Appello del World Council of Churches. L’accesso all’acqua diritto per tutti

Svizzera 
da L’Osservatore Romano

Garantire «un accesso universale, anche ai poveri e alle persone emarginate, all’utilizzo dell’acqua potabile e dei servizi igienici»: è questo l’appello lanciato ai Governi e alla comunità internazionale in occasione di un incontro ecumenico, svoltosi a Berlino, promosso dal World Council of Churches (Wcc) attraverso l’Ecumenical Water Network (Ewn), la «Rete ecumenica per l’acqua», nata per ispirare risposte e azioni concrete per la giusta distribuzione delle risorse idriche. Il Wcc ha reso noto che al termine dell’incontro è stato pubblicato un documento nel quale si riafferma la necessità di garantire il diritto all’acqua e alla vita. «L’acqua — si ricorda — è un elemento essenziale per la vita di ogni creature». L’acqua, è aggiunto, è «un tema centrale nella vita spirituale e poiché è veramente la risorsa della vita, richiede azioni responsabili per preservarla e distribuirne i benefici a tutte le creature».
Nel documento si sottolinea ancora — richiamando il tema dell’assemblea generale del Wcc, che si terrà in autunno a Busan (Corea del Sud) su «Il Dio della vita ci conduce alla giustizia e alla pace» — che «Dio ci conduce all’abbondanza della vita e della pace anche attraverso la giustizia nella distribuzione delle risorse idriche».
Nel testo si offrono, fra l’altro, una serie di dati per spiegare la difficile situazione nella quale vivono milioni di persone. La mancanza di acqua potabile e di servizi igienici, è spiegato, provocano complessivamente almeno il 10 per cento di tutte le malattie su scala mondiale e circa 3 milioni di persone muoiono ogni anno per tali cause. L’acqua, secondo alcune stime, copre il 75 per cento della superficie del pianeta, ma solo il 3 per cento è potabile e meno dell’1 per cento è effettivamente accessibile per far fronte alle necessità umane. E ancora: circa 800 milioni di persone non hanno accesso a fonti sicure di acqua potabile e ogni giorno 4.000 bambini in tutto il mondo muoiono per malattie, in realtà prevenibili, legate all’acqua. 
Inoltre, si puntualizza, l’utilizzo irresponsabile dell’acqua o di altre risorse a scopi agricoli e industriali, il degrado ambientale e l’inquinamento rappresentano le principali cause che alimentano le situazioni di malessere sociale in vari Paesi e che spesso sono causa di conflitti. 
Da qui l’appello ai Governi a «rinnovare i loro impegni» per garantire che l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici sia considerato un autentico diritto umano. Le comunità dei credenti intendono farsi promotrici attive di questo diritto presso le sedi istituzionali internazionali, a partire dalle Nazioni Unite. Le comunità religiose, si legge al riguardo, «servono da catalizzatore per la creazione di una visione stimolante e comune nel campo della giustizia sociale». Nel documento si osserva che «l’acqua è un bene pubblico e il cui diritto non può essere abusato» e che «l’appropriazione delle risorse idriche da parte di gruppi privati, senza tenere conto delle esigenze delle attuali popolazioni e delle generazioni future diventa inaccettabile dal punto di vista dei diritti umani». Ogni anno il Wcc, tramite la Ewn, organizza la campagna di sensibilizzazione «Sette settimane per l’acqua». Per l’occasione, diversi teologi offrono i loro contributi di riflessione. «La mia speranza — ha affermato il segretario generale del Wcc, Olav Fykse Tveit — è che mentre i cristiani di tutto il mondo utilizzino queste riflessioni, non si impegnino soltanto a un uso più giusto dell’acqua, ma che la loro fede in Colui che si identifica come “acqua viva” venga approfondita e aggiornata». Proseguono intanto i lavori preparatori dell’assemblea generale del Wcc che, come accennato si svolgerà in autunno, in Corea del Sud. Attualmente sono in svolgimento alcune riunioni di varie commissioni che stanno redigendo i testi da sottoporre alla riflessione dei delegati.

L’Osservatore Romano, 21 luglio 2013.

 

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