VITERBO EX ROMA NORD

 

La ferrovia ora gestita dall’ATAC necessita di sostituzione della linea aerea tra Civitacastellana e Viterbo, essendo quella attuale del 1932 da quando venne inaugurata la linea stessa. Inoltre il sistema di esercizio andrebbe modernizzato con il sistema di CTC ( controllo traffico centralizzato).

Importante utilizzare la linea ferroviaria in connessione con la Civitavecchia Capranica Orte, per il trasporto merci, a servizio del distretto industriale della ceramica di Civitacastellana. Elimninazione della stazione terminale di Viterbo viale Trento connettendo la linea alla rete FS a Viterbo Porta Fiorentina eliminando così l’assurda situazione della città di Viterbo che ha tre stazioni ferroviarie scollegate .

 

 

NODO DI VITERBO

 

Abbiamo citato la possibilità di creare al Poggino, zona industriale di Viterbo,una stazione che può permettere la fermata dei treni della linea ferroviaria Viterbo Attigliano/Orte/Chiusi.

Abbiamo anche accennato nel paragrafo riguardante la linea ex Roma Nord alla assurda situazione di Viterbo che ha 3 stazioni, ma tutte scollegate. 

Collegando la linea ex Roma Nord Roma – Civitacastellana – Viterbo con la linea FS Roma – Capranica-Viterbo a Porta Fiorentina, si potrebbero realizzare servizi integrati, essendo uguali, tra le due linee scartamento e tensione di alimentazione.

Nell’ipotizzabile ferrovia Circumcimina (Capranica – Ronciglione – Fabrica di Roma – Soriano nel Cirnino – Vitorchiano – Bagnaia – Viterbo – Vetralla – Capranica), riteniamo importante la creazione di una fermata sulla linea FR3 a servizio dell’ Ospedale di Belcolle. Oltre questa sarà utile riaprire le fermate di La Quercia, Tobia, S. Martino al Cimino e realizzare una nuova fermata a Piazza Crispi a Viterbo, con tappeti mobili sotterranei a servizio del Centro storico.

Il materiale rotabile dovrebbe essere di tipo metropolitano, simile a quello in servizio a Roma tra Piazzale Flaminio – Prima Porta – Montebello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ROMA – CAPRANICA – VITERBO FR3

 

Il limite di questa linea è la mancanza di separazione tra il traffico regionale da Bracciano / Viterbo e quello metropolitano tra Cesano e Roma.Occorre provvedere alla separazione funzionale dei flussi diversi di traffico, realizzando binari di precedenza almeno a La Storta e a Monte Mario, per permettere ai treni regionali di sorpassare i treni urbani, sopperendo al gravissimo errore fatto nel 2000 in sede di raddoppio della tratta, di avere oltre 20 km di linea privi di posti di precedenza: non è infatti ammissibile che i treni regionali effettuino tutte le fermate tra Cesano e Roma, a parte poche corse, che in ogni modo risparmiano una manciata di minuti.

 

Quello tra Cesano e Roma è  in effetti un autentico collo di bottiglia dove attualmente transitano 140 treni / giorno e pertanto appaiono velleitarie e fantasiose le ipotesi di raddoppio della linea tra Cesano e Viterbo, che oltre il costo spropositato non risolverebbero per niente gli eccessivi tempi di percorrenza, dovuti appunto alla tratta capitolina satura.

 

A tal fine appare ben più sensata l’adozione nelle stazioni tra Cesano e Viterbo di scambi  con ramo deviato che permetta velocità di 60 km / h, al posto degli scambi attuali ormai superati che permettono velocità in deviata ai treni di soli 30 km / h.     Inoltre con l’adozione di tronchini di sicurezza nelle stazioni sarebbe possibile l’entrata in contemporanea dei treni.

Spendendo meno, un centesimo del costo di un raddoppio completo, si avrebbero in pratica gli stessi vantaggi.

 

Alcune corse della FR3 andrebbero poi prolungate dall’attuale stazione di Roma Ostiense a Roma Termini / Roma Tiburtina.

 

Come abbiamo detto nel paragrafo sulla Circumcimina occorre ristabilire il posto di movimento / stazione di Vico Matrino e riaprire la stazione di San Martino a servizio della frazione di Viterbo.

La fermata  di ospedale Belcolle sarebbe utilissima non solo per la Circumcimina , ma anche per gli utenti della FR3, fermata da collegare all’ospedale tramite un people mover ( sono 800 m ) o all’inizio tramite minibus.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CIVITAVECCHIA – CAPRANICA – ORTE

 

La linea ferroviaria Civitavecchia Capranica Orte è stata aperta all’ esercizio ferroviario nel 1929, allo scopo di collegare il Porto di Civitavecchia con il polo industriale di Temi, e più in generale, il Tirreno con l’Adriatico. La linea riveste un’importanza strategica per il sistema ferroviario nazionale, rappresentando una valida alternativa, sull’itinerario Tirreno Adriatico, all’impegno della cintura ferroviaria di Roma.

Questa ferrovia venne amputata nel 1961 a causa di un piccolo smottamento della tratta Civitavecchia Capranica. Nel 1981 il Programma integrativo votato dal Parlamento, stabili la riapertura di questa prima tratta e la completa elettrificazione di tutta la linea. I lavori iniziati nel 1985 e conclusi nel 1994 determinarono il completo rifacimento di ponti. gallerie, viadotti e l’allargamento della sede, per un costo al valore di allora 200 miliardi di lire. Incredibilmente nel 1994 le FS chiusero la tratta

Capranica Orte di cui era stato poco prima rinnovato l’intero armamento e di cui erano in corso lavori di automazione dei passaggi a livello. Di un ulteriore stanziamento del 1998, anch’esso votato dal Parlamento, di 123 miliardi di lire che avrebbe permesso la posa del binario tra Civitavecchia e Capranica e l’elettrificazione si sono perse le tracce. Questo scandalo ha comportato numerose inchieste giornalistiche e televisive e la richiesta d’interessamento fatta alla Corte dei Conti.

La situazione attuale di abbandono, permette ad intraprendenti pastori di trasformare le gallerie ristrutturate della Civitavecchia – Capranica in confortevoli ovili, strada privata per gli agricoltori della zona, l’utilizzo per corse di cavalli e la nascita di proposte ridicole e fuori di senso, che vorrebbero trasformarla in pista ciclabile.

Perché è continuato per anni questo assurdo ostracismo da parte delle FS?

La Civitavecchia Capranica Orte venne creata come collegamento tra l’area industriale umbra e il porto di Civitavecchia.

Con la sua chiusura i treni merci sono costretti a fare un lungo giro da Civitavecchia a Roma e poi ad Orte e a Temi. Il che comporta due gravi conseguenze:

1- Intasamento delle linee afferenti il nodo di Roma dove il traffico pendolare è già elevatissimo.

2- Pedaggio molto elevato per le imprese ferroviarie che operano nel trasporto merci in quanto nel nodo di Roma il pedaggio è calcolato in base al tempo occorso ad attraversarlo e non in base ai chilometri percorsi. Quindi RFI società che gestisce le infrastrutture ferroviarie FS non ha interesse alla riapertura della Civitavecchia Capranica Orte in quanto incasserebbe circa un quinto degli incassi attuali. I maggiori costi del pedaggio ricadono ovviamente sulle imprese e quindi sul sistema economico italiano. Coerentemente a questa impostazione FS ha ancora intenzione di aprire l’anello ferroviario a Nord di Roma Maccarese – Roma Tiburtina, per i treni merci, ma non per i treni passeggeri, il che è assurdo vista la cronica mancanza di linee per i pendolari. Avremmo così il paradosso di tutto il traffico merci che passa a pochi metri da S. Pietro e dal centro storico e i pendolari costretti a utilizzare l’auto privata. La Civitavecchia Orte al contrario sarebbe fondamentale per il traffico merci, non solo Est Ovest, ma anche Nord Sud in funzione della prevista realizzazione della gronda sud Pomezia- Ponte Galeria.
I treni merci dal sud Italia salterebbero il nodo di Roma a Pomezia, proseguendo poi da Ponte Galeria a Civitavecchia, dove deviati per Orte potrebbero proseguire verso il Centro Italia e il Nord. L’anello nord di Roma sarebbe così destinato al solo traffico passeggeri. Inoltre la Civitavecchia Capranica Orte avrebbe la funzione importantissima di collegare l’Interporto Centro Italia di Orte con il Porto di Civitavecchia. Da non sottovalutare poi il traffico passeggeri. essendo sempre questa linea di collegamento tra la FR.5 Roma Civitavecchia, la FR3 la Roma Capranica Viterbo, la ex Roma Nord a Fabrica di Roma  e la FR1 ad Orte (quattro nodi di scambio).  

Come mai RFI ha contrastato in tutti i modi la riapertura? E’ una domanda che più volte ci siamo posti, per questo abbiamo più volte richiesto che RFI riconsegnasse allo Stato i finanziamenti ottenuti per il completamento dell’opera,  abbandonasse definitivamente la concessione avuta dallo Stato o la completasse.

 

La Conferenza dei Servizi sulla linea ferroviaria, che si è svolta presso il Consiglio Regionale, convocata dall’ex assessore regionale alle infrastrutture ha segnato un importante passo in avanti per la riapertura. In questa l’Aremol, braccio operativo della Regione Lazio in tema di infrastrutture, ha presentato il progetto realizzato dalla ITALFER.  

Il progetto (423 milioni di euro) prevede l’elettrificazione della linea, elevazione del carico assiale ammesso a 22,5 tonnellate per asse, la eliminazione di tutti i passaggi a livello, il restauro delle stazioni e il rifacimento dei viadotti e dei ponti. La presentazione del progetto ai Comuni e agli Enti interessati, consente di procedere speditamente alla ricerca di finanziamenti statali, privati ed europei.

 

Con visiva soddisfazione l’assessore Francesco Lollobrigida che aprì i lavori, disse che l’iniziativa dava l’avvio concreto alla riapertura, avvicinando il tanto auspicato inizio dei lavori e il congiungimento dei due Mari Tirreno Adriatico.

L’ex assessore Lollobrigida disse inoltre che l’opera collegando il Porto di Civitavecchia all’entroterra, all’ Interporto e al Centro Italia, avrebbe permesso  allo stesso Porto di essere il cuore del passaggio delle merci nella nostra nazione verso EST.  Infatti la Civitavecchia Orte Falconara è l’asse a cui fare riferimento quando guardiamo quest’opera.

La riunione del 20 dicembre 2011 è stata un momento importante, anche perché è venuta a seguito dell’accordo quadro per il suo ripristino, sottoscritto il 16 giugno 2011 tra la Regione Lazio e il Governo.

La questione è da tempo al vaglio del Ministro delle Infrastrutture, perché venissero assicurate le risorse necessarie.

L’ing Antonio Mallamo dirigente dell’AREMOL  nella illustrazione del progetto, che tutti i Comuni e gli Enti interessati hanno ricevuto in copia,  precisò che sulla linea sarebbe stato previsto il transito di treni merci di qualsiasi tipo in quanto il carico assiale previsto è di 22,5 tonnellate per asse e il transito di treni viaggiatori con un tempo di percorrenza da Civitavecchia a Orte dimezzato portato a 1 ora e 10 minuti.

 

Importante quindi la rivalutazione che tutto il territorio può assumere, con vantaggi evidenti per il turismo e lo sviluppo economico, in quanto la ferrovia si snoda in un percorso di grande valenza culturale e ambientale, per le emergenze storiche e naturali in esso presenti.  

Di fronte a questi risultati si chiede ora  l’impegno concreto della politica, perché le FS, anche con i finanziamenti finalizzati già ottenuti a suo tempo dallo Stato, la completino.

Tali finanziamenti abbasserebbero notevolmente i costi attuali stimati dal progetto.

 

Certo occorre ancora vigilare, bloccando qualsiasi manovra delle forze contrarie, in queste possiamo inserire anche qualche speculatore interessato alla liberazione delle aree.

L’attuale fase è delicatissima, ne va di mezzo il riequilibrio territoriale di tutto il Centro Italia e il suo sviluppo economico, per questo occorre stimolare le istituzioni e le amministrazioni locali a fare presto.

L’impegno dell’assessorato regionale c’è stato e ci auguriamo continui. Occorre anche che l’assessorato ai trasporti provinciale intensifichi la sua azione di coordinamento degli enti locali, associazioni culturali, ambientaliste e  Comuni, tutti interessati dalla ferrovia, per evitare sfaldamenti nell’azione unitaria, che potrebbero verificarsi proprio per le pressioni speculative e mantenere attiva la partecipazione del territorio in tutte le fasi della realizzazione della linea.  I Comitati e i cittadini hanno il compito di non cullarsi sugli allori, ma di spingere ulteriormente nella rivendicazione  di quest’opera, che lo ripetiamo l’Unione Europea ritiene determinate e strategica per lo sviluppo di tutto il Centro Italia. 

 

Pensiamo inoltre al collegamento ferroviario Viterbo Capranica Civitavecchia e al collegamento con l’Aeroporto di Fiumicino e alla Fiera di Roma.

La questione che vogliamo evidenziare, perché riteniamo più importante di tutte, per far comprendere la validità della sua riapertura, è quella del riequilibrio del territorio che sicuramente si realizza e quindi la creazione di sviluppo economico e sociale del viterbese e della Tuscia. In considerazione del ruolo strategico  di questa linea, la Unione Europea ha inserito la Civitavecchia Capranica Orte nel corridoio TEN  N. l – Berlino Palermo, finanziando insieme alla Regione Lazio, Centro Merci di Orte, Autorità Portuale di Civitavecchia il progetto esecutivo di riapertura per un importo di 2 milioni di euro.

L’importanza e lo sviluppo del Porto di Civitavecchia va visto anche in funzione dei collegamenti con l’entroterra per cui è importante passare velocemente all’apertura dei cantieri e alla rimessa in esercizio di questa linea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FERROVIA CIRCUMCIMINA

 

 

Quello che ha penalizzato il sistema ferroviario della TUSCIA è la mancanza di un effetto rete che creasse sinergia tra le linee ferroviarie presenti.

 

Il Piano di Bacino allo studio dell’assessorato ai trasporti della Provincia di Viterbo, ci auguriamo valuti positivamente le nostre proposte di riassetto del territorio,  della necessità di relazionarci con il territorio a nord di Roma, il privilegiare la realizzazione di infrastrutture trasversali.  

Le ferrovie e le strade attuali, infatti, tra l’altro estremamente mediocri, sono in funzione esclusivamente del collegamento con Roma. Ciò significa aver accettato per troppo tempo un’ economia subordinata  alle scelte della Capitale.

Rivolgiamo, quindi, con il nostro lavoro, un invito alla politica perché affronti con decisione questi temi, determinanti per lo sviluppo economico e sociale di tutta la Tuscia, e li ponga alla base dell’impegno amministrativo e politico.

 

L’Alto Lazio ha pesantemente subito in termini di mancato sviluppo economico ed infrastrutturale,  il far parte di una Regione in cui il ruolo accentratore di Roma è sempre stato fortissimo e lo ha subito in termini più accentuati di Frosinone e Latina.

L’alto Lazio è sempre stato ai margini dei collegamenti nazionali e a parte la superstrada Viterbo – Orte realizzata negli anni ‘ 80 quasi niente è stato realizzato.

 

Si è persa nel 1961 la ferrovia Civitavecchia Capranica Orte, di cui solo adesso si prospetta finalmente il ripristino;  l’elettrificazione nel 2000 della Roma – Viterbo e del suo raddoppio tra Roma e Cesano è stato fatto più per esigenze di omogeneità tecnica e di fruizione per gli abitanti di Roma che per collegare rapidamente Roma con Viterbo, come ben sanno i pendolari.

La stessa Cassia è stata ammodernata solo fino a Monterosi, continuando assurdamente a passare nei centri abitati della Tuscia.

Ancora, si decide di investire forti somme sulla ferrovia Roma Nord, ma solo in provincia di Roma, con il concreto rischio,  come conseguenza di chiusura della tratta Civitacastellana – Viterbo.

 

Insomma un territorio che non riesce ad avere una propria identità economica.

 

Adesso però qualcosa sta cambiato.

 

Si è compreso che l’economia va di pari passo con la realizzazioni di strade e ferrovie, che se si vuole riequilibrare il territorio della TUSCIA, troppo subalterno alla grande Capitale, bisogna allargare lo sguardo e rimettere in discussione scelte sbagliate e perniciose per il nostro territorio.

 

Ci si è resi conto che un Porto che sta meravigliando per il suo sviluppo, deve essere collegato all’interno e che le ricadute di sviluppo non possono rimanere confinate a Civitavecchia.

Ecco allora la decisione della UE di riaprire la ferrovia Civitavecchia – Orte facendo perno sul Centro Merci di Orte e creando una trasversale ferroviaria Civitavecchia – Ancona.

 

E’ questa quindi una occasione per mettere mano a tutto il sistema ferroviario della TUSCIA, eliminando assurde barriere che impediscono la creazione di un sistema ferroviario moderno ed efficiente.

 

La malaugurata chiusura della Capranica – Orte nel 1994 (tratta superstite della Civitavecchia – Orte ), non suscitò proteste, proprio perché non si riusciva a comprendere che le linee ferroviarie, ma anche le strade, non vanno prese e valutate singolarmente,  ma inserite in una rete di collegamenti.

 

Partendo da queste considerazioni riteniamo che la riapertura della ferrovia Civitavecchia – Capranica – Orte  non sia solo una necessità per collegare il Porto importante di Civitavecchia al suo entroterra, all’Interporto e al Centro Italia, ma sia l’occasione storica per la creazione dello sviluppo economico nell’Alto Lazio e pertanto del riequilibrio territoriale  viterbese e della stessa Regione.

 

Con lo stesso intento formuliamo la proposta della realizzazione della ferrovia CIRCUMCIMINA,  che dà maggiore importanza ai collegamenti trasversali,  in una ottica che non sia solo quella radiale da e per Roma,  promuove una migliore utilizzazione delle linee ferroviarie poco usate o addirittura chiuse come la Capranica – Orte e dà una concreta risposta alla richiesta di mobilità dei cittadini.

 

Una richiesta di mobilità ancora più accentuata dal riordino, che significa di fatto il ridimensionamento di molti ospedali della Tuscia, se non la loro chiusura.

Non siamo a Roma,  dove pur con difficoltà è possibile raggiungere questo o quell’ospedale. Nella provincia di Viterbo,  con il ridimensionamento o la chiusura degli ospedali,  si esclude grande parte della  popolazione dalla fruizione dei presidi sanitari.

 

Con la chiusura ed il ridimensionamento degli Ospedali di Civitacastellana, Tarquinia, Montefiascone, Acquapendente,  Ronciglione,  Magliano Sabina,  per la provincia di Viterbo l’unico OSPEDALE fruibile rimane BELCOLLE.

Per circa 146.000 abitanti che ricadono grosso modo nel territorio montano dei Cimini,  arrivare al nosocomio di VITERBO, con le attuali infrastrutture di collegamento, resta complicato e soprattutto nella stagione autunnale e invernale con nebbie, piogge e neve, spesso impossibile.

Non è esagerato dire questo, in quanto i recenti smottamenti causati dalle piogge hanno costretto le autorità competenti alla chiusura temporanea di alcune strade di collegamento, guarda caso le uniche possibili per raggiungere l’Ospedale Belcolle da sud e da est. Il risultato è che in caso di emergenza il cittadino non può più usufruire di fatto dell’unica struttura sanitaria della provincia di Viterbo, in quanto attualmente non esistono alternative all’uso dell’auto privata. Come si può vedere dalle immagini satellitari, il primo parcheggio a servizio di Belcolle è saturo di auto, il secondo è pieno fino alla metà della sua capienza. Da ciò si desume che il 95% degli utenti usa l’auto per raggiungere il nosocomio, il restante 5% il bus navetta.

I disagi per la popolazione della Tuscia aumenteranno di molto in quanto il riordino dei servizi ospedalieri con le programmate chiusure degli ospedali e la riduzione dei servizi significa allungamento delle già lunghe liste di attesa per esami ospedalieri. Il cosiddetto riordino dei servizi porta ad una grave penalizzazione della popolazione della provincia di Viterbo, che oltre tutto si trova in grande difficoltà per il difficoltoso raggiungimento dell’unica struttura ospedaliera della provincia e in futuro probabilmente anche l’unica in grado di offrire il servizio di prenotazione degli esami.

Si prefigurano, da questo “riordino”, perdite di tempo e denaro, ritardi per i lavoratori, difficoltà enormi per i pensionati e gli anziani che sicuramente dovranno chiedere a parenti o conoscenti di farsi accompagnare a fare esami o anche solo prenotare con aggravio notevole sull’efficienza delle imprese che operano nel viterbese, che vedranno i propri lavoratori in perenne ritardo o ferie fuori i periodi tradizionali dell’anno.

Per le emergenze? Lasciamo immaginare ciò che può accadere…

Oltre tutto ciò, anziché pensare ad una maggiore efficienza delle infrastrutture viarie e ferroviarie, c’è chi vuole operare tagli e chiusure di linee ferroviarie, forse nell’intento di privilegiare i trasporti privati.

Tutto ciò significa per i cittadini della Tuscia essere considerati di seconda serie, con meno diritti di altri cittadini.

E’ chiaro allora, che senza un riequilibrio infrastrutturale della TUSCIA, vivere in questa provincia, diverrà sempre più  difficile.

La proposta della CIRCUMCIMINA.

Sono tre, fondamentalmente le motivazioni per cui riteniamo necessaria la realizzazione di questa ferrovia circolare: Capranica – Fabrica – Vignanello – Vitorchiano – Viterbo – Vetralla – Capranica.

1) La ferrovia Roma Nord, pur essendo una linea a scartamento ordinario (1435 mm) ed elettrificata alla stesso modo delle linee FS (3.000 volt) è di fatto avulsa dal resto della rete ferroviaria nazionale, non avendo di fatto connessione con essa (il raccordo di Fabrica di Roma ha solo funzione di scambio materiali e non ha nessun interesse per il traffico commerciale).

Quindi manca l’effetto rete e i viaggiatori possono viaggiare solo sul suo percorso, con evidenti ricadute negative sull’intensità del traffico commerciale.

2) Viterbo ha tre linee ferroviarie, ma senza alcuna possibilità di creare un vero nodo ferroviario, con sottoutilizzazione  del vettore ferroviario, per scelte commerciali delle FS (i treni partono/arrivano solo da Viterbo Porta Fiorentina), mentre Viterbo Porta Romana sarebbe più centrale per i viaggiatori della linea di Orte  e per la mancanza fisica di un raccordo tra la Roma Nord e le linee FS.

La potenzialità di avere tre linee ferroviarie è pertanto completamente trascurata ed ignorata e il treno poco usato.

 

3) L’ospedale Belcolle, il più importante della Provincia, sconta una posizione infelice che lo rende irraggiungibile con i mezzi pubblici dai centri dalla provincia, mentre l’alternativa del mezzo privato si scontra con strade assolutamente inadeguate e difficilmente praticabili in inverno (da Ronciglione , per esempio, ci vuole quasi lo stesso tempo per arrivare al S. Andrea che a Belcolle) .

 

Di fronte a queste gravi carenze, la proposta che facciamo è molto semplice, ma con ricadute rivoluzionarie per il trasporto pubblico nell’Alto Lazio.

 

A)Realizzazione di una unica stazione a Fabrica di Roma, comune alla riattivanda linea FS Civitavecchia – Capranica – Orte e alla linea Roma Nord (adesso le due stazioni sono assurdamente disposte a 150 m di distanza).  Il viaggiatore pertanto potrebbe trovare, con adeguate coincidenze, treni per Orte/Capranica – Civitavecchia/ Viterbo/ CivitaCastellana/Roma, più l’attestamento di un servizio di autobus integrato. Qui proponiamo di chiudere la stazione Roma Nord convogliando i treni alla stazione FS attraverso opportuni raccordi.

B) Porre uno stop alla situazione assurda di Viterbo che ha due stazioni ferroviarie adiacenti (Roma nord ) e  (P.F ), che non possono interagire perché isolate.  Quindi abbandono della stazione Roma Nord e collegamento dei treni alla stazione di VT P.F.

Connessione, da realizzarsi a nord della stazione di Viterbo Porta Fiorentina, tra la linea FS e la linea Roma Nord, con abbandono dell’attuale stazione viterbese della Roma Nord.

In pratica VT P.F. e Fabrica sarebbero stazioni comuni a due amministrazioni ferroviarie.

Non vi sono ostacoli tecnici, essendo uguale lo scartamento e il voltaggio di alimentazione.

 

C) L’ospedale Belcolle, irraggiungibile con i mezzi pubblici dalla provincia, è prossimo alla linea FS Roma – Viterbo (800 metri): creando una fermata apposita e un eventuale percorso automatizzato  (people mover ), avremo il vantaggio enorme di raggiungere l’ospedale, dai centri toccati dalla ferrovia, in una manciata di minuti.

 

D) Riapertura delle stazioni/fermate di La Quercia, San Martino, Vico Matrino; realizzazione di una fermata (VITERBO piazza Crispi) a servizio del centro storico con tappeti mobili.

Naturalmente va eliminato il PL di Piazzale Gramsci, con un semplice sottopasso, facile da realizzare.

Le stazioni/fermate debbono avere marciapiedi a filo delle carrozze, per un rapido inserimento nelle carrozze (incarrozzamento) dei viaggiatori, come avviene tra Roma e Cesano, mentre per il materiale rotabile sono necessari treni dalle caratteristiche urbano/suburbano (elevata accelerazione e frenatura) e facilità di accesso.

 

I treni, con caratteristiche di convogli metropolitani/suburbani (elevata accelerazione e frenatura, facilità di incarrozzamento) effettuerebbero il percorso Capranica – Ronciglione – Caprarola – Fabrica di Roma – Corchiano –  Vignanello – Vallerano – Soriano nel Cimino – Vitorchiano – Bagnaia – La Quercia  – Viterbo (Porta Fiorentina – Piazza Crispi – Porta Romana – Ospedale Belcolle) San Martino -Tobia –  Vico Matrino – Capranica  ovviamente nei due sensi.

Per la tratta Capranica – Viterbo, è necessario riaprire i posti di incrocio di Vico Matrino  e San Martino, con scambi per il ramo deviato da 60 km/h, in luogo degli anacronistici da 30 km/h, con tronchini di sicurezza per incroci contemporanei.

I treni Roma – Capranica – Viterbo, si attesterebbero a VT P.F. quelli da Civita Castellana a VT P.R., così come quelli da Attigliano/Orte.

 

In questo modo si può creare un anello ferroviario, con treni che percorrono il tratto Capranica – Fabrica ( FS);  Fabrica – Vitorchiano-Viterbo (Roma Nord);  Viterbo – Capranica (FS), ed in questo realizzare la fermata “Viterbo – Ospedale Belcolle”.

 

Per la realizzazione di questo progetto oltre alla riapertura della Capranica – Orte, è sufficiente unificare le stazioni ATAC e FS di Fabrica di Roma, e di Viterbo porta Fiorentina.

 

Una rivoluzione dei trasporti viterbesi.

E’ questa una sfida non soltanto tecnica, ma anche politica: il viterbese deve ottenere il riequilibrio del territorio e lo sviluppo economico e cessare di essere la periferia, della periferia di Roma.

 

In conclusione con un intervento tutto sommato modesto avremo una vera e propria metropolitana provinciale, capace di collegare molti centri fra di loro e con il capoluogo, con l’ospedale Belcolle (oggi isolato), capace di una vera rivoluzione nei trasporti della TUSCIA.

 

 

 Coordinamento          Comitato provinciale  Accademia Kronos   Comitato per la riapertura della linea 
            Comitato promozioni               Viterbo                      ONLUS     ferroviaria CIVITAVECCHIA CAPRANICA ORTE
                  ALTO LAZIO                                                                               e per lo sviluppo economico della Tuscia

 

 

Coordinamento Comitati

Tel. Fax 0761626783 Email: coordinamentocomitati.ferrovia@gmail.com

Via Resistenza, 3 – 01037 Ronciglione VT

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